Regia – Roman Chimienti, Tyler Jensen (2019)
Giugno è il mese del Pride e, nonostante siano state cancellate, per ovvi motivi, tutte le manifestazioni a esso legate, va celebrato come merita. Non potendo scendere in piazza, allora vi infliggo una serie di horror a tema sul blog, perché io lo so che esiste una larga fetta di appassionati di horror LGBTQ+, che spesso si sentono esclusi e poco rappresentati. Ora, la community horror è molto aperta e inclusiva, è forse il gruppo di fan più abituato ad accogliere ogni tipo di elemento considerato fuori dalla norma, e questo perché il genere sguazza per sua stessa natura nella marginalità e nella devianza. Il primo regista a dichiararsi apertamente omosessuale nella Hollywood degli anni ’30 è stato un regista di film dell’orrore, ovvero James Whale, e una forte componente queer attraversa gran parte della cinematografia horror, spesso a livello inconsapevole, certo, ma non per questo meno determinante.
Uno dei casi più clamorosi è di certo il secondo capitolo della saga di Nightmare, oggetto di frizzi e lazzi almeno fino al 2015, l’anno in cui il suo attore protagonista, Mark Patton, ritiratosi dalle scene proprio in seguito all’uscita del film che avrebbe dovuto lanciarlo, si è rifatto vivo, ha cominciato a partecipare alle convention a tema, diventando un attivista gay e un’icona horror in un colpo solo.
Scream, Queen! My Nightmare on Elm Street è la sua storia.
Non parlerò bene di un brutto film in questa sede, perché credo sia difficile definire in un altro modo Nightmare 2. Non funziona perché esce dalla mitologia dell’Uomo Nero e si trasforma in una storia di possessione demoniaca, per precisa volontà del suo regista Jack Sholder, e del suo sceneggiatore, figura su cui dovremo tornare, David Chaskin. A me gli esperimenti e le deviazioni dalla strada più battuta sono sempre piaciuti, altrimenti non difenderei con tutte le mie forze il terzo capitolo di Halloween. E tuttavia, Nightmare 2 non compie un gran servizio nei confronti di Fred Krueger, che qui perde gran parte delle sue caratteristiche peculiari per diventare “soltanto” un’entità maligna come ce ne sono tante in giro.
Ciò non toglie che sia comunque un film interessante, e soprattutto, che abbia un’importanza fondamentale, accresciuta nel corso degli anni, per la rappresentazione di personaggi al di fuori della solita sessualità etero normativa che ai tempi (e anche oggi, ma in misura minore) era lo standard di qualunque produzione, horror e non.
C’è però un problema grosso come un transatlantico: tutti hanno sempre negato che il sotto testo (neanche tanto sotto) queer fosse intenzionale, scaricando tutta la colpa su un attore giovanissimo, omosessuale e per questo facile bersaglio, che ha visto la propria carriera stroncata ancora prima di cominciare, e per anni è stato costretto a nascondersi da qualche parte in Messico, leggendo inorridito i commenti su internet al suo film, dove l’epiteto più gentile che gli veniva rivolto era “schifosa checca”. Aggiungete che Patton non ha avuto un’esistenza tra le più allegre e spensierate, a causa di quel cataclisma noto come HIV, che prima si è portato via il suo compagno e poi ha colpito lui, e capirete che tornare alla ribalta, dopo tanto tempo e tante sofferenze, deve avergli richiesto un gran coraggio. Soprattutto se il suo ritorno era dovuto a quello stesso film che, trent’anni prima, era stato per lui l’inizio della fine.
Ma qui arriva il miracolo, un miracolo che è in parte avvenuto grazie alla caparbietà e alla forza d’animo di Patton, in parte grazie a un fandom, quello del cinema dell’orrore, che resta il più bello del mondo: l’attore, facendosi rivedere in giro, parlando con le persone, dando voce a tantissimi ragazzi per cui Nightmare 2 era stato il primo incontro cinematografico con la propria identità sessuale, ha cambiato il linguaggio, e con esso la percezione del pubblico.
Cosa fai quando per trent’anni ti insultano, si prendono gioco di te, ti danno la colpa del fallimento artistico di un film, come se esso fosse imputabile alla tua presunta incapacità di “recitare da etero”? Semplice, lo rivendichi. Ne fai una bandiera e un motivo di orgoglio, trasformi un pessimo horror in un’operazione rivoluzionaria, che stravolge i tropi dello slasher, ribalta la nozione di scream queen e, da capitolo più odiato di tutta la saga, diventa un pilastro della rappresentazione. Ricordo, di sfuggita, che il contenuto di Nightmare 2, a detta dello stesso sceneggiatore, non voleva essere omoerotico, ma omofobico: il mostro queer sconfitto dall’amore “giusto”, l’unico possibile, quello di uomo per una donna. Perché erano gli anni ’80, Dio odiava i finocchi, lo stigma sociale per gli omosessiali era a un livello mai visto prima, e inserire un bel caveat di questo tipo in un horror dove un adolescente maschio deve a tutti i costi reprimere qualcosa dentro di lui che vuole possederlo, sembrava una cosa assolutamente lecita e auspicabile.
Patton ha sradicato questa prospettiva profondamente reazionaria e adesso è di nuovo una star, anzi meglio, è un punto di riferimento e un esempio da seguire. E basta ascoltare, nel documentario, le testimonianze di tanti, giovani e meno giovani appassionati di horror che, grazie a lui, alla sua interpretazione di Jesse nel 1985 e al suo attivismo degli ultimi anni, dicono di essersi sentiti meno soli, di aver trovato in lui un modello, di aver visto quel ragazzino sullo schermo e aver pensato: “ecco, ci sono anche io, esisto anche io”.
Perché, vedete, io credo sia impossibile da capire, per chi è da sempre il protagonista dell’immaginario collettivo, cosa significhi andare al cinema, guardare la tv, leggere un fumetto, e accorgersi di non esistere, o di esistere soltanto se connotato in maniera negativa.
Verso la metà di Scream, Queen! c’è una sequenza impressionante: un montaggio di spezzoni presi da vari film molto popolari nel corso degli anni ’80 e 90′, soprattutto commedie rivolte a un pubblico giovane e giovanissimo, in cui ricorre la parola “faggot”, ovviamente usata come insulto e quasi sempre in senso comico. Si tratta di film che gran parte della mia generazione considera pietre miliari intoccabili, roba che ha formato il loro gusto, e se fai tanto di parlarne male, vieni subito azzannato alla gola.
Lo so che non è facile, perché “e che sarà mai” e “fattela una risata”, ma immaginate cosa si deve provare a sentirsi costantemente sbagliati, a subire la perenne derisione altrui. È sempre tutto molto divertente, fino a quando l’oggetto dello scherzo non sei tu, vero?
Per questo Scream, Queen! è un film commovente, capace di smuovere davvero qualcosa di profondo in chi quegli anni li ha vissuti non da protagonista, ma da emarginato, e li ricorda forse con meno nostalgia rispetto a tanta altra gente che sghignazzava (e ancora sghignazza) alle battute sulle checche negli spogliatoi delle palestre del liceo: il documentario mostra come a volte sia sufficiente un leggero cambiamento di prospettiva, l’adozione di un punto di vista più ampio, per cambiare letteralmente la vita di tantissime persone, per far sentire anche loro parte di qualcosa.
Oggi, nessuno insulta più Mark Patton: quando si reca alle convention è assediato dai fan, partecipa a spettacoli in cui ripropone quello storico balletto in camera sua che tanto odio gli ha attirato addosso 35 anni fa, ma questa volta lo fa tra gli applausi. Nightmare 2 resta un brutto film, ma in compenso è diventato un simbolo. Lo sceneggiatore ha finalmente chiesto scusa a Patton e i due si sono riappacificati; ancora oggi, Jesse è un personaggio più unico che raro nella storia del genere, e fa parte, a tutti gli effetti, della nutrita galleria di scream queen che ne costituisce l’ossatura.
Il fandom horror resta il più bello del mondo. Buon pride a tutti.
Buon pride a tutti.^^
Non vedo l’ora di poterlo guardare anche io, magari dopo aver rivisto Nightmare 2 che, onestamente, ho sempre e solo reputato un “brutto film” senza alcun tipo di sottesto, forse perché l’ho guardato una volta da ragazzina e magari la mia sensibilità su certi temi non si era ancora risvegliata, chissà (d’altra parte, sono vissuta in un paesello di provincia, l’unica idea di “omosessuale” era proprio quella estrema di checca pazza, senza sfumature in mezzo).
A parte tutto, l’importante è svegliarsi prima o poi, nella vita!
Buon Pride a tutti!
Visto con gli occhi di un adulto, ti giuro, è talmente evidente che ti domandi come abbia fatto a essere soltanto distribuito, un film del genere. E il bello è che sul set se ne accorgevano tutti, mentre il povero Patton era terrorizzato all’idea di essere fatto uscire allo scoperto dal film.
Una cosa allucinante.
Per me il sottotesto queer era già piuttosto evidente -pur se inserito in un film sbagliato- fin dalla prima volta che lo vidi oltre trent’anni fa, anche se all’epoca certo non potevo nemmeno lontanamente immaginare quale carissimo prezzo avrebbe poi dovuto pagare Patton negli anni a venire… ragion per cui mi accingo anch’io a recuperare Scream, Queen!, ovvio.
P.S. “È sempre tutto molto divertente, fino a quando l’oggetto dello scherzo non sei tu, vero?”… ecco, questo è qualcosa che TUTTI dovremo imprimerci per bene in testa, una volta per tutte.
Sì, sembra una nozione facilissima da apprendere, ma in realtà a certe zucche vuote proprio non entra. Eppure hanno tanto spazio 😀
Ah, di spazio ne hanno a non finire! Del resto, sai come si dice… “hanno la testa solo per dividere le orecchie” 😀
confesso di non aver mai visto il secondo nightmare (adoro il primo e new nightmare, gli altri non so perchè non mi hanno mai attirato più di tanto), quindi non conoscevo la storia di questo attore. mi sono commossa solo leggendo la tua recensione. non so se recupererò il film, ma questo documentario me lo segno.
Ma da un punto di vista cinematografico ti perdi poco e niente. Però resta un bel pezzo di storia LGBTQ, quindi forse una double feature con film + documentario, io te le consiglio.
E comunque, parlando d’altro, il più bel capitolo della saga di Nightmare è il 3!
Molto interessante, il documentario è da recuperare assolutamente.
Per non vedere il sottotesto omoerotico in Nightmare 2 bisogna essere ciechi, c’è persino una scena in un gay bar; certo, l’interpretazione del film come la storia di un ragazzo che deve letteralmente “estirpare” dentro di sè le tendenze omosessuali (che hanno le sembianze di Freddy) è intrigante e convincente, sebbene sia difficile dare torto al protagonista se non si sente attratto da una cagna logorroica e stupida come Lisa. Mi piacerebbe che si facesse a questo punto una disamina su un cult come L’Ammazzavampiri, che a mio parere al contrario propone non uno ma ben 2 personaggi abbastanza chiaramente gay ai quali dono spessore quasi tragico.
La questione del “faggot”… qui non sono tanto sicuro, l’ho sempre vista come uno dei corollari del bullismo che caratterizzava vari antagonisti del cinema (non solo horror) degli anni 80, in maniera quasi interscambiabile a “loser”, “cunt” o “whore”.
Eh no, perché se ti dico che sono usate in senso comico, per far ridere il pubblico, e pronunciate non soltanto da bulli, da cui ti aspetti un certo tipo di terminologia, ma anche da personaggi positivi (tipo la protagonista di 16 Candles, per esempio), il quadro che ne emerge è diverso.
Logico che, anche oggi, un bullo usa quel tipo di parole per offendere. Ma negli anni ’80, soprattutto nelle commedie, non era così.
Per me la protagonista di 16 Candles non è affatto un personaggio positivo, è una stronza di dimensioni epiche 😀
Sì, lo è anche per me. Ma ciò non toglie che sia la protagonista e non abbia un ruolo negativo, e sicuramente, se usa la parola faggot è per riderci sopra, non per rimarcare che sia una brutta persona.
Ecco un valido motivo per riscoprire un film forse troppo bistrattato..e la storia di un uomo,un attore,che forse pochi conoscono.. molto interessante questo documentario..e buon Pride 🌈