Regia – Clive Barker
“Flesh is a trap… that’s what he used to say… flesh is a trap, and magic sets us free.”
Com’era già accaduto per Cabal, anche il terzo film diretto da Barker è uscito nelle sale mutilato da tutta una serie di tagli, dovuti alla necessità, da parte della produzione, di ottenere il marchio R. Solo che, mentre Nightbreed regge benissimo anche se non si guarda la da qualche anno disponibile director’s cut, Il Signore delle Illusioni, nella versione cinematografica, è quasi un altro film ed è mancante di tutta una serie di passaggi logici che ne rendono spesso incomprensibile la visione. Intendiamoci: ho amato la terza creatura di Barker regista anche quando sono riuscita a reperirla per la prima volta in VHS, tanto tanto tempo fa. Ma, una volta che si guarda l’opera nella sua forma originaria, ci si rende pienamente conto della miopia e della mancanza di rispetto per il pubblico con cui questo film è stato distribuito. Se il director’s cut di Cabal, per quanto desiderato per anni dagli appassionati, in fin dei conti non modifica di molto la percezione del film, quello de Il Signore delle Illusioni è indispensabile. Per fortuna, non si è fatto attendere 25 anni ed è arrivato quasi subito. Per chi vuole, qui c’è un articolo che compara le due versioni in maniera molto esaustiva e precisa.
Fatte le doverose premesse e tenendo presente che il post si basa sul director’s cut, possiamo parlare del film, l’ultima regia per il cinema di Barker che sì, sarebbe tornato dietro la macchina da presa nel 1998 per dirigere un horror a episodi rivolto unicamente al mercato home video, ma che ha chiuso (almeno fino a ora) con Il Signore delle Illusioni il suo breve e burrascoso rapporto con il grande schermo. Non solo è il suo ultimo film, è anche il meno apprezzato dei tre, il più sottovalutato, quello che non si ricorda mai nessuno.
Tratto da un racconto breve dello stesso Barker, inserito nel sesto volume dei Libri di Sangue, Lord of the Illusions è una bizzarra, ed efficacissima, commistione tra horror e noir, una sorta di Lovecraft incontra Chandler, esperimento raro in ambito cinematografico, ma non così complicato da trovare in ambito letterario.
Diciamo spesso, da queste parti, che l’horror degli anni ’90 ha attraversato una grossa crisi commerciale: si producevano meno film, il pubblico disertava le sale, i grandi registi cominciavano a lavorare ai margini e senza soldi, mentre quelli emergenti rischiavano di avere la carriera stroncata quando ancora doveva nascere. Eppure, il livello dei pochi horror di qualità realizzati in quegli anni era impressionante. Si trattava, quasi sempre, di horror d’autore, adulti, dalle strutture barocche e complesse, forti di un’estetica sfrenata e di un immaginario inedito. Forse proprio a causa dell’abbandono del proprio pubblico di riferimento classico (gli adolescenti), il cinema dell’orrore della prima metà degli anni ’90 ha esibito con orgoglio la sua natura di genere di nicchia, rivolgendosi in maniera esclusiva agli appassionati. Prima che Scream portasse una ventata di normalizzazione, l’horror cinematografico si muoveva in territori ambiziosi anche se misconosciuti. E Il Signore delle Illusioni è un esempio perfetto di questa tendenza. Non potrei definirlo l’opera migliore di Barker, ma di certo è quella di più ampio respiro.
Il protagonista del film è un investigatore privato, Harry D’Amour (Scott Bakula), una presenza fissa in molti racconti di Barker, che rimane sempre invischiato in casi vicini al soprannaturale. Dopo aver indagato sulla presunta possessione di un bambino, D’Amour va a Los Angeles per occuparsi di una frode assicurativa. Ma si trova, suo malgrado, ad avere a che fare con una setta di fanatici adepti di un mago morto 13 anni prima. L’ho raccontata in poche righe, la storia de Il Signore delle Illusioni, ma in realtà è molto più complicata e zeppa di diramazioni. Si svolge in parte nell’ambiente dell’illusionismo, in parte in quello dei culti satanici. È una storia investigativa, basata sulla raccolta di vari indizi che conducono alla risoluzione del caso, ma è anche un classico noir, con tutte le tipiche caratteristiche del genere: dalla femme fatale, interpretata da Famke Jansenn, al sentiero predestinato che i personaggi percorrono; dal cinismo disilluso del protagonista alle ambientazioni metropolitane e decadenti di tutta la prima parte del film. Sull’impianto mutuato dal noir, Barker costruisce un meccanismo narrativo di puro orrore cosmico, con un gusto per il gore dal sapore fulciano (e qui dovete vedere il director’s cut, altrimenti non potete capire) e un senso di minaccia costante. Quel tipo di orrore scaturito da un altrove di cui il film ci mostra appena un barlume, ma che noi possiamo immaginare in tutta la sua immensità.
L’estetica di Barker filtrata dal noir e imbevuta di fascinazione per il mondo della magia e degli spettacoli di illusionismo. Il Signore delle Illusioni è un film sontuoso, in confezione di lusso, con Barker che, arrivato alla terza prova da regista, possiede finalmente la giusta padronanza tecnica, tale da allontanarsi dal dilettantismo del primo Hellraiser e dalle ingenuità di Nightbreed. E questo non fa che aumentare i rimpianti per una carriera finita troppo presto, perché vediamo per la prima volta uno stile maturo e controllato, sempre però al servizio della solita creatività furiosa che è il suo marchio di fabbrica. Barker l’arrabbiato, l’anarchico, il poeta dei chiodi e degli uncini, il cantore del masochismo, l’angelo del body horror.
Il Signore delle Illusioni infatti non è solo l’ultimo film di Barker da regista. Credo si possa anche catalogare come l’ultimo body horror consapevole di esserlo. Un body horror che però Barker ha cercato di condurre a un livello più alto, un body horror metafisico. È il corpo, infatti, o la carne, la grande illusione al centro del film. Un corpo che viene plasmato in maniera forse meno esplosiva rispetto agli altri film del regista, ma che è pur sempre materia mutevole, indefinita, condizionata, in questo caso, dalla magia.
La didascalia all’inizio del film mette subito le cose in chiaro, facendo una distinzione netta tra illusionismo e magia vera e propria. Se l’illusionismo agisce sulla nostra percezione e ci spinge a credere nel falso, la magia plasma il mondo fisico attraverso la mente e ci mostra la verità che si cela dietro ciò che vediamo. L’illusionismo distorce la percezione, la magia la acuisce: Dix, il capo della setta, sepolto da tredici anni e pronto a tornare in vita, penetra nel cervello delle sue vittime per scoperchiare nuovi livelli di realtà. Curiosamente, il cadavere uscito dalla tomba di Dix ha un buco sulla fronte proprio come Tillinghast in From Beyond e tra i due film, pur diversissimi tra loro, ci sono tanti elementi in comune, a sottolineare l’identità lovecraftiana fino al midollo de Il Signore delle Illusioni.
Purtroppo, il film soffre di tutti i difetti tipici dell’horror anni ’90, a partire dagli effetti di post produzione poco credibili. Un problema che affligge gran parte della filmografia di quel periodo, quando la CGI era agli albori e il suo utilizzo indiscriminato era in grado di rovinare anche le opere migliori. Anche lo stile risente, in parte, del modo di fare cinema un po’ patinato dell’epoca e ci sono un paio di ingenuità sparse, ma facilmente perdonabili, in quanto annegate in un’atmosfera unica. Ecco, Il Signore delle Illusioni, per il modo in cui mischia i generi tra loro, per la sua natura ibrida, per l’originalità assoluta delle soluzioni adottate da Barker, non è simile a nulla di ciò che avete visto o vedrete. Resta un caso isolato e in parte caduto nel dimenticatoio, un tentativo di realizzare un horror dalle caratteristiche peculiari che però non ha generato epigoni o imitazioni. Se proprio vanno ricercati dei precedenti, li si possono trovare in Angel Heart e Cast a Deadly Spell, ma solo perché si tratta di film con un impianto di base mutuato dal noir e poi declinato in chiave horror. Nel secondo caso, addirittura di horror-comedy. E tuttavia, il fascino gore de Il Signore delle Illusioni si spinge ancora più a fondo. Dopotutto, Barker è un autore geniale e, con soli tre film, è stato in grado di lasciare una traccia indelebile.
Il sondaggio del 2005 si apre con il capolavoro di Rob Zombie, The Devil’s Rejects, ma cercate di non soffermarvi solo su questo film e di dare un’opportunità anche agli altri due titoli che vi propongo: il tripudio splatter di Feast, di John Gulager e il raffinato e crudele gioco di Cry Wolf, diretto da Jeff Wadlow.
Esta es la historua de fist! parte uno, parte dos, parte tres, comminsaaaao in un bar………
La miglior trilogia di sempre!!!! Ghgh
Divertentissimo Feast 😀
Davvero un Clive Barker unico (e “magicamente” lovecraftiano) questo, ed è un gran peccato che tale sia rimasto: il suo Harry d’Amour avrebbe continuato ad essere un ottimo personaggio anche su grande schermo, oltre che sulla pagina scritta…
Il voto va a Cry Wolf, per quanto mi tentasse pure Feast.
Infatti D’Amour poteva essere un gran personaggio seriale. O almeno ricorrente in altri film.
Ma infatti! E, a proposito, io l’Harry D’Amour di Bakula lo vedrei adatto anche con vent’anni di più sulle spalle, se per (poco probabile) caso Clive pensasse di riavvicinarsi al cinema. Magari per trasporre e dirigere The Scarlet Gospels…
Peccato che in molti non diano una possibilità a questo film. I film di Clive Barker mi sono sempre piaciuti. Comunque voto per Cry Wolf!
recupererò la director’s cut, il mio voto a Cry Wolf
Ciao, stavo cercando informazioni su questo film di Barker e ho scoperto il tuo blog che è davvero splendido e pieno di recensioni. Non sapevo della director’s cut de “Il signore delle illusioni”, esiste una versione italiana della director’s cut?
Ciao e benvenuto! Non mi risulta che sia mai arrivata in Italia la DC.
Forse trovi da qualche parte i sottotitoli.
Purtroppo qui da noi non arriva mai niente.
E te pareva… Possibile che un autore famoso come Barker venda così poco da noi? Anche per i suoi libri è così. Mah..
Grazie per il benvenuto 🙂
Purtroppo moltissimi autori importanti vengono completamente ignorati nel nostro paese.
E, se ti fai un giro in libreria e vai nel reparto horror (sempre che esista un reparto horror) la situazione è desolante.
Grazie a te per il commento, spero di risentirti 🙂
Certamente, lo farò 😉