The Invisible Man

+ Regia – Leigh Whannell (2020)

Come penso sappiate ormai tutti, la Universal, in seguito alla chiusura di gran parte delle sale cinematografiche negli Stati Uniti, ha preso una decisione che ha pochissimi precedenti, almeno nell’industria dell’intrattenimento occidentale: far uscire in VOD un pugno di film per cui era prevista una distribuzione, chiamiamola così, classica. Alcuni di questi film erano passati anche in sala, ma poi l’emergenza ha interrotto il loro percorso e la Universal ha cercato di correre ai ripari in questo modo, Ora, non è questa la sede per occuparci delle conseguenze della decisione. Se vogliamo ne discuteremo più tardi, in un post a parte, ma due parole due sul modo in cui questi film sono ora reperibili in rete mi sento di dirla, e non per giustificarmi, ma perché sarebbe anche ora che le filiali europee (nello specifico, italiane) delle grosse catene di distribuzione, si organizzassero per essere al passo con quelle americane.
Ecco, solo questo, e niente altro. Se The Invisibile Man e The Hunt usciranno in sala quando il dramma che stiamo vivendo sarà finito, sarò la prima ad acquistare il biglietto, anche perché ho intenzione di passare col culo sulle poltrone di un cinema almeno una settimana di fila. Ma sono comunque contenta di essere riuscita a vedere entrambi in un momento così complicato. Se volete un parere meno conciso e più ragionato, potete leggere l’ottimo articolo del mio amico Fausto.

Detto ciò, io devo delle scuse grandi quanto un transatlantico a Leigh Whannel, perché questa prima incursione della Blumhouse nel nuovo Dark Universe, nato dalle ceneri del fallimento de La Mummia, è tutta opera sua: è infatti non solo regista, ma anche sceneggiatore del film e, se in svariate interviste ha sottolineato l’importanza del contributo artistico di Elisabeth Moss nel definire caratteristiche e arco narrativo del suo personaggio, la mente dietro a un successo artistico così clamoroso (lo dico subito, così mi levo il pensiero) è la sua.
E io che l’ho sempre considerato il fratellino scemo di James Wan.
E invece la sceneggiatura di The Invisible Man è di quelle ad alto tasso di sensibilità e intelligenza, mentre la messa in scena, oltre a mantenere un costante senso di pericolo imminente sin dalla prima sequenza, ha un modo tutto suo, originalissimo, di risolvere l’annosa questione dell’invisibilità come elemento visuale, giocando con lo sguardo dello spettatore in maniera tale da obbligarlo a farlo rimbalzare in ogni angolo del fotogramma per cogliere un segnale, un indizio, anche un solo un minimo movimento tra le ombre. E questa, amichetti miei che mi leggete, è classe.

È così pieno zeppo di sorprese e stravolgimenti, The Invisible Man, che sulla trama non mi azzardo a dire una parola, anche perché le informazione di base le trovate in una qualunque sinossi in rete. Vi basti sapere che no, il trailer non rivela assolutamente niente di ciò che vi aspetta, e anche in questa circostanza, Whannell è stato bravissimo a imporsi sulla stessa Blumhouse che avrebbe voluto un trailer differente, con più dettagli. In realtà, il trailer è costruito apposta per ingannarvi, replicando, a livello promozionale, lo stesso meccanismo del film, che vi illude di aver capito ogni cosa, quando invece non avete capito niente.
Perché la costruzione narrativa del film è tra le più raffinate del cinema horror recente, qualcosa a livello di The Babadook. Ecco, l’ho detto.

Uno degli elementi più interessanti di questa versione contemporanea dell’Uomo Invisibile è il rapporto che intrattiene con i suoi predecessori, nello specifico con il film di Whale e con quello di Verhoeven. Con il film del regista olandese condivide il personaggio visto come un uomo violento e tendente all’abuso, che sfrutta il suo nuovo potere non per dominare il mondo, ma per esercitare il proprio controllo su altre persone. Ma non solo: ci saranno parecchi dettagli di carattere estetico, e una sequenza in particolare, a ricordare l’approccio all’invisibilità di Verhoeven. Per quanto riguarda invece Whale, Whannell ci regala delle vere e proprie chicche disseminate lungo tutto il film che faranno la gioia di tutti i cultori dell’opera originale degli anni ’30, senza tuttavia adagiarsi in un citazionismo fine a se stesso.
La cosa migliore è, di sicuro non aver dimenticato che la storia originale, e dunque quella di Wells, e di tutti i film a essa ispirata, è una storia prima di tutto di fantascienza. A sorpresa, nonostante sia fortemente sbilanciato sul versante horror, The Invisible Man mantiene una marcatissima componente sf, che diventa addirittura preponderante nel secondo atto del film.

E tuttavia, non lo si può, a ragion veduta, definire un remake, perché compie una rivoluzione totale del punto di vista, che non è più, come nelle precedenti versioni, lo scienziato geniale e corrotto dalla sua stessa invenzione, ma la sua vittima designata, la sua ex moglie che ha avuto l’ardire di lasciarlo dopo anni di abusi.
Cambia quindi l’ossatura stessa della storia, non più il racconto delle ambizioni sfrenate di un uomo, ma la paranoia di una donna che subisce una persecuzione senza che nessuno le creda.
Paranoia, dicevamo, ma non solo: isolamento, alienazione, perdita delle figure di riferimento che smettono di avere fiducia in te, colpevolizzazione, indifferenza da parte dell’autorità; tutto il campionario di vessazioni e traumi, insomma, che può sperimentare una vittima di violenza domestica prima, e di stalking dopo, nel corso del suo lungo calvario.

La caratterizzazione del personaggio di Cecilia è, in questo, estremamente efficace, perché rifugge da ogni stereotipo, sia in negativo sia in positivo. Quella interpretata da Moss è una donna ordinaria in circostanze che sono straordinarie soltanto perché c’è di mezzo l’invisibilità del suo persecutore, ma risuona profondamente nella vita quotidiana di milioni di donne, a cui non viene concessa protezione, che si ritrovano a vivere in condizioni di isolamento estremo, e da sole devono affrontare un incubo di cui non vedono la fine. E quando la vedono è spesso sul tavolo di un obitorio.
Ma anche l’invisibilità è, in questo caso, una metafora molto chiara del non essere credute, di sprofondare in un circolo vizioso di ansia e paranoia, perché il pericolo può annidarsi ovunque e si impadronisce di ogni spazio: è invisibile, fino a che non ti aggredisce, è invisibile, fino a che non ti uccide.
Inutile dire che Moss è, per usare un termine che neppure riesce a renderne appieno la grandezza, straordinaria nell’incarnare questa figura femminile sottolineando ogni tappa della sua evoluzione, mettendo in luce i suoi punti deboli e le sue fragilità, ma anche la sua determinazione a riprendersi diritto a una vita normale, finalmente. L’espressività del volto di questa attrice non sarà mai abbastanza lodata, come del resto la sua capacità quasi soprannaturale di calarsi in un personaggio e viverlo.

E poi Whannel, come un grande direttore d’orchestra, mette in scena tutti questi dettagli, li accumula, li conduce al punto estremo e poi li scatena in una serie di sequenze dove la tensione è altissima, dove l’invisibilità diventa un mezzo per spingere al massimo le possibilità del linguaggio cinematografico, raccontando in immagini ciò che non si può vedere, dalle prime, quasi innocue manifestazioni della presenza dell’uomo invisibile (c’è una lunga scena in cucina, girata in una sola inquadratura che strappa l’applauso), alle vere e proprie aggressioni fisiche ai danni di Cecilia, e facendo anche un uso abbastanza ridotto degli effetti speciali.
È soprattutto quel forzare lo sguardo dello spettatore cui accennavamo all’inizio a rendere questo film un’esperienza molto particolare, perché si entra in un rapporto di totale empatia con la protagonista, vivendo il suo stesso smarrimento.
Se il Dark Universe (è in preparazione un Dracula diretto da Karyn Kusama) continua lungo questa stessa linea, io vado a stappare lo champagne più costoso che trovo in giro, perché è davvero arrivato il momento di brindare, tutti insieme, a un nuovo mondo di demoni e dei.

17 commenti

  1. Maria · ·

    Ciao e ovviamente complimenti per l’articolo. Come si può reperire il film?

  2. Ho letto una polemica, come al solito anche abbastanza sterile, tra Veronesi e Bruni. Il primo diceva che vista l’impossibilità di andar al cinema, per motivi che tutti noi purtroppo conosciamo bene, era meglio distribuire in streaming a pagamento, of course, quelle pellicole già programmate per l’uscita in sala, mi par citasse in un qualche modo quanto fatto in America, il secondo insisteva sul fatto dei film visti in sala.
    Anche noi appena possibile per un paio di settimane andremo al cinema a veder più film possibili. Vuoi per spirito cinefilo, ma sopratutto per non far fallire quelle poche sale che ancora resistono.
    Questo film lo metto in lista, sembra assai interessante.

  3. Blissard · ·

    Te l’ho detto che lo sapevo ti sarebbe piaciuto 😉
    Di Whannell io ho molto apprezzato anche Upgrade (che peraltro non è così distante, come tematiche affrontate, da questo), quindi il successo artistico di The Invisible Man (che ho rivisto l’altroieri) mi ha sorpreso meno di quanto ha sorpreso te. Come altri ottimi autori americani, secondo me il regista/sceneggiatore non possiede ancora il dono di donare ambiguità alle vicende che narra, ma è l’unico difetto che sono riuscito a rilevare nella pellicola.
    Chapeau per la splendida frase finale della recensione

    1. Era piaciuto anche a me, Upgrade, e hai ragione: i due film condividono molti aspetti, di cui preferisco non discutere perché ho già detto troppo nella recensione 😅
      Però io ho trovato il finale del film abbastanza ambiguo, sai? Magari ne discutiamo tra qualche tempo.

  4. Andrea · ·

    Buongiorno… veramente un ottimo film,la tensione non ti molla un attimo e la costruzione è veramente impeccabile e un applauso davvero a Elisabeth Moss che si porta sulle spalle un personaggio straordinario..come sempre una splendida recensione!

  5. Salvo solo Elisabeth Moss, grande attrice.
    Il resto non va’, il film a molti buchi nella trama e cose assurde , non sto qui a spiegarle per non fare spoiler, ma chi ha visto il film capira’.

  6. Davide Locatelli · ·

    Quello di Verhoeven mi era piaciuto molto, grazie anche ad un ottimo Kevin Bacon uno dei migliori e meno sfruttati attori. Questo spero di reperirlo presto.

  7. Giuseppe · ·

    In effetti, ammetto di far parte a mia volta della schiera dei “rivalutatori” di Whannel (eh, sì, il fratellino scemo di Wan nel frattempo è cresciuto 😉 ): Upgrade non era affatto male, e se The Invisible Man ne segue in qualche modo le tracce allora credo proprio che non ne rimarrò deluso…

  8. A me è piaciuto molto Upgrade e stra-adoro la Moss, quindi sono quasi sicura che mi piacerà moltissimo anche questo film che guarderò al più presto.

  9. […] di Leigh Whannell nonché primo meraviglioso capitolo del futuro Dark Universe – leggete Lucia e Germano per approfondire – trasforma il suo mostro d’origine letteraria in una […]

  10. Ho passato e sto tutt’ora passando un periodo personale davvero terribile, sconvolto da problemi giuridici ed economici legati ad eventi del mio passato, tutti incredibilmente concreti, fatti di scadenze imponenti ed impegni che toglierebbero fiato e speranza a chiunque non fosse un inguaribile e quasi incosciente ottimista (al limite della follia) quale io sono sempre stato… Tuttavia, è quasi impossibile, anche per un amante della funzione e della narrazione cinematografica e televisiva come me, continuare a seguire il mondo della settima arte con il giusto spirito, mentre si viene quotidianamente bombardati da tanta immanenza e questo mi avrebbe reso davvero triste…

    Mi avrebbe, ho scritto, ma quel condizionale non è quasi mai diventato un indicativo grazie ad alcune meravigliosi esseri umani senzienti, come alcuni blogger con i quali mi sento anche via WhatsApp e come te, donna stupenda ed inarrestabile guerriera quasi eroica nella sua battaglia contro il grande nulla: in questo periodo ho letteralmente bevuto ogni tuo post su WordPress, ogni tuo commento su Facebook e persino le tue più semplici esternazioni trovate in giro per il web, usandole quasi come un farmaco per la mia infelicità, aprendomi ogni volta gli occhi su interi mondi di cinema fantastico, non solo horror.

    Ti voglio bene, quanto può volertene un egoista innamorato delle tue parole e dei tuoi pensieri, che da te prende tutto ed in cambio non ti da nulla.

    Grazie di esistere, Lucia. E scusami se posso averti messo in imbarazzo con questo mio commento pubblico, ma da persona che in questo momento non riesce a dare nulla al suo prossimo, almeno questo te lo dovevo.

    1. Non mi hai messa in imbarazzo, te lo assicuro. Magari un pochino mi sento sopravvalutata, ecco 😀
      Però ti ringrazio, e mi dispiace tantissimo per i tuoi problemi e anzi, li capisco, perché ne ho attraversati di molto simili di recente, e ancora non sono del tutto risolti, ma il virus ha congelato tutto, e quindi si aggiunge ansia su ansia.
      Per cui, grazie per le bellissime parole, e speriamo che questo momentaccio passi il prima possibile.

      1. Hai colto nel segno. Continua ad essere la splendida perosna che sei e grazie di tutto

  11. Aspettavo tantissimo questo film in sala. Quest’emergenza purtroppo l’ha rimandato a chissà quando. Comunque Whannell è stata una sorpresa per tanti. Con Insidious 3 aveva fatto un lavoro mediocre che sembrava cercare di imitare malamente Wan ma poi ha dato grande prova di se con Upgrade (film che ho molto apprezzato). E quanto ho sentito che avrebbe fatto un nuovo film su L’uomo invisibile ero curiosissimo. E soprattutto apprezzo il contesto in cui la storia di Wells è stata inserita e le tematiche presenti.
    Speriamo veramente che esca nel nostro Paese quando tutto sarà finito.

  12. Upgrade (2018) mi e’ piaciuto tantissimo, al contrario di questo

  13. Appena visto. BOMBA! ANGOSCIA PURA! Lei bravissima, un’interpretazione magistrale, e bravo pure il regista. Come hai scritto tu, spesso cercavo il minimo movimento in scena (tipo quando Cee sta bruciando la colazione e si vede per lunghi secondi la cucina vuota). CAPOLAVORO!

  14. Formidabile. Da un pezzo non friggevo così in poltrona.