Lunedì vi ho promesso una stroncatura, ma in realtà ho mentito, perché non ho voglia di stroncare Suicide Squad. È come sparare sulla croce rossa. Siamo di fronte a una creatura deforme, assemblata male, con le zampe montate al contrario, tre o quattro teste, tutte sfigurate, e l’andatura, per forza di cose, claudicante. Di rado mi capita di non riuscire a salvare niente, ma proprio niente, di un film. Nel caso del pastrocchio di David Ayer, non esiste un singolo elemento capace di dare una raddrizzata a un disastro assoluto, una catastrofe cinematografica così roboante che la critica di ogni angolo del globo non ha ancora smesso di sganasciarsi dalle risa. Eppure il pastrocchio ha incassato uno sproposito, evidenziando, ancora una volta, quella cesura sempre più netta e profonda (quasi una fossa oceanica) tra i critici e il pubblico. Ma non parliamo di questo, oggi: è un discorso davvero troppo complesso, a cui va aggiunta una sempre maggiore aggressività dei fan che, a proposito di Suicide Squad, hanno addirittura chiesto la chiusura di Rotten Tomatoes, in quanto responsabile di denigrare i loro beniamini DC.
C’è poi la faccenda relativa al complesso di accerchiamento di cui soffre la minoranza di sostenitori dell’universo DC/Warner in relazione all’enorme successo dei rivali della Marvel/Disney e che suona un po’ come: “perdonate tutto alla Marvel, ma state a contare tutti i difetti in ogni prodotto DC”. Da qui al complotto il passo è breve e, davvero, si scivola in un mondo parallelo in cui è andato del tutto smarrito qualunque senso del ridicolo.
Ma, deficienze dei fan e problemi di comunicazione e comprensione tra critica e pubblico a parte, la cosa che più mi preme, a proposito del fallimento artistico di Suicide Squad, è cercare di interpretarlo alla luce delle dinamiche del cinema hollywoodiano commerciale, per capire in che direzione sta andando.
E, lasciatemelo dire in apertura: son dolori da ogni punto di vista.
Suicide Squad era il cine-comic che attendevo con maggiore trepidazione. Il motivo è presto detto: David Ayer, che ritengo essere uno dei più preparati registi action in circolazione. Ora, l’idea di affidare un progetto come Suicide Squad ad Ayer era, sulla carta, spiazzante e intelligente, a patto che gli venisse data la possibilità di agire con un minimo di indipendenza. Non puoi chiedere a uno come Ayer di essere simpatico, spumeggiante e leggero, perché Ayer è pesante come un mezzo corazzato. Allora, se l’intenzione era quella di portare in sala un film cupo, con personaggi negativi e danneggiati inseriti forzatamente e contro la loro stessa natura in un contesto eroico, alla Warner avevano (caso più unico che raro) scelto il regista giusto.
E invece no.
E qui parte lo psicodramma Suicide Squad che, lungi dal riguardare un singolo film, riguarda l’impostazione dominante dei blockbuster statunitensi da qualche anno a questa parte, e potrebbe forse fare da linea di demarcazione per le modalità future con cui i grandi studios si rapporteranno a registi, attori, sceneggiatori e storie in generale.
Accadono infatti due cose, in rapida sequenza, che stravolgono completamente le sorti di Suicide Squad e lo trasformano in quella palla amorfa composta da sterco che è poi arrivata in sala: esce Deadpool e si comporta benissimo e, a poche settimane di distanza, arriva BvS che non si comporta altrettanto bene.
A quel punto, l’intera programmazione della DC/Warner sembra traballare. La conclusione a cui i geniali capi del marketing giungono è che alla gente le cose troppo cupe non piacciono e bisogna cazzeggiare. E così si ritorna sul set di Suicide Squad, sperando di farne una sorta di Guardiani della Galassia, senza quel geniaccio di James Gunn e senza la tipica leggerezza Marvel, ma con David Ayer che non ha nulla a che spartire con certe atmosfere. La storia l’ho sintetizzata al massimo, tanto lo sapete tutti cosa è accaduto.
Ora, quello che io trovo singolare, se non fatalmente idiota, in tutta questa vicenda, è il credito di cui ancora gode Zack Snyder alla Warner. Dopo quella porcata di Man of Steel (che però ho rivalutato dopo aver visto Suicide Squad) e quel tentativo confuso, sicuramente appassionato, ma non proprio riuscito di BvS, questi ancora gli affidano la produzione esecutiva di un film che, in linea del tutto teorica, dovrebbe fare da ponte per tutto l’universo condiviso DC al cinema? Perché lo zampino di Snyder, nel prodotto finito, si sente e come. E ho usato il verbo sentire non a caso, perché la sciagurata colonna sonora fatta di brani di repertorio banali, didascalici, invasivi è un suo tipico marchio di fabbrica. Roba che, dopo i primi venti minuti, volevo scappare dalla sala urlando. No, e lo dico a quelli che hanno applaudito queste scelte, quella non è una colonna sonora, è un attentato alla sanità mentale dello spettatore, è un qualcosa che imposta un nuovo livello per il cattivo gusto, che supera a destra il film videclipparo, che fa rivoltare Tony Scott nella tomba, che eleva il brutto a sistema.
Eppure, per quanto pacchiano e rumoroso, è comunque un marchio. L’unica personalità che emerge in Suicide Squad è infatti quella di Snyder, mentre Ayer, semplicemente, cessa di esistere. Davvero, il film potrebbe averlo girato il regista automatico che appare in uno dei migliori episodi di Boris e non sarebbe cambiato nulla.
Tutto questo dove ci porta?
A fare qualche interessante congettura su come si andrà via via sputtanando e “marvelizzando” il panorama cinematografico della DC Comics che, pur sbagliando e facendo danni in giro, ha sempre avuto, fino a oggi, una sua specifica identità, che ha origini molto più antiche rispetto alla moda degli universi condivisi. Il cinema di supereroi della Warner ispirato ai fumetti DC aveva la peculiarità di affidarsi a dei registi con una visione personale. In alcuni casi, addirittura radicale. Pensate ai nomi che dirigeranno i film Warner da qui all’anno prossimo: Patty Jenkins firma Wonder Woman, James Wan Aquaman, Rick Famuyiwa si occupa di The Flash. Addirittura, hanno messo Ben Affleck al timone di Batman. Questi non sono pupazzi come i fratelli Russo o Peyton Reed. Questa è gente che è difficile da mettere al chiodo a prendere ordini.
Ma lo pensavamo anche di Ayer. E invece Ayer è sparito e, al suo posto, abbiamo un film pessimo perché anonimo, che però è forse l’incasso più importante per la storia della DC/Warner.
Alla luce del successo commerciale di un naufragio artistico come Suicide Squad, mi viene da sospettare che, d’ora in poi, in casa Warner si andrà in questa direzione, ovvero uno scimmiottamento mal riuscito del sistema Disney applicato a registi e storie che con quel sistema poco di azzeccano.
Il risultato è facile da desumere: banalizzazione e appiattimento. Sì, quello che fa la Marvel da sempre, ma almeno in casa Marvel lo sanno fare senza che sia troppo evidente. Più di tutto, hanno capito che non si devono affidare a registi veri per condurre in porto i loro film, ma a tecnici che sappiano gestire gli effetti speciali, non abbiano troppe ambizioni e siano disposti a sacrificare ogni singolo guizzo di creatività in nome di un progetto più ampio, come ho già scritto altrove, di matrice non tanto cinematografica, quanto televisiva.
E questa banalizzazione non è innocua, anche perché ci sottopone, tutti quanti, alla dittatura del film divertente a tutti i costi, che va benissimo se poi lo si dimentica cinque minuti dopo i titoli di coda (scena post-credit inclusa), basta che abbia il costume figo così poi ci facciamo il cosplay, e la battutina da trasformare all’istante in un meme.
Tuttavia, fino a quando si tratta di prodotti Marvel, lo si può anche lasciar passare, perché va dato loro atto, se non altro, di saper gestire la formula meglio di altri. Quando tutta la faccenda viene gestita con scarsa competenza e faccia come il culo, esce Suicide Squad e, oltre a sottoporre il mondo intero a un film che è l’equivalente visivo e sonoro di una montagna di letame, fa letteralmente a brandelli un personaggio, quello di Harley Quinn che forse meriterebbe di più (lei e la magnifica attrice che la interpreta) di essere l’oggetto delle fantasie masturbatorie di un branco di nerd e delle fantasie altrettanto squallide di un branco di ragazzine in cerca del maschio forte.
Ma se mi presenti la sua vicenda con il Joker come una vera storia d’amore (quando non lo è. Si tratta, al contrario, di un rapporto fatto di abusi, fisici e psicologici, e di sindrome di Stoccolma) e, tutte le volte che Margot Robbie entra in scena (in mutande) stai ben attento a inquadrarle le terga, casomai l’ultimo ragazzino in fondo alla sala non le avesse notate, è ovvio che non potrai mai rendere giustizia al materiale originale.
Insomma, sono anni che andiamo dicendo in giro che i fumetti sono una cosa seria, che possono essere intrattenimento ad alto tasso di intelligenza per persone adulte e poi accettiamo questa roba, quasi fosse un dono prezioso che gli studios ci fanno: ci hanno riconosciuto in società, siamo arrivati nei multisala, siamo rispettabili! Dopo secoli di emarginazione sociale, il nerd ha conquistato il mondo e il risultato è Suicide Squad.
Che vi devo dire, complimenti. La vostra mamma sarà molto fiera di voi.
Però poi, mi raccomando, il vero scandalo è il reboot di Ghostbusters.
Non ho una grande simpatia per Inarritu e per le sue dichiarazioni a proposito del genocidio culturale che, secondo lui, starebbero perpetrando i cine-comics. Però sto iniziando a capirlo.
Conteremo i danni tra qualche anno, forse. Sempre che si potranno contare, sempre che siano calcolabili.
Io Innaritu lo avevo compreso da mo. Però parlo di un mio pregiudizio su un genere che, pur impegnandomi a comprendere, non mi piace.
Sostengo però una cosa che scrivi: alla fine un blockbuster puro, può essere anche un ottimo esempio di cinema commerciale, per masse, e in questo aiutare anche l’immaginario collettivo. Come è sempre stato nella storia del cinema.Appiattire senza tatto tutto questo è davvero dannoso. Si uccide e si impoverisce l’immaginario comune e popolare di molte persone.
ps: hai sentito il terremoto? tutto bene? Tu e i tuoi cari, tutto a posto?
Sì, ma Innarritu ha comunque torto, perché fa finta di ignorare tutta una serie di cose, tipo che se non ci fossero i cinecomics, i suoi film non potrebbero esistere perché l’industria hollywoodiana su cui si appoggia e su cui sputa, incassa soprattutto da quelli.
Quindi resta uno che spara cazzate per darsi la posa da intellettuale, che se lo fosse davvero, andrebbe a fare i film con tre lire in Messico e non The Revenant.
Io ho avuto un’unica impressione, dopo aver visto il film. In parte l’avevo già avuta prima di vederlo, basandomi sulle immagini più divulgate e alcuni commenti. Insomma, questo è un romance, un film fatto e finito per lo stesso pubblico che legge libri dove l’amore sfortunato di una ragazzetta disadattata per un personaggio pericoloso muove tutto. O pure il contrario, purché ci sia quel romanticismo artificiale che piace tanto. E qui la maggior parte dei personaggi ha una storia d’amore.
Ovviamente, il colpo grosso lo hanno fatto con HQ e Joker, lei perfetta per il cosplay, lui personaggio androgino che pare uscito da un manga.
Non è un film per nerd. Non è un film per chi va a vedere in Marvel. Non è un film per il pubblico solito da supereroi. Questo è un film per il maggior pubblico pagante di oggi: le ragazzine di Twilight.
(Scusa la sbrodolata…)
No, ma che sbrodolata, anzi! È una riflessione interessante. Io però credo che sia entrambe le cose, per prendere, tipo rete a strascico, più pubblico possibile.
Ma, se ci pensi, anche la Marvel fa così, solo che lo fa con una classe che questi si sognano la notte.
Quello è indubbio, ma in questo caso ‘sti tizi hanno calcato pesantemente la mano, e infatti hanno fatto uno sfracello di soldi al botteghino. E sono ben stati attenti a mettere in campo personaggi che in fondo sono buoni, suvvia, solo un po’ pazzerelli. Persino Deadshot ha il cuore tenero ed è il saggio del gruppo. A me, davvero, viene in mente più un Twilight e il resto dei PR, più che un cinecomic.
I personaggi che, sotto sotto, devono essere tutti buoni, anche quelli più cattivi, sono una zavorra tipica del PG13. Pensa anche al fatto che non c’è più un villain decente in un film da non mi ricordo quando…
POi sì, la componente romance c’è e come, però c’è anche una parte centrale del film che è tutta, e dico tutta, azione confusa in cui si spara a casaccio a tutto ciò che si muove. Basta che non sanguini che poi i giovani si impressionano.
È un film per ragazzini.
E dimostra quanto poco rispetto abbiano gli studios per i ragazzini.
E gli stessi ragazzini hanno poco rispetto per se stessi. Sono contento di avere il cosplay di HQ e Joker. Il resto per loro non conta. Almeno finché non uscirà un nuovo Hunger Games.
È proprio la situazione del blockbuster che sta andando alla deriva in maniera paurosa.
Ciao,
io non ho visto Suicide Squad ma non mi è per niente difficile pensare che tu abbia ragione…
Però anche nel giudicare prodotti di questo tipo secondo me bisogna stare attenti a non cadere in una sorta di appiattimento, di fare di tutta un’erba un fascio insomma…
Per esempio sono stati citati anche Twilight e Hunger Games.
Io credo di essere la cosa più distante che ci sia da un fan di Twilight, però forse un piccolo merito ce lo ha avuto quel film (almeno a livello di potenzialità), e cioè far avvicinare dei ragazzini all’universo dei vampiri. Magari qualche ragazzina dopo essere uscita dalla sala è andata ad informarsi, ha conosciuto Bram Stoker e, perché no, si è resa conto della stronzata che aveva appena visto. Probabilmente non è mai successo, ma la possibilità c’era.
Hunger Games è comunque girato e recitato bene.
Secondo me l’errore di base è il voler portare a tutti i costi dei fumetti al cinema. Non si può. Sono forme d’arte diverse, hanno linguaggi diversi, pubblico diverso, regole diverse. C’è senz’altro chi lo fa meno peggio di altri ma non è questo il punto. Già con i libri è complicato, ma con i fumetti che hanno già all’interno una parte grafica che quindi “ruba spazio” al regista e “runa immaginazione” allo spettatore, credo sia molto difficile e tutto sommato inutile..
Tutto qui..
Io di Hunger Games non ho una ottima opinione. Ma, tra tutti i prodotti di successo YA è di sicuro il meno peggio. Non conosco nessuno al mondo, invece, che si sia avvicinato a Bram Stoker dopo aver letto i pasticci della Meyer, men che meno dopo aver visto i film che da quei pasticci sono stati tratti e, se lo hanno fatto, ne sono rimasti delusi, perché Dracula è “lento” e “non c’è la storia d’amore”.
Quanto ai fumetti, io credo che sia possibile tirarne fuori dei buoni film. La Marvel lo ha fatto, in qualche caso. In altri, ha almeno fatto delle cose innocue e dignitose che hanno poco a che spartire con il cinema come lo intendo io, ma che almeno non ti fanno venire voglia di lasciare la sala dopo venti minuti.
Da appartenente alla generazione che si è beccata Twilight in tutto il suo splendore, pur non difendendolo, devo dire che siamo diversi ad aver letto Dracula di Bram Stoker, e che sicuramente l’interesse verso i vampiri ha avuto origine dal boom commerciale di quegli anni. Poi non è che esci dal cinema e ti vai a cercare un tomo dell’800 a 13 anni, però ecco pure nel nostro delirio preadolescenziale ricordo che chiacchierando tra amiche qualche difetto a Twilight l’avevamo trovato, poi si cresce e si approda a nuovi lidi.
I cloni e le aberrazioni che ha creato Twilight nell’immaginario collettivo sono come uno tsunami di immondizia.
Ma, d’altronde, Twilight è immondizia.
Può darsi benissimo che una percentuale minoritaria sia approdata ad altri lidi, ma l’industria editoriale e quella dell’intrattenimento in generale, hanno continuato a creare mostri alla stregua della roba partorita dalla mente deviata della Meyer.
E sì, poi abbiamo anche visto dove sono approdate le lettrici di Twilight una volta cresciute: a 50 Sfumature.
Analisi molto meno profonda della tua: non pareva di essere tornati al 2005? Teschietti fluo e maglie spiritose all’ombelico, storia d’amore paxxerella ma romanticissima, perché tutte le adolescenti sono mattissime1!!1, colonna sonora quantomeno bizzarra e inizio dell’uso sconsiderato dell’inglese? (Puddin???????)
Una roba che mi ha messo seriamente in imbarazzo…
Al di là di questioni relative alla professionalità di registi, produttori e maestranze, il problema secondo me è che storicamente la Marvel ha una tradizione di commistione tra leggerezza (quando non addirittura goliardia) e superoismo, mentre la DC tradizionalmente è nota per essere più cupa. E’ una generalizzazione, ovviamente, ma nella percezione generale dei fan dei comics è un pensiero diffuso, anche perchè un tale Nolan ci ha messo lo zampino qualche anno fa a corroborare questa ipotesi anche dal punto di vista cinematografico.
A molti dei film Marvel recenti si può imputare una tendenza all’edulcolorazione (visuale e concettuale) eccessiva, ma non uno stravolgimento dei principi che guidano la casa dell’onnipresente Stan Lee, e i prodotti del cineuniverso Marvel risultano anche per questo significativamente più coerenti (tanto da essere tendenti ad una preoccupante omologazione, ma è un discorso lungo che abbiamo già fatto peraltro); Suicide Squad invece scimmiotta sfidando la Marvel “fuori casa”, e artisticamente è una debacle clamorosa, una gag di due ore che non fa ridere “arricchita” da scenette familiari patetiche e da momentoni cult di una pacchianaggine immorale (minchia il flashback con Joker che butta nel liquido malefico la dottoressa, poi si butta anche lui e remergono insieme dalle acque è forse il momento peggiore di cinema che abbia visto negli ultimi 10 anni).
Interessante l’ipotesi che il pubblico di riferimento di SS sia quello delle ragazzette di Twilight (la maggior parte delle quali non sono nemmeno più tanto ragazzette, gli anni passano per tutti…), cosa che renderebbe comprensibile anche l’ingaggio di Jared Leto per la (per lui ingestibile) parte di the Joker.
Però questo discorso sulla tradizione più leggera della Marvel e la tradizione più cupa della DC, cade nel momento in cui si passa dal grande al piccolo schermo, dove accade esattamente il contrario: le serie Marvel sono adulte e quelle DC più leggere e rivolte a un pubblico più giovane. E, caso strano, secondo me, entrambe le case funzionano meglio in tv. Seguo con molto piacere sia le serie Marvel su Netflix che le serie DC come The Flash e Supergirl.
È proprio al cinema che si crea un cortocircuito.
Però, come dici tu, la Marvel è almeno coerente e non ha la schizofrenia della Warner.
E’ che, cinematograficamente parlando, la Marvel riesce -anche con punte di eccellenza, come sappiamo- a trasformare i propri difetti in punti di forza, appunto. La DC invece non riesce nell’impresa… oltre a farmi passar la voglia di andare a vedermelo in sala quando tornerò a casa, far “sparire” Ayer a favore di Snyder è la riprova che si vuole continuare a procedere sulla strada sbagliata, strada che invece le produzioni televisive fino ad ora dimostrano di non aver preso. E forse, arrivati a questo punto, la destinazione ideale di Suicide Squad potrebbe proprio essere una serie tv (adulta quanto le attuali colleghe di casa Marvel, se si vuole che i personaggi funzionino)…
Ecco, una bella serie tv da Suicide Squad sarebbe un’idea. Anche perché la serialità sarebbe più consona a una storia così corale.
La differenza tra l’assemble degli Avengers e Suicide Squad è anche che, per gli Avengers, c’erano stati i film stand alone in grado di presentare i personaggi e così Whedon non ha dovuto perdere tempo con le introduzioni.
Insomma, la Marvel ha una progettualità che la DC si sogna.
Beh, allora perchè lo si va a vedere? Non lo capisco, trailer: brutto commenti: brutto vocina interiore: brutto
Ne parlano in tanti, un’idea devo farmela (??), vado a vederlo lo stesso! Och, era brutto.
Cavolo ma i film brutti guadagnano un saccosacchissimo di soldi!!!
Ehm. Perchè li si va a vedere?!!
Arghghghgh
; )
Per quanto mi riguarda, sono andata a vedere SQ perché il film è firmato da un regista che amo molto e che, ci speravo, potesse lavorare a un buon prodotto.
Beh Edo, all’epoca io avevo sentito parlare male di Doomsday…di Pacific Rim mi era stato detto che la sceneggiatura era imbarazzante, retorica e che gli effetti speciali non erano un granchè, di Take Shelter che era lento, noioso, non succedeva niente per tutto il film e alla fine non ti spiegava niente, di Tideland che molto semplicemente non aveva nessun senso…
Non sempre le opinioni che senti in giro sono veritiere
Vero, ma quello che dico è che non sei obbligato a fartele su tutto, se non ti interessa.
Lucia ha visto il film per i suoi motivi, in tanti altri pure, per i loro.
Altri 5 milioni sono andati perchè è il film di cui si parla, da vedere nonostante (se ne parli male), perchè….. Perchè?!
Non riesco a capire quel passaggio.
Perché gran parte di quelli che sono andati a vederlo lo difendono contro la critica che lo ha massacrato e lo difendono così tanto da chiedere la chiusura di Rotten Tomatoes.
non avevo letto la tua risposta. bastavano così poche righe..
Ma secondo me le persone che lo hanno visto e poi criticato, sono appunto quelle che sono andate a vederlo perché apprezzavano il regista o questo o quell’attore o perchè, magari essendo critici di professione o per hobby, vedono un po’ di tutto.
Le altre che sono andate solo perché è stato pompato o perché non devono farsi scappare assolutamente un cinecomic, hanno probabilmente finito per apprezzarlo pure..
E’ una generalizzazione ovviamente..
Ma quanto sei giusta quando scrivi queste cose? È tutto fottutamente vero, mentre lo guardavo vedevo sto film senza punti di forza, mal gestito, con dei personaggi che avrebbero meritato per lo meno un abbozzo di caratterizzazione in più. Will Smith e Margot Robbie direi quasi sprecati, il montaggio… boh, ho visto comparire nuovi personaggi della squadra dal nulla. A inizio film mi fa una presentazione della madonna con grafiche, effetti e quant’altro, e poi un nuovo tizio scende da una macchina è me lo ritrovo lì… chi cazzo sei tu, scusa?
Dopo tanta pubblicità rimango senza parole, lo attendevo pure io che non godo tanto i cinecomic, ma mi piace l’atmosfera dark della DC. Ma a quanto pare tirano fuori sti mezzi aborti 😦
Poi, da te che sei del mestiere, vorrei un’opinione sul montaggio perché ho qualche perplessità.
Purtroppo il montaggio è difficilissimo da giudicare, perché il film è stato tagliato tantissimo. Si vede che mancano proprio dei pezzi che potrebbero connettere logicamente le parti. E invece è tutto sconnesso. La post produzione di Suicide Squad è stata un vero e proprio disastro.
ma l’abbigliamento di Harley Quinn è davvero così rivelatore? Ha una maglietta accollata e non aderente e per il resto ha le mutande sopra la calzamaglia come superman ed è assai più vestita di He-Man. Che poi abbiano scelto di non dipingere la sua storia con Joker come una storia di abusi ma come un rapporto paradossalmente “equilibrato” tra due psicopatici che si sono trovati non è per forza un cambiamento negativo e considerato che il target di questi film sono gli adolescenti era quasi obbligato.
comunque l’harley del film mi sembra tosta quanto i personaggi maschili
e forse bestemmierò ma trasformare harley e joker nella versione “psycho” di bonnie e clyde con harley non più succube d joker potrebbe essere narrativamente interessante (oltre che anti-maschilista), comunque vedremo come si evolverà, sarebbe interessante anche se un eventuale sequel mostrasse il legame tra harley quinn e poson ivy
Tutto giusto, se Harley avesse la possibilità di scegliere. Ma Joker le fa il lavaggio del cervello, la porta alla follia, le fa l’elettroshock e alla fine la getta nei liquami tossici…
quindi gli abusi ci sono. non è del tutto infedele al fumetto
Ma tu lo hai visto il film?
Non vedrò Suicide squad. Il trailer non mi ispirava e questa tua recensione mi fa capire che l’istinto mi era venuto in soccorso.😉 Va detto che in genere non amo i grupponi di supereroi o anti-supereroi che perseguono un certo scopo. La trovo sempre una forzatura che porta a una gran confusione generale. Anche quelli fatti meglio, alla fine mi annoiano un po’. Il supereroe è giustamente esagerato di per sé, ma se lo butti nel mucchio dei suoi pari a me pare più sterotipato e piatto che mai, e non importa chi ci metti come attore o quanto siano belli gli effetti speciali. Sì, il prodotto se è curato intrattiene ma alla lunga è dimenticabile. Almeno a me fanno questo effetto…
Le assemble di supereroi sono una gran caciara. Secondo me il primo Avengers è ancora oggi insuperato, da questo punto di vista: Whedon era riuscito a calibrare il tutto, trovando un equilibrio difficilissimo.
Ma bisogna essere Joss Whedon 😉
In effetti è vero, i Whedon non crescono sugli alberi ;-). In un film, che ha una certa durata, è difficilissimo giungere a un equilibrio tra supereroi riuniti mentre invece in serie televisive come Hero, pur essendoci un tripudio di gente potenziata, si riesce a produrre una narrazione abbastanza articolata e a dare una certa profondità ai personaggi. Il tutto risulta più godibile, non c’è solo lo sfoggio dei muscoli. Sarà quello.
Ho avuto la sensazione che in questo film avessero voluto inserire tutta una serie di fattori e tematiche messe lì apposta per renderlo popolare. Un personaggio femminile fortissimo, personaggi maschili dalla sessualità diversa dal tipico eroe “bianco eterosessuale”, un cast multietnico, ecc. Ora, molte delle lodi che sento su questo film riguardano appunto questo aspetto: femminismo, apertura verso personaggi queer, il cambiamento stesso della storia di Harley in un rapporto più o meno alla pari, ecc. E tutto questo va benissimo: ci mancherebbe. Ben vengano film che portano avanti queste tematiche. Solo che non basta questo se poi il tutto è una mezza ciofeca. Allora se ne fa solo una strategia di marketing.
Sì, ma Harley, nel film, non è un personaggio forte, è una bambolina senza cervello la cui massima aspirazione è una vita da casalinga con il Joker.
A me pare tutto, tranne che un personaggio di qualche spessore o interesse.
Non è che sei forte se spacchi teste con una mazza da baseball.
Punto di vista interessante e per certi versi pienamente condivisibile, anche se io non sono così drastico nel valutare Suicide Squad (come probabilmente già sai). Certo, una pellicola Rated R più turpe e cupa sarebbe stata la manna dal cielo, ma anche in questo rimaneggiamento (che in realtà pare sia stata opera di uno studio specializzato in montare trailer, più che di Snyder) più spensierato e pop l’ho trovato comunque godibile come leggere uno di quei comics scanzonati che impazzavano negli anni ’90, quando la parola graphic novel, almeno qui in Italia, era solo dominio al massimo di pochissimi eletti e cultori, ma non in mano al popolo come in tempi recenti.
Se apprezzo qualcosa nelle produzioni DC è che, per quanto possano scopiazzare i predecessori di casa Marvel, ogni film cerca di distanziarsi dagli altri. Forse escono aborti, forse escono dei mostri amorfi, ma come per un bel dolce casereccio brutto ma buono non si ha la sensazione che sia stato fatto con lo stampino in fabbrica, un retrogusto artificiale che trovo in tutte le produzioni della casa delle idee del post Avengers.
Così, posso ritenermi assolutamente curioso di vedere Affleck alle prese con Batman, o Wan alle prese con Aquaman, mentre so già che Derrickson con Doctor Strange svolgerà il suo compitino, ben fatto, preciso, ma senza quel guizzo di autore magari maldestro che potrebbe renderlo differente, nel bene e nel male, dai tanti.
Ma infatti io sono convinta che, alla DC, abbiano uno sguardo più cinematografico. La Marvel/Disney è una catena di montaggio, che funziona alla perfezione, ma artisticamente (tolte un paio di eccezioni) non ha mai fatto grandi cose.
Derrickson è un regista di servizio e, in quanto tale, è il perfetto figuro per un’operazione Marvel.
Ma io spero che non avvenga lo stesso anche in ambito DC, spegnendo qualsiasi ambizione di Ayer, potrebbero pensare di fare lo stesso con gli altri registi coinvolti.
Certo, Ben Affleck ti manda a quel paese in men che non si dica.
[…] parte dalla recensione che Lucia Patrizi ha fatto del film Suicide Squad, affermando, per sommi capi, che si tratta di una roba orrenda. Io Suicide Squad non l’ho […]