Regia – John Llewellyn Moxey (1972)
Prima di Black Christmas, prima di Silent Night, Deadly Night e di Christmas Evil, c’era l’assassino con l’impermeabile giallo di questo film per la tv prodotto da Aaron Spelling e Leonard Goldberg e scritto dallo sceneggiatore di Psycho, Joseph Stefano. Home for the Holidays (arrivato anche in Italia, anni dopo, col titolo di Natale con i tuoi, che ci sta benissimo, una volta tanto) faceva parte dell’ABC Movie of the Week, lo stesso contenitore che aveva ospitato Duel l’anno prima e avrebbe ospitato Trilogia del Terrore nel 1975.
Un film alla settimana, di durata inferiore alle due ore, molto spesso un thriller, talvolta un horror vero e proprio, ma comunque sempre di argomento sensazionalistico; all’epoca la ABC era un canale di scarsa rilevanza, in confronto ai colossi come CBS e NBC. Quei network avevano cominciato a proporre film girati appositamente per il formato televisivo sin dalla metà degli anni ’60, lunghi 120 minuti e troppo costosi per la ABC, che decise di diminuire il minutaggio e, con esso, il budget.
Com’è ovvio, la qualità dei singoli film era piuttosto altalenante, ma l’ABC Movie of the Week persmise alla rete di diventare un canale di punta: la prima serie di film divenne il programma più visto nell’anno 1971-1972.
Home for the Holidays va in onda il 28 novembre del 1972 e ottiene ottimi consensi da parte di critica e pubblico, soprattutto per un cast di tutto rispetto, che comprende una giovane Sally Field, Eleanor Parker e addirittura Julie Harris.
A parte il gruppo di attrici protagoniste, che funge da valore aggiunto, di questo film mi ha sempre colpita il suo preconizzare un intero genere, senza tuttavia che gli venisse riconosciuto alcun merito a riguardo. Quando si fa l’elenco dei proto-slasher più influenti, ci si dimentica sempre di Home for the Holidays, forse per le sue origini televisive, forse perché è davvero complicato da reperire, il DVD è introvabile e non esiste alcuna edizione in Blu-Ray, o ancora perché paga il suo essere un prodotto per la tv dei primi anni ’70 e, in quanto a sangue e violenza, offre davvero pochissimo.
Ma quel che conta è la sua particolare struttura narrativa, con le povere sorelle Morgan fatte fuori da un killer con forcone e impermeabile giallo durante le vacanze di Natale, in una casa isolata, mentre fuori infuria la tempesta, che nel 1972 rappresentava una novità di tutto rispetto, nonostante in Italia il Giallo avesse già impostato delle regole utili per il futuro.
In effetti, Home for the Holidays è uno dei tanti, nonché dei primi, punti di congiunzione tra Giallo e slasher, avendo caratteristiche comuni a entrambi i generi e pescando elementi tipici del Giallo come l’ambientazione altolocata, il meccanismo whodunit, i frequenti depistaggi e, infine, il ribaltamento di prospettiva che cambia tutta la nostra percezione del film; contemporaneamente, arriva in anticipo sullo slasher vero e proprio innescando un classico processo di eliminazione dei personaggi uno a uno a opera di un assassino che non si limita a camuffarsi, ma indossa una vera e propria “divisa” da killer, iconica e riconoscibile, tanto da apparire su tutte le locandine, e dotato anche di un’arma tipica, il forcone.
Home for the Holidays rispetta la rigorosa unità di luogo dello slasher e si svolge nell’arco di un paio di giorni dentro una casa da cui non si esce se non per il confronto con la final girl ante litteram della situazione.
Al centro della trama del film c’è la ricca e disastrata famiglia Morgan, composta da quattro sorelle, un padre in fin di vita e una matrigna, Julie Harris, su cui cadono sin dall’inizio tutti i sospetti possibili. Le sorelle Morgan tornano a casa per Natale perché convocate dal padre che non vedono da anni: dopo il suicido della madre, le quattro ragazze hanno dato la colpa al padre e non lo hanno più voluto vedere. Ma questa volta è diverso, questa volta, il signor Morgan ha inviato una lettera alla maggiore delle sue figlie, Alex, con un messaggio tanto breve quanto inquietante: “mia moglie mi sta avvelenando poco a poco”.
La matrigna, Elizabeth, ha già dovuto dimostrare la propria innocenza da un’accusa simile, anni prima, ma tutti la credono ancora colpevole e le sorelline, durante la cena della vigilia, la sottopongono a un vero e proprio interrogatorio, interrotto dalle urla di una di loro, rimasta al piano di sopra perché troppo ubriaca per scendere a mangiare.
Da qui comincia un incubo paranoico molto ben gestito da un veterano della regia televisiva come Moxey, un horror che, se si trattiene dal mostrare gli omicidi in campo, è scatenato per quanto riguarda le dosi di cinismo, umorismo macabro e distruzione sistematica delle sicurezze dello spettatore.
L’idea è che i mostri vadano ricercati all’interno della famiglia e non nell’elemento estraneo, sin da subito etichettato come deviato e malvagio. Diciamo anche che Julie Harris è eccezionale nell’attirarsi le antipatie del pubblico, con la sua interpretazione sempre in bilico tra gentilezza forzata e lucida follia.
E non sono da meno le sue colleghe, Eleanor Parker prima di tutte, materna, rassicurante, responsabile, una persona nelle cui mani affideresti la tua vita.
Sally Field, dal canto suo, veste benissimo il ruolo di final girl un po’ ingenua e ignara di tutto, una dolce bambolina che vedrà il suo intero mondo crollarle addosso nello spazio di un paio di giorni.
Con un gruppo di attrici simili, puoi anche permetterti di lasciare che il film si faccia da sé e, nonostante da un certo momento in poi l’identità dell’assassino diventi abbastanza semplice da intuire, è comunque una scelta interessante e coraggiosa: sfido chiunque a sperare sino alle ultime inquadrature che non si tratti proprio di quel personaggio lì.
Le motivazioni del killer sono solide, profonde, in scontro frontale con lo spirito natalizio e con i valori che vorrebbe rappresentare e per questo l’ambientazione durante le feste non è casuale o semplicemente scenografica, ma vero e proprio cuore del film. Lo stesso titolo è un piccolo saggio di ironia che più nera non si può e da un horror che si svolge a Natale non ci si potrebbe aspettare nulla di diverso, perché l’obiettivo è proprio quello di sovvertire lo stereotipo delle feste come giornate di gioia per tutta la famiglia ed estrarne il lato oscuro, che può avere sia una valenza soprannaturale sia una valenza molto più concreta, quella di un nucleo familiare forzato a ritrovarsi nello stesso luogo e a fingere sentimenti che in realtà non si provano.
Che sì, oggi anche questo è uno stereotipo, un cliché, e smascherare l’ipocrisia celata dietro al Natale è diventata più una posa che altro..
Ma non nel paludato palinsesto televisivo americano dei primissimi anni ’70: allora, un film come Home for the Holidays deve aver suscitato un certo scalpore. Se pensate a quello che è successo dieci anni dopo con Silent Night, Deadly Night e la crociata delle mamme contro lo slasher che rovinava a tutti il Natale, non è poi così paradossale pensare che certi film, in certi momenti storici, devono aver avuto un effetto destabilizzante. Soprattutto in prima serata, nelle case di bravi cittadini pronti a festeggiare.
Per questo credo che Home for the Holidays sia un film che val la pena riscoprire: è un piccolo pezzo di storia della televisione dotato di una cattiveria inconsueta e, per tutti noi che vorremmo addormentarci ai primi di dicembre e risvegliarci dopo il sei gennaio, è un modo per sentirci meno soli.
Purtroppo io non sono mai riuscito a trovare il dvd di questo film. Sono però riuscito a vederlo e, nonostante il budget limitato, è stato un film che mi ha molto colpito. E’ vero, certe cose presenti nella pellicola oggi sarebbero considerate dei clichè ma a quei tempi sono curioso di sapere quanto poteva sconvolgere le persone. Sicuramente qualche lettera di protesta sarà arrivata alla ABC.
Davvero un ottimo articolo!
Lo vidi in TV nel 1978!.. avevo 12 anni e mi rimase impresso..un piccolo gioiello di suspence 👍😊
Lo vidi in TV nel 1978!.. avevo 12 anni e mi rimase impresso..un piccolo gioiello di suspence 👍😊… come sempre ottima recensione 👍
Per quanto io conosca bene Moxey, questo suo “Home for the Holidays” non credo di averlo mai visto… per me, quindi, più che una riscoperta si tratterà di una scoperta vera e propria (di un altro film particolarmente adatto come antidoto alla melassa natalizia in arrivo 😉 ).