Regia – Jack Clayton
“We lay my love and I, beneath the weeping willow. But now alone I lie and weep beside the tree. Singing “Oh willow waly” by the tree that weeps with me. Singing “Oh willow waly” till my lover return to me. We lay my love and I beneath the weeping willow. A broken heart have I. Oh willow I die, oh willow I die… “
Quarantacinque secondi di schermo nero. E come sottofondo questa melodia. Solo dopo appare il logo della Fox. In questo modo comincia uno dei film più plagiati, citati, ricordati (e anche meno visti) della storia del cinema gotico. Immaginate gli spettatori di allora, che sprofondano in tutto quel buio, inchiodati alla nenia cantata, con la voce di una bambina, da Isla Cameron. Provate a ricreare quell’ esperienza e spegnete tutte le luci e ascoltate come, lentamente, alla musica si sovrappone il canto degli uccellini e poi, ancora, il pianto di qualcuno. Fa effetto, ve lo assicuro. Anche più di mezzo secolo dopo. La paura nasce dalla malinconia. Lo sapeva Jack Clayton, e lo sapeva Henry James, dal cui Giro di Vite è tratto The Innocents (titolo italiano, Suspense).
Parliamo di un cinema che non è più. Lontanissimo dal modo di mettere in scena contemporaneo. Uno stile, una narrazione per immagini che davvero sono andati perduti per sempre. Ma proviamo a chiederci perché alcune pellicole con meno di dieci anni di vita sembrano già superate, mentre un film come The Innocents è ancora attuale e ancora suscita quell’ inquietudine sottile e permanente che dovrebbe essere alla base di ogni storia di fantasmi che si rispetti. Partiamo dal testo di riferimento, cosa che di solito non faccio, ma in questo caso è doveroso concedersi un’ eccezione. Non so se esiste il racconto di fantasmi perfetto. Ma il mio concetto (personale e opinabile) di perfezione, coincide con Il giro di vite. Un romanzo breve che pesca dal gotico del passato (permettendosi anche il lusso di giocare di rimandi con Jane Eyre) e lo contamina con la paranoia e con il dubbio, attraverso una narrazione interamente in soggettiva, che non permette di distinguere la realtà dalle allucinazioni e che, anche alla fine, ci lascia incapaci di capire cosa sia accaduto, se si trattasse di fantasmi, o di semplice suggestione. A portarlo sullo schermo, un regista come Clayton, che aveva esordito l’ anno prima con The Room at the Top, pilastro fondamentale della straordinaria stagione del Free Cinema britannico. Clayton ha diretto solo una decina di film, ma ha comunque fatto scuola, e ha continuato a interessarsi al fantastico e al gotico fino alla fine della sua carriera, dirigendo, nel 1983, il film disneyano più spaventoso di tutti i tempi, fonte di terrori infantili e incubi per intere generazioni.
Alla sceneggiatura, abbiamo il signor Truman Capote, come protagonista Deborah Kerr, che ha sempre considerato questa come l’ interpretazione migliore e più difficile della sua carriera. Nomi non proprio di piccolo calibro, per quello che era “soltanto” un horror. Ma c’è anche un altro elemento, importantissimo, da aggiungere, per comprendere appieno come si è lavorato a questo film e quali forze artistiche e professionali siano state messe in campo per realizzarlo: Freddie Francis, in questa circostanza direttore della fotografia, uno che ha un curriculum che fa spavento e che, per la quantità enorme di luci impiegate durante le riprese di The Innocents, veniva preso in giro perché, dicevano, se continuava così avrebbe dato fuoco agli studi. La stessa Kerr, tra un ciak e l’ altro, era costretta a indossare gli occhiali da sole. Tutto questo per un film che si fa ricordare soprattutto per le sue ambientazioni cupe e molto scure. Eppure, ricreare quel gioco di ombre nei corridoi della vecchia casa di campagna, che forse sono infestati, e forse no, necessitava di un’ illuminazione eccessiva, che permettesse di distinguere il volto della Kerr, mentre procedeva di notte, da sola, tenendo in mano una candela. Ecco, simulare la luce di quell’ unica candela, significava rischiare di dare fuoco al set. Tanto per capire quale meravigliosa, incredibile finzione sia il cinema.
Clayton procede per contrasti: gira in cinemascope perché la Fox vuole così, e allora cerca sempre di mettere gli attori ai lati estremi dell’ inquadratura, così da far sembrare più grande e meno accogliente il luogo in cui i personaggi si muovono. Chiede a Francis di far brillare gli esterni, soprattutto all’ inizio del film, quando la giovane istitutrice arriva nella villa e decide di attraversare il giardino a piedi, per godersi il panorama e la campagna. Tutto doveva apparire di un accecante splendore, così da poter inserire, nell’ idillio, una strana voce che chiama Flora, la bambina, anche lei, forse posseduta, e forse no. La voce crea un attrito, quel dettaglio sbagliato che porta lo spettatore a sospettare, sin da subito, che ci sia qualcosa che non va. Ma può appartenere a chiunque, la bambina è dolcissima, un angelo, la governante della casa una bonaria e simpatica signora. Ci tranquillizziamo, per il momento. Ma ecco scendere la notte, e con essa, le ombre e altri contrasti. E sale la paranoia, in un crescendo che Polanski deve aver studiato a fondo. Un climax che è sempre presentato dal punto di vista dell’ istitutrice. Lei, intenzionata solo a salvare i bambini, lei che subisce il fascino malefico della tragica storia d’ amore tra il perfido Quint e la povera vittima Anna, lei, attratta in maniera irresistibile dallo zio dei bambini (scapolo e avventuriero) e che forse sfoga il suo senso di colpa e una sensualità repressa, proprio attraverso l’ invenzione di una presunta possessione dei due innocenti.
Clayton mantiene un equilibrio molto sottile tra le velate allusioni sessuali (già presenti nel romanzo) e gli attimi di terrore puro, indotto dalle apparizioni dei due fantasmi che insidiano l’ anima dei fratellini Miles e Flora. Se lo spettro di Quint è il Male assoluto, quello di Anna è vittima e colpevole allo stesso tempo. Vittima delle angherie e della cattiveria di Quint, ma colpevole di desiderarlo ancora, di essersi suicidata per lui (Oh willow I die…) e di non farsi scrupoli a sfruttare il corpo di una bambina per tornare a unirsi con il suo amore. Paura e desiderio che arrivano a confondersi l’ una nell’ altro e che raggiungono picchi di morbosità e audacia estreme nella descrizione del rapporto fra l’ istitutrice e Miles, bambino sin troppo adulto e consapevole del suo fascino, o semplice prodotto della malefica influenza di Quint?
Forse, piuttosto che accettare una realtà riguardante l’ infanzia dura e non corrispondente all’ immagine idilliaca creata nella propria mente, è preferibile attribuire alla mancanza di innocenza cause soprannaturali e demoniache. La figlia di un religioso, al suo primo impiego, che adora i bambini e vuole solo prendersi cura di loro e renderli felici, è disposta ad accettare una corruzione morale che proviene dall’ esterno, ma non che i suoi piccoli angeli abbiano un lato oscuro e crudele. E allora, insieme alla classica storia di fantasmi, Henry James e Jack Clayton ci consegnano, a guardare con più attenzione, due ritratti infantili realistici e niente affatto consolatori, ma che necessitano, per il pubblico, di essere inseriti in un contesto che è quasi quello della possessione demoniaca. Niente male per un film che, sotto sotto, è solo un racconto del terrore.
A oggi, The Innocents è ancora la migliore trasposizione cinematografica de Il Giro di Vite, ma non è la prima. C’ era stato un adattamento televisivo datato 1959 con Ingrid Bergman. Da lì in poi, ci sono state decine di riduzioni, sia per il cinema che per la tv, e anche un prequel, in cui Quint è interpretato da Marlon Brando, per non parlare di tutte quelle pellicole che dal romanzo si sono limitate a trarre ispirazione (The Others, Quella Villa Accanto al Cimitero, La Spina del diavolo) Nessun altro film, tuttavia, possiede il fascino e la cristallina bellezza di quello di Clayton. E pensare che gran parte della sceneggiatura non deriva direttamente dal romanzo, ma dalla sua versione per Broadway. Eppure, l’ aderenza, la fedeltà e l’ approfondimento del testo di James che è possibile trovare in The Innocents, sono irripetibili, anche quando Clayton tradisce James nel finale, con quel bacio della Kerr sulle labbra di Miles che ha consegnato per sempre il film alla storia del cinema. E che ha ispirato questa canzone, in un gioco di scambi, corrispondenze, suggestioni reciproche e comunicazioni sotterranee tra le varie forme d’espressione, che mi sembra l’ ideale celebrazione di un’ opera imprescindibile.
Lucy a causa tua ho una lista di film da vedere infinita…grazie! 😀
Questo poi è davvero una gioia per gli occhi e per la mente.
Adrebbero riscoperti certi classiconi lasciati ad ammuffire nell’ era degli effetti speciali 😀
Prego, Max! E’ davvero un piacere proporre cose belle 😉
Film che per un lungo periodo fu uno dei capisaldi della programmazione pomeridiana di una delle reti Mediaset.
Il gioco del Cinemascope rendeva la cosa assai frustrante – riquadrando l’immagine per lo schermo televisivo, nei dialoghi uno dei due personaggi finiva sempre tagliato.
(E tanto per farmi odiare, consiglio, se non l’hai letto, “More Things Than Are Dreamt Of, sugli adattamenti cinematografici della letteratura orrifica classica, che mette la Kerr in copertina e dedica un ampio capitolo a The Innocents)
Nota a pié pagina – la traccia audio di The Innocents venne usata dai giapponesi per costruire l’audio del videotape maledetto di The Ring.
Sono un idiota, e ne ho perso un pezzo – More Things That Are Dreamt Of è di Alain Silver, del 2004.
E’ vero, mi ricordo che vederlo in tv era quasi impossibile, perché la riduzione a piccolo schermo tagliava quasi tutto.
No, perché farti odiare? lo sai che i tuoi consigli son sempre ben accetti.
La faccenda di The Ring invece la conoscevo. Stupida a non inserirla tra le varie influenze che ha esercitato il film sulla storia dell’ horror recente!
Sì , me lo ricordo molto bene questo film. Su come sia l’atmosfera ambigua a renderlo inquietante hai ragione. Se poi contiamo che Clayton volutamente evitò ,dal punto di vista stilistico, i canoni che la Hammar aveva fissato in tema di gotico ne esce un film dotato di una forte originalità. Ed il signor Clayton mi aveva già spaventato una volta, da ragazzino, con quello che definisci “il film disneyano più spaventoso”. Questo è saper girare film !
E’ vero, non voleva assolutamente che il suo fosse assimilato ai film della Hammer. Voleva fare qualcosa di diverso e originale. E ci è riuscito pienamente.
Vedo che Qualcosa di Sinistro sta per accadere è un trauma infantile di molti di noi 😀
Pure mio! Ma come tutti i bambini (attratti e, nello stesso tempo, respinti dalla paura) ne ero profondamente affascinata. Sarà per quello la passione per l’horror?
Molti appassionati di horror sono stati “svezzati” da quel film 😀
passava come film per bambini!
Vista poi la mia paura per i ragni , la sequenza con le tarantole è stata un incubo !
Altra scelta di titolo azzeccata e ottimamente recensita… Anche questo appartiene al gruppetto dei film da me visti quando la terra era ancora giovane 🙂 -forse anche un bel po’ prima della programmazione su Mediaset- quindi dovrei perlomeno ridarci un’occhiata per rinfrescarmi la memoria (e l’aver letto Giro di Vite dovrebbe aiutarmi in questo senso, oltre al fatto che la tua rece è anche una “narrazione” dei punti chiave della storia messa in scena da Clayton) mentre ricordo molto bene “Qualcosa di sinistro sta per accadere” con un inquietante Jonathan Price e la sua altrettanto poco rassicurante combriccola…la fonte letteraria era “Il Popolo dell’Autunno” di Bradbury, se non sbaglio.
P.S. Pensando all’annata ’61 mi è venuto in mente anche “L’implacabile condanna” con Oliver Reed, rimanendo dalle parti della Scuola -maiuscolo- britannica…
Sì, era Il popolo dell’ autunno, un romanzo meraviglioso e un’ altra grande trasposizione di Clayton che diresse pure Il Grande Gatsby.
E’ vero, l’ implacabile condanna è un filmone. E infatti la scelta era tra questi due, poi il mio amore per Deborah Kerr ed Henry James ha preso il sopravvento 😀
Beh dai, vuol dire che stavolta allora l’avevo QUASI indovinata, non so quando mi capiterà ancora un tale colpo di cul…tura cinematografica “orrorosamente” condivisa 😀
Bè, dai, le azzecchi tutte 😀
Ok, mi hai conquistato solo con il primo paragrafo… *O* Messo subito in lista e poi proseguito nella lettura della tua recensione, senza aver mai un attimo di incertezza rispetto al fascino che hai descritto agli inizi. Lo recupererò certamente! Adoro questa rubrica che mi ha scoprire tante delizie del passato! 😀
PS: Ho visto solo ora che hai aperto pure la pagina statica dedicata, ottimo! 🙂
Ciao,
Gianluca
Eh sì, adesso il blog è molto più carino e ordinato e, come mi hai detto anche tu, le rubriche hanno più risalto 😉
La canzoncina dell’ inizio fa la sua porca figura, eh? Uno dei motivi per cui a volte rimpiango di essere troppo giovane per aver visto questi gioiellini al cinema. Bisognerebbe riprogrammarli in qualche sala, ogni tanto, come fanno all’ estero, per permettere anche a noi di rivivere certe esperienze!
Io sono completamente favorevole alla ri-programmazione! 😀
Insomma, “completamente”, basta che non infilino il 3D dappertutto come stanno facendo… Riproporre come erano, senza sbrilluccicamenti post-Duemila.
No, infatti. Riedizioni pure. Semplicemente riportare in sala i classici, soprattutto quelli in bianco e nero, magari restaurati.
questo devo assolutamente recuperarlo,perchè l’ho visto e non tutto qualche tempo fa.Poi adoro il genere horror di quel periodo.
Lo adoreresti. Ne sono sicura. E’ solo un pochino complicato da reperire
si,ma sai ho un parente vicino a un torrente dove sta un mulo che quanto pare me lo procura
ps:ho visto THE WARD,a me è piaciuto assai e mi ha notevolmente spaventato.Mi sa che stasera me la sogno sta cazzo di Alice Hudson.Musiche,fotografia,regia,degne di nota.Il finale è un po’…ehm….ma lasciamo stare.
Però mi ha spaventato non poco,grande John.Se non fosse stato per colpa di quel cazzo di et!!!!!!!^_^
Lascia perdere E.T.!!!!
E sì. The Ward è un solido film dell’ orrore su commissione.
Dunque, devo prendere un taccuino, passare sul tuo blog e segnare tutti i film che non ho visto e di cui non leggo la recensione per paura di spoiler. Sei un’ottima guida alla riscoperta di tesori perduti o sconosciuti 😀
Grazie Marco!
Ci sono delle perle nascoste dal tempo che andrebbero recuperate. Il cinema gotico degli anni ’60 ha sfornato delle cose splendide. Solo che adesso se le ricordano in pochi.
E hai fatto bene a non leggere la rece, perché qualche piccolo spoiler c’è. Ma se hai letto il racconto di James, sai già come va a finire 😀
Mi sono fermato appena ho visto che non lo conoscevo. Comunque dico sul serio, spesso segno i film che recensisci e poi me li guardo. Uno di questi è ambientato in un piccolo alberghetto… 😀
gran bel film!
Sì, bellissimo 😉
Uno dei miei film preferiti in assoluto (ed anche uno dei primi che ho recensito).Brava Lucia 🙂
Grazie!
Sapevo che avrebbe riscosso la tua approvazione, da appassionato degli horror classici 😉
Bellissimo. (l’articolo)
😉
Grazie Cap ❤
Non lo conoscevo. Grazie a te mi è venuta voglia di recuperarlo (ci ho una lista lunga lunga…forse prima di morire ce la fo a vedere tutto…). Bello l’articolo. Oggi preparo la recensione di The ward…mi son permessa di citarti…
Se mi citi ne sono onorata! e mi fiondo a leggere!
Mi avevano convinto già solo le righe sull’uso delle luci. E poi è del ’61, non penso avrò paura… credo.
Oddio, sul non avere paura, qualche piccolo dubbio mi sorge, che io mi sono spaventata tantissimo, ed era la quindicesima volta che lo vedevo. 😀 😀
Come? Seh, ciao. E che palle, però. Sai che mie era capitata una cosa simile con un film che non sarebbe d’orrore ma che mi ha ugualmente messo addosso un’angoscia allucinante? L’ora del Lupo, di Bergman. Oltre ad essere di un livello superiore è davvero potente, mortacci suoi.
Tu hai un’ immagine sbagliata di me. Io non sono il tipo che guarda i film dell’ orrore e non si spaventa. Io sono terrorizzata dai film dell’ orrore. Roba che non ci dormo la notte. Li guardo proprio per questo. Il giorno in cui smetterò di spaventarmi, smetterò di guardarli. 😀
E quindi mi spavento facilmente. Magari tu guardi The Innocents, e ti fa il solletico.
L’ ora del Lupo, per esempio, ha tolto il sonno anche a me, per qualche giorno
Mhm. Allora bisogna forse discutere del grado di terrore. Ti ho già chiesto della pellicola che cito sempre per descrivere la mia debolezza in fatto di horror? The Ring, americano, che effetto ti ha fatto? Io fuori dal cinema stavo per vomitare dall’agitazione, e ovviamente un paio di notti a guardare il buio le ho passate.
Posso farti io una domanda? E quello jappo come l’hai trovato invece? Grazie 😀
Quello jappo? E secondo te ci penso anche solo lontanamente a vederlo? Vomiterei per giorni, in tutta probabilità 😉
Quell’immagine che hai postato, quella della figura in lontananza mi uccise! 😀 Ed anche un’altra scena che non cito, per non spoilerare! La nenia poi… Atmosfera che infatti ha insegnato parecchio, maestria sia in fase di sceneggiatura che poi a conti fatti, dici bene.
Fotografia magistrale, fortuna che in DVD hanno mantenuto il giusto rapporto d’aspetto.
Qui si è parlato spesso di dive, la Kerr non è il mio ideale, ma qui mi ha “smosso”, proprio per quelle situazioni ammiccanti, molto forti per l’epoca.
Infatti, per fortuna che esiste il dvd, così si possono gustare tutti i piccoli accorgimenti nella messa in scena, e si può godere appieno della fotografia di Francis. Però, ecco, in sala deve essere stata tutta un’ altra cosa…
Eh sì, quell’ immagine ha fatto male anche a me!
A proposito della Kerr: ha smosso parecchio anche la sottoscritta.
Vero, in sala, grande come gli ambienti del film, senza “appigli”, bellissima esperienza dev’essere stata.
Sulla Kerr… finalmente ci troviamo! 😀
difficile non trovarsi sulla Kerr. 😀 😀
Eheh! 😀 Comunque il libro, pur restando un punto fermissimo della ghost story, non è proprio ultra leggerissimo, almeno io lo ricordo così… Ciò non toglie che sia bellissimo.
Un plauso per “Un dolcetto…” per aver ricordato L’ora del lupo, angosciantissimo, specialmente nell’allucinante parte finale!
Leggero in che senso? Perch anche io l’ho trovato molto morboso e inquietante, molto moderno, ecco.
Oltre a quello che dici, che è vero, intendevo leggero/pesante come lettura, è impegnativo, tipico dei romanzi di seconda metà dell’Ottocento.
uno dei pochi film che e’ riuscito ad inquietarmi sul serio
il llibro e’ un piccolo capolavoro, lo consiglio assolutamente
Infatti andrebbe dedicata una giornata alla lettura del libro e alla visione del film 😉
Incubi assicurati per un paio di settimane 😀
Ammetto la mia ignoranza, non l’ho mai visto né sentito nominare.
Tocca colmare la lacuna!!