The Nest

Regia – Roberto De Feo (2019)

Mi piace dedicare l’ultima recensione dell’anno a un film italiano, che ho visto con colpevole ritardo: non ho fatto in tempo quando è uscito in sala (però, pure voi, il 15 Agosto, e dai), perché nel cinema di Orbetello non era in programmazione, e l’ho recuperato qualche giorno fa, approfittando della sua disponibilità in Blu Ray (grazie, Amazon). E tuttavia, sono anche molto contenta che sia capitato in questo periodo, tanto per concludere il 2019 all’insegna di un cauto ottimismo.
Cauto perché questi film sono sempre dei casi unici e particolari, e non portano mai a niente di concreto sul piano (chiamiamolo così) “industriale”, ma comunque ottimismo, perché The Nest è bellissimo.
Ho già detto tante volte, sempre parlando di cinema italiano, che scimmiottare non serve a molto, sia che con il termine scimmiottare ci si riferisca all’horror americano sia che al contrario si intenda rifare, fuori tempo massimo, l’horror nostrano. Il passato è, giustamente, passato, e soprattutto se si tratta di un tipo di cinema molto caratterizzato, conviene starne lontani.
La stessa cosa, tuttavia, non si può dire del gotico, perché quello, con i dovuti aggiustamenti, è valido per tutte le stagioni. Non invecchia, basta saperlo rielaborare.
De Feo, con The Nest, da proprio questo: si poggia sulle spalle del gotico italiano, lo adegua ai nostri tempi, ci infila un paio di sorprese e realizza così un film che non è soltanto molto valido da un punto di vista estetico, ma si difende in ogni reparto, recitazione compresa.
Altra cosa che non guasta mai: è assolutamente vendibile all’estero, dove si sta comportando niente male.

Ambientato in una villa sperduta nei boschi (il film è stato girato nel Parco della Mandria), The Nest è il racconto di una messa in scena, a beneficio di Samuel, un bambino finito su una sedia a rotelle dopo un incidente in auto quando era molto piccolo. Il padre ha perso la vita in quello stesso incidente e, da allora, la madre Elena (Francesca Cavallin) fa vivere il figlio come un recluso; gli è impedito di lasciare la tenuta di famiglia, gli viene proibito qualsiasi contatto esterno, e tutti gli abitanti della villa, dalla servitù ai parenti, devono attenersi a delle regole rigidissime, e draconiane, affinché Samuel non sappia nulla di ciò che succede oltre il cancello.
Un sofisticato meccanismo di distrazione messo in atto da Elena per motivi che non sapremo mai fino alla fine del film. L’equilibrio viene spezzato dall’arrivo alla villa di una ragazzina di un paio di anni più grande di Samuel, che non accetta il sistema di precetti inflessibili, e i relativi inganni, usati come schermo protettivo intorno al bambino.

Quello che accade ve lo lascio scoprire da soli. Personalmente, ci sono rimasta come una povera scema, perché non lo avevo proprio visto arrivare. Poi ci saranno i soliti cagatori di minchia di professione pronti a dire che loro avevano capito tutto dal minuto uno, ma oltre che cagatori di minchia, sono anche bugiardi: la bellezza di questo film sta soprattutto nella costruzione del segreto che circonda la villa, e nei dettagli che De Feo accumula, tutti di una coerenza ferrea e messi lì apposta per farti fare la figura del coglione. A differenza di molti film basati su un colpo di scena che ne ribalta l’intera prospettiva, in The Nest torna tutto proprio perché De Feo (anche co-sceneggiatore) nasconde la verità in piena vista, e ci offre, lungo tutto il corso del film, ogni strumento per trovarla.

Questo per quanto riguarda la struttura narrativa del film, che tuttavia ha dalla sua non solo l’effetto sorpresa, ma anche un bel carico emotivo. È un dramma gotico nel senso più pieno del termine: c’è un luogo chiuso, isolato, avvolto nel mistero, ci sono dei prigionieri, che dal nido non possono uscire; per alcuni la prigionia è volontaria e consapevole, per altri è una costrizione di cui non si conoscono le cause; c’è persino un mad doctor in piena regola e, più di tutto, ci sono due eroine gotiche, in ruoli contrapposti, Elena, la madre, e Denise, l’intrusa.
Le dinamiche tra questi due personaggi, e di entrambe con Samuel, rappresentano il cuore del film, la sua parte sentimentale, quella che colpisce forte le emozioni dello spettatore: tanto è libera, sensuale ed estroversa Denise, tanto è rigida, chiusa, come cristallizzata nel tempo Elena, obbligata a una severità che forse le sta stretta, che vorrebbe scrollarsi di dosso, ma la cui missione è troppo grande, troppo importante, è qualcosa che va oltre lei, qualcosa che coinvolge la sopravvivenza stessa dell’umanità, racchiusa in un bambino troppo giovane per capire, e a cui le regole, accettate con passività fino all’arrivo di Denise, non bastano più per essere felice.

A spiccare, sia come recitazione che come intensità del personaggio, è Francesca Cavallin. Ora, io devo cospargermi il capo di cenere, perché non sapevo fosse così brava e convincente, a dimostrazione del fatto che gli attori italiani, se hanno la fortuna di trovare dei ruoli interessanti, e un regista in grado di dirigerli come meritano, non sono poi questi cani che tutti dicono. Il ruolo di Cavallin non è semplice da gestire: se lo si carica troppo da un lato, si rischia di fare di Elena una macchietta detestabile, se se ne rivela troppo presto la fragilità, si rischia, al contrario, di mandare a monte tutta la costruzione della storia del film. Si arriva, sì, a odiarla, a un certo punto, ma Cavallin riesce a non oltrepassare mai il limite, a mantenere un rapporto di empatia con lo spettatore, spesso soltanto con lo sguardo. È una prova di recitazione che strappa gli applausi, e la sottolineo con un certo stupore: non me lo aspettavo.

Gotica è anche la messa in scena di The Nest, un film girato quasi interamente in interni dove la luce del sole stenta ad arrivare, e arredati in un modo che potrebbe fare invidia alle famose case della Hammer. La fotografia lavora soprattutto con il buio, che avvolge corridoi, stanze dalle tende pesanti e sempre chiuse, soffitte, una tenebra densa da cui emergono volti scavati dall’angoscia e dal terrore.
È elegante, The Nest, pieno di piccole sofisticazioni e tocchi di stile quasi invisibili, controllato e trattenuto quanto la sua protagonista; De Feo mostra di avere una visione personale, molto chiara, geometrica del gotico e di essere già un regista maturo, appena al suo primo lungometraggio.
Sono così entusiasta di questo film che, per quanto mi sforzi, non riesco a trovargli un difetto che sia uno. Inoltre non sono in grado di smettere di pensarci, anche a qualche settimana dalla visione.
Se solo si permettesse a registi come De Feo di lavorare e di esprimersi con continuità, anche noi potremmo vantarci di avere una scena horror indipendente di tutto rispetto. Speriamo che, come al solito, non si tratti di un caso isolato. Nel frattempo, godiamoci questo film come l’oggetto prezioso e nobile che è.

20 commenti

  1. Film bellissimo,
    Francesca Cavallin me la ricordavo in Vivere, ma qui sembra proprio un’altra persona,
    di una bravura impressionante.
    Devo dire che il finale mi ha spiazzato, io pensavo che la storia era come la stavo guardando, e invece.
    Fotografia da oscar.
    voto: 9
    Buon Anno a tutti

    1. Io me la ricordavo in Rocco Schiavone, ma aveva un ruolo troppo marginale e stereotipato per rendersi conto di quanto fosse brava.

      1. In Vivere lei ha avuto un ruolo importante nell’arco di 2 anni (2004-2006), gia’ si cominciava a notare la sua bravura di attrice.
        https://it.wikipedia.org/wiki/Vivere_(soap_opera)

        Ma in questo film e’ veramente da oscar 🙂
        spero che i registi gli diano in futuro altri ruoli importanti.

        Rocco Schiavone mai visto

  2. valeria · ·

    recensione stupenda per un film egualmente stupendo. una delle sorprese più belle di quest’anno. non potevi concludere in modo migliore questo 2019 di recensioni e classifiche fantastiche, che non vedo l’ora di ritrovare nel 2020 😀 buon anno!

    1. Aspetta per gli auguri di buon anno, perché c’è ancora un post 😉

  3. Luca Bardovagni · ·

    ” nasconde la verità in piena vista, e ci offre, lungo tutto il corso del film, ogni strumento per trovarla.”
    La lettera rubata, Edgar Allan Poe. Le origini della mia nerdosità da horrorofilo in seconda media.
    Sai cosa non va nelle tue recensioni? Che mi fai venire voglia di vedere praticamente TUTTO quello che recensisci. E non ho il tempo.

    1. E tu sei troppo benevolo nei miei confronti 😀
      Il tempo purtroppo si assottiglia sempre di più: anni fa, guardavo molti più film e scrivevo almeno un post al giorno.

  4. Alberto · ·

    Bene, ho trovato il film con cui aprire il 2020. E auguri di cuore a te.

    1. Aspettate per gli auguri, che domani vi tocca un altro post! E lì li faccio a tutti. Nel mentre, ringrazio e ricambio!

  5. Film che ho visto al cinema e di cui sono molto soddisfatto. Atmosfere gotiche perfette, personaggi ben caratterizzati e interessanti, una storia affascinante e un colpo di scena finale che spiazza lo spettatore. La prima volta, quando vidi il finale, ci rimasi di stucco. Poi, ripensando pian piano a quelle piccole stranezze presenti nella pellicola, iniziai ad apprezzare sempre di più quel colpo di scena.
    Tempo fa ci feci pure una recensione di questa piccola perla: https://mymaddreams5.wordpress.com/2019/08/16/the-nest-il-nido/

    E’ bello vede come un po’ di cinema stia tornando anche in Italia.

    1. Beato te che sei riuscito a beccarlo in sala!

  6. Ecco, lo sapevo di essermi persa il tipo di film che piace a me. Devo assolutamente rimediare. Ne approfitto per farti gli auguri.

    1. Ricambio gli auguri e spero che The Nest ti piaccia. 🙂

  7. Film veramente raffinato..una perla da conservare,nella speranza che non sia davvero un caso isolato..come sempre recensione precisa e puntuale.. è sempre un piacere leggerti 👍

    1. Grazie! Purtroppo si tratterà sempre di casi isolati, fino a quando qualcosa nel nostro sistema produttivo non cambierà. Però, se i casi isolati si moltiplicano, allora forse i produttori cominceranno ad accorgersi che si può investire in progetti differenti. Si spera…

  8. Giuseppe · ·

    Il cinema italiano che dimostra di valere qualcosa ha bisogno di tutto il sostegno possibile, magari compreso il NON farne uscire in sala i film di punta proprio a ferragosto… questo per dire che al cinema l’ho perso anch’io, ovviamente. E la tua recensione mi conferma ulteriormente quanto sia stato un peccato perdermelo, ragion per cui lo aggiungo subito in lista (come da prassi sempre più lunga: chissà quando riuscirò a mettermi in pari). Tra l’altro De Feo mi dà qui l’impressione di aver mutuato qualcosa anche dal Shyamalan migliore, quello di The Village, per intenderci…

    1. Sul twist finale non ti dico niente 😀 Ho già parlato troppo nella recensione e ho avuto paura di seminare troppi indizi. Se riesci a vederlo, fammi sapere se eri riuscito a prevedere il colpo di scena!

  9. Neuromante85 · ·

    l’ho visto in estate e mi è piaciuto, colpo di scena finale ben congegnato, che muta totalmente il senso del film..
    tuttavia ricordo che dopo la visione rimasi con un dubbio (ma essendo passati mesi non c’ho più pensato e dunque forse non ricordo tutto alla perfezione): nel film il ragazzino e la ragazza hanno diversi momenti di confronto personale e in alcuni di questi lei dice o lascia intendere che lui sia “sfortunato” a non conoscere il mondo esterno, che si perde divertimenti (come la musica, che lei gli fa conoscere), occasioni di felicità varie e cose del genere…tuttavia alla fine, quando i due fuggono assieme dalla villa, lei è alla guida del furgone, ad un tratto inchioda e sconvolta inizia a farfugliare qualcosa che non ricordo a proposito degli zombie che vivono al di fuori… dunque lei sapeva già cosa c’era fuori, cioè una realtà tutt’altro che bella….. orbene, la ragazza ha mentito di proposito al ragazzino per fargli credere che la vita fuori fosse migliore? e se sì perchè l’ha fatto? non trovai alcuna spiegazione razionale in questo comportamento …

    1. Lei sa perfettamente cosa accade all’esterno, perché è la causa principale del suo arrivo alla villa.
      Lei però non dice mai a Samuel che la vita all’esterno è bella, gli fa solo conoscere alcuni aspetti del mondo che sono preclusi al bambino. Quanto a portarlo fuori, alla fine fa solo la cosa che ritiene giusta: dare a Samuel la conoscenza della realtà che lo circonda, così che possa essere una sua decisione se andare via dalla villa o restarci.

      1. Neuromante85 · ·

        uhm ok… probabilmente devo rivederlo =) grazie e complimenti per il sito
        Luigi

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