Ciclo Zia Tibia 2018: Screamers

 Regia – Christian Duguay (1995)

Qualche tempo fa, ho avuto una discussione molto interessante con il mio amico Davide: era a proposito di adattamenti cinematografici di racconti e romanzi di fantascienza che, una volta portati sullo schermo, diventavano film dell’orrore. Siamo partiti dal titolo più banale di tutti, ovvero La Cosa di Carpenter e, da lì, ci siamo resi conto che è una cosa molto più frequente di quanto si pensi. Nell’ambito del B movie quasi all’ordine del giorno. Tutto questo mi ha portato a un episodio un po’ anomalo del Ciclio Zia Tibia, che di solito si occupa di horror puro e semplice. Screamers è infatti un film tratto da un racconto di Phillip Dick, Modello 2, che potete trovare facilmente in una delle molte antologie dedicate allo scrittore.
È un racconto breve, si legge in una mezz’ora scarsa (io l’ho riletto durante un tragitto in treno per andare al lavoro, qualche mattina fa), ed è inequivocabilmente sf, uno di quei casi in cui è difficile sbagliarsi.
Il film, invece, nonostante mantenga, e anzi, accentui addirittura, l’ambientazione fantascientifica del racconto, la infarcisce di elementi horror, trafficando con gore e arti mozzati, nella migliore tradizione dei filmacci di serie B.

Se c’è una costante, nei vari adattamenti per il cinema da Philip Dick, è che i budget sono sempre stati medio-alti e le produzioni abbastanza grandi da garantire la presenza di star. Il povero Screamers, con un costo di una ventina di milioni di dollari e un regista noto per aver diretto i due sequel DTV di Scanners (il secondo non era affatto male, se volete ne parliamo nei prossimi giorni), può giusto vantare un protagonista del calibro di Peter Weller che tuttavia non è mai stato un volto troppo sfruttato dal cinema da grossa produzione; al suo fianco, Jennifer Rubin, vera e propria reginetta della serie B nella seconda metà degli anni ’80. Il resto del cast pesca a piene mani nell’anonimato di seconda fascia televisiva dell’epoca, ma non ha poi molta importanza, perché Weller domina la scena da solo e, quando arriva Rubin, dopo quaranta minuti abbondanti di film, la illumina.
Un altro grosso calibro che Screamers si poteva giocare era il nome del suo sceneggiatore: Dan O’Bannon, che aveva scritto quello che poi sarebbe diventato Screamers nei primi anni ’80, a distanza ravvicinata con un altro copione, sempre tratto da Dick, dal racconto We Can Remember It For You Wholesale. E qui qualcuno di voi avrà riconosciuto Atto di Forza.

Entrambe le sceneggiature però, restano nel limbo produttivo per parecchio tempo: quella di Screamers viene venduta nel 1983, ma prima del 1990 non entra neanche in pre-produzione. Per allora, era passata attraverso svariate riscritture. La versione finale è co-firmata da O’Bannon e da Miguel Tejada Flores, quello de La Rivincita dei Nerds.
Ci sono molte differenze tra il racconto e il film e la più macroscopica è quella della scelta dell’ambientazione: mentre il racconto si svolge su una Terra devastata da un conflitto nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, il film sposta l’azione su un remoto pianeta, Sirius 6B, dove il conflitto scoppia tra avversari economici a causa di un minerale radioattivo presente soltanto lì. Nel racconto, l’umanità è stata quasi del tutto annientata e, a parte i soldati che ancora combattono, i superstiti vivono su una colonia lunare; nel film, la guerra ha toccato esclusivamente Sirius 6B, e anzi, a un certo punto arriverà addirittura qualcuno dalla Terra.
Sono tutti dettagli che spostano tanto nell’economia della narrazione: Screamers, il film, si svolge in un avamposto remoto, abbandonato da tutti, dove la nostalgia di casa è un sentimento molto presente in tutti i personaggi e il senso di isolamento ingigantito dalla lontananza. Il fatto che una “casa” esista ancora è importante, perché è il motore che muove i protagonisti, l’unica speranza che ancora è rimasta loro; Dick questa speranza non l’aveva neanche messa in conto.

E poi ci sono gli Screamers che danno il titolo al film e che nel racconto si chiamano in un altro modo, ovvero “artigli” e si comportano, almeno per quanto riguarda i modelli più rudimentali, anche in maniera diversa rispetto alla loro controparte cartacea: si tratta di lame rotanti che spuntano da sotto la sabbia, emettendo un suono acuto che ha il compito di stordire la vittima, e fanno a pezzi qualunque essere vivente si trovi sul loro cammino. Mentre, per ovvi motivi, Dick è più interessato alla loro evoluzione in creature senzienti, con lo scopo di sostituirsi all’umanità e diventare la nuova specie dominante, Duguay (e O’Bannon) li trasformano in spauracchi da film dell’orrore. Certo, anche qui si evolvono in modelli umanizzati (il bambino che ripete ossessivamente: “Posso venire con te?” è quello che ricordano meglio tutti), ma manca loro una finalità che non sia lo sterminio di ogni forma di vita organica.
In questo senso, Screamers è un horror puro, che azzera le implicazioni “alte” del racconto da cui è tratto e ne fa un luna park post-apocalittico con i robot cattivi e tanta paranoia dettata dal non sapere se il tuo vicino sia umano o no.

Dugay non risparmia in effettacci, sia nella sequenza d’apertura, che vede la pessima fine di un soldato fatto a pezzi dagli Screamers, sia quando i nostri devono attraversare un bunker sotterraneo costellato di cadaveri. Ma è in tutte le scene che vedono protagonista il modello David che il film dà il meglio di sé: l’eccidio di massa di piccoli robot, in marcia tutti insieme neanche fossero un’orda di morti viventi, crivellati di pallottole e sciolti con il lanciafiamme, è memorabile quanto basta. Potrei dire una fesseria, ma credo che almeno la metà del budget se la siano giocata lì.
Anche i dialoghi sono ottimi, in particolare tutte le battute pronunciate da un Peter Weller granitico, che interpreta un soldato disilluso, stanco di combattere e abbandonato su un pianeta ostile, con davanti il miraggio di riuscire a rivedere la Terra.
Si respira un’aria di solitudine e disfacimento, accresciuta dagli splendidi e desolati sfondi in cui si muovono i personaggi che fa di questo film un bell’esempio di poetica dell’apocalisse applicata alla serie B.

C’è qualche calo di ritmo, nella parte centrale, e il film è decisamente troppo lungo, con un minutaggio che sfiora le due ore, occupato per parecchio tempo da gente che cammina in lande desertiche ricoperte di cenere, ma Screamers è lo stesso un piccolo classico del fanta-horror dei tempi che furono. Dispiace se lo ricordino in pochi, anche se è privo delle ambizioni di un Blade Runner e anche della potenza di fuoco di un Total Recall. Ma d’altronde, parliamo di Duguay, non di Scott o di Verhoeven e, per essere un minore nella galassia dei film tratti da Dick, si difende ancora bene, anche sotto la ruggine degli anni passati.

7 commenti

  1. E in effetti resta uno dei film migliori, tratti da Dick.
    Opinione personale, naturalmente. E poi c’è Peter Weller, e questo mi basta.
    Beh, OK, anche la Rubin.

    1. Per me il miglior film tratto da Dick è Minority Report, che qui non ho neanche menzionato. Ma questo ha una sua bell attitudine da B Movie che me lo ha sempre fatto amare.
      E poi sì, Jennifer Rubin.

  2. segnato, prima o poi me lo guarderò anche io ^_^

  3. dinogargano · ·

    Bello e dimenticato tranne da parte dei fan di Weller e Dick , come film minore passato in dimenticatoio dello stesso periodo , anno più anno meno , a mio parere uno su tutti è Giochi di Morte con Rutger Hauer . Come terra desolata e futuro incerto spinge bene ….

    1. Bellissimo Giochi di Morte! Quasi quasi me lo rivedo!

  4. Davide Locatelli · ·

    A sto film pensavo domenica mattina lo avevo registrato su ina vhs quando rete4 dopo le 22.30 dava il cinema. Lo ricordo per quel perturbante finale e per Weller su tutti.

  5. Giuseppe · ·

    Me li ricordo sì i sanguinari bastardelli cibernetici su Sirius 6B capaci di evolversi in forme più complesse, in un clima di desolata solitudine e di sospetto sulla non-umanità di chi ti è vicino capaci di evocare, oltre alla paranoia dickiana, anche echi carpenteriani 😉 E poi ci sono Peter Weller e Jennifer Rubin…
    P.S. Ho pure il seguito su qualche hard-disk, ma non l’ho ancora visto. Non mi pare però di ricordare grande entusiasmo nei suoi confronti, né di critica né di pubblico…

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