Regia – Guillermo Del Toro (2002)
Dopo la parentesi malinconica de La Spina del Diavolo, Del Toro torna a lavorare negli Stati Uniti, assunto dalla New Line per dirigere il seguito di Blade. Alla sceneggiatura del film ritroviamo Goyer, già autore del primo capitolo, nonché dell’amatissimo (da queste parti) Dark City. Furono lo stesso Goyer e il produttore Peter Frankfurt, che aveva curato la sequenza dei titoli di testa di Mimic come tecnico degli effetti visivi, a contattare Del Toro dopo che Stephen Norrington aveva scelto di non proseguire la saga.
Il buon Guillermo che cosa fa? Visiona tutti i giornalieri del primo Blade, si imprime ben bene lo stile visivo del progetto e sceglie di dargli continuità. Insomma, è conscio che si tratta di un film su commissione e vuole svolgerlo al meglio, senza tradire lo spirito dei personaggi messi in scena quattro anni prima dal suo collega.
Solo che Del Toro non è il tipo da svolgere un compitino così, tanto per. E, per quanto il film di Norrington non sia affatto da buttare, il suo seguito lo stacca di venti lunghezze. Basta assistere alla lunga sequenza iniziale di caccia, inseguimento e scontro con i vampiri per rendersi conto che ci troviamo su un altro livello.
In Blade II il regista mantiene quindi le atmosfere cupe e dark del predecessore, insieme a una certa strafottenza cafona che è propria del Diurno (d’altronde stiamo parlando di Wesley Snipes, non fo per dire), alza a livello esponenziale la quantità e di giocattolini tecnologici di cui si avvale il nostro cacciatore di vampiri, si diverte come un matto (coadiuvato dallo stesso Snipes, da Donnie Yen e Clay Fontenot) a realizzare splendide scene di combattimenti, girate, montate e coreografate alla perfezione e, soprattutto, ci mette del suo diminuendo le dosi di ironia e immettendo al loro posto una patina di dramma assente nel primo Blade, non tanto nella caratterizzazione del protagonista, quanto in quella del “cattivo” del film, il mutante Nomak (interpretato da Luke Gross. Del Toro se lo porterà dietro per Hellboy: The Golden Army).
Certo, parte del merito va allo sceneggiatore che scrive una storia a base di alleanze provvisorie contro un nemico comune, mettendo insieme un gruppo di vampiri (il bloodpack, tradotto in italiano come emobranco) obbligato a collaborare con Blade per sventare la minaccia di un nuovo virus, in grado di mettere a rischio l’esistenza di entrambe le razze, quella umana e quella vampirica. Il virus, le cui origini restano misteriose fino alla fine, genera una nuova specie di supervampiri praticamente invulnerabili. Unico punto debole, la luce del sole. Non solo, ma Nomak infetta ogni vittima con cui viene a contatto, dando vita a un esercito di mostri da sterminare a ogni costo.
Se Del Toro in patria porta avanti un percorso che unisce la narrazione di eventi storici a un universo fantastico che a essi si interseca, diventandone quasi una propaggine naturale, negli Stati Uniti inizia, proprio con Blade, a dare spazio a un’altra sua grande passione, quella per i fumetti.
“I wanted the movie to have a feeling of both a comic book and Japanese animation”, così dice lo stesso Del Toro a proposito della concezione visiva alla base di Blade II.
Sebbene vada molto di moda adesso, trasporre un fumetto su pellicola non è una cosa semplice. Il rischio, derivato di solito dalla volontà di essere il più aderenti possibili al testo, per non scontentare i fan, è quello di snaturare il linguaggio cinematografico, per plagiare quello caratteristico dei fumetti. Un po’ come fa quell’incapace di Snyder, tanto per citare un nome a caso.
Del Toro costruisce alcune inquadrature che assomigliano a delle vignette (i tagli di luce all’inizio, quando Whistler si risveglia dopo la notte di astinenza, o il lancio degli occhiali da sole), e quindi strizza l’occhio a una messa in scena fumettistica, ma rimane sempre cinematografico in ogni istante del film.
La scena in discoteca, alternata all’attacco dei mutanti al furgone del suo assistente, per ritmo e struttura, trasuda cinema da ogni fotogramma. Cinema di intrattenimento, fatto per stupire, divertire ed esaltare. Cinema magari non del tutto suo, e forse non del tutto sentito, ma comunque spettacolare ed entusiasmante.
In Blade II, Del Toro si scopre regista d’azione di altissima levatura. Fino a quel momento, il lato puramente action aveva sempre latitato nelle sue opere, se si esclude forse qualche raro sprazzo in Mimic. Con il Diurno, è proprio l’azione a esplodere, serrata, senza pause, in perfetto equilibrio tra botte dal vero e interventi mirati in CGI. Ogni scontro è una piccola perla, dove Guillermo si sbizzarrisce in un campo per lui quasi nuovo e dove dimostra di saper gestire ogni genere cinematografico con naturalezza.
Perché Del Toro non è solo il regista poetico de Il Labirinto del Fauno, non è solo il lugubre e meditativo autore di Cronos. Del Toro sa essere fracassone quando ce n’è bisogno, sa essere violento e splatter se è necessario, ma sa anche fermarsi e suscitare commozione persino in un prodotto come Blade II.
Il che ci porta al timidissimo accenno (non sviluppato, per nostra fortuna) di romance presente in questo film. Quella che poteva essere una sciocca storiella d’amore appiccicata con lo sputo, diventa invece un rapporto ambiguo e sempre tenuto sullo sfondo, a voler concedere anche un carattere roccioso come Blade degli sprazzi di umanità.
E questa umanità non solo viene fuori quando si confronta con il personaggio di Nyssa (Leonor Varela), ma anche nel momento della resa dei conti finale con Nomak.
Del Toro per i personaggi al margine, gli esclusi, quelli che non si piegano alle logiche del branco, ha un attaccamento profondo. Era ovvio che che trasparisse nella sua versione di Blade, che è un emarginato, sia per gli uomini che per i vampiri, una figura a metà tra due mondi. E che con altre due figure che, per un motivo o per l’altro, vengono escluse dalla loro razza, instaura una relazione di rispetto reciproco.
Vengono gettati i semi per quell’inno alla diversità che saranno i due Hellboy. Ed era logico che a dirigerli venisse chiamato proprio Del Toro.
Ma, considerazioni un po’ occhialute a parte, Blade II è il capitolo migliore della saga (buono il primo, imbarazzante il terzo), proprio per la sua natura ibrida, che lo salva dall’essere solo una cafonata tutta azione e mazzate e gli permette di spingersi a un livello più profondo.
E poi Ron Perlman nel ruolo del vampiro figlio di puttana con un congegno esplosivo impiantato sulla nuca, che non si toglie mai gli occhiali da sole, è da amare senza riserve.
Colonna sonora tamarrissima.
lo vidi al cinema appena prima che nascesse mia figlia ( due giorni dopo) quindi ne ho un ricordo particolare…anche per me è nettamente il migliore dei 3…
Sì, perché dietro c’è un signor regista che anche quando si spersonalizza un po’, lascia sempre il segno.
Non ho mai amato questa trilogia,tranne appunto il secondo. Perchè si vede comunque che al timone c’è un grande uomo di cinema e un futuro galeotto per evasione fiscale come magnifico interprete. Poi Perlman non si discute,si ama e basta
Insomma il film è un passo in avanti clamoroso rispetto agli altri due capitoli che son fracazzoni da veletri allo stato puro,qui timidamente ci sono dei momenti suggestivi per noi elite occhialuta
Il primo Blade non è male affatto. Certo, è fracassone ma c’è un ottimo Dorff nel ruolo del Diacono e comunque il personaggio stesso di Blade l’ho sempre trovato interessante.
IN epoche di vampiri anemici, vedere i succhiasangue spietati e perfidi, e un cacciatore privo di pietà fa sempre piacere
c’è quel capolavoro di 30 giorni al buio che mostra dei fottuti vampiri cattivissimi.
No,Blade mi ha fatto proprio bestemmiare e forte,il terzo nemmeno l’ho concluso,anzi come finisce?
Fumiamoci il coso della pace degli siouxe va!Che fa sempre bene
ricordate 30 giorni al buio,Melissa George…Melissa…mon amour
Piace moltissimo anche a me 30 giorni di buio…con un finale che però si perde leggermente.
Blade è più cazzaro, ma Blade non è un horror…
si,vero il finale,ma sai noi cuccioli di occhialuti ci commuoviamo con niente e infatti lacrime su lacrime per il finale con quel sole …e vabbè.
Ma sai del genere cazzaro alla grande allora preferisco Vampire lesbian killers che mi fa sempre ridere e intrattiene benissimo.
Tu per caso hai il libro Splatterpunk di Paul M. Sammon,una raccolta….se non ce l’hai sappi che il lontano prossimo ottobre…:-)
Leggo da un po’ il tuo blog e generalmente mi trovo d’accordo con le tue recensioni al 100%, oltre ad approfittare silenziosamente di suggerimenti per film che non mi hanno mai deluso.
Abbastanza d’accordo con questa recensione di Blade 2, ma sono curioso: non è la prima volta che ti vedo lanciare frecciatine e stoccate a Snyder. Posso sapere, nel dettaglio, cosa detesti in questo regista? Perché io non lo idolatro come fanno altri, ma ho trovato i tutti i suoi film perlomeno piacevoli, con un picco raggiunto con “Watchmen”. Sarà che ho letto il fumetto solo dopo aver visto il film, ma ho trovato quest’ultimo realizzato davvero bene e sinceramente non riesco a capire il perché affermi che snaturi il linguaggio cinematografico per quello fumettistico. Anzi, quest’ultimo mi pare ben integrato nel meccanismo filmico (cosa che invece non gli è riuscita con Sucker Punch [complice lì anche una traduzione e decisione di cut nel doppiaggio italiano da denuncia]).
Insomma, perché tutto quest’astio?
Non è astio.
Credo solo che Snyder sia un pessimo regista che ha rovinato ogni progetto che gli è stato messo in mano, a partire da Dawn of the dead, fino ad arrivare a Watchmen, che ancora ho gli incubi se ci penso.
Una semplificazione e banalizzazione del genere di un testo a cui tenevo molto mi ha uccisa. E non perché io sia una purista della fedeltà a tutti i costi, ma perché con quel linguaggio fatto di abuso di ralenty, enfasi eroica dove non dovrebbe esserci e combattimenti cool quando si tratta di eroi mascherati abbastanza scalcinati e non di supereroi (altrimenti crolla tutto il discorso di Moore), non ha niente a che vedere col fumetto. Fumetto poi da sempre considerato infilmabile.
Ma non è solo Watchmen il problema: è una concezione di cinema che mi trova troppo distante per apprezzarla.
E Sucher Punch è uno spettacolo sconcertante. Visto al cinema e recuperato anche dopo in versione originale. Non credevo ai miei occhi.
Mmmhh…
No. 😀
Ti lovvo lo stesso 😀
Il film che mi ha fatto scoprire Del Toro, e che ho molto apprezzato!
Sì, è stato anche il mio primo Del Toro, visto quando ancora non lo conoscevo. Forse è il suo film meno personale, però è davvero bello
Questo lo vidi al cinema e fu assai divertente, anche se allora non conoscevo bene il sig. Del Toro. 😀
Che poi a recensione ultimata e pubblicata, ho scoperto che per il ruolo di Nyssa era stata opzionata Rhona!! ma poi non se ne è fatto più nulla
Aargh…!!
E’ vero, il secondo Blade risulta essere il migliore della trilogia…ecco, direi che, per quanto anche il primo non fosse niente male, a conti fatti credo il problema sia che Norrington in sostanza rimane “solo” un buon tecnico di effetti prestato alla regia se lo si confronta con la vulcanica e multiforme creatività -ben ricordata nella recensione- di Del Toro. Di sicuro Snipes è un Blade azzeccatissimo (tanto da reggere praticamente da solo il peso di un terzo capitolo che di certo non entrerà nella storia del cinema)…
Sì, il primo era un buon film d’azione con elementi horror. Questo è un qualcosina in più. Non siamo ancora al meglio di Del Toro, per cui bisogna aspettare l’accoppiata Labirinto del Fauno – Hellbooy II, ma si delinea qui il suo modo di fare cinema negli Stati Uniti, su commissione, ma sempre con un taglio personale.
Un capolavoro (per me). Amo molto anche il primo (sottovalutato). Complimenti per la retrospettiva dedicata a Del Toro!
Sì, anche a me il primo piace abbastanza, soprattutto per il Diacono Frost che è adorabile. E io Stephen Dorff lo ritengo sottovalutatissimo.
Grazie! Anche tu in attesa sbavante per Pacific Rim?
Grandissimo il Diacono, il torto (la sfiga) di Stephen Dorff è quella forse di non essere capitato in grandi film in carriera, a me è sempre piaciuto. Pacific Rim al momento è il film che attendo di più!
Spettacolare azione ignorante! Come film puramente “action”, uno dei miei preferiti. Giù botte!
Una piacevole sorpresa: era l’unico film di Del Toro che non avevo visto, e che ho recuperato insieme a una re-visione dei due Hellboy nei giorni scorsi. Un film delizioso, lontano dal classico comic-movie americano (il finale, pessimistico e per nulla consolatorio, l’ho trovato molto bello), in puro stile Del Toro. anche meglio di Hellboy, che è molto più “su commissione” e convenzionale.