Regia – Elliot Silverstein
“There was no driver in the car.”
In principio fu Duel, lo sappiamo tutti. I veicoli omicidi cinematografici hanno un unico progenitore. E neanche era un film pensato per il grande schermo, cosa in comune col meno famoso, meno bello, meno tutto ma altrettanto importante nell’avere un primato nella messa in scena di mezzi motorizzati con anima assassina, Killdozer del 1974, in cui un’entità aliena prende possesso del buldozer del titolo e fa strage in un cantiere. Questo piccolo film aveva un’ascendenza letteraria, essendo tratto da un racconto di nientemeno che Theodore Sturgeon.
E finalmente arriva The Car, la Lincoln Continental modificata protagonista del nostro post di oggi. Arriva prima di Christine, di cui è parente stretta, se non fosse che King aggiunge una mezza tonnellata di background alla sua macchina maledetta. E infatti poi Carpenter questo background lo elimina quasi del tutto e lascia intendere che, in qualche modo, la Fury sia nata malvagia, tornando al mistero che circonda The Car dall’inizio alla fine, mistero che non viene mai risolto, neanche a distruzione del veicolo avvenuta.
Se lo chiede persino il manifesto del film quale spirito maligno guidi la macchina. Ma non c’è risposta, e credo sia in questa mancanza di spiegazioni che risieda il fascino di The Car, una minaccia primordiale senza alcuna motivazione alle spalle, se non quella di uccidere per il gusto di farlo. Oggi nessuno darebbe credito a una storia simile; del resto ho letto critiche di IT in cui ci si lamenta della scarsa chiarezza delle motivazioni del clown e quindi mi domando come fosse possibile, quarant’anni fa, realizzare un film intero dove nessuno si mette lì a spiegarti perché la Lincoln faccia la sua apparizione un giorno come tanti in un paesino dello Utah e cominci a investire ciclisti e pedoni dal nulla. Come fosse possibile che nessuno si sia lamentato all’epoca.
Non che La Macchina Nera sia stato accolto con favore dalla critica, anzi, è stato trattato malissimo: addirittura Siskel gli affibbiò un’unica stellina distruggendolo con una certa perfidia, sempre a esempio di quanto anche i grandi ogni tanto possano prendere delle belle cantonate.
Di certo non parliamo di un capolavoro, ma di un gran bel thriller soprannaturale con una sua originalità e quell’ostinazione, che io trovo meravigliosa, nel mettere lo spettatore di fronte al fatto compiuto: c’è una macchina, è cattiva, ammazza la gente e questo vi deve bastare perché da noi non avrete altro. D’altronde, nessuno si è mai chiesto perché lo squalo bianco di Jaws fosse così determinato a mangiare i bagnanti di Amity.
Il collegamento con Jaws non è casuale: The Car è infatti Lo Squalo con la strada al posto dell’oceano e una bestia di metallo al posto del pesce. È la storia di un gruppo di uomini alle prese con un pericolo enorme che sono costretti ad affrontare da soli, un pericolo che li fa sentire fragili ed esposti come niente altro nella loro vita, che va a scombussolare la loro quotidianità e a modificare nel profondo la loro percezione del mondo che li circonda. Poi sì, mancano del tutto la complessità dei temi, la maestria di Spielberg, la sua bravura nel raccontare i personaggi. Però The Car non vuole essere più di un B-movie e in questo funziona egregiamente.
Anzi, per essere un B-movie, gioca molto poco col sensazionalismo e non entra mai in territorio exploitation, lasciando sempre tutte le morti fuori campo, mostrando il minimo indispensabile la macchina in azione. Che queste scelte siano dovute al budget e alla reale difficoltà di tenere in campo l’impatto del metallo contro la carne, è certamente un dato di fatto. Ma, come spesso accade in queste circostanze, ha giovato all’atmosfera generale del film. In fin dei conti, passiamo l’80% del minutaggio con la Continental ferma, minacciosa, con i fari che sembrano guardarti e puntarti e quell’inconfondibile suono di clacson che credo sia rimasto nelle orecchie di chiunque abbia visto il film anche una sola volta nella vita.
Gli attacchi sono fulminei e si taglia sempre una frazione di secondo prima che il muso della macchina incontri il corpo della sua vittima. Non c’è una quasi una sola goccia di sangue in tutto il film e c’è una gestione delle varie morti di un’eleganza fuori del comune. Dopotutto Silverstein non era proprio l’ultimo arrivato e si sapeva muovere sia con pochi che non tanti soldi.
In realtà, la parte meno efficace di The Car è proprio quella relativa agli inseguimenti e alla caccia all’auto assassina nel quarto d’ora finale. O forse è solo la parte invecchiata peggio, perché si notano troppo le velocizzazioni frequenti. Quando invece la Lincoln si limita a “fissare” le sue prede o, proprio come una bestia feroce, sgasa furibonda perché non riesce a raggiungerle (la scena del cimitero) o quando i suoi fari appaiono da lontano, nella notte, e si fanno sempre più vicini (la sequenza memorabile a casa di Lauren) o si mette alle costole di due poveri ciclisti all’uscita di un tunnel, ecco che il film decolla e diventa impossibile distogliere lo sguardo dallo schermo, non solo per la tensione che Silverstein riesce a creare con pochissime inquadrature e con un paio di suoni ripetuti, ma anche perché è la stessa Lincoln, la sua estetica, la sua presenza, a causare una discreta apprensione.
L’autore della vera protagonista del film, ovvero la Continental, era George Barris, famoso per aver realizzato (tra le altre cose) la Batmobile della serie tv degli anni ’60 e la macchina dei Munsters. Barris apportò tutta una serie di modifiche alla Lincoln, come per esempio abbassare il tetto di qualche centimetro, per rendere il suo aspetto più sinistro. Le automobili così modificate e usate nel film furono ben quattro, tre delle quali andate distrutte durante le riprese. Se ne è salvata solo una, che ora fa bella mostra di sé in una collezione privata. Io, prima di mettermi quel mostro in casa, ci penserei tre o quattro volte, ma i collezionisti sono gente strana.
Perché La Macchina Nera è un mostro, come lo era il camion di Duel e come lo sarà anche la Plymouth Fury di Christine. Tutti mostri privi di ragioni della loro mostruosità, incubi a motore che vanno a perseguitare una società edificata sull’automobile.
Se nel cinema australiano l’ossessione per le macchine ha prodotto Mad Max, in quello americano la dipendenza assoluta da esse ha portato alla nascita di queste nemesi della strada, di questi alleati indispensabili che si rivoltano contro i loro creatori e padroni e li uccidono, assumendo vita propria e propria volontà, che non fanno distinzione alcuna tra buoni o cattivi, tra colpevoli e innocenti e si scagliano su tutto ciò che è fatto di carne e sangue, ci passano sopra e ne portano a galla tutta la fragilità.
Tre film tra cui scegliere per il 1987. È tutta roba grossa, quindi mi limito a elencare i titoli e poi decidete voi: Angel Heart di Alan Parker, Il Buio si Avvicina di Kathryn Bigelow e Ragazzi Perduti di Joel Schumacher.
Hai lo straordinario potere di far venire voglia di guardare i film di cui scrivi 😅 dovrò recuperarlo ad ogni costo.
Una cosa che non ho mai capito di Duel è se, nella realtà del film, il camion fosse guidato da qualcuno oppure se fosse una entità malefica come Christine o la Lincoln di The Car. Dovrei rivedere anche Duel, già che ci sono.
Grazie 😀
Io credo che la cosa migliore di Duel stia proprio nel fatto che, su quel punto, rimane completamente ambiguo e non ti fornisce una risposta. Al volante di quel camion ci puoi mettere chi vuoi, ed è proprio questo il bello.
In effetti alla guida del camion di Duel c’è una persona. In una scena si vede il braccio del camionista che fa cenno al protagonista di passare.
Ovviamente è un dettaglio, chi o cosa guidi il camion non è rilevante.
Nota su Duel: l’ho rivisto un paio d’anni fa e la cosa che mi ha veramente terrorizzato è l’estrema lentezza del film.
Vero. A differenza de “La macchina nera”, dove ad essere giustamente ambiguo (nonché coerente con il clima di mistero irrisolto) è il finale: ambiguità e incertezza sottolineate sia dai dubbi di Luke che dalla certezza perentoria -palesemente di pura facciata- dello sceriffo Parent, dopo aver visto quello che hanno visto nell’atto di distruggere(?) il veicolo… macchina davvero bastarda e beffarda! Penso anche alla sequenza -di cui hai messo un’immagine lassù- dell’attesa che lo sceriffo si avvicini prima di aprire lo sportello del “guidatore”…
Per il voto vedo che in lizza c’è pure Kathryn Bygelow, ragion per cui penso di dover contribuire a farla vincere 😉
P.S. Peccato per Full Circle (rivisto su DVD non molto tempo fa, tra l’altro)…
Di Full Cirle è dispiaciuto moltissimo anche a me. Ma ci potremo rifare, se ne può parlare ugualmente. Ora gli cerco un “buco” nella programmazione 😀
O.K., allora aspetto fiducioso! 😀
Duel è un triller puro, anche se viene da uno scrittore del calibro di Richard Matheson, dove il conducente del camion rappresenta l’homo homini lupus e non il mostro nell’accezione del cinema di genre (tanto e vero che il personaggio principale del racconto legge sulla fiancata il nome dell’autista=Keller e lo scambia per Killer…). La macchina nera è proprio un triller esoterico, dove il mezzo non ha nulla al suo interno di umano e questo lo avvicina più a Christine che a Duel.
La macchina nera è Male concretizzato in una degli oggetti più utilizzati, coccolati e venerati dalla nostra razza: la propria auto.
Ancora il clacson/urlo/ruggito mi fa accapponare la pelle!
Pace profonda nell’onda che corre.
Bella recensione come sempre.
Stavolta ero molto indeciso, vada per Lost Boys
Strano, la scena di questa macchina nera che non può entrare nel cimitero mi dice qualcosa, eppure non penso proprio di averlo visto.
Ora però mi hai dato voglia di recuperare anche Killdozer, più che altro per il contributo di Sturgeon. 🙂
Killdozer è davvero serie B, ma l’idea è originalissima ed è, in fin dei conti, fantascienza pura.
In rete si trova abbastanza facilmente anche un fumetto americano che utilizza questo racconto pubblicato su Marvel Comics’ Worlds Unknown numero 6 (Aprile 1974).
Ma killdozer manca della componente esoterica, qui si parla di una forma di vita composta da pura energia che possiede un buldozer; inoltre la pellicola diverge abbastanza dal racconto… Sarebbe comunque interessante ritrovarla!
Pace profonda nell’onda che corre.
Grazie a entrambi. Visto su Youtube in qualità più che accettabile. Per quanto riguarda il film: ho visto di peggio. Credo però che con La macchina nera mi divertirò di più. 😀