Qualche giorno fa girava un simpatico meme che stabiliva l’esistenza di due tipi di appassionati di horror: il primo, rappresentato da una sorta di pseudo intellettuale con barbetta e occhiali, declamava la sua raffinatezza e il suo gusto superiore; il secondo, rappresentato da Kurt Russel nel ruolo di Stuntman MIke, affermava sprezzante: “‘fanculo, io vado a rivedere Sleepaway Camp III”.
Per quanto divertente, il meme non è del tutto veritiero; non ritrae, infatti, le due tipologie del fan tipico del cinema horror, ritrae le due anime che convivono in ogni singolo fan, ogni singolo giorno della sua vita. Si tratta anche di una convivenza molto armoniosa e poco conflittuale, perché la prima personalità, quella colta, quella che riesce a riconoscere la bellezza di film come Hereditary, è stata allevata e nutrita dalla prima, e una ha bisogno dell’altra, una vive in simbiosi con l’altra, e non c’è alcuna contraddizione nell’amare Us e rivedersi Demoni per la ventordicesima volta. Per questo è così bello essere un appassionato di film dell’orrore.
Bisogna però ammettere che la personalità innamorata di Demoni sarà anche primitiva, ma è quella più antica, e quindi più coriacea. È quella di una ragazzina di 12 anni che noleggia il VHS del film di Lamberto Bava in una sera d’estate e, quando i titoli di coda cominciano a scorrere, conclude di aver appena visto il film più bello della storia del cinema tutto.
Poi cresce e si rende conto di parecchie cose: che il casting è stato fatto in un canile, che la sceneggiatura, seppure è mai esistita, l’hanno usata per soffiarsi il naso durante le riprese, che il doppiaggio è l’apice dell’imbarazzo in un contesto, quello dell’horror italiano degli anni ’80, che di doppiaggi imbarazzanti era pieno. Ma, nonostante la sua consapevolezza da adulta, con migliaia di visioni alle spalle e più di un decennio di carriera nell’ambiente, alla fine è più forte di lei: ogni volta che rivede Demoni, questo B movie privo di senso compiuto torna a essere il film più bello della storia del cinema tutto.
È un qualcosa che non si può spiegare a chi non è un appassionato di horror. Hai voglia a tentare di indottrinarli, a raccontare loro la storia del cinema di genere italiano, assomigliando poi a un altro meme molto famoso. Non ci arrivano, non ci possono arrivare. Mentre è possibile condividere con “gli altri”, i “normali”, film considerati rispettabili e presentabili, Demoni è tutto nostro, è solo nostro. Non è di certo l’unico, ma è uno di quei film in grado di definire un’identità ben precisa, un riconoscersi reciproco basato sull’appartenenza.
Produzione argentiana, musiche di Simonetti (credo che il tema di Demoni sia una delle sue creazioni migliori, se non la migliore), effetti speciali di Stivaletti, ancora oggi impressionanti, Soavi all’aiuto regia e anche in un doppio ruolo da attore; se dovessi scegliere un solo film per spiegare a qualcuno (che tanto non capirebbe) cos’era, come si girava e si produceva il cinema horror in questo paese a metà degli anni ’80, lo farei tramite Demoni, che non ha e non può avere la poesia di un film di Fulci, e gli sfugge anche quell’estetica così sfrenata che avrebbe contraddistinto, qualche anno dopo, la filmografia firmata da Soavi, ma possiede un’energia sanguigna, una cattiveria e una ferocia, in parte dovute ai trucchi di Stivaletti, in parte al rozzo, ma stranamente molto efficace di stile di Bava figlio, qui in una delle sue regie più convincenti e, per finire, alla colonna sonora che vede la presenza, oltre delle già citate composizioni originali, di canzoni dei Saxon, degli Accept, dei Motley Crue e di Billy Idol, a formare una specie di paradiso sonoro sia per quella famigerata dodicenne che per la sua versione quarantenne. Certe cose non cambiano mai.
Come spesso succedeva ai bei tempi andati, Demoni non ha una storia, non ha una trama nel senso convenzionale del termine. È piuttosto una situazione portata alle sue estreme conseguenze; nel caso specifico, un gruppo di persone chiuse in un cinema a fronteggiare una minaccia che è un rip-off diretto da Evil Dead condito con un pizzico di contagio derivato da ogni film di zombie da Romero in giù. Entità demoniache molto aggressive possiedono i corpi degli spettatori, uno dopo l’altro, mentre i superstiti lottano per non essere fatti a pezzi e per non diventare demoni a loro volta.
Dura meno di 90 minuti, Demoni, eppure infila una dietro l’altra tutta una serie di trovate tra l’assurdo e l’improbabile, dalla presenza di un cieco nel cinema, accompagnato dalla moglie che gli spiega il film per filo e per segno, e a un certo punto si allontana per appartarsi col suo amante, all’introduzione di un gruppetto di teppisti che sniffano coca da una lattina di coca (giuro), fino ad arrivare all’elicottero che si schianta sul tetto del cinema e alla sublime sequenza in cui il protagonista fa secchi i demoni in sella a una motocicletta e armato di katana, con Fast as a Shark degli Accept come commento musicale.
Ma non è tutto qui, perché le trasformazioni sono pazzesche, perché le morti sono spettacolari, perché il sangue scorre a fiumi e non c’è pietà per nessuno e perché Bava riesce persino a imbastire qualche scena di discreta tensione, come quella nel condotto di aerazione, che ho sempre trovato molto ben condotta ed eseguita.
Non si può dire che sia un bel film, prescinde anzi dalla definizione stessa di bel film, perché prescinde dal buon gusto, è una cafonata di sangue, pus e vomito verde, con personaggi di cui non ti importa niente e sei lì soltanto per vedere quando e come creperanno; i dialoghi sono quasi dolorosi da ascoltare e infatti sono, misericordiosamente, pochi; non c’è un solo attore che sappia fare il proprio mestiere o a cui sembri interessare non fare una pessima figura; eppure, per qualche strano miracolo, Demoni riesce a stare in piedi senza aver bisogno di roba come sceneggiatura e recitazione. Ne fa a meno, se ne frega e va avanti per la sua strada, forte di avere un’idea semplice ma in grado di scatenare l’immaginazione del pubblico: un cinema che, come Hill House, come L’Overlook Hotel kinghiano, è un “brutto posto”, ovvero è cattivo, è insano, vuole diventare la porta attraverso cui il male si farà strada nel mondo.
È incredibile pensare a come, 34 anni fa, per fare un film non servisse altro che l’idea pura e astratta, meta-cinema prima che la parola “meta” divenisse abusata e stantia, satira sugli stereotipi del film dell’orrore dieci anni prima di Scream, il cui secondo capitolo ha più di qualche debito da ripagare a Demoni.
In altre parole, genio applicato al cinema spazzatura, che spazzatura ovviamente non è, anzi, all’epoca era una rivoluzione contro quella dittatura del reale che poi ha finito per vincere su tutti i fronti, lasciandoci soli, mettendo i registi della seconda generazione (Bava figlio e Soavi in testa a tutti) nelle condizioni di non poter andare avanti e di doversi rifugiare in televisione.
Eppure resta l’eredità di un cinema che ci ha provato, a portare un po’ di sana anarchia anche nelle nostre sale, ma vaglielo a spiegare, vaglielo a far capire agli altri, ai normali, ai vincitori, a quelli che parlano di guilty pleasure, che non vogliono riconoscere alcuna dignità, ancora oggi, a questo tipo di cinema solo perché si è permesso di rivendicare la sua diversità e di fottersene delle convenzioni, sparando musica metal a palla e inondando lo schermo di sangue, pus e vomito verde.
Quanta gloriosa bellezza.
l’ho recensito dalle mie parti proprio ieri, non è male ma personalmente preferisco altri horror 🙂
Ma in realtà con la tua passione e bravura riesci a far appassionare anche chi magari ha gusti e idee diverse sul cinema di genere italico e non solo. Io non ho visto Demoni 1 e 2 ma ho una passione per la Chiesa di Soavi. Anche lì le improbabilità dominavano, era l’estrema conseguenza del cinema argentiano ma fatto bene.
E infatti c’è Argento dietro la produzione e la “sceneggiatura” di Demoni. Questo film, come del resto quelli di Soavi, sono suoi figliocci.
Lamberto Bava e’ uno dei miei registi preferiti, molti della nuova generazione nemmeno lo conoscono, sono cresciuto con lui, come non dimenticare altri suoi film,
Per sempre (1989) – A cena col vampiro (1989) – La casa dell’orco (1989) – Una notte al cimitero (1989) – La maschera del demonio (1989) ecc.. , poi e’ passato al ciclo Fantaghiro’ e altri film tv per scomparire definitivamente.
Demoni me lo ricordo, seppur con alcuni vuoti, forse e’ il caso di rivederlo.
Io penso che anche se questi film possano apparire “brutti” rivedendoli adesso, si sviluppa una sorta di affetto per loro, forse li amiamo perche’ ci riportano indietro nel tempo, alla nostra giovinezza e a quanto eravamo ingenui allora (ma felici) , non prevenuti e annoiati come adesso.
Più che brutti, forse sono datati. Alcuni sono proprio brutti, ma lo erano anche all’epoca.
Demoni fa un po’ storia a sé, perché è molto peculiare e differente rispetto ad altri film di serie B italiani del periodo.
“brutti” in senso buono, ho rivisto l’altro giorno Una notte al cimitero, e devo dire che non me lo ricordavo cosi osceno, ma in fondo li amo lo stesso.
Demoni come ho detto lo riguardero’, possibilmente di notte 🙂
Concordo con te su tutto, a me personalmente dà sempre un senso di ansia strana questo film, sarà l’invasione dei demoni, sarà lo spazio chiuso, gli effetti speciali, non lo so, ma vederlo mi mette a disagio come pochi altri horror. È un incubo. Se poi lo becco in terza serata, come due giorni fa, rischio di non dormire più 😂.
Da ricordare anche Demoni 2 con Nancy Brilli.
Guarda, l’altra sera quando l’ho rivisto, ho avuto qualche difficoltà a dormire anche io!
E la prossima settimana arriva Demoni 2 😉
E’ forse per la loro estrema libertà, per il loro coniugare ingenuità quasi infantili con lo sprezzo per le convenzioni (siano anche quelle del buongusto), che i film horror anni 80 rimangono nel cuore degli appassionati, tanto che sono in tanti – come facevi notare tu qualche giorno fa – a indicare proprio negli 80s la loro decade preferita.
Divertentissimo proprio per via degli stessi difetti che hai citato, Demoni è uno dei più grandi popocorn-horror degli ultimi decenni; come film in sè è parecchie piste sotto le prime opere di Lambertone, ma non amarlo per me significa non avere un cuore.
Gli anni 80 e 90 sono stati il culmine dell’horror, allora non eravamo drogati dalla tecnologia, aprezzavamo le cose semplici, adesso vedo per strada gente che cammina con gli occhi fissi sul mobile (NEW ZOMBIE) , nemmeno alzano lo sguardo al cielo per vedere quanto e’ azzurro e meraviglioso. 😦
Che tristezza 😦
Gli anni ’70 sono più complicati, presentano problematiche più sottili, c’è tanta “politica” nei film di quel periodo, però è anche vero che quell’anarchia sfrenata nella messa in scena arriva proprio da lì e gli anni ’80 l’hanno portata alle estreme conseguenze.
Macabro è di sicuro un film migliore di questo, ma, come dici tu, non si può non amare Demoni
Questo è uno dei miei film preferiti, visto da solo alla sua uscita quando avevo poco più di 12 anni… E’ assurdo pensare a cosa poteva vedere senza alcun tipo di controllo un ragazzino negli anni ’80! 🙂
Lo amo per tutti i motivi che esponi nella tua recensione, nonostante gli immani difetti che è impossibile non notare a partire proprio dalla recitazione “leggermente” amatoriale. Ma cavolo che cotta preadolescenziale che presi per Natasha Hovey!
Forse è anche per colpa di questo film che poi sono diventato un amante della musica hard rock e di molti dei gruppi le cui canzoni affollano la colonna sonora.
Cinque anni fa sono stato a Berlino e non ho potuto fare a meno di andare a vedere l’edificio che nel film viene ripreso per gli esterni del cinema maledetto che si trovava non molto distante dall’hotel in cui soggiornavo.
Ogni volta che lo rivedo non posso che riflettere amaramente su come un certo tipo di cinema sia scomparso per sempre e non tornerà più e sul fatto che quelli che erano i registi di riferimento dell’epoca per questo genere fantastico siano tutti spariti, risucchiati dalla televisione che è senza dubbio il male!
Anche io rimango basita da quello che ci facevano vedere quando eravamo ragazzini, senza supervisione. Io l’ho noleggiato e non avevo di certo l’età per farlo 😀
Allora qui hai “rischiato” più di me, visto che quando l’ho noleggiato l’età per farlo ce l’avevo già 😉
Degna recensione di quello che è un cult a tutti gli effetti (pur con tutti i suoi difetti, per far rima), con l’apprezzabile e inquietante partecipazione in maschera di un Soavi che ai bei tempi poteva ancora fare -e partecipare a- film horror e con un’altra giovane presenza certo non nuova al genere, Nicoletta Elmi (poco prima di finire infognata nella merDavigliosa serie liceale prodotta da Reteitalia 😦 )…
P.S. Il discorso della doppia anima vale anche per l’appassionato sci-fi, ovviamente (e se gli “altri” -normali, vincitori ecc. ecc.- non lo capiscono, cazzi loro) 😉
Credo che valga un po’ per tutti gli appassionati di genere fantastico, ma credo anche che l’horror sia molto peculiare, perché nella percezione comune, se la fantascienza è per nerd e il fantasy è per ragazzini, l’horror è per psicopatici e potenziali serial killer 😀
E sadici, mi raccomando, non dimentichiamo “sadici” 😀
Demoni l’ho visto in quel periodo della mia vita in cui (perdonami, ti prego!) al solo pensare a Fulci e compagnia mi veniva la pellagra. Infatti mi aveva disgustata, da brava bambina cresciuta con l’horror “raffinato” americano di Craven e compagnia.
Però avevo in cassetta il tema portante e hai ragione, è evocativo e perfetto per il film, lo riascoltavo in loop continuo.
Dovrei rivederlo, sicuramente lo rivaluterei.
Ma figurati se non ti perdono 😀
Però a questo punto scatta l’on demand!
Divertente, ma non so preferisco il sequel con Nancy Brilli, si il cinema tende di più al reale ma resto dell’idea del creatore di Super Mario, Shiguru Myamoto realistico non vuo,le dire più divertente, per me il cinema deve essere una rappresentazione del sogno o incubo tipo dello stesso anno Phenomena vera fiaba horror, se voglio la reltà guardo fuori dalla finestra…
Del sequel si parla la prossima settimana, che anche quello merita!
Film straordinario da amare incondizionatamente. VHS Creazioni Home Video (noleggio) e Mondadori (venidta) letteralmente consumate. il sonno della ragione partorisce i mostri….
Io l’avevo noleggiato in videoteca e poi avevo duplicato il VHS, perché figurati se i miei me lo compravano 😀
Che nervi quella scritta in sovraimpressione CHV… e il warning “Sono vietate la trasmissione via cavo, via etere e la duplicazione”…
Come ti capisco, ho consumato anche io fino alla rottura diverse vhs. Per noi era un oggetto raro, da tenere al sicuro e intoccabile per gli amici e parenti.
Ho messo qui diverse cover del film
https://yadi.sk/d/OOaTjM5mzIyhGA
Io, non ricordo per quale motivo, vidi prima il secondo, Demoni 2, e mi piacque da morire, lo trovai uno degli horror italiani meglio realizzati. Ora mi chiedo: è forse perchè somigliava molto ai blockbuster americani che impazzavano nelle nostre preferenze di ragazzini, o perchè era bello di per sè? Non saprei proprio dirlo, però ancora oggi se lo rivedo me lo riguardo e me lo godo. Forse anzi era più avanti degli Americani, in quel preciso periodo.
Del primo invece, visto dopo, ho un ricordo annacquato, come sempre succede quando ti capita di vedere un sequel e poi il primo lavoro.
Comunque, bellissimo. La mia anima truce, come dici tu, quella popolare, amava questo…. mentre, credo più o meno nello stesso periodo, la mia anima di spettatore horror raffinato amava alla follia “DOVE COMINCIA LA NOTTE”, film italiano prodotto da Avati che avrò rivisto una decina di volte e che mi agghiacciava sempre.
Ma tu lo hai visto? Ne hai mai parlato? Mi pare di no…. e se non lo hai visto DEVI assolutamente vederlo. Assolutamente.
Dove comincia la notte è bellissimo.
Mi pare che Avati lo avesse prodotto perché gli erano avanzati dei soldi da BIx, e aveva ancora delle location a disposizone.
Un gioiellino, purtroppo arrivato in un momento in cui l’horror italiano già navigava in cattive acque.
Ad Agosto di Avati esce “il signor diavolo”. bisognerà andare a vederlo.
Assolutamente. Poi ho qui il romanzo, che voglio leggere prima dell’uscita del film.