Cinque film da vedere se vi è piaciuto Cuando Acecha la Maldad

Vi avevo detto che saremmo tornati cattivi e spietati dopo l’abbuffata di buoni sentimenti di It’s a Wonderful Knife, e così rispolveriamo, proprio nel giorno in cui si addobbano gli alberi di Natale e si entra in pieno nell’atmosfera delle feste, una rubrica che vi è sempre tanto piaciuta e che non si affacciava su queste pagine dai tempi di Sisu. Quasi un mese e mezzo dopo la visione del film di Rugna, confermo la mia idea che si tratti dell’horror dell’anno, un anno non particolarmente ricco, questo sì, però non penso che un generale abbassamento della qualità dell’horror (soprattutto americano) tolga valore a un’opera enorme come Cuando Acecha la Maldad.
Al solito, la scelta dei 5 film è altamente opinabile e operata anche tentando di non essere troppo banale. Spero i consigli vi siano utili e vi bastino per una gigantesca presa male che duri fino alla fine del mese. 

1. … E tu Vivrai nel Terrore! L’Aldilà (Regia di Lucio Fulci, 1981)

Ok, avevo detto che non sarei stata banale, però non credo sia possibile pensare a When Evil Lurks senza fare un minimo di riferimento a Fulci e al suo capolavoro, anche al netto di un uso del gore molto simile, che comunque nel caso di Rugna non raggiunge il parossismo de L’Aldilà, perché nessuno è mai stato in grado di raggiungerlo. C’è tuttavia lo stesso senso di sconfitta dell’umanità, la stessa desolazione che ti porta a guardare direttamente negli occhi la tua condizione di fragilità esistenziale, la tua mera illusione di controllo e sicurezza. Un’idea molto simile del male e di come si infiltri nell’esistenza delle persone come un vapore tossico che alla fine non lascia più nulla in vita. Certo, la struttura narrativa di Cuando Acecha la Maldad è più coesa, più lineare, manca l’anarchia sfrenata che distrugge il racconto classico di Fulci, ma in quanto a estetica, i due film sono molto vicini. E nulla mi toglie dalla testa che la scena del cane sia una citazione diretta. 

2. Noroi (Regia di Kôji Shiraishi, 2005)

Facciamo un salto in avanti di parecchi anni e cambiamo continente e linguaggio, ma restiamo più o meno nello stesso ambito: l’aggressione violenta di un male insensato nella vita di qualcuno, che arriva a divorare ogni cosa e a lasciare intorno a sé soltanto macerie. Noroi è un found footage che racconta di un investigatore del paranormale intento a indagare su una serie di fatti molto strani, che sembrano essere collegati tra loro da una singola parola. Decide di girare un documentario su questi eventi e, nel corso delle riprese, sparisce senza lasciare traccia. Il film è in parte il documentario non finito, in parte la raccolta di altro materiale messo insieme a posteriori. In comune con il film di Rugna ha un andamento implacabile e micidiale per cui qualsiasi azione compiano i personaggi, li conduce inevitabilmente alla loro rovina, come se ci fosse una mano invisibile a guidarli, come se fossero le vittime di una cospirazione soprannaturale atta a scatenare il male nel mondo. Anche qui, preparate cuore e stomaco perché vi servirà tutta la forza di entrambi.

3. The Wailing (Regia di Na Hong-jin, 2016)

Restiamo in Estremo Oriente, ma cambiamo paese (anche se non del tutto, dato che il Giappone in questo film qualcosa ci azzecca, anzi, più di qualcosa) e ce ne andiamo in Corea a guardare questo folk horror che parte come un mistery con protagonista un poliziotto che indaga in un piccolo paese sperduto in culo a bifolcolandia e finisce per trovarsi coinvolto in un orrore talmente grande da far scricchiolare la sanità mentale. The Wailing e When Evil Lurks hanno in comune l’ambientazione rurale la dimensione collettiva. In un villaggio montano, l’arrivo di uno straniero (un giapponese, appunto) sembra scatenare una serie di eventi inspiegabili: una malattia si diffonde tra gli abitanti, ci sono degli omicidi brutali e ferocissimi e un bel caso di possessione a completare il quadro. Non aggiungo altro perché il finale del film è di quelli che non si dimenticano facilmente e perché proprio il dipanarsi, molto intricato e complesso, della storia ad agganciare lo spettatore e a fargli superare l’unico difetto di una durata elefantiaca. Angoscia e incubi assicurati per settimane, fidatevi. 

4. The Queen of Black Magic (Regia di Kimo Stamboel, 2019)

Anche l’Indonesia, in quanto a maledizioni implacabili non scherza affatto e ce lo ricorda con questo remake di un classico de 1981, che tuttavia viene completamente riscritto e stravolto. Il regista Stamboel è un sodale dell’adesso più famoso Timo Tjahjanto; i due firmavano infatti i film insieme col nome di Mo Brothers. Lo sceneggiatore è invece Joko Anwar, quello di Impetigore (che potrebbe trovarsi benissimo in questa lista).
Racconta di un gruppo di amici che si ritrova a passare la notte nell’istituto in cui sono cresciuti, in occasione della morte del direttore. Dovrebbe essere un fine settimana all’insegna di dolci ricordi e nostalgia, ma si trasforma in un’ordalia infernale, perché sull’orfanotrofio grava una maledizione. The Queen of Black Magic è un film dalla cattiveria soffocante e velenosa, non fa sconti a nessuno, non risparmia nessuno, siano essi antichi colpevoli, innocenti che non possono ricordare quanto accaduto nel passato o addirittura bambini che hanno come unica colpa quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il male si diffonde con una rapidità impressionante e con conseguenze traumatiche. Alcune sequenze ti fanno letteralmente accartocciare sulla poltrona dal raccapriccio. Vi piacerà. 

5. The Dark and the Wicked (Regia di Bryan Bertino, 2020)

Chiudiamo con l’unico film americano presente in lista e, per forza, chiudiamo con l’allucinante odissea di Bertino nel lutto, nei legami di sangue e nell’atroce consapevolezza della nostra mortalità. Di The Dark and the Wicked ho parlato tanto e ne ho anche parlato a lungo; è stato il mio colpo di fulmine nel 2020, uno dei pochi film che ho rivisto da capo non appena hanno cominciato a scorrere i titoli di coda, per coglierne tutte le sfumature. È un’opera monumentale, un horror così puro e così raffinato che lascia annichiliti. A differenza di tutti gli altri film di cui abbiamo parlato prima, non ha quella dimensione collettiva che è propria del lavoro di Rugna, ma io ritengo che l’atmosfera di totale impotenza di fronte al maligno (non inteso come diavolo di stampo cristiano, ma come entità che compie il male per sua stessa natura, quasi per inerzia) sia pressoché identica nei due film, anche se declinata con modalità proprie e specifiche. Qui infetta un nucleo familiare, ma non è detto che non si espanda, e lo infetta perché nell’horror americano la famiglia si trova sempre al centro di ogni sviluppo narrativo, sia essa baluardo, sia essa fattore scatenante e causa principale dell’orrore. Qui riesce a essere entrambe le cose e, esattamente come in When Evil Lurks, i personaggi non hanno una sola speranza di salvezza dal fotogramma uno. 
Poi, quando questi film ve li siete visti tutti, giuro che vi pago le sedute di terapia. Buon 8 dicembre. 

3 commenti

  1. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Perché mai dovresti pagarci le sedute di terapia, visto che è QUESTA la terapia giusta per affrontare la melassa natalizia? 😉
    Li rivedrò tutti, in ordine sparso, magari dando la priorità a quella cosina assolutamente NON per famiglie che è “The Wailing” (e buon 8 dicembre anche a te)….

  2. Avatar di The Butcher

    E tu vivrai nell’aldilà rimane ancora oggi un film incredibili e apprezzo tantissimo anche Noroi e The Wailing (devo recuperare ancora gli altri due titoli da te citati). Tra l’altro non ho visto Cuando Acecha la Maldad, ma visto i titoli a cui lo hai associato, adesso è un film che vedrò di certo.

  3. Avatar di alessio

    Tra questi, The Wailing (ma non ho visto Noroi) è quello che per comunione di sentimenti più rimanda, per me, al film di Rugna ma anche nel suo precedente Aterrados il tema del male che permea ogni andito di mondo è al centro della sua poetica, degno precursore; direi anche La Casa (di Alvarez) per quell'”’atmosfera di totale impotenza di fronte al maligno” che mi lasciò addosso e, pur se in chiave psicologica, introspettiva, esistenziale un piccolo film britannico di qualche anno fa, The Snare.