Joy Ride

Regia – John Dahl (2001)

Il bello di compilare le estenuanti liste settimanali, è che poi mi viene voglia di rivedere alcuni film; non tutti, per fortuna, non quelli che so a memoria e potrei rimettere in scena da sola, ma ce ne sono parecchi di cui ho dei ricordi piacevoli, eppure vaghi, e i miei elenchi mi aiutano a rimetterli a fuoco. È esattamente i caso di Joy Ride, uscito in Italia con il fantasiosissimo titolo di Radio Killer, e capostipite di una breve saga che, allo stato attuale, conta di due seguiti, l’ultimo dei quali pure abbastanza recente, dato che risale al 2014. Entrambi i sequel sono usciti DTV e, a parte la presenza dell’assassino Rusty Nail, non somigliano neppure al capostipite, che è una stramba razza di horror, in realtà, dove si vede quanto l’anima di JJ Abrams appartenga a Spielberg e, soprattutto, dove scorre pochissimo sangue e, in pratica, non ci sono vittime.
Sulla carta, io dovrei odiarlo, un film così: horrorino adolescenziale (o post-adolescenziale: due dei protagonisti sono matricole all’università, il terzo è un po’ più grande) con tanto di schermaglie amorose, e neanche la decenza di far vedere qualcuno maciullato sotto le ruote di un camion.

Ovviamente non è così, altrimenti non lo avrei mai inserito nella lista del 2001, e non starei qui a parlarvene. Ma il motivo per cui lo considero un ottimo horror, anche se privo del fattore sangue e budella, è più complicato del previsto, nonostante aver nominato Spielberg qualche riga più in alto, dovrebbe avervi fornito un paio di indizi.
Logico che, essendoci JJ alla sceneggiatura, ed essendo incentrato sulla persecuzione da parte di un camionista ai danni di un trio di ragazzi, Joy Ride si ispiri parecchio a Duel. Non voglio definirlo “quasi un remake” o “un remake non ufficiale”, perché mantiene una sua autonomia e una sua identità e, anzi, offre una rielaborazione molto originale del tema.
Che siamo all’inizio del XXI secolo e non più negli anni ’70, è reso evidente dal fatto che non basta mettere un anonimo automobilista sulla strada e un camion a inseguirlo e terrorizzarlo senza alcuna ragione per fare un film: nel 1971 era sufficiente e non occorreva altro; nel 2001 abbiamo bisogno di più spiegazioni, soprattutto in un prodotto che si rivolge a un pubblico adolescenziale. Credo sia dovuto a spettatori cresciuti davanti al piccolo schermo, con i suoi ritmi più dilatati e lo spiegone come cifra stilistica principale.

Ma è qui che Abrams (e con lui l’altro sceneggiatore Clay Tarver) sfoggia la sua bravura: fornisce una motivazione al camionista, ma è così ridicola da rappresentare un tuffo nell’irrazionale puro che fa il paio con lo stesso irrazionale dell’esordio di Spielberg.
Uno scherzo, uno stupido scherzo, anche se non poi così innocuo e con una certa percentuale di crudeltà: due fratelli con un baracchino in auto che, per ammazzare il tempo durante un lungo viaggio, non hanno di meglio da fare se non prendere per i fondelli un camionista: il più giovane dei due, Lewis (Paul Walker, reduce dall’inaspettato e planetario successo del primo Fast and Furious, e di una bellezza sconvolgente), si finge una donna e invita Rusty Nail a incontrarla in un motel lungo la strada. Rusty Nail, cui presta la voce Ted Levine, non la prende benissimo e, come un predatore della strada, comincia a rendere la vita impossibile ai due buontemponi.

Tanto Duel sconfinava in un ambito quasi soprannaturale, comunque altamente metaforico, così Joy Ride è un film concreto e prosaico, un “normale” film su un serial killer alla guida di un camion. Potrebbe trovarsi in zona slasher, se non fosse che mancano gli elementi fondamentali per uno slasher, ovvero gli omicidi. Solo in un’occasione abbiamo una testimonianza diretta della ferocia di Rusty Nail, ma è una sequenza abbastanza efficace da farci comprendere all’istante quanto sia pericoloso. Lui stesso, in varie conversazioni con i due fratellini a mezzo radio, lascia intendere di non essere nuovo alla pratica dell’assassinio; il resto lo fa la nostra immaginazione, che cerca di anticipare cosa succederà ai giovani protagonisti quando Rusty Nail metterà le mani su di loro.
Ma anche qui, c’è una burla di mezzo: più che una brutale macchina omicida, Rusty Nail è non solo più intelligente dei ragazzi, ma anche capace di architettare meccanismi raffinati di contrappasso. Sarà grosso, parlerà con un accento improponibile, sarà ignorante, sarà caduto con tutte le scarpe nel tranello dei due fratelli (ma siamo sicuri che invece non fosse, anche quello, predeterminato?) ma non è un cretino.

In questo senso, oltre a frustrare spesso e volentieri le aspettative dello spettatore, Joy Ride riesce a mettere una discreta quantità di ansia senza mostrare quasi nulla. Se lo paragoniamo agli spettacoli di pura macelleria che sono i suoi due seguiti, soprattutto il terzo, sembra quasi un film di classe. Ma è anche vero che i film successivi arrivano in momenti differenti, in piena ondata torture porn il primo, alla disperata ricerca di qualcuno che se lo filasse, il secondo.
Joy Ride appartiene al contrario a una generazione film dell’orrore ancora dominati dall’ombra lunga di Scream e via via sempre più somiglianti al thriller che all’horror vero e proprio. È un discorso che abbiamo già fatto e non è il caso di ripeterlo, ma torna utile per capire l’ambiente in cui un film come Joy Ride è stato concepito e realizzato.

Ma, lungi dall’accontentarsi di essere un semplice ed ennesimo clone di Scream, la sceneggiatura di Joy Ride compie un ottimo lavoro su personaggi, mentre la regia si occupa del reparto paesaggi e ambientazione. Questi due elementi costituiscono il valore aggiunto al film, oltre a una dose di intelligenza impiegata in sede di scrittura e messa in scena rispetto alla media.
I due fratelli protagonisti possono contare su una relazione e delle dinamiche molto realistiche. Walker, si sa, non è mai stato un grandissimo attore, ma in questo caso ha accanto Steve Zahn, sempre molto in parte nel ruolo del coglionazzo a cui poi alla fine non riesci a volere male, nonostante sia tutta colpa sua.
Dopo oltre metà film subentra Leelee Sobieski a incasinare un po’ la situazione e a scombinare gli equilibri. Se vi sembra che abbia un comportamento un po’ ondivago, dovete prendervela con oltre venti minuti di scene tagliate. Ma, a parte questo, pur apparendo poco, ha un suo carattere, e non si limita a fare la spalla o la fanciulla in pericolo.

E poi c’è il fascino eterno dei road movie, in particolare quelli ambientati tra i motel e le lunghe strade in mezzo a deserto e sterpi in luoghi dimenticati da Dio. Il film è stato quasi tutto girato in Nevada, anche se l’auto di Lewis attraversa un bel pezzo di America, partendo dalla California e arrivando in Colorado. C’è tanta strada da fare, dunque, tanto tempo per sentirsi soli, sperduti e in pericolo, in luoghi dove potrebbe succederti qualunque cosa e non lo noterebbe nessuno. Ecco, una caratteristica molto spiccata di Joy Ride è quella di farti sentire la strada e i chilometri percorsi, e non vorrei essere linciata sulla pubblica piazza, ma mi sembra che condivisa questo aspetto con The Hitcher, altro film cui evidentemente si ispira.
Insomma, per essere il classico frullato alla JJ Abrams, Joy Ride funziona. Forse non impressiona, ma non è quello il suo scopo; al contrario, vuole creare un’atmosfera di minaccia costante, e credo ci riesca, anche molto bene.
Stavo leggendo, giusto poche ore fa, un’interessante serie di articoli sui film horror da far vedere ai propri figli per introdurli al genere. Joy Ride potrebbe essere un’ottima introduzione e, chi lo sa, potrebbe creare dei nuovi appassionati.

14 commenti

  1. Denis · ·

    Me l’ho ricordo il film, il camionista chiamava Walker,caramellina, anche io e un mio amico abbiamo fatto uno scherzo del genere a un’altro amico, Leelee Sobieski me l’ho ricordo in un thriller con Jt Walsh (r.i.p) e Diane Lane il titolo era Prigione di vetro.
    Sempre piaciuti quei film tra stradoni in rettilineo nel deserto e motel, tipo Breakdown e si Duel e un piccolo gioello tra l’altro Spielberg lo stesso camion la fa citare nel primo Transformer con Optimum Prime.

    1. Sì, Candy Can, nella versione italiana è Caramellina, ed è anche molto azzeccata.

  2. Denis · ·

    Me l’ho ricordo il film, il camionista chiamava Walker,caramellina, anche io e un mio amico abbiamo fatto uno scherzo del genere a un’altro amico, Leelee Sobieski me l’ho ricordo in un thriller con Jt Walsh (r.i.p) e Diane Lane il titolo era Prigione di vetro. Sempre piaciuti quei film tra stradoni in rettilineo nel deserto e motel, tipo Breakdown e si Duel e un piccolo gioello tra l’altro Spielberg lo stesso camion la fa citare nel primo Transformer con Optimum Prime

  3. Filmone! Ricordo di averlo visto spesso in tv in seconda serata; fa parte di quella schiera di perle che solo i nottambuli possono vedere. Il fascino del road movie è qualcosa di magico, mi hai fatto venire voglia di girarne uno.

    1. Che poi, se ci pensi, un road movie girato in Italia sarebbe anche una bella cosa. È stato già fatto, tra l’altro. 🙂

  4. Ciao Lucia, si trova la versione con le scene tagliate?

    1. Non credo, perché furono girate e mai inserite nel film. Forse nel blu-ray ci sono i due finali alternativi, ma non ne sono sicura.

  5. Incredibile, lo avevo dimenticato questo gioiellino :), mi tocca ricuperarlo.
    Non mi sembra che il film ha subito tagli, forse in tv, su IMDB la durata e’ di 1 hr 37 min (97 min),
    sul bluray uguale.

    1. Non ha subito tagli all’uscita. Hanno tagliato in partenza. Il film aveva tre finali differenti, ed erano state girate due sequenze in cui la ragazza andava a letto con uno dei due fratelli. Alla fine si è deciso di non farla stare con nessuno dei due, ma il suo comportamento sembra un po’ incostante, perché era previsto nel film che ne scegliesse uno.

      1. dal Bluray (Usa)

        **Commentaries by Director John Dahl, Writers J.J. Abrams and Clay Tarver, and Actors Steve Zahn and Leelee Sobieski
        **Deleted Scene
        **Alternate Endings
        **And More!

        dal DVD
        Versioni alternative:
        • DVD includes 29 minute extended ending and four alternate endings.
        • Deleted scene After ‘Rusty Nail’ drives away in his truck after almost crushing Lewis and Fuller in their car, the two look at each other, and begin to laugh timidly. Then Fuller, slowly steps out of the car and screams at the top of his lungs.
        • The DVD includes four alternate endings.

      2. Grazie, sembra quello che cerco io.

  6. Rilancio un attimo la discussione con 2 film che mi sono piaciuti e li associo mentalmente a Joy Ride, data l’ambientazione “stradale”, anche se sono più violenti: Vacancy e Vacancy 2.

    1. Vacancy mi piacque tantissimo, all’epoca, in sala. Ma non lo rivedo da allora. E tu pensa, io il seguito non l’ho mai visto! :O

  7. Il seguito mi è piaciuto pure quello. Quasi quasi me li vado a rivedere back to back. 🙂

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: