È andata in onda sulla AMC dal 14 ottobre al 18 novembre del 2018, questa serie dedicata, come da titolo, alla storia del cinema dell’orrore e suddivisa in sette episodi tematici: zombie, slasher (che occupa due puntate), possessioni demoniache, mostri, vampiri e fantasmi. Eli Roth presenta e coordina il tutto, intervistando numerosi ospiti o discutendo con le due presenze fisse della docu-serie: Greg Nicotero e Rob Zombie.
Credo sia la prima volta in cui una tv generalista produce e trasmette un documentario dedicato all’horror, tra le altre cose in prima serata, e la cosa dovrebbe essere indicativa di quanto ormai il genere non sia più appannaggio di un ristretto gruppo di appassionati, solitamente ritenuti dei maniaci assassini, ma sia diventato un fenomeno di massa, degno di entrare nelle nostre case all’ora di cena.
Ovviamente, se avete visto una decina di film dell’orrore in tutta la vostra vita, non ci sarà nulla di nuovo da apprendere guardando questa History of Horror, ma rimane una visione molto piacevole, un po’ per la parata di protagonisti del genere dagli anni ’60 a oggi che affolla ogni singolo episodio, un po’ perché è sempre divertente sentire parlare di horror da chi l’ha vissuto e capisce quello di cui si sta parlando. Tutto si più dire di Eli Roth, tranne che non conosca in maniera approfondita l’argomento.
Per avere chiara davvero l’operazione dietro alla serie, bisogna avere ben presenti due cose: la AMC è la rete dove va in onda da 9 stagioni The Walking Dead, ed è quindi abituata a sdoganare sangue e budella all’ora di cena; per apprezzare davvero History of Horror sarebbe meglio mettersi nei panni di un neofita alla ricerca di una mappa dove orientarsi per trovare un punto di partenza.
Ci saranno cose che vi faranno storcere il naso, come la decina di minuti dedicati a Twilight all’interno della puntata sui vampiri, ma è davvero un fenomeno che, per quanto detestabile, si può ignorare? Io credo di no e, se ben contestualizzato storicamente, fornisce anche un punto di vista non banale sulla involuzione del vampiro al cinema e in tv a partire dalla prima metà del secolo e sulla sua successiva virtuale sparizione dalle scene negli ultimi cinque o sei anni.
Altra scelta in parte discutibile è il gigantesco spottone per TWD nel primo episodio, quello dedicato agli zombie. Sappiamo tutti che si tratta ormai di una serie alla canna del gas, peggiorata di stagione in stagione e diventata quasi la parodia di se stessa. Ma è anche vero che quello sdoganamento dell’horror televisivo di cui parlavamo prima è cominciato proprio con TWD e, anche lì, è difficile ignorare un fenomeno di massa dalla simile portata, anche se lo si ritiene artisticamente povera cosa. Perché ve lo ricordate tutti cosa è stato TWD nei primi due o tre anni della sua parabola televisiva, sì?
Perché la verità è che, se si vuole raccontare la storia di un genere e del suo ruolo nella cultura popolare, Twilight e TWD non vanno presi sottogamba, se non altro per il fatto che, a un certo punto, tra il 2008 e il 2010, eravamo pieni di vampiri e zombie a ogni angolo di strada e sembrava che la faccenda non dovesse avere una fine, e invece poi la fine è arrivata e, con essa, il rinascimento cui stiamo assistendo oggi.
Ci sono tanti modi per approcciarsi al racconto di una storia così ricca e complessa come quella dell’horror e di certo la scelta di procedere per aree tematiche ha semplificato molto il lavoro di tutti. Sette episodi, a mio avviso, sono anche pochi; la conseguenza è che qualcosa rimane fuori per forza. La serie, inoltre, si concentra soprattutto sull’horror americano, con brevissimi cenni a quello giapponese quando si tratta di parlare di The Ring, ed è quindi logico che si perdano pezzi per strada. Non aver menzionato neanche di striscio il Giallo, per esempio, mi è parso strano, considerando che dietro a tutta l’operazione c’è Eli Roth e tra gli intervistati compare spesso Tarantino. Ma alla fine non è poi così importante, perché il taglio della serie è relativo all’impatto culturale avuto dall’horror, ed è questa la ragione, credo, per cui allo slasher vengono dedicati la bellezza di due episodi.
Gli episodi migliori della serie, a dire la verità, mentre i più debolucci e scontati sono quelli dedicati a fantasmi e mostri.
Ora, Roth e compagni presentano un’accezione dello slasher molto ampia, che lo collega direttamente al torture porn dei primi anni 2000 e addirittura a un film come Il Silenzio degli Innocenti. Sentire Nicotero e Zombie definire il film di Demme uno “slasher movie” potrebbe farvi saltare sulla sedia, ma non è poi così bizzarro o fuori luogo.
La serie prende come anno spartiacque il 1984, quando Nightmare esce nelle sale e lo slasher classico va in crisi, dopo essere stato oggetto di una serie di feroci attacchi da parte dei critici e delle associazioni di mamme arrabbiate per la corruzione dei loro pargoli. Craven capisce che si può continuare a fare slasher solo se si trasporta il tutto su un piano soprannaturale; La Bambola Assassina deriva dalla stessa necessità. Ma siamo già in un momento in cui l’horror è guardato con enorme sospetto da più parti, il momento in cui, dopo essere stato per anni e anni simbolo di incassi sicuri e guadagni facili, non è più profittevole.
Abbiamo parlato poi tantissime volte, qui, dello stato in cui versava il genere negli anni ’90. È qui che intervengono, da un lato Demme, con la sua pioggia di Oscar su quello che è, a tutti gli effetti, un film dell’orrore, anche se mascherato da thriller, che inaugura la fase degli “horror rispettabili a patto che li si chiami con un altro nome”, e dall’altro il solito Craven che invece se ne fotte e rivendica l’appartenenza dell’horror alla serie B, la sua discendenza da una lunga tradizione, ed ecco servito Scream.
La storia dello slasher è così assimilabile alla storia del genere tutto, soprattutto negli Stati Uniti: lo slasher, assimilato poi dal più socialmente accettato filone sui serial killer, è in fondo il sottogenere autoctono per eccellenza, anche più degli zombie.
Alla fine, quello che esce fuori da queste sette ore di storia dell’horror è un grande amore per il genere espresso da tutti gli intervistati, siano essi delle vere e proprie icone come Bruce Campbell, Robert Englund o Tony Todd, o personaggi che nell’horror sono stati appena di passaggio, come Elijah Wood e Josh Hartnett, che condividono i loro ricordi legati non solo ai film a cui hanno partecipato, ma anche a quelli che hanno visto, che li hanno formati e segnati. Per non parlare dei registi, degli sceneggiatori, dei tecnici degli effetti speciali, tutti chiamati a sottolineare la stessa cosa: l’horror è parte integrante e fondamentale della cultura popolare statunitense, un fenomeno da cui, per quanto lo si voglia nascondere sotto il tappeto, relegarlo a visioni proibite, non attribuirgli alcuna importanza, non si può prescindere.
Che poi è il motivo per cui consiglio a tutti di vedere la serie, oltre che per passare parecchio tempo in compagnia di tante facce amiche, gente a cui nel corso degli anni abbiamo imparato a voler bene come se fossero nostri fratelli.
Molto molto interessante! Dov’è reperibile da noi? Solo lingua inglese giusto?
Purtroppo sì, soltanto in inglese 😥
Questa sì che è qualcosa di interessante e fantastico. Vado a recuperarlo subito!
Ne ho sentito parlare, e quando potrò e sarà disponibile almeno con i sottotitoli la vedrò, perché è davvero molto interessante 😉
Odio fare il pedante rompitasche, ma ci sono un bel po’ di cose presentate dalla BBC nel corso degli anni, relative all’orrore – compresa una serie di 4 episodi sulla Storia dell’Horror scritta da Mark Gatiss con la collaborazione di Kim Newman. Un episodio è dedicato alla Universal, uno alla Hammer.
La Beeb ha anche molti special radiofonici dedicati all’orrore, allanarrativa sovrannaturale e al fantastico.
Ma questo è davvero uno di quei casi in cui più ce n’è, meglio è.
Metto in lista, ovvio (TWD e Twilight nel contesto di una docu-serie di questo tipo posso anche sopportarli, dai) 😉