Regia – Tom Green (2014)
Non ho mai avuto modo di parlarne qui sul blog, o forse ne ho appena accennato nel post su Godzilla, ma Monsters, l’esordio targato 2010 di Gareth Edwards, è un film a cui sono molto legata. Rappresentava una delle poche novità del genere, e aveva dalla sua una forza emotiva e sentimentale rara in prodotti di questo tipo. Sì, in molti lo criticarono per essere un film di mostri senza mostri, un po’ per motivi di budget, un po’ perché gli intenti di Edwards non erano propriamente quelli di mettere in scena scontri tra uomini e bestiacce.
Per questo, l’idea di un sequel, con cambio in cabina di regia dovuto all’impegno di Edwards sul set di Godzilla, un pochino mi aveva messo in apprensione. Monsters era un film che si reggeva su delicatissimi equilibri e a romperli ci vuole davvero un attimo.
Però non preoccupatevi: Tom Green, anche lui al suo primo lungometraggio dopo un passato televisivo, ha le idee chiare e, a costo di tradire il predecessore (cosa che comunque non avviene. Non del tutto), cambia ambientazione, personaggi e cornice geografica e si lancia a capofitto in un war movie dove, come nel film del 2010, i mostri fanno più da sfondo che da minaccia reale.
Dalle vicende narrate nel primo film sono passati parecchi anni. Le creature aliene, lungi dall’essere state sconfitte, si sono diffuse in ogni parte del mondo. Un focolaio particolarmente numeroso è situato in Medio Oriente (le riprese sono state effettuate in Giordania, ma non ci viene mai detto con esattezza quale sia il paese dove si svolgono i fatti) e lì gli americani bombardano a tutto spiano, causando anche non poche vittime tra i civili. La popolazione del posto non la prende benissimo e nascono nuclei di resistenza all’esercito USA.
E così i soldati, oltre a combattere i mostri, devono anche contrastare gli attacchi della guerriglia locale.
Seguiamo quattro ragazzotti di Detroit che si arruolano perché vogliono sparare alle creature e diventare eroi. Ma, alla prima missione importante del loro plotone (recuperare una pattuglia con cui il comando ha perso i contatti), cadono in un’imboscata e si ritrovano isolati nel nel mezzo del deserto e della Zona Infetta, a vedersela con gli abitanti ostili e con i mostri giganti.
Non parte benissimo Dark Continent: assistiamo un po’ attoniti all’ultimo giorno prima della partenza per il fronte dei quattro ragazzi protagonisti che sono delle teste di cazzo fatte e finite. Ma è un incipit ingannevole, perché ci servono quei caratteri ed è necessario che siano così. Giovani, ignoranti, pieni di arroganza e pronti a spaccare tutto, senza mai avere neanche annusato il combattimento.
Eppure, proprio nei minuti iniziali, c’è una scena molto importante, atta a impostare il tono di tutto il film. In un garage si svolge un combattimento, con tanto di relative scommesse, tra un cane e un esemplare tra i più piccoli dei mostri. Ad avere la peggio è, ovviamente, il cane e, subito dopo la fine del combattimento, il mostro viene abbattuto a pistolettate. I nostri protagonisti sono semplici spettatori, guardano e passano oltre, senza soffermarsi, ché subito dopo li attende una serata di prostitute e cocaina, per festeggiare la partenza. E non si domandano quale esattamente sia la società che stanno andando, in teoria, a difendere e preservare. A loro interessa sparare ai mostri, non quelli piccoli e innocui, quelli grossi e pericolosi.
Mostri che però sono semplici comparse in un conflitto tutto umano. Certo, al loro arrivo in elicottero, i nostri sono accolti da delle enorme creature che minacciano il loro volo e, durante un’incursione notturna in una fattoria che è (forse) il covo di un nucleo di possibili terroristi, un mostro passa da quelle parti e viene abbattuto. Ma il punto è che quelle creature si limitano a esistere. Possono fare paura, possono diventare pericolose, eppure tutto ciò che gli vediamo fare è camminare o correre dietro ai veicoli senza attaccarli. La loro indifferenza nei confronti dell’elemento umano è pressoché assoluta.
E la popolazione che vive nella Zona Infetta ha imparato a conviverci, e la loro vita non è a rischio per le sporadiche incursioni dei mostri, ma per i bombardamenti che li dovrebbero eliminare.
In questo Dark Continent è filiazione diretta di Monsters e si spinge ancora oltre, raccontandoci di un’umanità che sta perdendo progressivamente il proprio ruolo di specie dominante e combatte contro un fenomeno che sembra ignorare tutti i suoi sforzi e che non ha neppure la necessità di entrare in guerra.
Al di là delle facili ed evidenti metafore sui conflitti a noi contemporanei, volute a partire dalla scelta dello scenario, e disseminate per ogni dove, Dark Continent funziona soprattutto nel tratteggiare questo rapporto tra l’uomo e il suo nemico e si indebolisce invece nei momenti di critica antimilitarista, importanti e molto sentiti, ma un po’ troppo marcati e tendenti a poggiarsi su stereotipi che abbiamo già visto mille volte in altri film di guerra. È incisiva, al contrario, la scelta del regista e dello sceneggiatore di mettere il pubblico di fronte a due alternative divise da una cesura molto netta: si può aggredire o si può cercare di conoscere e comprendere. La tribù che accoglie i superstiti del plotone, per esempio, ha stabilito una sorta di tregua con le creature della Zona Infetta e, in una splendida sequenza notturna, vediamo i mostri spargere indisturbati le loro spore, mentre gli esseri umani stanno a guardare quello spettacolo senza interferire e senza temere che gli venga fatto alcun male.
Non si tratta di rassegnazione o passività, quanto di accettare il nuovo elemento venuto a turbare gli equilibri e trovare il modo di sopravvivere. Si tratta di adattarsi a uno stato di cose inedito. Cosa che i soldati non sono in grado di fare.
A differenza del primo film, Dark Continent piacerà anche a chi aveva accusato Monsters di lentezza o di mancanza di azione. Le sequenze di combattimento sono parecchie, anche ben gestite, se siete amanti dello stile del war movie moderno, quello a base di macchina a mano e montaggio frenetico. Il film è anche piuttosto violento: corpi smembrati da mine antiuomo, ferite d’arma da fuoco, facce spappolate a calci. Nessuna vittima di Dark Continent è causata dai mostri che, lo ribadisco, si vedono molto poco, ma quando si vedono, sono realizzati molto bene, ricalcando il design del predecessore e aggiungendo qualche novità e qualche creatura mai vista prima.
Forse dura un po’ troppo, si sfiorano le due ore e non tutti i passaggi necessitano di certe dilatazioni eccessive. Ma, quando Green si decide a premere sull’acceleratore, il ritmo si alza e ci si ritrova incollati allo schermo.
Tutto sommato, è un buon seguito, che non offende la memoria di Monsters, e ha il coraggio di non essere una sua fotocopia, ma di cambiare mantenendo intatto lo spirito di quel piccolo grande film.
Confesso che mi aveva preso bene il trailer anche se il concetto di sequel oggi preannuncia troppo spesso delusioni. La tua recensione mi rassicura, lo confesso!
Non mi aspettavo nulla di buono. Era già pronto per finire tra le porcherie di aprile. Eppure mi ha preso e mi ha stupito parecchio.
Prendo nota 😉
Non ho visto il primo , aspetto di prenderli tutti e due in DVD così li vedo in sequenza .
Anche se devo dirti che non riesco a guardare con obiettività un film di guerra , o sto male o mi viene da ridere … dovrei chiedere un risarcimento aggiuntivo allo stato , mi sono rovinato come spettatore , bah .
Il primo con la guerra non ha nulla a che vedere. È un piccolo film, molto intimista.
Questo non so che effetto potrebbe farti. In alcuni punti, mi ha fatto star male.
Sì, decisamente il risarcimento va chiesto.
Gentile Lucia, ti chiedo scusa anticipatamente per il commento OT: sono una tua lettrice pressochè silente (a parte qualche dichiarazione d’amore incondizionato in calce a qualche post risalente a boh) e oggi ti scrivo sull’onda di un horror scoperto e visto per caso ieri sera. Si chiama “Sauna”, di tale AJ Annila (che personalmente nella mia ignoranza non conoscevo). Era una vita che non vedevo qualcosa di così feroce e al tempo stesso così lirico.
Se non l’hai già fatto, ti invito a darci un’occhiata, perchè potrebbe piacerti, e molto.
Un saluto,
V.
Ciao!
Sì, l’ho visto e l’ho molto apprezzato, all’epoca della sua uscita (era il 2008, se non sbaglio). Dovrei anche rivederlo, perché è passato un po’ di tempo.
Grazie del commento!
Concordo sul primo monsters: film lontano da quel che ci si aspetta sia dal titolo che dalla trama, ha poche scene “action” e resta più sul piano emotivo. Un film intimista, hai ragione, lo trovo il termine più adatto.
Per questo il sequel poco mi ispirava, ma dato il tuo commento me lo vado a recuperare di sicuro.
Ti posso assicurare che ispirava molto poco anche me. Credevo avessero fatto la cafonata e invece sono rimasti in linea col predecessore.
Solo Io ci colgo una non tanto nascosta citazione degli Ohmu di Nausicaa Nella Valle del Vento?
Sai che potrebbe essere? Non ci avevo pensato!
Eh se guardi alcuni concetti sono quasi identici 🙂
A me il primo Monsters piacque molto proprio per il suo essere un piccolo grande film (giusti i personaggi, giusti i ritmi non frenetici e giusta la scelta di centellinare l’apparizione delle creature), caratteristica che reputavo difficile da mantenere in caso di sequel. Ma per fortuna Green decide di tradire con misura senza rinnegare quello che è stato fatto in precedenza, con questo nuovo contesto bellico per via dell’espansione su grande scala delle creature, il cui nucleo originario ci era stato presentato appunto in Monsters (dove già era intuibile, tra l’altro, quanto gli esseri umani avrebbero finito per contare sempre meno a confronto dei nuovi arrivati).
P.S. Green che cita Miyazaki? Possibilissimo e, nel caso, sarebbe da considerare di sicuro un valore aggiunto…
Ho visto il primo ed era interessante forse in alcuni punti lento,ma ieri sera o visto questo bel horror con un’alieno cattivo,il titolo è Altered mi sembra che il regista sia quello di The blair witch project.
Ottimo, mi incuriosiva davvero poco e temevo fosse semplice deriva che non condividesse niente, se non i mostri, con il primo capitolo. Me lo prendo. 🙂
Sì, prendilo perché ne vale la pena. Non è buono come il primo, ma ha le sue cartucce
Bello Monsters, l’ho amato da subito. Ho avuto un po’ i tuoi stessi timori dopo aver visto il trailer del 2, son contento che non si sia sputtanato. Che poi, se anche fosse stato il classico “mostroni e cazzotti tra mostroni”, sarei comunque caduto in piedi.
Coi mostri si cade sempre in piedi 😀
Però Monsters era un’altra cosa ed è bello che siano riusciti a mantenerne lo spirito originario