Brightburn

Regia – David Yarovesky (2019)

Partiamo subito con una nota dolente, purtroppo, ma in maniera molto prevedibile, tutta italiana: il film che ora si trova in sala è stato tagliato in almeno un paio di sequenze, da cui la nostra amata censura ha pensato bene di stralciare i dettagli gore affinché Brightburn non andasse in sala con il divieto ai minori di 18 anni. Non si può neanche parlare di un altro caso Von Trier, perché lì almeno c’era la possibilità di vedere The House tha Jack Built in versione integrale e in lingua originale in qualche cinema.
Essendo questo un horroraccio di serie B, chi volete che si preoccupi della mancanza di un po’ di sangue per non ammazzare la distribuzione del film in partenza?
Nessuno, se non fosse che, poche settimane prima dell’uscita di Brightburn, quei geni del male della Sony hanno pensato bene di mettere online questa clip, visibile su YouTube nella sua interezza, ma non in sala.
Bravi tutti.
Ora, per onestà intellettuale, bisogna ammettere che i tagli apportati non tolgono niente alla trama di Brightburn, ma tolgono molto al senso generale dell’operazione, un horror orgogliosamente R, anzi un horror ai limiti estremi della categoria Restricted, dove il gore ha un ruolo di spicco e, come vedremo poi, non soltanto nella somma dei dettagli raccapriccianti fini a loro stessi, ma nell’economia narrativa del film, il cui nucleo centrale è la sovversione della classica origin story del supereroe.

Non so se ci avete fatto caso, ma pare che il 2019 sia l’anno dei bambini malvagi: sono già usciti tre film con la stessa tematica, quattro se contiamo anche Pet Sematary, in cui Ellie ha un ruolo prominente anche rispetto al Gage del romanzo e del primo film. L’impressione è che abbiamo ricominciato a temere i nostri stessi figli e che questi mostriciattoli privi di qualunque forma di compassione o empatia ci stiano rimproverando dei nostri fallimenti dal grande schermo, rigirando il coltello nelle piaghe purulente degli errori compiuti da un’intera società.
Che si tratti di changeling, di serial killer che occupano il corpo di un bambino innocente, di morti tornati in vita o di alieni caduti sulla terra, i bambini votati irrimediabilmente al male sono espedienti perfetti per dissolvere la grande protagonista del 90% degli horror di ogni parte del mondo: la famiglia.
Nel caso di Brightburn poi, la faccenda si fa ancora più dirompente, perché il film rovescia tutte le tappe della crescita e della definizione del supereroe per eccellenza, ovvero Superman, e le trasforma nel percorso di formazione di uno psicopatico onnipotente. Roba che, per tutta la durata del film, sentivo il Batman di Snyder sussurrarmi all’orecchio: “Te l’avevo detto, io”.

Il bello è che le tappe sono le stesse di Clark Kent, la famiglia da cui l’alieno Brandon viene adottato è molto simile a quella dei Kent e la stessa Brightburn, cittadina che dà il titolo al film, è una versione contemporanea di Smallville, collocata oltretutto in Kansas.
Credo ci voglia un certo grado di maestria per prendere il genere più popolare al mondo, quello supereroistico, e farne uno slasher cupo e violentissimo, in cui un ragazzino dotati di poteri “kryptoniani” li utilizza per compiere una serie di atrocità una dietro l’altra, e con compiaciuto sadismo, come se non bastasse. Nel 2019, è quanto di più simile a uno shock culturale lo spettatore medio possa ricevere in una sala cinematografica.
Per questo l’insistenza del regista sul particolare gore, sulla distruzione del corpo umano perpetrata consapevolmente da un essere di un altro pianeta conscio della propria superiorità e deciso a conquistare il mondo ai nostri danni, ha un’importanza che va al di là del mero gusto voyeuristico. È parte del racconto ed è parte della formazione del mostro.

Brightburn costa appena sette milioni di dollari, un budget ridicolo per il tipo di film a cui fa il verso. In merito a opere che tentano di sovvertire i cliché del cinema di supereroi, Glass ne è costato venti e Shyamalan non è riuscito a mostrare le potenzialità dei suoi personaggi neppure una volta. Qui è impressionante come Yaroveski sia stato capace di tirare fuori dai soldi a disposizione il massimo, rendendo Brandon un pericolo e una minaccia reali ed escogitando soluzioni sempre interessanti e coraggiose quando era necessario farlo scatenare. E qui, sapevate che prima o poi dovevo menzionarlo, si nota l’influenza di uno come James Gunn alla produzione, non solo per la presenza, sempre graditissima di Elizabeth Banks, e per un cammeo finale che vi lascerà con il sorriso da un orecchio all’altro; si nota perché la scuola Troma serve proprio a gestire budget molto bassi con creatività e arte di arrangiarsi. Il risultato è che Brightburn sembra costato almeno tre volte tanto. Anche per questo è un vero dispiacere essere stata privata della visione di alcuni effetti speciali: il frutto del lavoro e della passione di tutte le persone coinvolte è stato vanificato da una censura rimasta ferma a mezzo secolo fa. Io capisco la Sony, ve lo giuro; far uscire un film con il divieto ai minori di 18 anni è un suicidio commerciale. Il problema non è, in questo frangente, della distribuzione, è tutto dei censori del nostro paese.

Questo tuttavia non deve assolutamente spingere voi che leggete a non andare in sala: un film come Brightburn, nella sua fierezza strafottente da B movie che non si ferma davanti a niente a nessuno, va sostenuto a prescindere, per quello che racconta e, soprattutto, per come lo racconta.
Non si tratta, infatti, della genesi di un supercattivo in salsa horror come poteva essere, per restare sempre su Shyamalan, Split: il cattivo che aspetta l’eroe positivo per riaffermare la dicotomia tra bene e male; questa è la perversione di un supereroe. Non c’è, e non ci sarà neanche in un eventuale seguito ventilato alla fine del film, un contraltare, una forza uguale e contraria destinata a sconfiggere il male. Esiste solo il male, in Brightburn, caduto dal cielo, ma sviluppato nel seno di una famiglia come tante. In Brightburn, l’umanità ha perso ed è l’alba di una nuova era, quella dei superuomini.

Una conclusione, quella cui arriva il film, con delle implicazioni politiche non proprio piacevoli. Ma siamo in un film dell’orrore e tutti noi siamo perfettamente consapevoli che la missione dell’horror è quella di portare cattive notizie. C’è anche chi ha interpretato Brightburn in chiave xenofoba: due bravi americani adottano un rifugiato e succede l’apocalisse. Ora, a me pare un’interpretazione da un lato troppo semplicistica e, dall’altro, troppo tesa e cercare significati reconditi in un film che ha come unico obiettivo quello di rivoltare uno dei capisaldi della cultura popolare moderna, mostrandoci cosa succederebbe se Superman arrivasse qui sulla terra e, invece di essere un bravo ragazzo, fosse un sociopatico.
Intendiamoci: non è una novità, se si pensa ai fumetti, lo è su grande schermo, e diventa addirittura dirompente in questo momento storico saturo di supereroi e della retorica a essi legata.
L’interpretazione che mi sembra più adatta a Brightburn vede il cinema di genere, il bambino cattivo per eccellenza, scrollarsi di dosso questa retorica, farla a pezzi con una risata e buttare tutto all’aria con una risata liberatoria, regalandoci uno degli horror più divertenti dell’anno.

 

10 commenti

  1. Smallville in versione horror 🙂 interessante, ho adorato la serie 🙂
    Non lo vedro’ al cinema, aspetto la versione Bluray, magari uscira’ una versione uncut 🙂

    le scene tagliate sono la scheggia nell’occhio e quella incidente del fuoristrada In cui il personaggio nell’impatto col suolo batte violentemente la bocca contro il volante, con la mascella che si disarticola per l’impatto. L’uomo cerca poi di ‘ricomporla’ a fatica. (FONTE WEB)

  2. Ecco le scene

  3. leggo che solo la versione italiana e’ stata censurata, e cosi?

  4. La nostra unica speranza, a questo punto, sono The Boys 😉

    1. Per loro sarà più semplice: non dovranno sottostare alla nostra censura, essendo una serie tv. Speriamo.

  5. Sarebbe bellissimo, ma ovviamente l’italia artistica non ne avrebbe nè i mezzi nè lo stile nè il coraggio, farne una versione Italica, nella quale un bambino cade in una famiglia borghesissima nostra, che vive nei condomini giganti della periferia, che tifa la squadra del cuore, che vota Salvini, che odia “negri e froci”, del tutto assuefatta alla televisione e refrattaria a ogni forma di cultura, e vedere cosa ne salterebbe fuori…

    1. Sarebbe un gran film, davvero. Nessuno lo farà mai, qui da noi, e soprattutto in questo particolare momento storico, di cui, secondo me, ancora non abbiamo visto il peggio.

      1. Giuseppe · ·

        I Manetti Bros e Gabriele Mainetti (supportati da budget adeguati) sono i primi potenziali candidati a venirmi in mente per un progetto del genere… che purtroppo, oggi come non mai, credo anch’io sia destinato a rimanere tale (un brillante progetto e nient’altro) 😦
        Tornando all’interessante dark-supereroico Brightburn, vedo che la censura italica è riuscita pure stavolta a fare i suoi stupidi tagli (ancor più stupidi, tenendo conto di quella visibilissima clip sul Tubo). Spero solo che almeno le edizioni nostrane dvd e blu-ray escano in versione integrale…

  6. Mi ha fatto molto arrabbiare sapere dei tagli fatti al film nei nostri cinema. È una cosa che non sopporto. Comunque il film è veramente fatto bene ed è riuscito a intrattenermi molto tenendomi in tensione. Poi con il budget misero che ha sono riusciti a fare cose davvero ottime. I miei complimenti. Spero che abbia un po’ di seguito e che guadagni bene così forse faranno altri film di questo tipo.

  7. vedo mercoledì, le faccio sapere ^^

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: