
Regia – Damien Leone (2022)
Ultimo giorno della nostra challenge e, ovviamente, il tema è la notte di Halloween, ovvero un film ambientato il 31 ottobre. Io avevo deciso da quando mi sono imbarcata in questa impresa che sarebbe stato Terrifier 2, l’attesissimo sequel di Terrifier, lo slasher della durata mastodontica di oltre due ore, il corrispettivo horror de Il Cavallo di Torino, il che rende Damien Leone il nostro Béla Tarr, tanto per cominciare il post con un bel sacrilegio. Anche perché Terrifier 2 ha incassato delle cifre da capogiro, considerando che è costato 250.000 dollari, più che decuplicati nel suo giro per le sale americane, dove è stato accolto con un entusiasmo enorme, e con qualche svenimento e uscita dalla sala.
Se avete visto il primo Terrifier dovreste avere contezza di a cosa state andando incontro e, allo stesso tempo, non ce la dovreste avere, perché Leone, in questo terza apparizione cinematografica della sua creatura Art il Clown, punta molto in alto e, ferme restando alcune caratteristiche tipiche di quello che ormai bisogna considerare un franchise, ha delle ambizioni diverse rispetto al primo capitolo.
Terrifier rappresentava davvero il grado zero dello slasher: non c’era una storia, non c’erano dei personaggi, era soltanto una sequenza di efferatezze dirette in maniera rozza e triviale, ma con un tanta passione e con degli effetti speciali, curati dallo stesso Leone, da stropicciarsi gli occhi, in particolare se paragonati al budget irrisorio a disposizione del regista. In questi sei anni, Leone deve aver letto e ascoltato con molta attenzione le critiche al suo film; non quelle relative alla violenza esplicita e brutale: è grazie a essa se Art il Clown è diventato un’icona dell’horror underground. Deve tuttavia aver prestato una certa attenzione a quelle relative alla misoginia spicciola di Terrifier, e al fatto che non esistesse, di fatto, alcuna forma di racconto a fare da collante agli atroci omicidi messi in scena. E così, questa volta, si è inventato una storia, che ha le sue debolezze ma comunque funziona, e ha messo come protagonista una final girl tra le migliori degli ultimi anni, Sienna, interpretata da Lauren LaVera. Non solo, ma già che ci si trovava, ha pure costruito una mitologia intorno ad Art il Clown, rendendolo un villain soprannaturale. È tutto abbastanza confuso e aleatorio, e il buon Leone ha assicurato che nei film successivi ci fornirà qualche spiegazione in più. Insomma, due ore e diciotto minuti non gli sono bastate.
La durata è un dato importante da tenere a mente, perché io sono sicura che Leone abbia un disperato bisogno di un montatore. È vero che il film, tutto sommato, scorre anche abbastanza bene, ma togliergli una trentina di minuti avrebbe solo dato più ritmo e spinta a uno slasher che tende a trascinarsi un po’ troppo all’interno delle scene, con momenti reiterati e insistiti, che alla lunga stancano. Uno per tutti, l’incubo di Sienna a inizio film. E se lo avete visto, sapete benissimo a cosa mi riferisco: una sequenza che dice tutto ciò di cui abbiamo bisogno in un paio di minuti e invece è allungata all’inverosimile, è superflua, è ridondante. Soprattutto, è inutile. Questa sensazione è una costante per ogni singola scena del film, sì, anche quelle degli omicidi, eccessive come è lecito aspettarsi da Art, ma dal minutaggio spropositato. Insomma, Damien, sei un grandissimo artista del make up e un discreto regista, ma ti prego, smettila di montarti i film da solo.
Non voglio dare l’impressione di star stroncando il film, perché così non è: Terrifier 2 è di gran lunga superiore al primo capitolo, che pure mi era assai piaciuto, possiede finalmente un po’ di spessore, ha una protagonista (e il fratello minore di lei) per cui si fa il tifo con trasporto, e per quanto involuta e (volutamente?) incasinata, la lore di Art il Clown è affascinante e spaventosa, perché lo porta più in zona Fred Krueger che Michael Myers, anche se del primo non possiede la parlantina.
Inoltre, ma questo è soggettivo e opinabile, a me Art ha fatto molta più paura in questo secondo film, tanto che ieri sera ho avuto più di qualche problema a prendere sonno. Il merito, se così lo vogliamo definire, sta in parte nel sadismo perverso degli omicidi. Data la durata maggiore, ce ne sono di più e sono tutti di una ferocia inusitata. Roba che io ho rischiato di vomitare in un paio di occasioni e in una in particolare, mi sono proprio sentita male. E sono notoriamente una cagasotto, ma non una cagasotto dallo stomaco debole. È che vedere il modo in cui i corpi umani vengono sezionati, smembrati, torturati, violati è davvero impressionante, e non sai se correre da Leone e stringergli la mano per la bravura o arretrare verso la porta perché come cazzo fa, non dico a metterle in scena, ma solo a pensarle certe cose.
L’altro motivo per cui Art è una figura che mi fa rizzare tutti i capelli in testa dal terrore è di sicuro l’interpretazione allucinante di David Howard Thornton, questo Buster Keaton venuto direttamente dall’inferno, indifferente al dolore altrui, che smonta le sue vittime come un bambino smonterebbe una bambola, dalle movenze eleganti e repellenti come quelle di un rettile, maligno e allo stesso tempo divertito, perché lui sa quello che noi tendiamo spesso a dimenticare: siamo sacchi di carne. Ecco, Art ha davvero raggiunto lo status di icona horror grazie a un attore che, senza neppure l’ausilio di una maschera, è riuscito a sintetizzare con postura e mimica l’assoluta mancanza di empatia.
Che Art non sia umano, insomma, non mi stupisce più di tanto.
Senza dirvi nulla, tuttavia, nel film c’è qualcuno ancora più mostruoso di lui.
Ciò detto, e fatti i complimenti a tutti, perché se li meritano, Terrifier 2 non è un film che si consiglia a cuor leggero: io non mi sono divertita a vederlo, ma ho letto che un sacco di gente, al contrario, se l’è proprio spassata. Ammiro la fattura, ammiro la sfacciataggine di Leone, ammiro, in astratto, l’idea che qualcuno possa realizzare un film così e incassare delle cifre incredibili in sala; anzi, è già di per sé ammirevole che un film così ci sia arrivato, in sala. Di questo bisogna ringraziare Bloody Disgusting che il film lo ha praticamente distribuito, ma anche un pubblico di appassionati che nei cinema ci si è precipitato con entusiasmo. Soltanto che mi sento, in tutta onestà, di chiedere ai quattro gatti che mi leggono di procedere con molta cautela e, se per stasera volete vedere una horror comedy leggera, Terrifier 2 non è quel tipo di film: è sardonico, ma in maniera crudele, ha la cadenza di un incubo, è cupissimo, è claustrofobico e le morti sono un’infilata di atrocità che di rado si vede su uno schermo.
Quindi, a vostro rischio e pericolo.
Buon Halloween!
Grande! Lo recupero di sicuro.
Il mio film di oggi è un lavoro che non ha mai smesso (nonostante tutto) di entusiasmarmi: Il Corvo.
Besos!
Stai attento a recuperarlo perché io ancora se ci ripenso mi viene da vomitare!
Avevi ragione: credo che da ora in poi ogni “dolcetto o scherzetto” non sarà più la stessa cosa… 😉
Vado a cercare un secchio…
Ciao Lucia! secondo te arriverà mai su qualche piattaforma di streaming? No, vero? XD
Io non credo. Non penso sia neppure arrivato qui da noi il primo film.
Il primo in DVD doppiato in italiano. Certo, non proprio a prezzi modici però.
A me ha divertito…mi devo preoccupare? Non saprei dirti, ma gli omicidi, nella loro esagerazione grafica, mi hanno ricordato l’equivalente horror dei cartoni alla Looney Tunes. Concordo sul discorso del montaggio. Per il resto, un horror fatto da un appassionato di horror. Cosa chiedere di più?
No, ma non c’è niente di male nel divertirsi. Io non riesco a divertirmi tanto, perché sono effetti speciali fatti troppo bene e perché c’è un vero accanimento sadico sulle vittime. L’amica della protagonista, quella che viene uccisa dentro casa, per esempio: a me ha fatto impressione, non ci ho dormito.
In effetti Art riesce a far sembrare Freddy, Jason e compagnia uccidente quasi dei dilettanti, al confronto… Buon Halloween (in ritardo) da parte mia 😉🎃
Art è tornato e che ci si possa attendere di tutto lo capiamo già dalle prime sequenze dove una lavanderia a gettoni riesce a restituire al clown nero un vestito lindo e pulito senza neanche una macchia che nemmeno la pubblicità più paracula avrebbe il coraggio di ostentare. Ma Damien Leone è così, più immorale della nostra immorale società capitalista. O forse amorale, Leone, al di là del bene e del male. Delle due rappresentazioni e facce del clown Art è decisamente più vicino all’Augusto, il clown rosso: anarchico, trasgressivo; a momenti goffo. La sua cifra è un black humor icastico e, sebbene non fiati, essendogli questo proibito (almeno sino al XIX secolo il circo questa facoltà non la contemplava), i gesti e le sue trovate su come torturare e compiacersi del dolore prima di uccidere bastano e avanzano. E queste sue scelte – devo dire – che dallo schermo si riversano sino a palesarsi stampate in un nostro involontario ghigno compiaciuto, come specchio del suo volto, da “uomo che ride” mi lasciano attonito. Perché non se se assecondare questa emozione o vergognarmene (ma in fondo è “solo” cinema). Ancora, offrire caramelle a dei bambini su di un vassoio di cervella o prendersi gioco della t-shirt di Jeff (just the tip) al punto da trasformare il gioco della finzione (o della citazione) da rappresentazione ad accadimento senza più riuscire a distinguere se trattasi di mimesi o reale lo trovo affascinante. Decisamente meglio la prima della seconda parte, che si tira un poco per le lunghe e perde mordente (e forse il primo Terrifier, più grezzo, acerbo e non in cerca di spiegazioni trovava una sua strada più coerente per incanalare la poetica senza freni e continenza di Leone). Sienna/Diana e la sua Ammazzadei o Ammazzademoni ci fanno ancora sperare che possiamo sconfiggere quel male del quale non troviamo spiegazioni né origine. Almeno sino al prossimo capitolo.
Sto cercando di capire che esperienza è stata…
Art è spettacolare, davvero inquietante e destabilizzante: riesce a farti ridere, a ispirarti goffaggine e tenerezza smembrando un attimo dopo queste emozioni con il suo feroce e implacabile sadismo. Ti mette alla prova.
E’ successo anche a me di “accusare” la lunghezza del film e di non esattamente divertirmi, anche se ci sono stati dei momenti in cui la quantità di violenza mi ha quasi fatto uscire dalla dimensione comunque drammatica delle morti suggerendomi una risata “per accumulo”. Forse mi sono pure sentito in colpa come spettatore per questo. Insomma, non male direi come horror. Forse se più avanti lo riprendono, lo rimontano e lo accorciano un po’, magari diventa un capolavoro.
La scena del “dolcetto o scherzetto” comunque è già mito!
Niente da dire: figata.
Pensavo anche che forse questi non sono più tanto i film per me e che se non ci fossero stati anche dei personaggi “umani” lo avrei vissuto con un certo distacco. A me i supercattivi horror alla Art (Freddy, Michael, Jason, Jeeper…) piacciono (svelano la finitezza e la transitorietà dell’esistenza, spingono a lottare…) ma mi affeziono veramente solo alle persone che si trovano a dover fronteggiare sia la vita che la morte: per me sono loro le vere icone (Laurie, Sidney…).
Comuque, un bel massacro! Fatto con art(e). Grazie come sempre dell’analisi e della segnalazione!
Besos!