1973: The Wicker Man

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Regia – Robin Hardy
“He’s dead. Can’t complain, had his chance and in modern parlance, blew it”

CONTIENE QUALCHE SPOILER

Gli anni ’70 sono il periodo più complicato. Pensate che solo nel 1973 escono, in rapida successione, L’Esorcista, Don’t Look Now e The Crazies. Io, che mi vado sempre a cercare le cosine più strambe, scelgo questo The Wicker Man, perché, nonostante sia un’opera piuttosto datata, mantiene un fascino immutabile nel tempo, quasi fosse un reperto di archeologia cinematografica da disseppellire. The Wicker Man si porta dietro la sinistra fama di cult maledetto, censurato un po’ovunque, mai visto integralmente in molti paesi. Persino il director’s cut si vocifera non essere completo, per una serie di errori fatti all’epoca nella conservazione del negativo originale. Nel 2008 è stato anche vituperato da un remake con Nicolas Cage, tanto per infamarne un ricordo già un po’sbiadito. E a proposito, che fine ha fatto poi Neil LaBute?

The Wicker Man è il classico film di cui si parla tanto, ma pochi hanno visto. Il regista, Robin Hardy, non è che abbia poi combinato più nulla di interessante nella sua carriera. Nel 2010 ha diretto The Wicker Tree, non un seguito, ma una sorta di opera complementare a quella del ’73. Pare che sia solo il secondo capitolo di una trilogia, come ha dichiarato lo stesso Hardy nel 2007. Quando si dice rimanere incastrati per sempre nella rete di un’ossessione. Diverso il discorso per lo sceneggiatore, Anthony Shaffer, che aveva scritto robetta come Frenzy e, soprattutto Sleuth, sia l’opera teatrale, sia il copione del film di Mankiewicz.

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Tutto comincia quando il signor Christopher Lee si stanca di fare il conte Dracula. L’attore vorrebbe affrancarsi dal vampiro più famoso del mondo e decide di lavorare insieme a Shaffer e Hardy. L’idea è quella di scrivere un film horror che abbia al centro della storia il paganesimo. Si sceglie allora di adattare per lo schermo il romanzo Ritual, di David Pinner. Presto però Shaffer si rende conto che è molto meglio usarlo come semplice spunto e far prendere alla storia un corso tutto suo. Il titolo nasce da un fantoccio di legno descritto da Giulio Cesare nel De Bello Gallico, in cui venivano sacrificati animali e, pare, esseri umani.
Shaffer e Hardy studiano il paganesimo nei dettagli, cercando di dare vita a un film in cui lo spettatore si ritrovi immerso in una cultura ancestrale e del tutto aliena. Scelgono quindi il punto di vista di un poliziotto estremamente religioso, che si ritrova a indagare sulla sparizione di una giovane donna da un’isola scozzese ed entra in contatto con un mondo che non conosce e che gli provoca repulsione e disgusto.

Christopher Lee interpreta il capo spirituale del villaggio. Ancora oggi l’attore dice che quello di Lord Summerisle è il ruolo migliore della sua carriera. E l’ha anche fatto gratis, dato il budget molto basso a disposizione di Hardy e soci. Permettersi una star come Lee non sarebbe stato possibile, altrimenti. Il suo antagonista, detective rigidamente cristiano, vergine in attesa del matrimonio e indignato e sconvolto non appena mette piede sull’isola, è Edward Woodward, nella realtà molto simile al suo personaggio. Appare anche Ingrid Pitt, in una particina, ma è così sensuale da stramazzare al suolo. A Britt Ekland va invece il ruolo più scandaloso del film, quello di Willow, nonché la scena che diede più problemi di censura, con un nudo integrale (ma fatto da una controfigura) e una canzone molto audace.

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La colonna sonora gioca un ruolo fondamentale in The Wicker Man, che in alcuni momenti propone sequenze tipiche del musical, anche se stralunato e surreale. Moltissimi sono i brani cantati, composti per l’occasione da Paul Giovanni, operando però una specie di collage tra vari brani presi dal folklore. Musica che accompagna ogni istante della vita degli abitanti di Summerisle, che è espressione delle loro credenze e della loro sessualità aperta e vissuta con estrema naturalezza. Sembra un villaggio idilliaco, abitato da persone che hanno un rapporto profondo e sentito con la natura, persone pacifiche, in netto contrasto con il nervosismo crescente (e l’antipatia) del detective bigotto.

Eppure, Hardy e Shaffer seminano per tutto il corso del film una sottile inquietudine, insinuando il dubbio nello spettatore e colpendolo con una ferocia inaudita nel sorprendente finale, che è forse una delle scene a più alto tasso di angoscia e orrore della storia del genere. E quel fantoccio di vimini sarà difficile togliervelo dalla testa, una volta visto in azione.

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Sì, come dicevamo all’inizio, The Wicker Man è un film che risente molto il peso degli anni passati. Prodotto della sua epoca, in tutto e per tutto, nel bene e nel male, resta comunque un cult degno di essere riesumato e rivisto. Perché il ribaltamento di prospettiva di fronte a cui ci mette è ancora oggi un colpo basso, reso con estrema maestria. Il cambio di registro è così repentino (volutamente repentino, aggiungerei) e brutale che si piomba dalla luce all’oscurità in un lampo, quasi senza rendersene conto. E quando capiamo di aver sbagliato tutto, di aver investito per tutto il corso del film nei personaggi sbagliati, quando Shaffer e Hardy ci rivelano ciò che giace nascosto nella comunità un po’ bislacca, ma allegra e colorata di Summerisle, ecco che la trappola preparata da regista e sceneggiatore ci si chiude intorno.
E qualcuno appicca il fuoco.

La resa artistica di The Wicker Man, in ogni settore (regia, fotografia, colonna sonora, interpretazioni) è spettacolare. L’uso che fa Hardy del paesaggio, sia che si tratti del giardino in cui passeggiano Lee e Woodward, sia che si tratti della scogliera su cui si consuma il sacrificio finale, rende le location del film (varie isole e località scozzesi) veri e propri personaggi aggiunti. I colori caldi e avvolgenti, i costumi della processione, il fuoco in cui saltano le donne nude, il porto dell’isola, tutto sembra essere studiato nei minimi dettagli per trascinare chi guarda in una rete ipnotica senza via d’uscita.
Non so quanto The Wicker Man possa essere definito horror, ma le suggestioni che riesce a creare, il senso di minaccia che da quasi impercettibile si fa sempre più incombente e la morbosità che trasmette, lo rendono un esempio di cinema di serie B (per investimento di denaro, non per ambizioni) di grandissima qualità.

E sentitevi anche un altro pezzo della splendida colonna sonora. E anche un bonus, perché sono generosa, stamattina.

34 commenti

  1. Straordinario. Anche Edward Woodward pre- “Breaker Morant” grande protagonista. Ne ho il dvd della Director’s Cut import U.K. Warner del 2002

    1. Eh, io non ho trovato nessuna notizia su un dvd italiano del film. Confermi che lo si può trovare solo di importazione e che in Italia non è mai uscito?

      1. Napoleone Wilson · ·

        In Italia non è mai uscito, è stato solo programmato da MgM Channel del bouquet di Sky, sottotit. in ita., ma ormai diversi anni fa.

  2. Visto. Davvero inquietante e intrepido. Il remake di Nicholas Cage istiga in me il desiderio di creare epiteti nuovi di zecca!!

    1. Il remake con Nicolas Cage mi mette in imbarazzo solo a sentirlo nominare 😀

  3. un classico che devo vedere ,esiste una copia in italiano o perlomeno sottotitolata?Le butte è stato bruciato alla fine del suo ignobile remake.Nun ce lo sai?

    1. Non credo che esista del director’s cut che ho visto io. Una versione italiana credo sia stata fatta in passato, ma mi pare fosse piuttosto sforbiciata.
      In compenso il remake qui da noi ha addirittura avuto un passaggio in sala.

  4. C’è un aneddoto interessante riguardo alla natura “maledetta” del film, come hai raccontato tu Woodward, un attore televisivo molto popolare a quei tempi, nella realtà era ed è un cattolico osservante esattamente come il suo personaggio, ha dichiarato di aver perduto una catenina col crocifisso durante le riprese del film e di averla ritrovata trenta anni dopo mentre girava un documentario speciale celebrativo del film, dopo proprio nella stessa location.

    1. Sì, avevo letto in giro di questa cosa…piuttosto inquietante come avvenimento. Immagino il povero Woodward come deve essersi sentito.
      😀

  5. Helldorado · ·

    Ecco questo sono secoli che devo vederlo…da quando i Maiden ci fecero una canzone. 🙂

    1. Cazone uberfiga, oltretutto 😀

      1. Helldorado · ·

        \m/

  6. Ho ben poco da aggiungere… ho dedicato un post sul mio modesto blog. Cult assolutamente da recuperare, ribadisco e capace di raccontare ed evocare attraverso la potenza delle immagini. (Lo scopo del Cinema, quello con “C” maniuscola, no?

    1. Sì, ricordo il post, che lessi con estremo interesse.
      Cinema allo stato puro

      1. Decisamente e poi ho trovato che le tematiche affrontate, oltre che provocatorie e pervase da un senso di inquietante anarchia riescano a innestarsi perfettamente nello scenario socio politico del tempo. E senza essere didascalici!

        1. Sì, anche questa è una cosa interessante del film. Forse è anche quella che lo rende un po’datato oggi, perché è così legato alle dinamiche sociali del periodo che, per forza di cose, alcuni elementi vanno perduti

          1. In questa ottica, certo cinema è più efficiacie di un trattato di sociologia…

  7. thriller87 · ·

    Sul twist finale hai ragione. riesce ad angosciarti ed a farti provare pietà per un personaggio antipatico come quello di Woodward.

    1. Lo odi per tutto il film e alla fine provi una pena indescrivibile per lui.

  8. Posso dire solo questo: che film!

    1. Filmone come non se ne fanno più, Figlio.

  9. LordDunsany · ·

    Ti dirò, concordo con te su (quasi) tutto, film fascinossissimo, bella scelta! 🙂 Non fucilatemi, ma quello su cui non concordo è che il remake con Cage fosse tanto orribile 😀 L’ho rivisto recentemente, e a parte diverse cosine di sceneggiatura, lo trovo proprio gradevole, con una bella “atmosfera” e poi c’è Leelee, “la dea della bellezza” 😀

    1. Oddio, sì, Leelee è uno splendore, però il film è davvero pasticciatissimo e Cage ha un’espressione da surgelato per un’ora e mezza 😀

      1. LordDunsany · ·

        Si, si, pasticciato, niente da dire, tante cose che non vanno, ma m’è sembrato di stare in un racconto di Machen (ed il finale è comunque differente dal solito “american happy end”), quindi m’è garbato! 😀 Certo, Cage ha sempre la stessa espressione da cane bastonato in tutti i film che fa, qualsiasi genere sia, però è uno che mi fa molta simpatia, quindi mi piace sempre (del tipo: c’è un nuovo film con Cage? Me lo voglio vedere!) 🙂 Persino in “La stagione della strega”, che hanno massacrato, io l’ho gradito assai! 🙂 (forse perchè il film mi ricordava i racconti di Howard)

  10. Fantastico. E sono in procinto di beccarmi la duo(futura tri-)logia.

    1. Dicono che The Wicker tree sia bruttassai però…ma sono curiosa anche io. Se lo trovo, gli do un’occhiatina

  11. bradipo · ·

    The wicker man è uno dei miei film preferiti, ha quell’aria senza tempo che gli è data da un’ambientazione favolosa e uno dei finali più “forti” mai visti. Ho visto ( e recensito) anche The wicker tree che tenta di recuperare quelle atmosfere ma ha poco o nulla da spartire…bel recupero Lucia!

    1. Ecco, non sei il primo che mi dice che The Wicker Tree è una roba abbastanza invedibile. Ora vado a leggermi la tua rece perché volevo recuperarlo.

  12. E’ anche nella lista dei 100 migliori film britannici mai realizzati del BFI – British Film Institute. Sai una cosa Lucia ho da parte da molti mesi “The Wicker Tree” e ancora non l’ho visto, adesso mi cimento. Ne hanno parlato malissimo praticamente tutti in Gran Bretagna, mettendolo regolarmente persino nei peggiori film dell’anno, ma certo peggio che il remake con Nicolone “sputtanone” Gabbia, non puo’ essere. Certo che peccato pero’ verrebbe quasi da parafrasare gli Skiantos, ancora nessun altro commento per un film del genere

  13. Giuseppe · ·

    Anch’io ammetto di averne sempre sentito parlare (e, in genere, i pareri erano positivi) ma di non essere mai riuscito a vederlo…tra l’altro da noi mi pare nemmeno sia uscito al cinema, se non sbaglio.
    Altro titolo che vale la pena di recuperare sicuramente…

    1. Perché non è di facile reperibilità. Io ho un vago ricordo di un vhs e per rivederlo per scrivere l’articolo ho dovuto fare qualche salto mortale…
      però alla fine si trova 😉

  14. moretta1987 · ·

    L’ho recuperato prima delle feste e concordo con il tuo articolo,il finale non ti lascia indifferente ed è gestito in modo tale da essere un vero schiaffo.

    1. Che poi, è un horror? un thriller? un film drammatico con sottotesto religioso? è difficile dargli una definizione. E questo ci piace assai 😀

  15. Seguendo il tuo consiglio me lo sono visto qualche giorno fa e mi è piaciuto moltissimo. L’atmosfera dell’isola è stupenda e, a tratti, mi ha ricordato “Ma come si può uccidere un bambino?” Il personaggio del poliziotto lo trovo stupendo per la sua caparbietà ed il suo coraggio, pur nell’ottusità della sua prospettiva. Davvero da vedere.

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