Sembra paradossale, ma dobbiamo ringraziare Deadpool per Logan. Due prodotti così diversi tra loro, per intenti e ambizioni, che si ritrovano a essere l’uno la conseguenza dell’altro. Non sto dicendo nulla di particolarmente nuovo: senza il successo di Deadpool, a nessuno sarebbe mai venuto in mente di far uscire il capitolo conclusivo della saga del mutante più amato al mondo con un bel marchio R, perché la formula MCU (nonché un buon 90% del cinema fantastico contemporaneo) impone il PG13 e gli incassi hanno sempre fatto credere che il pubblico di riferimento per un cinecomic fossero ragazzini di dodici anni non troppo svegli e facilmente impressionabili. O forse, i loro genitori, pronti a fare causa agli studios in caso di incubi notturni da parte degli amati pargoli. Peggio, senza neanche arrivare agli incubi, basterebbe che gli amati pargoli, una volta usciti dalla sala, non si limitino a chiedere gadget, ma comincino a fare domande su quanto appena visto per scatenare il panico nei genitori. E gli studios non vogliono che una cosa del genere accada. Mai sia.
Solo che poi arriva Deadpool, realizzato un po’ per gioco, un po’ per azzardo, un po’ perché nessuno ci credeva sul serio, e sbanca i botteghini, sdoganando così il marchio di infamia R, fino a quel momento garanzia di mancato recupero dei costi.
Classificare un film R però, non significa soltanto che si possono vedere gli artigli di Wolverine che penetrano nella carne dei nemici con spruzzi di sangue più o meno realistici; ed è cosa nota a tutti che ai produttori di cinecomics di tematiche e concetti interessa il nulla mischiato con un po’ di niente. A loro basta che il film incassi e che le magliette si vendano. Ancora meno importa ai distributori e agli esercenti. Ma proprio per questo Deadpool si prende sulle spalle un ruolo che va al di là dei suoi effettivi meriti: hanno visto che un film “per adulti” poteva fare i soldi ed ecco che James Mangold ha potuto girare il suo Logan senza troppe restrizioni.
Ma, se in Deadpool la R comportava solo sangue e parolacce, in Logan la R assume una valenza completamente nuova, per l’attuale cinema di supereroi, così come è stato strutturato a partire dal primo Iron Man nel 2008, così come è stato plasmato dal MCU, in poche parole. Comporta l’introduzione del dramma e la sua gestione in maniera tale da non renderlo accidentale, il più marginale possibile, tendente all’invisibilità e, ove presente (per caso), subito smorzato dalla battutina di alleggerimento.
Il dramma, in Logan, è una costante dall’inizio alla fine.
C’è, in Logan, un sentore di morte e di sconfitta ineluttabili, c’è la presenza palpabile del fallimento, c’è l’idea di non avere (più) uno scopo, di non poter dare alla propria esistenza una direzione. E, al di sopra di tutto, c’è l’emozione, anche sfibrante, oppressiva, quella da groppo in gola per due ore e passa di fila. Una cosa che, nell’universo cinematografico parallelo messo in piedi dal MCU, viene evitata come la peste. Un film di supereroi alla maniera Marvel Studios, ti deve passare via in un lampo, lo devi dimenticare appena finito di vederlo per passare il prima possibile al successivo. Questo perché, pur essendo film che incassano cifre enormi, i veri guadagni vengono fatti con tutto il merchandising che ruota intorno al film. Quindi, che dell’opera appena vista rimanga qualcosa in più di una fuggevole impressione di divertimento è un effetto secondario, e pure ai limiti del dannoso, data la catena di montaggio dai ritmi serratissimi con cui i film Marvel vengono sputati sul mercato.
Logan è l’esatto opposto di questa concezione. La sua antitesi pura e semplice. Tutto ciò che vi aspettereste di trovare in un cinecomic, qui vi sarà, volutamente e premeditatamente, negato.
Che cosa meravigliosa.
Mangold va anche oltre rispetto al percorso seguito dai BatmandiNolan (tutto attaccato per dare tono enfatico alla cosa). Anzi, si sposta proprio su un altro pianeta. Perché a Nolan interessava di Batman in quanto tale più o meno quanto ai produttori del MCU interessa di concetti e tematiche. Forse anche un po’ meno. Nolan ha usato un personaggio per farsi i cazzi suoi e questo è un fatto che prescinde dal giudizio di ognuno in merito ai singoli film. I suoi Batman sono operazioni molto cerebrali. Mangold si muove, anche qui, su un terreno antitetico, che è quello dei sentimenti, cosa che, guardando alla sua filmografia precedente, non dovrebbe stupire nessuno. Sentimenti, non sentimentalismo.
Logan vuole colpire al cuore lo spettatore, vuole strappargli via le sue certezze, gli eroi con cui è cresciuto (ricordiamoci che il primo film degli X-Men è del 2000, altro che MCU) e mostrarli sotto una luce diversa. E tuttavia, è bene ribadirlo, altrimenti pare che le cose belle sbuchino fuori dal nulla così, per una botta di genio estemporanea, è un’impostazione presente all’interno della saga dei mutanti sin dall’inizio. È intrinseca alla sua stessa natura. Motivo per cui, a mio modesto parere, un solo film dedicato agli X-Men seppellisce tutti i prodotti MCU presi insieme.
Solo che Mangold va ancora più a fondo, tanto da rendere quasi impossibile definire Logan un film di supereroi. È sicuramente un cinecomic, perché è derivato da un fumetto, di cui però modifica parecchi elementi narrativi di un certo peso, ma film di supereroi, ecco, non ce la faccio proprio a chiamarlo così. Prima di tutto perché non c’è niente di super e c’è pochissimo di eroico. E poi perché si tratta di due ore in cui Mangold, tramite i suoi personaggi, sembra proprio voler giocare a mettersi di traverso ai colleghi dei Marvel Studios, entrando in contraddizione con tutti quelli che possono essere considerati i marchi di fabbrica del MCU.
Ed è un’operazione ai limiti dello sberleffo satirico e fa sorridere, se non fosse che (appunto, procedendo al contrario) appena si rischia di sorridere troppo, Mangold ti piazza un macigno sul petto e ci passa sopra con un camion.
Spoglia i protagonisti delle loro caratteristiche di forza e invincibilità, li fa andare incontro a minacce concrete e reali (cosa mai accaduta in un film MCU, dove i cattivi sono ridicoli, quando va bene), li fa sporcare di sangue, li annega letteralmente nella violenza, subita e perpetrata, ponendo anche qualche problemino morale rilevante, soprattutto con una bambina di mezzo, e compie un vero e proprio miracolo: toglie loro uno scopo universale. Non hanno, in pratica, questi mutanti vecchi, malati e rassegnati, più una missione.
Quando poi la missione arriva nei panni della piccola Laura, si tratta comunque di un qualcosa di molto precario, privo del gigantismo cosmico che caratterizza altri super degli studios rivali (sì, anche la DC, che faccio una fatica estrema a prendere in considerazione) e anche del giustizialismo urbano del BatmandiNolan. È una missione minima, se mi passate il termine, compiuta da un vecchio su una sedia a rotelle che non ci sta più tanto con la testa e da un alcolizzato che non ci sta più tanto con il fisico. Non si tratta di salvare il mondo, ma al massimo di uscire di scena con dignità, salvando qualche vita. Siamo davvero al crepuscolo, perché Logan è la fine della strada, ti porta in un posto da cui non si torna più indietro e sarà difficile andare al cinema a immergersi nello scintillante mondo MCU dove tutti sorridono in ambienti asettici illuminati in maniera tale da escludere persino le ombre, dopo aver visto questo film. Sarà difficile anche andare tranquillamente a vedere uno dei vorrei ma non posso DC con Snyder al comando, perché ci si renderà conto dell’abisso che separa un’operazione pretenziosa e farlocca, da una sincera e fatta come si deve.
Non so, sinceramente, cosa comporterà a livello produttivo il successo, di pubblico e critica, ottenuto da Logan: forse avremo più film commerciali classificati R o forse la DC, dopo aver ammazzato Suicide Squad perché doveva essere simpatico e gioioso, cambierà di nuovo direzione, incapace di prenderne una propria. Non credo sia possibile che il MCU possa essere anche solo vagamente disturbato da Logan. Però c’è una cosa che, con ogni probabilità, sarà difficile ignorare, per tutti gli operatori del settore blockbuster: l’ottimismo è tramontato. Se Hidden Figures è l’ultimo film di un’epoca finita, Logan è il primo di quella successiva.
Non sono belle notizie, ma qualcuno deve pur darle. E chi meglio di un mutante?
ottime considerazioni davvero.
Anche io ho percepito come la fine di un ciclo, chissà se sarà anche la fine di vedere un genere solo in una maniera o di vedere finalmente anche i cinecomics in modo adulto.
Forse, per la prima volta, abbiamo una seria alternativa al MCU, sempre che la Fox prosegua lungo questa strada anche con la saga dei nuovi X-Men.
sperem, stasera massimo domani escono i miei 5 cent sul film
Whoa. Spot on!
In effetti sono curioso di vedere se, come e quanto Logan potrà fungere da spartiacque all’interno del genere supereroico: se non altro, l’X Men-verse cinematografico aveva già preconizzato una totale mancanza di avvenire per i suoi mutanti in “Giorni di un futuro passato” dove il Tempo era stato riscritto per ridar loro un futuro, mentre qui è come se cercasse di correggere l’alterazione subita togliendoglielo di nuovo (anche se, a quanto ho capito, c’è chi considera Logan del tutto slegato dalla continuity precedente)… ma, almeno per il momento, non so quanto MCU (con il “nuovo acquisto” Spiderman”) e DC siano davvero pronti a sostenere il peso di un cambiamento analogo.
In teoria sì è fuori dalla continuity del nuovo ciclo degli X-Men, però ne fa anche parte perché non credo che rivedremo mai più Wolverine nei prossimi film.
È un bel problema. Ma la continuity di casa Fox è sempre stata parecchio incasinata 😀
Già, una continuity davvero… mutante 😉
Visto ieri, e c’è veramente poco da aggiungere a quello che hai detto.
Ricordo che tentai di spiegarti il mio mancato entusiasmo per il secondo film degli Avengers e per l’ultimo Cap America per via della mancanza di pathos, di crudezza nelle scene di lotta, di autentica compartecipazione alle vicende dei supereroi. Logan ha tutti questi elementi, più un’atmosfera crepuscolare, sporca, “di sconfitta ineluttabile” per citare la tua bella recensione; ahimè non credo che spingerà a rendere più adulte e meno plasticose le prossime pellicole del MCU, credo anzi che rimarrà esempio isolato per un bel pò di tempo.
Sì, lo credo anche io, anche perché ormai il MCU ha quel tipo di stile lì che è un marchio di fabbrica e snaturarlo sarebbe anche controproducente. Che poi è strano, perché nelle serie tv si muovono in controtendenza rispetto al cinema. Sarà Netflix, forse…
[…] Qui altre notevoli recensioni di amici e colleghi, come Lucius, Lucia, Cassidy, Michele , leggetele tutte mi […]
Bella recensione davvero!!
Complimenti
Grazie!