Chucky

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Avevo detto che, con l’estate di mezzo, avrei bloggato a intermittenza, ma comunque, ogni tanto, un post sarei riuscita a tirarlo fuori. Avevo anche promesso di occuparmi delle saghe e, dopo quella poco nota e da riscoprire di Fritt Vilt, andiamo sul sicuro e rispolveriamo il vecchio Chucky.
Vecchio neanche tanto, dato che è in arrivo per ottobre un sesto capitolo dedicato al bambolotto più letale del mondo. Esce solo per il mercato home video, ma potrebbe essere un trampolino di lancio per il remake di cui si vocifera da parecchio tempo. Il red band trailer sembra segnare un ritorno ad atmosfere meno comiche e più horror. C’è anche un nuovo design del pupazzo che, a dirla tutta, non mi fa impazzire. Ma aspetteremo e vedremo.
Ma adesso tuffiamoci nel 1988 e andiamo a vedere com’è iniziato tutto.

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Cominciamo con una domanda. Chi è Don Mancini?
Un loschissimo individuo che nella vita ha fatto solo una cosa: scrivere i film de La Bambola Assassina. Se date un’occhiata al suo curriculum, davvero, non c’è altro. Ha inventato il personaggio di Chucky ed è lo sceneggiatore di tutte le pellicole che lo vedono protagonista. Non solo, ma a partire da Seeds of Chucky, si è anche messo dietro la macchina da presa.
Questo significa che il papà di Chucky non ha mai abbandonato la sua creatura. E tutt’oggi ne segue amorevolmente gli sviluppi. Non è una cosa che accade spesso. Se pensiamo alle varie icone che hanno attraversato la storia del genere, e alle loro vicende seriali, ci accorgiamo che molto spesso l’ideatore della saga la abbandona dopo un paio di capitoli. O perché, come Carpenter, si stufa e preferisce dedicarsi ad altro, o perché esautorato dalla produzione, com’è successo a Craven col suo Fred Krueger.
Mancini no. Lui ha una carriera dedicata interamente a Chucky. Se non è dedizione questa…

Child’s Play (La Bambola Assassina è traduzione tutta italiana), esce nei cinema nel novembre del 1988. Incassa 44 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 9 e segna il debutto dell’ultima, grande icona dell’horror anni ’80. Così violento è stato l’impatto di Chucky sull’immaginario collettivo che quasi subito il suo nome si è affiancato a quello di altri brutti ceffi, presenti sugli schermi da molto prima di lui. Alla stregua di un Michael e di uno Jason, Chucky si è preso subito il suo posto d’onore tra le star più amate.
Merito senza dubbio dell’idea originale di Mancini (la bambola posseduta da un serial killer tramite rito voodoo) e degli effetti speciali curati da Kevin Yagher, che ha disegnato e costruito il modello della bambola, azzeccando perfettamente una caratterizzazione ormai leggendaria. Ma c’è di più, perché se guardiamo con attenzione i credits del film, vediamo che il regista è Tom Holland, reduce dal successo di Fright Night e dotato di un talento indiscutibile, sia in sede di regia, che in sede di scrittura. Collaborò infatti alla stesura del copione, insieme a Mancini e a John Lafia (di cui torneremo a parlare).

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Se oggi siamo abituati a pensare a Chucky come a un personaggio comico, forse è perché tendiamo a dimenticarci i suoi esordi. Chucky nasce per spaventare. E infatti nel primo film, oltre a vedersi molto meno che negli altri, parla poco, evita le battutacce e si limita a fare ciò per cui è venuto al mondo: uccidere.
Sia Holland che Mancini sono molto bravi a eludere il problema principale della sospensione dell’incredulità di fronte a esseri umani normali che si fanno mettere in scacco da un bambolotto alto venti centimetri. Gli omicidi compiuti da Chucky sono tutti molto credibili. A fronte di una prima parte un po’ lenta (ma salvata dall’apparizione di Brad Dourif, poi voce di Chucky per tutti i capitoli successivi), quando finalmente Chucky entra in azione, i brividi scorrono sul serio. Vederlo alla fine che continua ad avanzare, mezzo carbonizzato e semi distrutto, deve aver causato incubi di un certo rilievo a più di un bambino.
Interessante anche la satira, molto leggera, sull’industria del giocattoli. Il bambolotto Good Guy (che in Italia diventa Tipo Bello e non si sa perché) è al centro di una campagna pubblicitaria martellante, che comprende scatole di cereali e programmi televisivi a lui dedicati. Il protagonista Andy lo vuole a ogni costo e la madre (single e a rischio di licenziamento) fa praticamente carte false per comprarglielo per il compleanno. Pare che in una prima versione della sceneggiatura, il lato di critica al consumismo fosse più accentuato. Poi la cosa è rimasta come una sottotraccia appena accennata, ma comunque presente e da non sottovalutare.
tumblr_mr2zxjAM3c1ssbhfco1_500Il successo interplanetario di Child’s Play porta come conseguenza naturale alla produzione di un secondo capitolo. Solo che la United Artist versa in cattive acque e i nuovi dirigenti della compagnia decidono di realizzare soprattutto film per famiglie. La Universal acquista allora i diritti e incarica Mancini di scrivere un nuovo film.
Child’s Play 2 esce nel 1990. La formula si ripete in maniera piuttosto fiacca: Chucky viene ricostruito nella fabbrica dei Good Guy, prende vita e torna a perseguitare Andy che nel frattempo è stato tolto alla madre e affidato temporaneamente a una nuova famiglia.
Alla dirigere il film chiamano Lafia, le cui tracce si sono per fortuna perse intorno al 2006. Nonostante sia davvero scarsetto, La Bambola Assassina 2 incassa uno sfracello di soldi. E allora il “povero” Mancini viene subito messo alla catena per scriverne di corsa un terzo, che la Universal si ritrova bello impacchettato in sala l’anno successivo.
Lo stesso Mancini dichiarò di aver avuto pochissimo tempo a disposizione per mettere insieme una sceneggiatura. E il terzo resta comunque il film a cui si sente meno legato.
Tuttavia, se dovessi scegliere tra i seguiti prima dell’avvento di Ronny Yu, il mio amore andrebbe proprio a questo. Mi diverte l’ambientazione militare (il solito Andy, ormai cresciuto, finisce in un collegio), adoro il finale nel tunnel dell’orrore e, per la prima volta, il protagonista assoluto e il mattatore della situazione è proprio il piccolo Chucky, inaugurando una tendenza sempre più spiccata nei film successivi.
Ma i risultati al botteghino non sono quelli sperati. E il bambolotto resta in naftalina per sette, lunghi anni.

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In tutto il suo splendore

La saga di Chucky già possedeva qualche tocco di umorismo macabro a partire dal terzo episodio. Quando il timone delle operazioni passa a Ronny Yu, diventa una smaccata e consapevole autoparodia. Dal 1991, al 1998 il cinema dell’orrore è passato attraverso Scream e il cinema tutto è passato attraverso la moda delle citazioni con ammiccamento incorporato. Era ovvio che riesumare Chucky dagli anni ’80 ne comportasse lo svecchiamento (sia nel look che nel linguaggio), accompagnato però da una brusca sterzata verso la comicità.
Con Mancini sempre allo script, si mantiene una minima continuità narrativa e Chucky, fatto a pezzi dall’enorme ventola del luna park nel film precedente, viene preso e ricucito dalla sua fidanzata di quando era un killer in carne e ossa, Tiffany, anche lei dotata di un discreto istinto omicida e di una psicopatia di una certa caratura.
Una delle scelte di cast più intelligenti del recente cinema horror, è stata quella di affidare il ruolo di Tiffany a una straripante (in tutti i sensi) Jennifer Tilly. Ed è davvero uno spettacolo vederla recitare con un’ironia e una leggerezza uniche.
Ronny Yu gira un film tutto sopra le righe, coloratissimo, divertente, con alcuni tocchi di splatter esagerato e quasi da cartone animato. Qualsiasi pretesa di serietà va a farsi benedire e prevale un gusto citazionista piuttosto grossolano ma comunque efficace. E non è un caso che proprio Yu sia stato scelto, qualche annetto dopo, per dirigere Freddy vs Jason.
La Sposa di Chucky si pone, da un punto di vista storico, agli albori dell’era dei remake e nel periodo in cui il cinema del passato cominciava a venir fatto passare sotto il tritacarne dell’attualizzazione a uso e consumo di un pubblico adolescenziale. È quindi figlio in tutto e per tutto della propria epoca. Ma è tra i prodotti più riusciti e interessanti di quegli anni.

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Finalmente, dopo aver scritto ben quattro film, a Don Mancini viene data la possibilità di esordire alla regia. Seed of Chucky (2004) si situa sulla stessa linea del suo predecessore: comicità, umorismo nero, battute e strizzate d’occhio, ma lo fa in maniera ancora più plateale, optando per un’ambientazione metacinematografica: Jennifer Tilly interpreta se stessa, e la prima parte del film si svolge su un set in cui si sta girando un horror proprio sulla Bambola Assassina.
Un po’ con lo stesso criterio di Nightmare – Nuovo Incubo, ma senza l’intelligenza e la capacità riflessiva di Craven, il creatore di Chucky prende interamente possesso del suo personaggio e tira fuori una storia delirante con tanto di figlio dei due bambolotti dall’identità sessuale confusa.
Allo scherzetto partecipa anche John Waters, mentre a prestare la voce a Glen/Glenda (progenie di Chucky e Tiffany) ci pensa Billy Boyd.
E, a ben vedere, Chucky è l’unico killer anni ’80 che sia sopravvissuto nella sua forma quasi originale fino ai giorni nostri. Gli altri hanno fatto, chi più chi meno, una fine piuttosto indecorosa. Lui ha galleggiato nel B movie con un certo orgoglio e senza mai tradire la sua natura.
Per questo forse, il finale di Seed of Chucky, col bambolotto che rifiuta di incarnarsi in un corpo umano, dichiarando con fierezza: “Io sono Chucky, la bambola assassina, e ne sono orgoglioso”, è una delle più belle dichiarazione d’amore al genere degli ultimi anni.

12 commenti

  1. Ho visto i primi due capitoli,e il secondo non l’ho trovato così male,anzi..e quello metacinematografico. Il primo rimane un film horror davvero spaventoso,del secondo mi piace il finale e dell’ultimo la Tilly
    Mi hai rammentato che devo procedere con la mia faticosa recensione su tutti i film di Jason,che rimane sempre er numero uno,epperò ^_^

    Holland che fine ha fatto?Fright night,questo e poi quella minchiata di fatal beauty..poi?

    1. Poi basta.
      Si è impantanato in tv e non è stato in grado di risollevare la carriera, purtroppo.

      1. dispiace,perchè due ottimi film che son ancora rammentati sembrerebbero un ottimo passaporto per chissà quale folgorante carriera.A parte che a me ridono ancora dietro perchè puntavo su Ron Underwood.
        Spero in un grandissimo ritorno di Richard Stanley con il suo colore che viene dallo spazio,almeno la base è lovecraft

  2. Giuseppe · ·

    Il terzo capitolo militare era ben congegnato (oltre al finale nel tunnel dell’orrore penso anche, tra le altre cose, allo scherzetto delle munizioni), con un pestifero Chucky in gran forma…forma che non ha perso nemmeno nei capitoli successivi, specialmente in quello diretto da Ronny Yu. Tenendo conto che in effetti è invecchiato -cercando di rimanere al passo coi tempi- un po’ meglio rispetto ai colleghi ho buone aspettative anche per il sesto film (che, se non ho capito male, dovrebbe ignorare del tutto i film di Yu e Mancini riprendendo la continuity proprio dal terzo)…

    1. Fabio · ·

      No in realtà il sesto si collega a tutti, almeno questo è cioè che ho letto da alcune recensioni dei fan che hanno visto il film l’altro giorno nei cinema di Montreal in Canada (li è uscito in sala per un festival se non erro) per ora ne leggo SOLO BENE di Curse of Chucky, se ne parla come di uno dei sequel più belli e questo non fa che aumentare le mie aspettative dato che ADORO Chucky e tutti i suoi film a lui dedicati, x me non ha mai avuto un down, tutti e 5 film eccezionali, deliranti e diversi tra loro, aspetto con la bava alla bocca il numero 6, ma anche con molta ansia per la distribuzione che avrà in italia, ormai ho rinunciato a vedermi un Chucky al cinema 😦 ma spero che la Universal italia lo faccia uscire in dvd in tempi brevi, in fondo ho notato che coi prodotti americani direct to video sono tempestivi, vedi i vari sequel di death race e scorpion king o werewolf, quindi spero bene per il mio adorato Chucky del quale ho anche il bambolotto preso su thrauma 🙂

      1. Giuseppe · ·

        Speriamo in bene, allora (se rispetta l’intera continuity, ancora meglio)…e beati i fan che possono ancora vedersi questi film in sala 😦

      2. Sarà interessante vedere come giustificheranno l’aver fatto fuori il personaggio di Tiffany…
        speriamo di riuscire a vederlo il prima possibile.

        1. Fabio · ·

          si da quello che ho capito tutto viene spiegato in modo anche geniale a quanto dicono 😉
          Spero che non ci facciano soffrire la universal italia E’ PESSIMA per quanto riguarda l’horror si vede lontano un miglio che è un genere sul quale non puntano, però come detto le modalità di distribuzione per i film direct to video o cmq quelli che in america son presentati da Universal 1440 li han sempre fatti arrivare preso, confido in questo anche se non sarà tranquillo finchè non avrò notizie certe, sto provando a contattarli ma OVVIAMENTE non rispondono.

  3. Bellissimo articolo, Lucy! *O*

    1. Grazie Gianluca! *O*

  4. Scusate il ritardo il sesto l’hanno passato in chiaro come protogonista c’è la figlia di Brad Dourif,Fiona in pratica è uguale a Chucky il film non è male,comunque Jennifer Tilly tanta roba me la ricordo in Bound^_^

    1. Sì, e stanno girando il settimo!

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