Paura & Delirio: Ep 79 – So Cosa Hai Fatto

Nel 1973, Lois Duncan, autrice (tra le altre cose) di gialli per ragazzi, scrive un romanzo intitolato I Know What You Did Last Summer. Il libro ottiene un buon successo, come tutti quelli di Duncan; è un innocuo mistery con messaggio morale alla fine, in cui non muore (quasi) nessuno e si risolve tutto decidendo di fare la cosa giusta. Passano 14 anni e un progetto di Kevin Williamson viene autorizzato a diventare film a causa del successo di Scream. È l’adattamento del romanzo di Duncan, ma ha pochissimo a che vedere con il testo originale. È infatti uno slasher anni ’90 in piena regola. Duncan, ignara, va a vederlo al cinema e le prende un colpo. Di anni ne passano altri 24 e Prime fa uscire una serie tv, sempre basata su quel povero e innocente romanzetto.
Con Davide abbiamo deciso di fare un episodio speciale dedicato alle varia trasposizioni, e al modo in cui una vecchia storia cambia nel tempo e si adatta alle epoche. A darci una mano, abbiamo chiamato Marika Paracchini di Redrumia, realizzando un crossover tra i due podcast di cui sono co-host. E insomma, ci siamo divertiti. Ne è uscita una puntata abbastanza lunga, ma c’era anche tanta roba di cui parlare. 
Buon ascolto e buon divertimento. Ci sarà da ridere. 

3 commenti

  1. Tigrero · ·

    Ottime riflessioni per tre opere abbastanza dimenticabili…

    Per il discorso dell’ambiente che non da speranza, sono d’accordo ma non so dove la riflessione si inserisca al meglio… Trovo che sia complesso… L’arte per me sono le feci dell’artista: lui la espelle e riparte con l’apparato digerente fino alla prossima opera… Quindi sono l’ultimo prodotto… Ma cosa ha mangiato per fare quello? Quindi scambiare quei prodotti come l’origine del male è sbagliato, sono sempre e solo il risultato di una digestione precedente e bisogna vedere di quale cibo… Poi se uno si nutre dell’opera pensando sia origine porterà ad una digestione che porterà ad un’altra espulsione di conseguenze… Un po’ un serpente che si morde la coda? È nato prima l’uovo o la gallina? Per me il male di un’opera è il citazionismo sfrenato à la Tarantino… Al 99% dei casi è non ho contenuti miei per che non sto neanche a digerirli, mettiamo tutto direttamente senza rielaborare… Detto questo anche agli idioti deve essere data la possibilità di scrivere, dirigere, dipingere, recitare… Guai se così non fosse… Tornando quindi all’inizio penso a proprio in questi giorni che si ritorna a parlare di eutanasia: ci sono solo gli assolutamente sì e gli assolutamente no… Cure palliative o morte… Non sarebbe bello invece dare un senso e fare sentire utili e amati chi è in situazioni oltre il drammatico sempre senza imporre nulla, sia chiaro… Scusate la pappardella ma più che del film è importante credere alle alternative… Se poi è colpa di algoritmi, pessima scolarizzazione o semplicemente scarsa fantasia o pigrizia…

    Non vedo l’ora del prossimo episodio…

    Posta del cuore:

    Ci sono film di horror o fantascienza che sono osannati da critica e pubblico che però a voi personalmente non vi ha detto nulla o lo avete odiato?

    Per me un esempio è stato Dead Snow uno e due… Derivativi e NOIOSI… Non capisco come puoi annoiare con gli zombi nazisti eppure di quei due film non trovo nessuno a cui non piacciano… Sarò strano io… Ridatemi Shock Waves tutta la vita che era orrendo e noioso ma c’era Cushing!!!

  2. Giuseppe · ·

    Interessante panoramica -densa di riflessioni ad hoc e, non secondariamente, di dovuti attestati d’ammirazione riguardo al talento recitativo di Freddie Prinze Jr 😛 – riguardo all’evoluzione nel tempo e nei rispettivi media di quello che era nato come un romanzo dai contenuti tutt’altro che slasher (quello slasher che Lois Duncan di certo NON avrebbe voluto trovare nella trasposizione filmica)… Direi proprio che il crossover fra podcast ha dato ottimi risultati 😉

  3. In velocità, ho ascoltato solo un pezzetto del podcast, ma ho voglia di salutarvi.
    So cosa hai fatto mi piace, come mi piacce Urban Legend (soprattutto il 2). Scream è chiaramente fuori orbita. La formula dello slasher è troppo figa e permette di lavorare su tanti piani (sociale, relazionale, etico, politico…) in modo avvincente, a patto di averne consapevolezza e di saper curare i dettagli che compongono il quadro (in questo senso credo che gli slasher riusciti, e ne abbiamo visti parecchi recentemente, siano davvero dei prodotti artistici di alto livello). Mi sa che non mi stancherò mai di vedere gli slasher fatti bene. E con gusto anche quelli meno gnocchi.
    Mi pare che la dimensione “di classe” fosse presente esplicitamente, oltre che in It Follows, anche in Fear Street, ad esempio (oltre a quelle patriarcale, raziale, eteronormativa, di classe…), mentre è vero che negli anni 90 c’erano gli adolescenti ricchi, ma forse era voluto il mostrare la morte e la solitudine proprio dove ci dovrebbero essere le risorse per evitarle…
    Io, comunque, i ragazzi e le ragazze di Attack the block alle prese con un killer mascherato li vorrei vedere eccome!
    Ho visto la prima puntata della serie di cui parlate e non mi sembra male.

    OT: L’altra sera ho proposto Anna and the Apocalypse (nella versione lunga, quella che preferisco) ad una coppia di amici (come film di Natale, che in effetti è) ed è piaciuto molto. Si sono stupiti di come lentamente suicci da un musical apparentemente all’americana in una storia spietata, commovente e molto umana. Perché non ci noleggiamo un cinema, ce lo vediamo a natale su schermone e magari lo facciamo pure in “double feature” tipo Rocky Horror? 😉
    Besos!

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