Scream: una storia d’amore

Intorno alle 16.00 (ora italiana) di martedì 12 Ottobre, Twitter è esploso; gli altri social lo hanno seguito a ruota. No, non c’è stato alcun problema tecnico come qualche giorno fa con le piattaforme del Puffo; si è trattato di un’esplosione di gioia: il trailer di Scream era arrivato online e siamo tutti letteralmente impazziti. Isteria collettiva pura e semplice a livello mondiale.
Non credo di aver mai assistito a niente di simile, non per un horror. Parliamo, dopotutto, di uno slasher e non dell’ultima uscita Marvel. C’è il precedente del primo capitolo di IT, questo sì, ma quella fu una guerra. Il trailer di Scream, se si escludono i soliti cagatori di minchia professionisti, ha generato soltanto sincero entusiasmo da parte di tutti. Una mia amica, per esempio, mi ha mandato un vocale di circa 50 secondi in cui urlava e basta. 

Io mi trovavo, al solito, in ufficio. Avevo cominciato a controllare online in maniera appena un tantino ossessiva sin dalla prima mattina se per caso fosse già arrivato il trailer, ma niente. Mi stavo quasi rassegnando ed ero uscita per qualche minuto all’aperto a fumare una sigaretta.
È stato allora che mi è arrivato il messaggio su WhatsApp con il link (grazie Flavia, sai che ti voglio bene), ed è stato allora che sono tornata, per pochi minuti, ad avere 17 anni, quando collezionavo le foto dal set del primo film ritagliate da qualche numero di Ciak e, in una sala a Orbetello, in pieno agosto, vedevo per la prima volta il trailer di Scream.
Mi sono messa a piangere, non sto scherzando. Sapete tutti come la penso sulla nostalgia e quanto credo sia un sentimento profondamente malsano, capace di trasformarci tutti in reazionari ancorati a un passato che è bello soltanto nella nostra memoria.
E infatti io non ho alcuna nostalgia di quando avevo 17 anni: è stato un periodo oscuro e terribile, pieno di terrore e confusione e non lo vorrei rivivere per nulla al mondo. 
Però Scream, l’intera saga, è un pezzo della mia vita troppo importante per non smuovermi emotivamente quando, venticinque anni dopo l’uscita del film di Craven nei cinema, rivedo gli stessi protagonisti di quel film, invecchiati, acciaccati, provati (come me, del resto), ma sempre loro stessi, e mi preparo ad assistere, ancora una volta, alle loro disavventure su grande schermo. 

Non ho mai fatto, su questo blog, l’analisi dei trailer, e non intendo cominciare a farle ora. Questo post è una celebrazione di una lunga storia d’amore cominciata nel ’96. 
Anzi, a dire la verità, la storia d’amore comincia prima. Potrei recitare, a memoria, in italiano e in inglese e ricoprendo il ruolo di tutti i personaggi, ogni singolo film della saga di Scream battuta per battuta, ma in origine è stato Wes Craven. Cercavo notizie su Scream, nel ’95 o giù di lì, perché era il nuovo film di Wes Craven. Non potevo immaginare quale terremoto avrebbe causato, non avevo chissà quale consapevolezza in merito alla storia del cinema horror, ai tempi (e che ce l’abbia ora, è tutto da dimostrare), ma non ha importanza: dietro Scream c’era il regista di Nightmare, e questo mi bastava per fremere nell’attesa di andare in sala. 
Perché, vedete, è sempre stato Craven: questo strambo professore che al cinema ci è arrivato molto tardi e la cui formazione è stata quanto di più distante dall’horror si potesse immaginare. Lui, diverso da tutti i suoi colleghi contemporanei, lui che con la rappresentazione della violenza ha sempre avuto un rapporto conflittuale, lui in grado di scandalizzare David Hess con la sceneggiatura de L’Ultima Casa a Sinitra: “Un laureato in filosofia ha scritto questo?”
In qualche modo, sarà per affinità di tipo culturali, l’ho sempre sentito molto vicino, gli ho voluto bene come capita di voler bene a chi, pur non sapendo neppure che esistiamo, ci dà tanto e ci aiuta a superare i momenti peggiori. 

L’Ultima Casa a Sinistra mi ha mostrato cosa era possibile fare armati soltanto di rabbia e talento; Nightmare on Elm Street mi ha insegnato a voltare le spalle ai mostri, a togliere loro il potere, e infatti Nancy è ancora la mia final girl; Scream mi ha cambiato la vita.
Come vedete, la costante è Craven.
Tutto questo, ai fini del nuovo film, cosa comporta?
Un po’ di malinconia, di sicuro. Non vedere il suo nome nei titoli di coda (la saga di Scream non ha i titoli di testa) sarà sicuramente triste. Sentirò la sua mancanza, insomma, e mi farò anche una risata molto amara, pensando che quella di Scream è stata una saga su cui il regista ha voluto mantenere sempre un ferreo controllo, e alla fine sono comunque riusciti a portargliela via post-mortem. 

Ma sono anche curiosa di vedere cosa combineranno i due registi di Ready or Not, nei confronti dei quali nutro fiducia incondizionata, sono impaziente di conoscere il destino del trio di protagonisti, di Sidney soprattutto, che Neve Campbell è la mia fidanzata immaginaria sin da prima che scoprissi di essere queer, e il suo personaggio è sempre stato una sovversione interessante del classico cliché della final girl nello slasher anni ’80. Ricordiamo di sfuggita che Craven, lo slasher anni ’80, lo ha prima giustiziato con Fred Krueger, poi resuscitato in una nuova forma con Scream. C’è quindi una forte continuità tra Nancy e Sidney, sono entrambe combattenti, e non è un caso se, quando è tornato a occuparsi dell’Uomo Nero dei sogni, Craven ha sempre portato con sé Nancy, con una differenza sostanziale: Nancy muore nel terzo film, e da lì in poi, quella di Nightmare diventa principalmente la storia di Freddy Krueger, con eccezione di Nuovo Incubo, in cui Fred fa la comparsa di lusso e torna alla ribalta Nancy; La saga di Scream è sempre stata solo la storia di Sidney e, in misura minore, di Gale e Dewey. 
Per quanto molti tendano ad attribuire Scream più a Williamnson che a Craven, quasi che il secondo fosse un mero esecutore delle idee del primo, basta vedere, uno dietro l’altro, Nuovo Incubo e Scream per capire quanto i due film siano intimamente collegati tra loro e parte integrante del percorso intellettuale di Craven. 

Sarà quindi molto interessante anche vedere cosa farà Williamson senza il contrappeso “umanista” rappresentato da Craven, con due registi relativamente giovani (Bettinelli-Olpin è mio coetaneo, Gillet è dell’82) che hanno una visione del genere molto personale e moderna.
Se devo dare un giudizio sul trailer, al di là dei brividi e della pelle d’oca che mi ha procurato a ogni inquadratura, mi sembra presentare un film molto rispettoso dell’eredità di Scream, ma anche deciso a fare un salto in avanti, a proiettarsi verso il futuro. E, con quella che ormai molti critici statunitensi stanno definendo la terza ondata dello slasher in pieno svolgimento, anche Scream deve adeguarsi ai tempi. Complesso, dato che tutti gli slasher contemporanei sono figli suoi, ma non impossibile. 
Noi saremo lì ad assistere, e pure a ringraziare, perché non è mai esistito un periodo migliore di questo per essere un appassionato di horror. Fateci caso, non fate passare il momento senza viverlo fino in fondo, perché finirà, come tutti i cicli arriverà al suo naturale esaurimento. 
Credo che questo Scream del 2022 lo andrò a vedere da sola, almeno la prima volta. Gennaio non è lontano, ma l’impressione è quella di dover aspettare un tempo infinito per sedersi in una sala buia e risentire lo squillo di quel telefono. 
Credo sarà doloroso, credo che perderemo alcuni pezzi importanti della storia nel corso del film; spero non sia Sidney, ma sono pronta anche a questa eventualità. Soprattutto, spero sia degno di Craven, che sia un film che possa piacergli, ovunque lui si trovi. 

13 commenti

  1. Non penso ci sia bisogno di aggiungere qualcosa,la tua dichiarazione e molto spontanea e contagiosa,forza Lucia,se il caso volesse che ci incontrassimo di persona,ci scommetto che potrei rischiare di portarti via un sacco di tempo in una spassionata chiacchierata! Ciao😺🐶

    1. Tra appassionati di horror si parla sempre per ore e ore 😀

      1. Giuseppe · ·

        E quella volta, in fiera, sono stati solo gli impegni standistico-editoriali a metterci un freno altrimenti sai quante ne avremmo avute da dire (ma ci dovrà pur essere un’altra occasione, eh)… intanto, mettiamoci comodi ad aspettare gennaio e prepararci a sentire squillare di nuovo il telefono 😉
        P.S. Un vero appassionato sa benissimo quanto possa contare il cinema anche nei momenti più difficili, sì…

  2. Ah giusto dimenticavo,io invece parlando di uscite cinematografiche,mentre in tanti sono in fissa con il nuovo “Halloween Kills”,io invece sono febbricitante per “Antlers” che finalmente sembra che debba uscire entro la fine di ottobre……siiiiiiiii,incrocio le dita!!!!

  3. Lacrime…

    Mi piace molto quando si può condividere in modo costruttivo e quando le persone si raccontano attraverso il cinema. Per me ha sempre significato una finestra aperta su me stesso e sulla mia voglia di avventura, crescita, vita (anche l’horror): il cinema mi sembrava sempre più avanti del mondo in cui vivevo e per questo mi faceva “volare”.

    Ho avuto la fortuna di avere degli amici “strani” nel paesello, amici con cui condividere la passione per i Goonies, i Tremors, Sam Raimi, i Coen e tante cose che sentivamo nostre (e pur essendo un gruppo apertissimo e accogliente, mi è sempre dispiaciuto che non ci fossero ragazze: Lucia, dov’eri? E voi del blog, dove eravate?).

    Scream però è uno dei film MIEI, nel senso che non sono mai riuscito a farlo diventare nostro. Piaceva da impazzire solo a me. Da allora credo di averlo rivisto almeno una quarantina di volte (prima in VHS, poi grazie a internet: Scream è come una bella canzone da riascoltare) e non ho mai pensato che fosse un film citazionista e basta, anzi. Il citazionismo mi faceva sentire (da solo, mentre lo guardavo) parte di una famiglia, anche se non sapevo dov’era, ma mi sembrava una cosa secondaria rispetto al film (non il lavoro consapevole sui meccanismi, ma proprio l’esposizione delle regole horror, che talvolta credevo fosse pure satirica, boh).

    Sidney è un personaggio fantastico, come lo era Nancy.
    Concludo (per ora: ma Scream per me è la storia su cui raccontarsi intorno al fuoco nelle sere d’estate) con Linus. Linus ti vuole bene anche se magari tu lo consideri uno sfigato, Linus c’è, anche stando in seconda linea, senza essere appariscente, lui ti accoglie a braccia aperte. Quanti stereotipi problematici ha disattivato il suo personaggio? Ecco, spesso io penso anche a lui!
    Besos!

    1. L’elaborazione delle regole è evidentemente una satira sul genere, anche perché Craven non ha mai amato il fandom. Per questo mi incazzo un po’ quando la paternità di Scream viene attribuita soprattutto a Williamson.

      1. Ma cacchio sì: se me ne sono accorto io che non ho la tua preparazione…
        A meno che la vita vera non sia davvero un film di Wes Carpenter!

  4. Io sono cresciuto nella ammirazione del mito di scream, e ne ho visto solo il 4 con la grande emma roberts!
    Un po mi ha lasciato perplesso: è mancata la celebre frase sui film e l’ambiguità della telefonata

    Ma rivedere il trio fa piacere, anche perché la testa di courtney è tornata a dimensioni normali^^

    1. Chissà se Scream è una roba generazionale. Come dice Lucia, dopo Scream quasi tutti gli slasher si son dovuti confrontare con lui (e su certe cose credo che lo abbiano anche superato: che figo!) e vederlo oggi forse ammortizza la sua carica. Il 4 mi è piaciuto quasi come il primo ed Emma Roberts merita tantissimo (nell’horror e non). La testa di Courtney sempre al passo coi tempi 😉

      1. La testa intendevo che fino a poco fa si rifaceva ed era diventata larghetta

        1. Azz… non sono mai informato su questi aneddoti… pensavo al capello vaporoso del primo! 🙂

  5. Chapeau per questo articolo Lucia. Per me il cinema è una faccenda terribilmente personale, a cui do un’importanza che va ben oltre il suo essere una splendida forma d’arte. Dal tuo post traspare perfettamente lo stesso sentimento. 🙂

    1. Sì, il cinema, e l’horror in particolare, è uno dei cardini della mia vita. Senza non sarei mai sopravvissuta a certi momenti.