Regia – Julian Gilbey (2011)
Non c’è niente di meglio che iniziare il nuovo anno con un ottimo e spietato survival di matrice europea. Il cinema di genere inglese continua a regalarci lavori interessanti e a sfornare registi che si dedicano con gioia all’ esplorazione di vicende cupe e disperate. Basta pensare al recente Eden Lake, con cui A Lonely Place to Die ha più di un punto in comune. Julian Gibley montatore, in campo horror comedy, del non esaltante ma gradevole Doghouse. E’ noto anche per  aver diretto un pugno di action contraddistinti da abbondanti dosi di violenza. Per A Lonely Place to Die cambia direzione e registro e ci narra la storia di cinque amici scalatori, impegnati in un’ escursione nelle highlands scozzesi,  a cui capita la sfortuna di trovare e soccorrere una bambina sepolta viva in una buca nel terreno di un bosco. Anna – questo il nome della bambina – non parla la loro lingua e non può spiegargli per quale motivo si trovi lì. Sembra provenire da qualche zona dell’ Est europeo, è terrorizzata, affamata e diffidente. Soprattutto, porta un sacco di guai, nei panni di due individui armati di fucili di precisione che sembrano avere intenzione di uccidere chiunque abbia a che fare con lei.
A Lonely Place to Die. La parola chiave nel titolo è luogo, inteso come paesaggio, ambientazione, e suo sfruttamento da parte della macchina da presa. Le montagne fanno paura, anche a chi le conosce bene e le rispetta. Sono ostili, spigolose, claustrofobiche, nascondono insidie e trappole. Basta un istante solo di distrazione e si muore. O ci si ferisce gravemente, che poi, a chilometri di distanza dalla civiltà e braccati da due killer, è la stessa cosa. La bellezza dei posti in cui il film si svolge è ingannevole e riserva sempre brutte sorprese. Un laghetto idilliaco è lo sbocco di rapide micidiali, una vista mozzafiato su un branco di cervi al pascolo, una tomba. Le cime minacciose e inespugnabili sono lì con il solo scopo di metterti in difficoltà e ucciderti. E sei solo. Altra parola chiave del titolo: solitudine e isolamento. Gibley si affida a una cornice naturale che svolge metà del lavoro nell’ instillare prima inquietudine e poi panico nello spettatore. Una specie di gigantesca prigione a cielo aperto, che può offrire sì diversi nascondigli tra i crinali e le rocce, ma da cui uscire diventa davvero complicato. Ed ecco quindi vertiginose riprese dall’ alto, in cui i protagonisti appaiono minuscoli, aggrappati alle pareti come insetti, ed esposti a qualsiasi pericolo, che sia un colpo di fucile, o un masso che si stacca dalla cima per pioverti addosso. Anche nelle scene iniziali, più distese e tranquille, la regia di Gibley fa somigliare le montagne scozzesi a un enorme mostro dormiente. Lo sa bene la protagonista Allison, interpretata da un’ ottima (e bellissima, ma è quasi un’ aggiunta inutile) Melissa George, quando rischia di perdere un compagno di scalata proprio nei primissimi minuti di film: la montagna non è un posto dove scattare fotografie ridendo e scherzando, è un posto dove si muore e si muore da soli.
Gilbey, anche sceneggiatore e montatore, insieme al fratello William, scrive un copione scarno ed essenziale: pochissimi dialoghi, tanta fatica, fughe disperate, morti improvvise e dolore. E lo sguardo perso e spaventato di Anna, da preservare e proteggere a ogni costo. Perché è una bambina, perché è indifesa e suscita una compassione che avrà conseguenze nefaste su tutto il gruppo di amici. Ma siamo poi così sicuri che il salvataggio di Anna sia stata la cosa più giusta da fare? E se invece, quel gesto di altruismo non avesse fatto altro che complicare degli eventi in via di risoluzione? Può darsi che sia stato tutto inutile. Questo sospetto di aver agito senza uno scopo reale, di aver visto i propri amici perdere la vita per niente, o meglio, per un errore di valutazione, è la vera chiave di volta del film, l’ elemento che lo eleva al di sopra degli altri survival horror e lo trasforma in qualcosa di più di un prodotto di puro intrattenimento.
Se la parte del film ambientata sulle montagne è la più interessante da un punto di vista estetico, e la più carica di tensione, è nelle ultime scene che si svolgono in un paesino durante una festa con fuochi d’artificio e parata in maschera, che A Lonely Place to Die rivela la sua natura beffarda e pessimista. Gilbey sposta la  prospettiva dalle vittime ai carnefici, mostrandoci cosa c’ è realmente dietro al ritrovamento di Anna, creatura innocente, è vero, una bambina che non ha nessuna colpa, ma lo stesso non si può dire di tutto quello che le sta dietro, dei personaggi che arrivano, dall’ esterno, a salvarla.
Violento senza mostrare quasi nulla, quasi interamente ambientato alla luce del giorno, cupo e drammatico, privo di scappatoie o di speranze (se non un piccolissimo barlume sul finale), A Lonely Place to Die non è un film d’azione in uno scenario di montagna: non assisterete a salvataggi miracolosi ai limiti del credibile, alla solita sfida tra uomo e natura con l’ uomo vittorioso e indomito, niente esplosioni, botti o coraggiosi alpinisti soccorritori. In A Lonely Place to Die, si narra una storia molto semplice, quella di un gruppo di persone che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che paga tutte le conseguenze di un atto di disinteressata compassione. In questo è un film europeo fino al midollo, per come rifugge esagerazioni e retorica, mantenendo sempre uno stile sobrio e un pudore nei sentimenti che è rarissimo trovare in analoghe produzioni americane e lasciando lo spettatore pieno di dubbi e incerto su chi abbia davvero compiuto le scelte più giuste, e su chi sia più pericoloso e deprecabile tra chi dà la caccia a una bambina e chi interviene per salvarla. Il primo horror (che poi proprio horror non è) di questo 2012 non poteva essere migliore.
Non amo troppo Melissa George, né come attrice né come donna, ma questo genere di film mi piace. Soprattutto se è spietato e senza artifici. Credo che gli darò un’occhiata. Ma non stasera…. serata La bella e la Bestia *__*
Nuu…povera piccola Melissa, così bella, perché? 😀
Io adoro la bella e la bestia!
Bella dritta, segnato!
(giusto per fare il rompino, Doghouse è di Jake West 😉 )
Ecco, mi sono rincoglionita tutta insieme! infatti Gilbey è il montatore, per la miseria. Errore marchiano. Chiedo perdono e modifico
Questo me lo segno da vedere ! (E poi per Melissa George mi ero preso una sbandata quando recitava in “Alias” !)
E’ impossibile non prendersi sbandate per Melissa 😀
a me queste cose tra “I guerrieri della palude silenziosa”l’hai visto codesto capolavoro? e “Un tranquillo week end di paura”,mi piacciono da morire.
Da quanto ho compreso poi questa pellicola è rigorosa ,essenziale,profondamente pessimista in modo lucido .C’è la versione valorizzata dal nostro doppiaggio o perlomeno con i sottotitoli?
Perchè lo devo assolutamente vedere
ps:seriamente fosse capitato a me avrei ammazzato la bimba,dai si capisce che è un’esca messa lì per far ammazzare i turisti,vittime sacrificali del villaggio di montanari.Evvai ho beccato il finale senza averlo visto,giusto?
http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.com
E invece no! Non è così e hai toppato il finale. Sarebbe prevedibile, no?
Non ti dico niente 😀
e non mi dice niente nemmeno Google,o se lo dice è nella lingua della perfida albione ,per cui…
Mi vantavo per il colpaccio-svelare il finale- e invece ho fatto come al solito la figura del Gran Visir dei Pirletta.
Melissa…e ma queste foto dicono poco.La mia classifica rimane sempre quella Amber e Marion ai vertici dei vertici.Però è anche vero che dalla terza in poi è Vero Ammmore!
Si,anche con il silicone francese che poi al buio ci son le colline illuminate!^_^
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ps:ottima anche la rec di Hell davvero bella!
Esiste coi sottotitoli, che io il doppiaggio meno lo sento, meglio sto 😉 E non ti andare a vedere il finale, per la miseria! Guarda il film aspettandosi qualche sorpresina, dai!
talora doppiare un film è reato,vero.Però è anche vero che la voce originale di Bogart è identica a quella di Paperino e mi cade il mito,quella italiana è calda e da duro e mi crea la leggenda.
No,non vado a cercare il finale,ma la rec di Hell me lo ha suggerito.
I tipi di finali che mi piacciono in questa occasione sono quelli iperviolenti e vendicativi,dove ai cattivi di turno gliene capitano di tutti i colori,con il sopravissuto-solitamente il più calmo-che diventa ‘na bbestia che i punkkabbestia in confronto paiono fighetti del parioli.
In ogni caso è in lista.
ps:se non l’hai mai visto ti suggerisco un ottimo film bellico del 1970,i Guerrieri.
Commedia d’azione a sfondo guerresco con un grande Eastwood
Ecco, mi hai convinto a guardarlo. 🙂 Sembra molto interessante!
Ciao,
Gianluca
Lo è, poi se leggi la recensione di Hell, vedrai tutti i difetti, però io li ho volutamente ignorati 😀
Mi piace lo stile orrorifico “british” sia quando è esplicito come in The Descent sia quando è implicito (ma non meno disturbante) come ben lo descrivi in questa rece, capace di prendere nella rete il futuro spettatore 😉 …in entrambi i casi si hanno risultati di maggior spessore (niente retorica, è vero, e pure quando l’esagerazione fosse presente difficilmente la vedo compiaciuta o fine a sè stessa) rispetto a non poca produzione analoga USA, perlomeno -secondo me- se si guarda agli anni più recenti. E a proposito di Jake West, devo ancora vedere il suo Evil Aliens…
Questo è estremamente british. Poco retorico, molto realistico (tranne un paio di cose). E mi ha ricordato sia Eden Lake sia, per alcune cose, The Descent
Eccomi!
Uhm, natura e svarionate. Sì, ce sta. E infatti il film m’ piaciuto, Come ho detto da me, tra qualche anno mi piacerà anche di più, Adesso no, è troppo presto. Questo anche per sottolineare l’ovvio, ovvero che le recensioni non sono nulla di definitivo.
Grazie per la segnalazione, Lucy. 🙂
Buongiorno Hell!
Sì, è da rivedere a distanza di anni, con la nostalgia di Cliffhanger 😀
Ma grazie a te!
Adoro Melissa, adoro il cinema inglese, adoro il titolo di questo film. Mi sa che lo vedo.
Melissa è amore 😀
E questo non è proprio un horror, quindi potrebbe essere adattissimo a te
Me l’ero già segnato qualche settimana fa e la tua rece mi ha convinto ad accelerare i tempi e guardarlo subito. Soddisfattissimo della visione (un 8 pieno!). Mi è piaciuto davvero tanto, nella sua semplicità , come già mi era piaciuto molto “Eden Lake”. Per quanto riguarda “The woman”, che tu e altri blog avete citato tra i migliori horror del 2011, ho visto e recensito anche quello, ma non mi è piaciuto affatto. Troppo poco diretto e io sono uno che preferisce i pugni in faccia (alla “Martyrs” per intenderci), piuttosto che i mille significati intrinsechi (alla “Antichrist” – che mi pare non piaccia nemmeno a te – o alla “Calvaire” – altro horror molto lodato, che a me ha fatto pietà ). Se ti capita, fai un salto da me ogni tanto (se riesco, butto giù due righe anch’io su questo)
Contenta che ti sia piaciuto A Lonely place to die 😀
Però, ecco, su The Woman, come mai non l’ hai trovato diretto?
Vado subito a leggere!
Ero convinto fosse rimasto in memoria l’url del mio blog. Ora dovrebbe esserci 😀
Avevo grandissime speranze, ne avevo sentito parlare ovunque benissimo. Poi era un horror europeo, anzi, inglese, come direbbero i ggggiovani “L’hype era alle stelle”. Invece, dopo i primi venti minuti che ho trovato interessanti, la noia ha vinto e mi sono trasportata fino alla fine per inerzia. Sceneggiatura che ho trovato più che zoppicante, una storia che mescola troppi genere tutti insieme prendendo, a parer mio, il peggio di ognuno. E continuavo a pensare a Deliverance, uno dei miei film preferiti in generale, e continuavo a piangere perché siamo proprio su un altro pianeta.
Peccato, peccato.
Oh!!! Guarda chi si rivede! Giustissima l’ osservazione su Deliverance: un’ altro pianeta davvero. Non c’è paragone. E tuttavia a me questo film ha scatenato tutta una serie di sensazioni e suggestioni interessanti. Lo sai, io sulla sceneggiatura, se in cambio mi dai qualcosa di potente da vedere, tendo a sorvolare spesso. E a questo film ho perdonato tutto quanto. Per esempio, la scena sulla cascata, quando ammazzano la donna del gruppo. E’ così forte, che poi giustifichi tante tante cose. Mi piace come il regista ha scelto di non mostrare l’ omicidio se non attraverso il sangue che schizza in faccia alla ragazzina. Sono le cose che mi fanno amare un film, anche al di là dei suoi meriti effettivi. E comunque, non c’entra niente, ma ho finito tutte e sette le stagioni, e ho ricominciato da capo…subito.
Ma mica sono sparita! Leggo ma la maggior parte delle volte dovrei scrivere “Recupererò, interessante, bella recensione”…. preferisco aspettare di averli visti!
Tornando al film sì, visivamente è potente ma mi aspettavo – o speravo – ad un survival molto più intimista. Una sorta di scalata alla Herzog, tanto per intenderci. Invece m’è parso che, pur essendo europeo, si seguano sempre certi parametri americani, come se ormai ce li avessimo nel sangue…
Doctor Who: benvenuta nel club… Io ormai non smetto mai, saltello da una stagione all’altra, ieri ho rivisto l’episodio col Master.
Che ne pensi di Matt Smith?
Matt Smith…mi piace. Non come Tennant, da cui non riesco a separarmi (vedo e rivedo l’ episodio dell’ acqua di Marte, per esempio). Per fortuna mi sono innamorata di River così bypasso la sottile antipatia per Amy.
Vero che Amy è la peggiore compagna di sempre? L’ho rivalutata solo alla fine: una volta compreso che il suo ruolo era solo quello di mostrare al Dottore la sua umanità , il suo non essere nient’altro che un “mad man with a box” ho iniziato ad apprezzarla. Per me THe God’s complex è un episodio incredibile (quello del minotauro, per intenderci), piango ogni volta che lo riguardo.
Alla fine tutte hanno salvato il mondo, però lei ha dovuto sacrificare l’unica cosa che muove l’universo e le vite umane: la fede nel dottore, il credere che qualcosa di bello e di inviolabile ci sia.
Guarda, alla fine Amy è un personaggio inutile, eppure non vorrei essere al suo posto.
Compagna preferita? La mia è Donna… Rose è fuori gara, chiaro.
Ed io vorrei tanto Greg e Sophie come compagni, ma non accadrà mai.
Io ti confesso (a parte Rose, che vabbè, totalmente al di là di qualsiasi scala preferenziale) di avere una cotta bestiale per Martha, ma di quelle brutte, eh? Forse proprio per il suo diventare un soldato. La amo, non posso farci niente.
Mamma mia, The God’s Complex è qualcosa di spettacolare. Adesso me lo rivedo 😀
Martha, la compagna più sottovalutata di sempre. La amo anche io, ho anche il poster in camera! Dopo faccio una foto e la posto su fb…
Sai che me la sogno di notte? Ci ha salvati tutti, si è fatta un culo così, ed ha pure fatto la serva negra nell’inghilterra d’inizio secolo per ben due mesi… Solo per amore del Dottore.
Come si fa a non amarla?
E non corrisposta, e sapendo di esserlo. MI hai ricordato una delle puntate in cui ho pianto di più nella mia breve storia col Dottore…