Altro giro, altra zombata televisiva. Solo che, in questo caso, si tratta di una cosetta leggerissima, straordinariamente divertente, dotata di freschezza e vitalità e capace, all’occorrenza, di far piegare in due dalle risate lo spettatore. Ah, tanto per gradire, è anche una delle storie d’amore più belle, coinvolgenti e realistiche portate sullo schermo in tempi recenti.
Santa Clarita Diet è composta da dieci episodi della durata di 30 minuti, la si “divora” (perdonate il gioco di parole) in poco tempo e funziona meglio degli antidepressivi. Se avete avuto una giornata storta, se vi rode per qualunque motivo, se siete stanchi, abbacchiati, tristi, arrabbiati, rivolgetevi alla solita, santa Netflix, e guardate questa serie: vi passerà tutto, almeno per mezz’ora.
Santa Clarita Diet è la storia di Sheila Hammond (Drew Barrymore) un’agente immobiliare che vive con il marito e collega Joel (Timothy Olyphant) e la figlia adolescente Abby in un tranquillo quartiere residenziale, di quelli visti centinaia di volte in tantissime serie tv, con villette a schiera, vicini ficcanaso, prati da falciare e barbecue alla domenica. La cittadina è, come da titolo, Santa Clarita, in California e la vita di Sheila e famiglia procede senza scossoni, un po’ di noia, qualche piccola disputa con Abby, un paio di problemi sul lavoro. Sembra quasi di stare in una puntata di Desperate Housewives e anche la musica, di John e Josh Debney, pesca a piene mani dalle atmosfere e dalle sonorità della storica serie tv di qualche anno fa.
Solo che un giorno, mentre, insieme al marito, sta mostrando una casa a dei potenziali acquirenti, Sheila si sente poco bene e vomita sulla moquette.
Ecco, qui i deboli di stomaco rischiano subito di abbandonare Santa Clarita Diet, perché il personaggio della Barrymore non si limita a vomitare: senza entrare nei dettagli, parliamo di vere e proprie inondazioni. È una scena che imposta subito il tono della serie: il cattivo gusto irrompe tra quadretti dai colori pastello e fotografia patinata.
La mattina dopo questa figuraccia, Sheila si sveglia diversa: è più aggressiva, più intraprendente, più sicura di sé. Con qualche piccola controindicazione. Non le batte il cuore, non respira, se si taglia, al posto del sangue esce una strana melma nera, non prova dolore ed è affamata di carne cruda. E, lo sappiamo tutti molto bene, dalla carne cruda alla carne umana il passo è davvero breve.
Il marito, lungi dall’essere inorrodito da questo improvviso cambiamento, farà tutto quanto in suo potere affinché l’esistenza sua, di Sheila e di Abby vada avanti come se nulla fosse. Il che significa aiutare la signora Hammond a nutrirsi e, nel frattempo, vedere se esiste una cura per la sua condizione di non morta.
Santa Clarita Diet ha, innanzitutto, due punti di forza: la leggerezza e lo splatter. È una serie dove si ride parecchio e le risate derivano da cadaveri congelati in grandi freezer nascosti in garage, da frullati energetici ricavati da organi interni e bevuti mentre si va a fare jogging con le amiche, da normalissime e quotidiane problematiche di natura familiare (gli incontri con gli insegnanti, il collega che ci prova con te sul posto di lavoro, la figlia che non vuole andare al college) risolte tra una gamba da sgranocchiare e un cadavere da occultare. La comicità scaturisce dal contrasto tra questa famiglia estremamente ordinaria, che ci tiene a essere ordinaria, e la condizione straordinaria di uno dei suoi componenti, che ha esiti grotteschi ed esilaranti.
Non vuol fare una feroce critica alla borghesia, non vuole essere una metafora del malessere sociale celato dietro alle belle case ai giardini ben tenuti. Non sono questi gli obiettivi della serie. Anzi, abbiamo un nucleo familiare molto unito con dei personaggi (e degli attori) che sanno ridere di loro stessi e fanno ridere lo spettatore insieme a loro. Santa Clarita Diet è uno spettacolo frivolo, che non vuol dire stupido, fatto per intrattenere in maniera sì scorretta, ma con una delicatezza di fondo nel tratteggiare i personaggi e nel farceli sentire vicini, anche quando si tratta di mostrarceli coperti di sangue dalla testa ai piedi o impegnati a smembrare un corpo per farlo entrare più comodamente nel congelatore.
Il creatore della serie, Victor Fresco, ha confezionato un prodotto originale, di certo non adatto a tutti (potrebbe venirvi voglia di mollarlo per sopraggiunto schifo al primo episodio) ma che racconta una storia, in un certo senso, universale: persone che si vogliono bene e che fanno fronte comune contro le avversità, restando sempre unite.
E qui arriviamo al punto che spiega il titolo del post: come accennavo prima, Santa Clarita Diet mette in scena una coppia perfetta e una famiglia meravigliosa. Non è la classica famiglia disfunzionale che siamo abituati a vedere, perché gli Hammondo funzionano così come sono, anche con la mamma trasformata in una morta vivente. A funzionare è, più di tutto il resto, l’alchimia tra i due protagonisti, scritti con cura e ancor meglio impersonati dalla Barrymore e da Olyphant.
Gli Hammond si amano e sono complici, non solo nel senso criminale del termine. Sono due persone che hanno scelto di stare insieme e che non mettono in discussione il loro rapporto neppure un istante, anche se passano attraverso delle prove molto complesse, nonostante siano presentate in chiave comica, prove che condurrebbero al collasso qualsiasi coppia. Ma non loro.
E forse, al di là del divertimento, delle risate, degli scambi di battute rapidissimi che sembrano sventagliate di mitragliatrici e anche al di là di sangue e frattaglie generosamente elargite e gettate in faccia al pubblico, Santa Clarita Diet parla dell’accettazione della diversità di chi abbiamo accanto, sia esso una figlia adolescente, un marito con poche ambizioni o una moglie che sbocconcella dita come fossero patatine fritte. Parla, insomma, di quell’amore che andrebbe rinnovato ogni giorno, dei sacrifici che si fanno per tenerlo in vita, per comprendere un’altra persona, esaltarne i punti di forza imparando a voler bene persino ai suoi difetti peggiori.
Che non è proprio una roba vista troppe volte in una horror-comedy. O forse sì? Sarà a causa del mio gusto per il macabro, ma vedere Santa Clarita Diet mi ha riportato all’infanzia, quando guardavo La Famiglia Addams e speravo, prima o poi, di poter avere una relazione simile a quella tra Morticia e Gomez. Che le mie coetanee sognassero il principe azzurro e io Carolyn Jones avrebbe dovuto anticiparmi tante cose su come sarebbe poi andata la mia vita, ma queste sono divagazioni. La verità è che Santa Clarita Diet è la serie più simile, fatte le debite proporzioni e contestualizzazioni storiche, a La Famiglia Addams che io abbia mai visto e di una serie così si sentiva la mancanza.
Vale la pena perderci cinque ore del vostro tempo, per allontanare i cattivi pensieri, per alleggerirvi l’esistenza, per sorridere, per vedere, una volta tanto, una gran bella storia d’amore.
Una vera delizia (se così si può dire). Tutti bravissimi, con menzione speciale per Timothy Oliphant, che non mi aspettavo tanto a suo agio da commediante – con facce a tratti degne di Jim Carrey.
Sì, Olyphant è impressionante e più invecchia, più diventa interessante.
Concordo su tutto. Come sai, questa serie è cascata a fagiolo, l’ho iniziata proprio in un bruttissimo giorno e mi ha fatto stare meglio. Credo che sia più importante di quel che sembri, perché come dici tu, non si raccontano quasi mai storie d’amore simili. Hammond e Joel sono l’esempio perfetto di che cosa sia l’amore vero, che è composto da guai di vario genere da combattere insieme. Quel passo della serie in cui loro si confrontano col dubbio se condividere o meno la caccia, è molto importante. Lo è, soprattutto, per ciò che decidono di fare.
E poi basta con queste coppie da 50 sfumature di colori vari, che vivono di tira e molla perché così il friccicorio è sempre acceso, basta con romanticherie d’accatto dell’ultimo minuto. L’amore è quello che ci mostrano Hammond e Joel, fatto di sorrisi, risate e discorsi buffi ogni giorno. Nonostante tutto.
(Eccezionali la Barrymore e Oliphant, soprattutto quest’ultimo. Anche perché il suo personaggio è il perno totale.)
Infatti, l’amore è questo, anche secondo me. Ed è rappresentato benissimo, pur in un contesto, per forza di cose, estremizzato.
Però quando i due decidono, nonostante tutto, di andare a caccia insieme, dopo che il tentativo di separarsi è stato disastroso, si capisce quanto siano legati, quanto non ci sia niente, sulla faccia della terra, in grado di mettere in discussione la loro scelta (perché è una scelta) di stare insieme.
Olyphant mostruoso.
Non ho ancora visto . Ma aprezzo tantisssimo Olyphant sul piccolo schermo ha fatto parti bellissime già in Deadwood e in Justifield
Con la Barrymore, forma una coppia davvero perfetta.
Se capita, quando capita la vedrò perché sono davvero curioso 😉
Questa è la serie che cercavo per San Valentino! Corro a vederla subito!
Ho visto solo la prima puntata, ma non mi è piaciuta affatto… forse ero io nella serata sbagliata, boh! Gli darò un’altra chance.
Una “nuova” Famiglia Addams, eh? Già sto schioccando le dita 😉
Non l’ho ancora vista, ma lo farò a breve. Mesi fa lessi addirittura da qualche parte un’ipotesi sulla trama, che vedeva Dre Barrymore nei panni di un’imprenditrice che dispensava consigli sul cibo in un programma tv. Insomma, tutta un’altra cosa. Adesso son ancora più curioso 🙂