Questo sarà il post più doloroso di tutta la mia vita. Non scherzo. Faccio le doverose premesse, perché voi che leggete dovete sapere: Rob Zombie è un regista che io amo, nonostante tutto. Non solo, ma sono convinta che il mezzo fallimento della sua rivisitazione di Halloween non sia completamente ascrivibile alla sua volontà. Sì, avete capito bene, ho detto mezzo fallimento e non catastrofe totale. Per quella bisogna aspettare il seguito, firmato sempre Rob Zombie e soffrire fino in fondo, sperando che però gli sia servito da lezione. Halloween – The Beginning è quasi una parabola esemplare, su come bisognerebbe provare ad affrontare un remake, su come questo tentativo vada poi a vuoto e, alla fine, su quanto sia inutile l’ operazione remake in sé, specialmente se va a toccare un film come Halloween, che non necessita di nessun aggiornamento e il cui invecchiamento è a malapena percepibile.
Chiedere a Rob Zombie di rifare Carpenter è come chiedere ai Pantera di rifare Coltrane, se mi si passa l’ irriverente paragone musicale. Ora, a me piacciono sia i Pantera che Coltrane, ma ciò non toglie che siano diversi in maniera irriducibile e distanti anni luce. Dove Carpenter ti si avvicina alle spalle e ti sussurra all’ orecchio, Rob Zombie ti corre incontro, ti acchiappa per il bavero e comincia a gridarti oscenità assortite in faccia. Il primo sa che la paura è un sentimento molto sottile e difficile da ricreare e che è più spaventoso qualcuno che si muove in punta di piedi, piuttosto che qualcuno che arriva su una macchina sgommando e con lo stereo a palla di cannone. Il primo non lo vedi arrivare, il secondo sì. Infatti i film di Rob Zombie non fanno paura, non nel senso classico del termine: disgustano, disturbano, ti fanno sentire uno sporco e miserabile guardone, ti avvicinano al mostro e ti inchiodano alla sua prospettiva, perché Rob Zombie i suoi mostri li ama.
Per questo alla fine l’ idea di mettere Rob Zombie alla guida di un remake di Halloween non era malvagia: e ora, qualcosa di completamente diverso. Stravolgere tutto dall’ inizio alla fine, raccontare un’ altra storia, che fosse Halloween solo di nome e che portasse con sé l’ ossessione e l’ affezione di Zombie per i reietti, dato che è forse il migliore, oggi, nel rappresentare figure di emarginati grotteschi e sopra le righe, spazzatura che si prende la sua personale vendetta contro una società che l’ ha resa tale. Zombie sceglie così di dirigere uno strano ibrido tra un prequel e un remake, un film nettamente diviso in due e sull’ infanzia di Michael, liquidata da Carpenter negli splendidi cinque minuti iniziali del prototipo del 1978, ci costruisce sopra la prima mezz’ora del suo Halloween – The Beginning, che è la sola parte di tutto il film a funzionare veramente, proprio per la sua distanza siderale da Carpenter e dall’ essenza stessa di Halloween. Proprio perché non è Halloween, perché ha a che vedere con Halloween come i Pantera hanno a che vedere con Coltrane.
Si comincia con Michael che ammazza un topo, mentre la sua adorabile famiglia, al piano di sotto, si esibisce in tutto il campionario di insulti e porcate tipici della poetica di Rob Zombie: il patrigno che guarda il culo a Judith, la signora Myers che dice un fuck ogni tre parole, una poppante che non la smette un attimo di frignare, suscitando bestemmie collettive. Insomma, white trash come se piovesse. Il che può sconcertare un purista di Carpenter, ma è invece confortante, perché non si tratta di fotocopie fatte male, si avverte il tentativo di rielaborare secondo una propria visione delle cose, di non voler imitare, ma ricreare. Ripeto, può infastidire (il film si chiama pur sempre Halloween) ma è ammirevole. Se Carpenter non fornisce neanche mezza giustificazione alle gesta del suo killer mascherato, Zombie, che sappiamo tutti avere un attaccamento quasi filantropico a ogni forma di rifiuto umano sulla faccia della terra, inserisce Michael nel peggior contesto possibile, tanto che, quando la sua furia omicida si scatena per la prima volta ai danni di un bullo della scuola, facciamo tutti il tifo per lui. E’ interessante questa presa di posizione: da un lato Myers non ci fa più paura (ma su questo punto torneremo dopo), dall’ altro però gli siamo vicini, come eravamo vicini alla famiglia Firefly nei due film precedenti di Zombie. Non si tratta del solito accumulo di informazioni sterili alla base dei prequel recenti. E’ un avvicinamento sincero, perché Zombie è sincero, è se stesso, non uno scimmiottamento con spiegone allegato di Carpenter. Io credo sia da ammirare per questo.
Solo che a un certo punto qualcosa nel meccanismo si rompe. E viene lecito chiedersi se non c’entrino i fratellini Weinstein, pronti a mettere a Rob Zombie guinzaglio e catena, per riportarlo a più miti consigli, causando, di fatto, il fallimento del film. O forse a Zombie stesso è mancato il coraggio di osare fino in fondo, di tradire del tutto Carpenter e di proseguire sulla sua strada. Un errore gigantesco, che lo ha portato a ingaggiare un duello perso in partenza, dato che Zombie non possiede né le capacità tecniche, né la sensibilità per permettersi di giocare con la tensione e la paura come fece il film del 1978. Il risultato è che la seconda parte del film assomiglia a una gara di podismo urlante, con tutti che corrono e sbraitano e un ragazzone un po’ goffo e un po’ impacciato che li insegue senza mettere nello spettatore neanche un briciolo di timore, dato che ormai lo spettatore lo conosce bene, e al massimo, prova pena per lui.
Con l’ ingresso in campo di un Malcom McDowell incontenibile (e non nel senso buono del termine, ma proprio che dopo dieci minuti stai lì che invochi martellate in testa e camicia di forza) nel ruolo del dottor Loomis, Halloween si sgonfia in un guazzabuglio senza né capo né coda, dove Zombie nel tentativo abbastanza patetico di imitare l’ originale di Carpenter, e di ricalcarne intere sequenze, dimentica tutto ciò che ha costruito nella prima, ottima parte del suo film, e si lancia alla disperata nel comprimere l’ ora e mezza dell’ Halloween di Carpenter in quaranta minuti scarsi di ammazzamenti a casaccio, strilli a non finire, tette al vento e sbudellamenti girati come se all’ operatore fosse entrato uno sciame di formiche nei pantaloni.
Rob Zombie ci ha fatto vivere nei panni di Michael per metà film e quando arriva il terzetto di ragazzine formato da Laurie, Lynda e Annie, di loro non ce ne può fregar di meno, anche perché Zombie, incapace di concepire un universo filmico diverso da quello dove gravitano i Firelfy, non le dipinge come tre adolescenti borghesi e di provincia, ma come tre consumate zoccolette che, anche loro, si esprimono con la grazia e la finezza di uno scaricatore di porto incazzato. Non c’è quindi differenza, non c’è distanza, né alterità rispetto al background di Michael. E non è mettendole un paio di occhiali a fondo di bottiglia e facendola prendere in giro dalle altre due perché non la da in giro in maniera compulsiva come loro, che Zombie ci aiuta a percepire l’ emarginazione e la solitudine di Laurie rispetto alle sue amiche. Tutte e tre sembrano essere rigurgitate dall’ identica fogna che ha partorito Myers. E’ che Zombie non è regista da sottigliezze e sfumature. Mentre ciò che ricordiamo tutti di Halloween 1978 è l’ eleganza formale, il modo in cui lentamente si costruiva una tensione affilatissima, culminante nella notte delle streghe, ma i cui semi erano già stati gettati da quel famoso ritorno a casa delle ragazze per i viali di Haddonfield, pedinate da un individuo che sembrava un fantasma. Sottigliezze e sfumature, appunto. Cose che non fanno parte del bagaglio di Rob Zombie e che invece lui pretende di possedere.
Oltre al problema squisitamente di stile e cinematografico, ce n’è un altro contenutistico, che è forse (magari c’è chi apprezza un Halloween fracassone e iperveloce) la pecca più grave di tutto il film. O Michael Myers è il Male con la emme maiuscola, il Boogeyman, l’ Uomo Nero, un’ idea pura che si muove per uccidere, o è un bamboccione che ha avuto un’infanzia difficile. Entrambe le cose non può essere, talmente sono in contraddizione tra loro. La Forma della malvagità portata sullo schermo da Carpenter aveva senso in quanto priva di passato, esistente sul momento come impulso omicida quasi immateriale e quindi indistruttibile. Una volta che Zombie gli fornisce un retroterra così dettagliato, vederlo cadere, rialzarsi, essere colpito un milione di volte e continuare ad avanzare, diventa ridicolo, diventa il solito, stupido slasher con il tizio mascherato che non muore mai e che ti fa prendere l’ ultimo spavento quando rispunta all’ improvviso. Una cosa che, insomma, già era passata di moda nell’ 85 o giù di lì. Come se tutto ciò non bastasse, Zombie fornisce anche uno scopo ben preciso a Michael: ritrovare sua sorella Laurie. Che Laurie sia imparentata con Myers è una trovata (discutibile) del seguito del 1981, che Carpenter non ci pensava proprio. Michael, la notte del 31 ottobre 1978, torna nella sua città natale, ma è mosso da rudimentale istinto di uccidere, non dalla volontà di mostrare alla sorellina una pucciosa foto di loro due abbracciati. Ma ci potrebbe pure stare. Avrei seguito Rob in capo al mondo se mi avesse dimostrato un briciolo di coerenza, invece di limitarsi a sfoggiare una galleria di amichetti e vecchie glorie (Danny Trejo, Ken Foree, Sid Haig, Dee Wallace, Bill Moseley) ammiccando come se si trattasse di una festicciola tra compari ubriachi, per poi turlupinarmi alle spalle con l’ assurda pretesa di poter essere in grado di ricalcare Halloween. Non sei capace, non è cosa per te.
E così, con grande mestizia, tra un fuck you son of a bitch e l’ altro, tra Danielle Harris (che magari un giorno qualcuno si accorgerà che è un’ attrice con le palle) nuda e ricoperta di sangue e McDowell che fa saltellare nella tomba Pleasance, Halloween – The Beginning, costato quindici milioni di dollari, ne incassa ben ottanta, spalancando le porte a un seguito che suscita ancora oggi imbarazzo estremo e desiderio che non sia mai esistito.
Carpenter non è materia facile da riproporre. Il grande rimpianto sta nel fatto che Zombie ce l’ aveva quasi fatta, era a tanto così dal proporre qualcosa di originale, che di Halloween avrebbe portato solo il titolo e magari qualche citazione sparsa qua e là. Ma a quel punto, avrebbe avuto senso parlare di remake? E non è forse proprio questo a dimostrare in maniera incontrovertibile quanto sia inutile, autoreferenziale e fallimentare in partenza l’ idea stessa di remake?
posso bestemmiare? io ho preferito il remake. reputo halloween (l’originale) il film più sopravvalutato di carpie, i’m sorry..
No, a me la gente che urla, corre e bestemmia per 40 minuti mi urta moltissimo 😀
non è piaciuto nemmeno a me, ma lo preferisco all’originale.
devil’s rejects era indubbiamente un filmone, poi forse Zombie ha pippato troppo e buonanotte.
Guarda, secondo me l’ originale un saggio sui meccanismi della tensione e della paura. L’ ho rivisto ieri e mi ha colpito moltissimo. Poi, ognuno ha le sue naturali preferenze, ma Zombie, nella seconda parte di questo film, non ha capito proprio niente.
diciamocela, avevamo preso una cantonata su quel regista, e i primi due episodi son stati, tristemente, solo fortuna.
Io confido fortemente in The Lords of Salem. Torna alle sue storie e alle cose che piacciono a lui. Purtroppo Zombie non è versatile. E quando esce dai territori che gli sono familiari combina danni. Però gli voglio un gran bene 😀
è che conferma l’assioma cartesiano secondo cui i dollah (e si ritorna ad uncle scrooge col doppio carpiato) rovinano l’estro creativo.
avida dollar.
E i Wenstein sono un pochino al servizio degli avida dollah e del male
in molte pellicole trovo la prima parte fighissima e poi pian piano ti fanno chiudere gli occhietti. Perchè? Bhoo!!!
In ogni caso non l’ho ancora visto Halloween – the beginning, forse perchè adoro talmente tanto Rob Zombie che mi piace ricordarmelo per il malato di mente che è, di una cosa sono sicuro, la risposta a 99 domande su 100 è: DENARO. Comunque a me personalmente il genere slasher non mi fa impazzire, bhà de gustibus. Saluti.
Perché non hanno sceneggiature forti, oppure non riescono a portare a degna conclusione la vicenda.
A me lo slasher piace, è un modo di fare horror molto facilone e abbastanza scontato, ma mi piace 😉
e ora, qualcosa di completamente diverso
I Monty Phyton che dirigono il remake,prequel,rebbot di Halloween,l’avrei visto più che volentieri!
ps:a mio avviso Micheal Myers non è la raffigurazione del Male,ma della Paura.Immortale perchè essa si rigenera ed è difficile da combattere.il Male ti attacca direttamente ed è “esterno”,la paura invece è subdola,si mimetizza ed è “interna”.Ti ho fatto il riassuntino di un mio post su codesto capolavoro!^_^
Tra poco mi vedrò La casa del diavolo-the devil rejects.Il finale sulle note bellissime della mia band preferita in assoluto -i Lynyrd Skynyrd-mi ha profondamente commosso.Deve essere un filmone e quindi perdoniamo Rob per questo e per il seguito
Mmmmh…lo stesso Dottor Loomis lo descrive come il Male assoluto. La paura non è un discorso legato solo al personaggio, ma al film come meccanismo. Michael non si limita a fare paura, lui ti ammazza e ti spersonalizza (la scena in cui guarda il ragazzo impalato al muro). Non so, ma a me sembra proprio la forma pura del Male, che alla fine fa anche paura.
Ottima analisi Lucia,sei la prima persona che anziche limitarsi a dire che il remake fa schifo lo analizza attentamente,ricordandosi anche i suoi pochi meriti.
Perché ce li ha, i suoi meriti. E ti dirò: nella prima mezz’ora è forse il remake più bello degli ultimi anni: l’ omicidio del bullo della scuola ha una potenza visiva ed emotiva rara. Poi la fotocopiatrice prende il sopravvento e Zombie non ha semplicemente gli stessi strumenti di Carpenter.
Grazie Fra 😉
Non sono pienamente d’accordo sul fallimento del remake di Zombie, anche perchè per giudicarlo pienamente andrebbe visto in tutte le versioni esistenti, che sono ben 3 comprese Director’s Cut e Unrated, e io le ho viste. E nemmeno sul madornale totale fallimento del secondo che, anzi, mi è piaciuto più del primo, più maturo e sviluppato (così come mi è sempre piaciuto enormemente “Halloween II-Il Signore della morte”[’81]di Rick Rosenthal, secondo me ma anche molti, uno dei migliori sequel horror mai realizzati, del quale Carpenter girò anche diverse sequenze degli assassinii, non accreditato, e non c’entra, ma splendido e sottovalutatissimo anche “Halloween III-Il Signore della Notte/Season of the Witch”[’82]del fido Tommy Lee Wallace). C’è da dire che già con la missione impossibile assunta in partenza, Zombie è riuscito comunque a realizzare il migliore, comunque più personale e stilizzato,”remake” im-possibile di uno dei miei film carpenteriani e dell’orrore, preferiti in assoluto da sempre, e cancellando finalmente i brutti e bruttissimi seguiti dal 4 all’otto, “Halloween 20 anni dopo”(’98) di Miner compreso, veramente insulso e giovanilisticamente stupido. Ovviamente non può competere minimamente con l’originale in ogni modo, ma questo si sapeva e fondamentalmente visto che è una persona intelligente, credo bene ne fosse consapevole anche lui. Sono d’accordo che purtroppo il grandissimo Malcolm McDowell, seppur il suo ruolo si sia risolto per lui in un successo personale e un buon “ritorno” d’immagine, vista l’affermazione commerciale enorme del film, dicevo, fa rimpiangere e molto il Dott. Sam Loomis di Donald Pleasence. Ma la responsabilità in questo caso non è tanto sua, quanto degli sceneggiatori e di Zombie, che ne hanno fatto un personaggio di psichiatra-star della tv e dei salotti letterari, “romanziere” spregiudicato e affarista, alla Cassano, ben lontano dal modello di sofferta, ambigua, umanità-identificazione-terrore del Loomis originario, nei confronti del suo famoso paziente Michael Myers.
Non saprei. McDowell gigioneggia come un pazzo furioso e, come attore, ha sempre avuto una tendenza ad andare sopra le righe, se non contenuto a dovere. Certo, gli attori andrebbero diretti. E Zombie si limita a farli urlare, quindi la colpa non è tutta sua.
Sul film, io credo che se Zombie avesse proseguito sulla sua strada, come dici anche tu, ne sarebbe venuto fuori qualcosa di molto bello. Insisto col ritenere la seconda parte di Halloween un tentativo mal riuscito di imitazione, col regista che si piega alla logica del remake e si spersonalizza completamente. Ho visto il film al cinema e poi in dvd in versione Unrated.
Su Halloween II non so cosa dirti. Io l’ho trovato confuso, urlato, involuto e senza né capo, né coda. A partire dal sogno iniziale che mi ha fatto cadere le braccia. Per non parlare di Sheri Moon versione bagnoschiuma vidal con cavallo bianco al seguito.
Tra i seguiti di Halloween, apprezzo anche io moltissimo il secondo e il quarto. Ma devo ammettere che Halloween H20 mi ha divertito non poco.
Il remake di Halloween non l’ho visto (quando si tratta di remake me li perdo puntualmente tutti !). Ma la tua analisi mi è sembrata ben attenta . Anzi mi sembra sensata l’idea che l’errore sia stato ricalcare il film originale nella seconda parte. Zombie non è Carpenter come ricordi…
Ma è proprio un peccato, Roberto. Un’ occasione sprecata alla grande. Infatti mi dispiace che Zombie ci sia cascato, e per ben due volte. Comunque adesso sta girando un nuovo film e io ci spero tanto
Zombi piace pure a me, solo che è come un bambinone: a volte è meglio che se ne stia buono a fare il bulletto invece di giocare a fare l’adulto.
Bello ragazzone scemo, lui! Con tutti i suoi amichetti ubriachi sul set a cazzeggiare e lanciarsi addosso sangue finto. Credo che stare sul set di un film di Zombie sia un grande spasso
Figurati come dev’essere stare con lui al bar… finisce sicuramente in rissa…
Ma secondo me fuori dal set diventa all’ improvviso un bravo ragazzo
Mah, non so… a me sembra che Rob funzioni veramente bene quando parla di quello che conosce: i reietti. E’ un po’ il Bukowski della situazione, solo molto più ignorante. Solo che è un nano e se fa a botte le prende…
Perfettamente d’accordo con te. Non si tratta di un regista eclettico, deve restare nei suoi territori, a parlare dei suoi rifiuti umani. E allora funziona alla grande
Sono d’accordissimo con te Lucia, sai quanto adori il primo originale Halloween. Zombie ha senso come regista finchè racconta le “sue” storie che poi potranno anche non piacere, ma perlomeno hanno un onestà di fondo che in questi due film dedicati a Michale Myers io non ho trovato.
Ciao.
Sì, so quanto ami Michael e la sua adorabile maschera, è un amore che condividiamo 😉
L’ onestà c’è in tutta la prima parte, che infatti non è Halloween, non può esserlo, in nessun modo. Ed è per questo che funziona bene. Oltretutto smonta ben bene l’ idea del remake fotocopia come unica strada possibile.
Il secondo e il terzo volevi dire vero Lucia, “Halloween III-Il Signore della notte”(’82)di Tommy Lee Wallace, non il quarto, “Halloween 4-The Return of Michael Myers”(’88)di Dwight “anonimo del novecento” H Little, uscito in Italia al cinema nel completo anonimato in tre
città, nel luglio del ’92. E’ orrendo, povero Pleasence, non intendevi quello, giusto? Meglio il 5 di Dominique Othenin-Giràrd allora, inedito pure, in Italia. Almeno ha quel finale assurdo ma molto “cyber-punk” in puro “Terminator-style”, del massacro di poliziotti nel distretto da parte della setta, per liberare Michael. E c’è Mitchell Ryan redivivo! Te lo ricordi il grande Mitchell?
Ma Zombie, non doveva essere comunque impegnato anche sul terzo di “Halloween”, in 3D…?
No, no, io dicevo proprio il quarto, quello in cui esordisce Danielle Harris e che ha uno dei finali più belli che abbia mai visto. E anche il cinque mi è piaciucchiato.
No, pare che Halloween 3d si sia impantanato. Speriamo non lo facciano mai.
Anzi, mi correggo subito: il regista di Halloween 3d dovrebbe essere Lussier
“sbudellamenti girati come se all’ operatore fosse entrato uno sciame di formiche nei pantaloni”
Questa è una delle frasi più belle che mi sia mai capitato di leggere! XD
Io non so, proprio di Halloween io ho visto solo il primo film. E non so, magari prima o poi guarderò anche questa saga come fatto con Non aprite quella porta, anche perché il tentativo riuscito a metà mi interessa, almeno da vedere per conoscenza diretta. 😛
Ciao,
Gianluca
E l’ impressione è proprio quella 😀 s’ agita, s’agita e sfarfalla con la macchina da presa e alla fine sei sicuro che siano anche formiche carnivore 😀
Questo primo capitolo è da vedere, proprio per le ragioni che dici tu. Io il secondo vorrei non averlo mai visto in vita mia, però per mero interesse accademico, puoi dargli un’ occhiata 😀
a bbbella!
Te porto li saluti der compare mio:Larsuccio,ao dice che ce vedemo domani sera ar baretto sotto casa de li mortacci loro de rennino e paulino.Che ce famo du bire e du risate.Vuoi venì,che te dovemo parlà del le metafore der filmme con la elfa,che avemo trovato scontata con li pacchi de natale.
Perchè nun avè paura ao,noi occhialuti semo qui per te e per spijegattè la robbba che te sfugge.Namo va che ce so li pischeletti che frignano se nun troveno le figu de li amichi cucciolotti
Ciaoo abbbbellla!
comunque semo uniti ner nome del Marshalletto e del Pegghe!Te lovvo sciaooo
Credo sia la prima volta che vedo tanti pareri discordanti dal tuo (e non solo su questo film, ma anche sui seguiti dell’originale), questo dimostra quanto il gusto personale la faccia da padrone, specie in questo specifico genere (slasher). Ti dirò, concordo con te, i primi 30 minuti mi sono piaciuti esageratamente, il resto meno, però lo promuovo senza dubbi! 🙂 Nella mia testa la differenza fondamentale tra i due registi è che Carpenter è un sarto mentre Rob è un fabbro e i fabbri ci danno dentro! A me i film “chiassoni” con brutalità da macellaio esibite dal killer immortale di turno garbano parecchio! 🙂
Eh, lo so. In questo film, più che in altri, i fattori soggettivi sono preponderanti.
Io ho cercato di essere il più obiettiva possibile, perché se fosse per me, sputerei fuoco e fiamme, e invece la prima parte è davvero bella.
POi sai, a me gli horror chiassoni danno più fastidio che altro. Preferisco un altro tipo di cose. E soprattutto, la figura di Michael Myers, se trattata in quel modo, perde molto del suo fascino.
Ti piace robsssombi? Oh, santocielo…
Oltre a trublud adesso anche robsombi… ahi, ahi, signora longari, mi cade sul pisello!!! LoOoOoOoOoL
Sono un rompiballe, lo so. Ma sto regista proppppio non lo capisco.
Come Carpe…., ma non posso nominarlo o mi inforcano 😉
Lassa perde Carpenteruccio mio 😀 Su robssombi puoi dire tutto il male possibile. Non mi offendo, e capisco che possa non piacere, ma Carpenteruccio mio no! 😀
Naturlamente sto scherzottando sul Carpy… ma ti spegherò… con calma… forse…
Ma io ti voglio bene lo stesso, eh? Tanto per adorare Carpenter come un dio pagano basto io 😀
Lucia, a proposito di Rob, ce la farai mai una bella rece de “La casa del diavolo”? Lo vedo spesso nominato in positivo e voglio capire perchè la maggioranza lo ritenga superiore ai 100o corpi.. Onestamente l’ho trovato bruttarello 😀
Bè, io lo ritengo un grandissimo film e sì, superiore al precedente, che è comunque un videoclip allungato e un po’ troppo derivativo. Col secondo Zombie dimostra di avere una sua autonomia creativa, raccontando una storia migliore e dei personaggi più intensi. E poi ha un finale splendido.
Proprio una visione totalmente diversa dalla mia! 😀 Io non parlo di contenuto ma di estetica e di meccanica di quel che accade; è un orrendo mezzo-road movie (odio i road-movie), con una storia noiosa e quella si, derivativa (qualcuno ha detto Natural Born Killers? 😀 ). I personaggi che avevan già dato dopo nel primo! 😀 E poi manca una scena di alto livello come quella, lisergica, nel pozzo! Quindi niente rece? 😀
No, non credo che farò una rece del film. Avevo una mezza idea di inserirlo nella rassegna horror, ma poi mi sono accorta che Wolf Creek è dello stesso anno e WOlf Creek mi sembra un film molto più meritevole di trovarsi a rappresentare il 2005 😉
Peccato! “Wolf Creek” è molto carino! 😀 Comunque grazie..
Wolf Creek a me piace da morire. Anche quello visto al cinema d’estate tutta sola soletta…eravamo circa quattro in sala 😉
Stavolta mi ritrovo a concordare in toto, Lucia. Evitiamo le ovvie e sperticate lodi all’opera carpenteriana e non voglio ripetermi con le posizioni su Rob Zombie. La Casa dei 1000 corpi è forse l’unico horror contemporaneo (leggasi secolo XXI) che mi ha fatto sperare che il genere non era morto del tutto. Zombie è evidentemente un amante dell’horror, sa ancora puzzare di sangue e cantine fetide. Con La Casa del Diavolo è riuscito a proseguire con la difficile opera seconda, un perdcorso coerente. Con il remake o rebott e quel che diavolo è ogni scopiazzatura che gli USA gettano sul mercato perchè totalmente inariditi di storie e creatività, riesce palese il limite relativo del regista: ha lavorato con un soggetto non suo. La poetica, lo sguardo di Carpenter non sono quelli di Zombie. Con questo non voglio iniziare un versus, anzi. Sono sicuro che i due s’intenderebbero su molte cose. Rimango dell’idea che Rob Zombie sia una grande e potenziale risorsa per l’horror ma dovrebbe rimanere ben lontano da grossi produttori e sopratutto pensare e vedere con la sua testa e con i suoi occhi (cinematograficamente parlando).
Ma infatti il problema sta tutto lì, nel cercare di mantenere la propria identità anche facendo un remake. E zombie ci stava quasi riuscendo, salvo poi avventurarsi in un’ imitazione che non è nelle sue corde e in una storia che proprio non gli appartiene.
Ti dirò che il remake di Halloween non l’ho visto, l’idea di attualizzare -o rielaborare- il personaggio di Michael Myers mi ha sempre lasciato perplesso, Lucia…se “umanizzarlo” e renderlo un reietto della specie che Zombie sa ben descrivere e far agire in un modo che non ti lascia scampo (come in La Casa dei 1000 corpi e La Casa del Diavolo) può creare all’inizio una sorta di empatia fra noi e lui, perchè si mostra cosa lo ha fatto diventare quello che è e che non gli dà altra scelta se non reagire nell’unico modo che conosce, è anche vero che così si toglie al personaggio la sua forza originaria…il suo “essere” il Male impersonificato senza spiegazioni razionali (e tantomeno psicologiche o sociali), che trae forza dal buio perchè è l’oscurità che lo ha generato (come Loomis aveva ben capito) e che uccide perchè questa è la sua natura al di là della nostra comprensione e fa una paura fottuta, di quel tipo raccontato da Carpenter in maniera superba (e che con alti e bassi è presente -o almeno tenta di esserlo- anche nei seguiti) ma che non mi sembra appartenere allo stile di Rob Zombie, che all’interno degli abituali “terreni di caccia” si muove molto più a suo agio…poi, certo, dalla tua recensione vedo che non è riuscito a rendere il suo Myers davvero “suo” come avrebbe potuto fare senza condizionamenti esterni, rendendolo definitivamente e tragicamente umano, perchè se non altro così sarebbe diventato L’Halloween che lui probabilmente voleva, anche se penso che il problema del ridimensionamento di Myers da Ombra della Strega a “semplice” pericoloso psicopatico appartenente del tutto al nostro mondo sarebbe rimasto…
Sì, il problema del ridimensionamento sarebbe rimasto, ma se il film fosse stato tutto in quella prospettiva, sarebbe diventato un falso problema. Invece Zombie ti fa vedere una cosa nella prima mezz’ora di film e poi cambia bruscamente direzione, quasi tutto ciò che aveva raccontato prima non fosse mai accaduto.
E’ questo il punto di tutta la questione, e questo è il fallimento dell’ operazione.
Misurarsi con Carpenter, insomma, porta sfiga 😀
Eh, noi lo sappiamo che di Carpenter ce n’è uno solo 😀
Se almeno gli fosse concesso di tornare a lavorare per davvero, così magari non dovremmo aspettare altri dieci anni per vedere un suo film…e anche televisivamente parlando, affidargli qualcosa di più che un paio di Masters of Horror sarebbe cosa a me gradita (e non solo a me, ne sono convinto)…
Commento che negli anni ho sparso un po’ per tutto il web, dopo la visione (al cinema e poi in versione originale, quindi niente preconcetti) di “The Beginning”.
Zombaccio visivo e cinematographer del film hanno ben funzionato, un formalismo migliore di certe ultime nefandezze viste in sala.
A me non va giù che abbia dovuto “metalizzare” la saga, come hai accennato in altro modo anche tu, abbia trasformato un’entità malefica quasi ectoplasmica, un presunto Male incarnato, impalpabile, quasi diafano, in un capellone rock sfasciatutto. A me piaceva il Myers di costituzione media che compariva e scompariva nei cespugli, la spettralità della sua maschera, lo sgattaiolare invisibile.
No, lui è metallaro e ha dovuto ficcarci il cliché del bambino disagiato ma “fascinoso”, ovviamente con maglietta dei Kiss, perché loro sono fighi, non come gli statunitensi tipo, tutti centri commerciali e tagliaerba.
Capiamoci, io sono uno di quelli a cui i remake piacciono personalizzati, che non devono essere forzatamente fotocopia dell’originale, però neanche snaturati e poi resi dispersivi (sono d’accordo con te).
Allora potevano dirlo che volevano un filmone per smanicati di jeans con le toppe, che gridano birra alla mano all’ennesima violenza dell’omone capelluto, e a questo punto facevo anche il plauso per la riuscita della cosa.
Ma questa, gente, è una tendenza di successo, fatta di milioni di adepti, e se la patata tira (per fare un esempio), tira anche quel mondo lì, non diciamo di no. È una tendenza che, ricordo, toccò l’apice fra la fine degli Ottanta e gli inizi dei Novanta, ora è tornata in auge, e a cavalcarla (COMMERCIALMENTE,EH! non con il gruppo di mio cugino e i suoi amici) son dindini!
Che poi, nel contempo, il buon Rob ami l’horror, ami il suo mondo e tutto il resto è lapalissiano, si vede da un singolo fotogramma! Ed a modo suo è anche bravo, mica è uno di quegli esseri della classifica postata un po’ più giù! 🙂
Ecco. Perfetto. Sulla carta non piace neanche a me l’ idea di questa rivisitazione di Myers in panni metalbestia (e passami l’ orrida definizione). Ma c’è da dire che, nella prima parte, la cosa si lascia anche apprezzare. E dopo, quando Zombie ricalca fedelmente la timeline del film di Carpenter e pretende di annullare ciò che ha fatto in precedenza per darci un Michael che forse è il male, ma forse è uno con l’ infanzia difficile, e forse è un poveraccio che cerca la sorellina, e no, aspetta, è il diavolo, lo dice Loomis, però ti mostra la foto tenerona e quasi quasi sta lì che si redime…
E’ una confusione di intenti e tematiche che nuoce alla tensione e alla paura. Che magari a un livello meramente di superficie può anche passare, ma non appena si riaccende il cervello e lo si allontana dal frastuono, inizia a dare fastidio, perché ci sono delle contraddizioni così forti che il film diventa un pastrocchio.
Poi sì, tra Rob e la gentaglia in classifica non c’è paragone che tenga.
La prossima settimana faccio Venerdì XIII di Nispel, che dici? 😀
‘sta tirata contro il Metallaro non l’ho capita…
Sto film ha fatto ribrezzo a tutti i miei amici che l’hanno visto, molti dei quali con lo smanicato con le toppe e la birra alla mano. 😐
No, non credo fosse una sparata contro il Metallaro come concetto in sé, è più che altro un voler sottolineare l’ ulteriore distanza di Zombie da Carpenter.
Beh, un paio de battutacce l’ho percepite…era uno sfogo così senza rancore il mio.
No, ma figurati. Lo sai che io contro il metal non ho nulla, e anzi…sono innamorata di una gigantessa 😀
Lucy, mi riferivo al commento di Luigi io però eh…non mi fraintendere
Ti risponde chi è stato metallaro accesissimo nel periodo che ho citato nel post, del tipo che non vedevo quasi altro.
Come ha detto Lucia, non è un’invettiva contro il metal in genere, ma contro il Rob che pensava che mettere dei capelli lunghi e una maglietta dei Kiss avrebbe giovato necessariamente e fatto piacere a tutti, invece c’è chi è stato scontento della perdita di “irrazionalità” di Myers (che poi, come detto, s’è perso anche per strada). Insomma, ha tirato l’acqua al suo mulino, ha dato un taglio tipico (con i cliché, che non è detto che tutti condividano) del suo mondo, ed è capitato anche che sia stato sopravvalutato dagli adepti solo perché “uno dei nostri”.
Io non ho trovato uno e dico un metallaro che non l’abbia idolatrato a priori, tu mi dici che i tuoi amici non l’hanno apprezzato e questo non nega, ma conferma ancor di più la regola: il “paraculismo” zombesco che non ha funzionato neanche con… alcuni fan del mondo, figurati con altri.
Se la metti così allora siamo d’accordo. Rob Zombie a me faceva cagare anche come musicista figurati… 🙂
Però mi dispiace che usi il passato sull’essere Metallaro…
Sì, ho abbandonato il genere, tranne rarissime riprese.
Però devo dire che quello dedicato al metal e dintorni è stato il periodo della mia vita in cui ho dato più importanza alla musica: CD a vagonate (niente mp3), gadget, concerti… Periodo 88/94, storico per molti passi fatti e pubblicazioni.
Il mio è un periodo che dura da una vita \m/ 😉
Non l’ho visto il remake/reboot/boh però quanto si capisce la differenza tra il Maestro e gli allievi dalle tue parole. Bel post Lucy 😉
Grazie Max 😉
Lu, stasera l’ho recuperato. E sono d’accordissimo con il tuo post. La prima parte dove Zombie non cerca timidamente di ripercorrere le orme del Maestro ( 😀 ) è davvero bella è godibile. Nella seconda avrei voluto solo che Michael ponesse fine alle urla di Laurie.
Concordi con la mia teoria sulla gara di podismo urlante?
😀
Mii che fastidio!
😀 😀
l’espertone horror che è un mio vecchio ex collega di lavoro-quando facevo malissimo l’operaio-mi ha consigliato assolutamente di vedere The Fog ,il remake quanto pare voluto da Carpenter,e poi il remake di Distretto 13 le brigate della morte.Siccome però ti considero la massima esponente della critica horror volevo sapere?Confermi?Mi dai l’autorizzazione ad andare lungo il torrente o di gettarci il mio ex collega?
Gettaci il tuo ex collega perché The Fog è quanto di peggio abbia mai visto nella mia breve esistenza. Una cosa imbarazzante come poche, giuro!
appunto, il problema è proprio che non si sente la necessità di certi remake! perchè farli quindi? nemmeno la motivazione commerciale c’entra qualcosa secondo me, visto che poi film del genere non fanno incassi sensazionali… cmq dissento su rbo zombie, io l’ho odiato sin da la casa dai mille corpi, e poi non ho avuto il coraggio di vedere nessun suo altro film!
Bè, questo in realtà ha fatto un grosso incasso, per essere un horror. E poi lo so, Zombie scatena odio feroce e fanatismo estremo in egual misura… 😉
Ma sai che io odio feroce non è che l’ho trovato poi tanto, mentre fanatismo estremo (spesso viziato dai fattori sopra esposti) sì. Disapprovazione tanta, ma difficilmente gente con forconi e torce, alla Uwe Boll, diciamo (non per rendere la situazione, eh, non per paragonarli). Forse sono troppo misantropo anche sul web! 😀
Oddio, io ho avuto a che fare con persone che lo detestano come se gli avesse rubato in casa 😀
ma capisco l’ odio feroce nei confronti di un regista che non ti piace. Lo provo anche io per molta gente. Capisco meno il fanatismo in positivo.
Addirittura! E cosa gli contestano? Sono curioso perché, a parte tirate di mulino, se la cava!
Comunque anch’io detesto, eheh!
Bè, gli contestano di fare film di merda, pornografia delle violenza, incapacità tecnica, di copiare le idee da altri più bravi. Alla fine sono critiche, che se ragionate, ci stanno pure. Solo che a volte sembrano indotte da un isterismo di massa
Ok, va bene, lo ammetto… Hai ragione. Sono d’accordo su tutto quello che dici per cui Halloween The Beginning deve essere davvero un brutto film. Solo che io finora non me ne ero accorta. O, forse, il mio amore incondizionato per Rob mi ha impedito di vederlo per quello che è. Va bene. Ora dirò che è brutto. Ma io lo amo lo stesso. Come si amano i figli più sfortunati (e questo a Rob piacerebbe 😉 ).
Ma no che non ho ragione 😀 io esprimo delle opinioni, a volte in forma un tantino virulenta, vero, ma pur sempre opinioni 😉
E Halloween The Beginning non è un brutto film. 😀 o almeno, non lo è fino a quando Zombie decide di farlo diventare brutto 😉
Anche io voglio bene a Rob, solo che spero torni a raccontarci le sue storie
Dopo averci rimuginato per giorni mi sono decisa e mi sono riguardata anche io i due Halloween uno dopo l’altro (però prima li ho fatti precedere da La casa dei 1000 corpi e La casa del Diavolo, tanto per gradire 😉 ). Ebbene, come già ammesso arrivo alla tua stessa conclusione. Perché la prima mezz’ora del film di Rob è bellissima. E vorresti davvero vederlo continuare tutto allo stesso modo invece è vero che cambia. E’ vero che perde di senso. E’ vero che perde di finezza psicologica (anche perché Zombie non è uno da finezze psicologiche ma uno da un tanto al chilo e io lo amo per questo!). Non so se non gli hanno veramente fatto fare ciò che voleva o se è lui che ha pensato di poter osare, però mi piacerebbe chiederglielo. Hai ragione anche sul fatto che Michael non può essere nello stesso momento un reietto e l’Uomo nero. Le due cose sono inconciliabili e Rob lo dovrebbe sapere benissimo. I suoi personaggi migliori sono superuomini solo all’apparenza. Non c’è l’onnipotenza nei Firefly ma una grande fragilità che acquista forza grazie ai legami familiari tra i suoi membri. E’ l’orgoglio di essere diversi insieme che rende potenti i Firefly. Il concetto del freak solitario è lontano dalla poetica di Rob. Forse è proprio per questo che qui non funziona e non può funzionare.
Guarda, io credo che il cambiamento strutturale sia troppo repentino e violento per essere frutto solo di un errore di Rob. Non voglio credere che sia stato così superficiale nell’ affrontare un remake di un regista che lui ha più volte dichiarato di adorare.
Sono convinta che ci sia un intervento esterno, perché stava uscendo fuori qualcosa di troppo originale e personale, alla Zombie, qualcosa che non era e non sarebbe mai stato Halloween.
però sarebbe stato un bellissimo film 😉