Ormai le classifiche di fine anno sono un appuntamento fisso e irrinunciabile da queste parti, una vera e propria tradizione del blog, a cui non si può mancare. E, come vuole la tradizione, si comincia dal peggio, per poi approdare, nei giorni successivi, al meglio che l’anno quasi finito ci ha riservato.
Come sempre, ho visto tanta monnezza in questo 2014. Tanta monnezza e tanto dolore, roba da farmi desiderare di adottare la soluzione Edipo più volte. In alcuni casi, non sono riuscita a terminare neanche la visione, tale è stato il senso di tedio che mi ha assalita. Peggio di un colpo di sonno in autostrada. Se siete lettori abituali del blog, sapete che gran parte della rumenta annuale è stata smaltita nella rubrica Porcherie del mese. Ma qui si tratta di stabilire quali siano state le porcate massime, quelle capaci di fiaccare la volontà dei più ardimentosi appassionati di horror e di spingerli a ripassarsi l’intera filmografia di Kieslowsi per espiare.
Scegliere cinque titoli e basta non è stato semplicissimo. Ma c’è da riflettere su un dettaglio: ben tre titoli in top 5 sono stati distribuiti in sala e hanno alle spalle produzioni di un certo peso.
Andiamo a incominciare.
5. Annabelle (Regia – John R. Leonetti)
Non che mi aspettassi granché, però almeno speravo che il film prodotto da Wan sull’onda del successone del suo The Conjuring, garantisse un’oretta e mezza di sano divertimento. E invece no. Annabelle non è un pastrocchio, non è un film ridicolo, non è un B movie pezzente girato col culo e realizzato nel cortile di casa da un gruppo di incompetenti. Annabelle è la desolante fotografia di ciò che i signori in quel di Hollywood pensano del pubblico pagante. Signori, siete una massa di mentecatti. Non lo dico io, lo dice James Wan e lo dicono i capoccia della New Line. E voi gli date ragione, perché avete fatto incassare a questa roba la bellezza di 84 milioni di dollari, a fronte di un budget di 6.
Sì, la confezione è di lusso, ci sono tutti gli sbalzi di volume al posto giusto, ci sono i demoni, il prete buono, la famiglia in pericolo, la bambola che la bruci e lei il giorno dopo se ne torna sullo scaffale. Ci sono anche tutti, e dico proprio tutti, i trucchetti tipici del cinema di Wan. Ma se li usa lui, possono anche funzionare. In mano a una scrittura così scialba e a una regia (quando le si vuol fare un complimento) imitativa, diventano soltanto una brutta copia di un modo di fare horror già di per sé non propriamente di spessore.
Contenti voi…
4. Tusk (Regia – Kevin Smith)
Il dramma di uno come Smith è che è convinto di essere sagace, intelligente, di sapere esattamente come si gira una horror comedy, guidato da sei quintali di prosopopea e da altrettante tonnellate di ignoranza. E così, sempre secondo la sua presunta sagacia, il regista decide di trarre un film da un suo podcast. E ci narra l’appassionante vicenda del conduttore di un podcast che finisce per essere rapito da un pazzo il cui scopo è di trasformarlo in un uomo tricheco.
Un’idea così folle che, se condotta nel modo giusto, avrebbe potuto anche diventare una bizzarria da adottare con affetto. Ma Smith è superiore a cosette come sceneggiatura, regia, recitazione ed è convinto che bastino i suoi divertentissimi monologhi pieni di battute che fanno ridere lui e un paio di amici suoi per fare un film degno di chiamarsi tale. E così, tra una citazione a Human Centipede e frizzi e lazzi vari sui canadesi (da scompisciarsi, se vi siete fatti di robaccia tagliata malissimo, ovviamente), ritiene fondamentale fornirci il suo punto di vista sulla vita, l’universo e tutto quanto, toppando completamente ogni aspetto della sua ultima creatura. Ma gioite con me, perché il film è piaciuto ai fighetti indie in adorazione di Smith e lui potrà finanziare Clerks 3.
A parziale salvataggio dal naufragio totale, c’è comunque un enorme Michael Parks. Mentre il cameo di Johnny Depp, impegnato a interpretare un investigatore scemo del Quebec, è da suicidio immediato.
Inoltre, il film va punito solo per l’uso a sproposito della splendida canzone dei Fleetwood Mac.
Se volete un’opinione più articolata, ecco la recensione del Bradipo.
3. The Sacrament (Ti West)
Senza alcun dubbio, la delusione più cocente del 2014. Sì, anticipo subito le eventuali critiche, ci sono stati film peggiori, ma The Sacrament è forse quello che mi ha fatto più male vedere. È stato come assistere all’irreversibile rincoglionimento di un caro amico. E deve essere accaduto qualcosa di brutto: The Innkeepers e The Sacrament non possono essere stati diretti dalla stessa persona. O forse il contesto produttivo dove nascono i film è determinante e, se West si allontana da Fessenden e si mette a cazzeggiare con Eli Roth, ecco i risultati.
Non ho neanche voglia di sprecarci troppe parole. Se vi interessa il mio illuminato parere, lo trovate qui.
2. Liberaci dal Male (Regia – Scott Derrickson)
Di questo ne abbiamo parlato davvero da pochissimo. Faceva parte della cinquina di porcherie decembrine e non c’è moltissimo da aggiungere. Derrickson ha imbroccato un solo film in carriera, quel Sinister che ci aveva illusi un po’ tutti. Per qualche tempo, l’anno scorso, sembrava quasi che l’horror mainstream fosse ancora in grado di tirare fuori prodotti interessanti. È durata davvero poco. E se il 2014 ha insegnato qualcosa, è di stare lontani dalle sale e andare a cercare nelle piccole produzioni, nel VOD, nei canali che qui in Italia ancora appaiono come avveniristici, ma che altrove sono i luoghi privilegiati per il cinema dell’orrore adulto, scritto e girato a uso e consumo di un pubblico non considerato alla stregua di un branco di imbecilli.
Al contrario, ciò che può beneficiare di una distribuzione capillare è da prendere e gettare nella spazzatura senza rimpianto alcuno.
1. Horns (Regia – Alexandre Aja)
La palma d’oro per l’horror peggiore dell’anno se la prende (in faccia, che fa più male) Alexandre Aja, con il suo irritante adattamento del romanzo di Joe Hill. La transizione da giovane arrabbiato del cinema horror a markettaro di bassa lega è definitivamente compiuta e, questa volta, ad Aja non vanno neanche riconosciute le attenuanti delle sue ciofeche precedenti. Quelle, almeno, incassavano. Horns non penso abbia recuperato i costi di produzione. Eppure, Aja aveva tutte le circostanze favorevoli: un buon cast (certo, Radcliffe fa pena, ma è una faccia nota), una storia di partenza piuttosto al di fuori dei suoi soliti schemi, ma abbastanza solida, nonché un grande controllo artistico, dato che il francesino figura tra i produttori del film (insieme allo stesso Joe Hill).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: lo sfacelo completo. Non tanto a livello di sceneggiatura, che c’è di peggio, anche in questa stessa top 5, quanto a livello di messa in scena, che Aja ha sempre curato moltissimo, persino quando si era buttato in mezzo ai pesci carnivori per quella carnevalata di Piranha 3D. In Horns, se si esclude una sola inquadratura a inizio film, sembra quasi che Aja abbia fatto partire il regista automatico e poi abbandonato il set per andare a fare bagordi in giro.
Ciò che resta è un pastrocchio urban fantasy, rigurgitante orrida CGI (vedete il finale e pentitevi) per adolescenti orfane di vampiri luccicanti. Una brutta, brutta fine, anche per un mercenario come Aja.
Fortunatamente non ne vidi neanche uno. Anche se in effetti ho schivato per poco “Horns”. Chissà com’è il libro…
Bollina dice che è molto bello. E io mi fido ciecamente
Però grande assente “The Counselor” in questa lista. Bvutto.
Ma non è un horror.
Giusto. Ma è orrendo quasi al punto giusto.
Sei mitica e mitologica ^_^
Non ho visto “Annabel” ma ringrazio il film perché ha fornito a Marlon Wayans delle irresistibili gag per il suo “Ghost Movie 2” (ovviamente tagliate dalla bacchettona edizione italiana).
E ho messo (quasi) tutta roba mainstream, fatta coi soldi, nulla da zinefili coraggiosi. Proprio merda e basta 😀
Nessuno potrà accusarti che se vai a rovistare fra la spazzatura, non ti puoi lamentare di quello che trovi 😛
È che i B movie hanno sempre una scusante. Questa roba, fatta con ambizioni da fighetti indie, o con i soldoni delle produzioni mainstream, è da prendere e torturare per ore 😀
E purtroppo se ci sono gran soldi e nomi celebri di mezzo diventa difficile far notare quanto siano brutti: nascono le fazioni e le difese a spada tratta, come se anche un genio non possa fare una minchiata….
Il fatto che in passato mi siano piaciuti alcuni prodotti di Kevin Smith non vuol dire che gli abbia giurato venerazione eterna: se svacca non vedo perché dovrei esitare a dire che ha svaccato 😛
E oltretutto, Red State era, con tutti i suoi limiti, un buon film, soprattutto nella prima parte e sempre per merito di quel matto di Parks che faceva spavento.
Poi questi vanno in delirio di onnipotenza e girano Tusk. Però, ecco, il film di Smith potrebbe starci nel Zinefilo 😉
Di Smith ho adorato la sua sceneggiatura per il film “Green Hornet”, troppo laboriosa per il cinema e trasformata in fumetto. Decisamente meglio del film con Seth Rogen che hanno fatto…
La lista di visione del Zinefilo è lunghissima, la quantità di bojate giunte in Italia è devastante, però i film inediti hanno il loro fascino e non è escluso che faccia scalare a Smith qualche posizione ^_^
mi manca Horns ,mi pare che ci hai messo dentro discreta monnezza ma su Ti West non sono d’accordo…secondo me sei stata brava a evitare la vera monnezza tipo Spiders 3 D o 1303….
È stata una delusione troppo forte… NOn me lo aspettavo da lui un film così.
E, mio Dio, Tusk… che pezza allucinante.
Spiders 3D ho provato a vederlo, ma non ce l’ho fatta a finirlo. Stessa cosa per altre porcherie di cui non posso parlare perché troncate dopo i primi 20 minuti. Questi li ho portati a termine, almeno
Ma del resto con l’horror non è così semplice azzeccare una formula che funzioni. Non sono poi così competente per dirlo, per carità, magari mi sbaglio. Ma è stato già sperimentato un po’ di tutto, e non è facile riciclare le idee vecchie e già viste in questo settore così particolare. Non dico che queste debbano essere delle scusanti, però fare un buon film horror non mi pare un compito facile.
No, non lo è, come non è un compito facile fare un buon film in generale.
Però, e nei prossimi giorni avrai modo di vederlo, questo 2014 ci ha riservato degli horror davvero straordinari.
Queste sono solo scorie.
Per me la delusione cocente è stata proprio Tusk non perchè riponga chissà quale fede in Smith (nessuno dovrebbe averne dopo aver letto le sue ultime storie a fumetti su Batman)ma perchè il soggetto aveva delle potenzialità,potenzialità che Smith butta allegramente nel cesso.
Smith non vuole fare cinema, vuole mettersi in mostra e far vedere a tutti quanto è furbo. E quindi si dimentica di star raccontando una storia. E questi sono i risultati. Peccato, perché davvero in mano ad altri sarebbe stato un gioiello.
Mi manca ancora Tusk ma la voglia di vederlo è sempre meno, eh. Per il resto concordo su tutto, pure su The Sacrament che, per quanto continui, o meglio, cerchi di vederlo solo come un film che gli è venuto male perché le intenzioni erano buone, eh, niente, è proprio brutto. 🙂
Ma infatti deve essere per forza così. West rimane un ottimo regista e questo è solo uno scivolone. Però io insisto col dire che il contesto produttivo è tutto. Qui si è proprio messo con le persone sbagliate al momento sbagliato. E la storia del mumblegore deve finire al più presto.
Prima è meglio è. Che il mumblegore, al cinema di genere, ha dimostrato di non saper aggiungere proprio un cazzo di niente. E riguardo alla dolorosa cinquina lassù, concordo sul fatto che Tusk avesse perlomeno delle buone potenzialità bizzarre… certo non nelle mani di un Kevin Smith che, evidentemente, pensava soltanto al suo futuro Clerks 3 dimenticandosi di tutto il resto 😦
Tusk poteva essere un film weird ai massimi livelli, Così l’ho trovato estremamente innocuo. E non c’è niente di peggio, per un film dell’orrore, di essere innocuo 😉
Poco ma sicuro 😉
Tra i cinque orrori che citi ho visto solo Tusk di cui forse avrai letto la mia recensione negativa. Io poi comincio a pensare che noialtri perturbofili spesso idealizziamo personalitá che non meritano (vedi Ti West). Credo che l’ottica giusta da utilizzare sia quella di valutare l’opera in sè, non il regista, poichè l’opera è una cosa a sè che va sempre aldilá dell’autore (come un figlio, diciamo). Buone Feste!
Sì, ho letto e ho commentato 😉
Ed è inutile dire che sono perfettamente d’accordo su tutto ciò che scrivi a proposito di Tusk.
Però io credo che il regista e la sua poetica siano comunque importanti. E seguire la filmografia di un regista è una cosa che amo molto fare.
Poi, certo, considerare l’opera in sé è fondamentale. E The Sacrament gli è proprio uscito male male male.
Buone feste a te!
annabelle è uno dei film più piatti e inutili visti quest’anno. la classica ora e mezza buttata nel cesso. 🙂
terribile anche liberaci dal male.
horns è bruttarello e ha un finale ridicolo, però qualche spunto decente qua e là si intravede.
the sacrament invece non mi è dispiaciuto, anche se certo è inferiore ai precedenti di ti west…
tusk devo ancora vederlo, ma nel complesso questa flop 5 ci sta dentro parecchio! 😉
Ma gli spunti d Horns sono tutti buttati alle ortiche, con enorme imbarazzo. Su The Sacrament, sapevo che avrebbe causato qualche mal di pancia il suo inserimento in flop 5, però la delusione è stata così cocente, che si meriterebbe quasi il primo posto. È che sono troppo buona 😀