Regia – Dan Trachtenberg (2016)
Stiamo attenti che qui la questione si fa un tantino controversa: ci sono film che riscuotono un consenso pressoché unanime e altri che invece non piacciono a nessuno. Pare che 10 Cloverfield Lane faccia parte della seconda categoria. Ecco, a me, al contrario, è piaciuto da impazzire e lo ritengo una operazione ad alto tasso di intelligenza, sia da un punto di vista commerciale che artistico.
Ora, quando si parla di J.J. Abrams, gli schieramenti si fanno estremamente netti. Chi lo detesta è più rumoroso di chi lo ama e, spesso, esprimere in pubblico il proprio apprezzamento nei confronti di questo regista, sceneggiatore e produttore, è pericoloso. Si finisce insultati in un attimo. Io non ho problemi a esternare la mia ammirazione per il buon J.J., di cui ho sempre trovato il lavoro furbo, ma a tratti genialoide. Credo anche che, da un punto di vista tecnico, abbia uno stile di messa in scena inconfondibile, un marchio vero e proprio, che può anche risultare irritante, perché no, ma è evidente a chiunque abbia visto più di un paio di film in vita sua. È stato anche in grado di modificarlo, seppure in maniera leggera, questo stile, ma ogni volta che vedo un’inquadratura fuori bolla, ormai, mi viene da pensare che J.J. sia passato da quelle parti.
Detto ciò, in questo caso, Abrams non firma il film, ma lo produce e ne influenza pesantemente la direzione, oltre a decidere di farlo uscire a sorpresa, con una campagna pubblicitaria brevissima, soprattutto se paragonata a un momento storico in cui cominciamo a vedere trailer e clip anche un anno prima che un film arrivi in sala. E lui che questo tipo di marketing se lo è quasi inventato, ai tempi proprio del primo Cloverfield, decide di invertire una tendenza che stava diventando anche un po’ noiosetta: nessuno sapeva che 10 Cloverfield Lane era in fase di realizzazione e, quando è arrivato il primo trailer, eravamo tutti all’oscuro di cosa fosse in realtà il film. Il nostro unico indizio era quella parola nel titolo, Cloverfield. Non sembrava un sequel e non assomigliava per niente a un remake. Era girato in maniera tradizionale, quindi non era un found footage. Non si vedeva un mostro neanche a scandagliare il filmato fotogramma per fotogramma. C’erano tre attori in un bunker. Cazzo ci azzeccava con Cloverfield?
La risposta più immediata è: nulla, non ci azzeccava nulla. Ed è importante sottolineare il verbo all’imperfetto, perché, in origine, quando l’esordiente Trachtenberg ha scritto la sceneggiatura, intitolata all’epoca The Cellar, Cloverfield non gli era passato neanche per l’anticamera del cervello. Era soltanto un thriller claustrofobico su tre personaggi rinchiusi in un bunker dopo un (supposto) attacco nucleare. Il copione passa alla Bad Robot e Abrams decide che sì, ci si può tirare fuori qualcosa di contingente all’universo narrativo di Cloverfield.
Questo è 10 Cloverfield Lane: una vicenda che si svolge nello stesso mondo in cui si era svolto Cloverfield, ma non è un seguito diretto. Abrams lo ha definito un “blood-relative” del film del 2008, quindi il legame esiste, ed è anche profondo, ma non c’è una filiazione diretta. I due film sono del tutto indipendenti l’uno dall’altro e a me pare un’idea interessante per sviluppare un franchise cinematografico. Non so se ricordate i tempi del terzo Halloween, quello senza Michael Myers: doveva essere una cosa simile, l’inizio di una serie di film legati dal concetto della festività di Halloween, ma senza altri elementi in comune. Purtroppo, il pubblico non premiò questa scelta e ci siamo ritrovati a sciropparci un Myers sempre più improbabile nei secoli dei secoli e amen.
Ma, con una saga ancora tutta da cominciare, anzi che nessuno pensava sarebbe mai cominciata, dato il lasso di tempo non trascurabile tra il primo Cloverfield e questa sua espansione, si può fare ciò che si desidera. E allora via con un film che è disseminato da strizzatine d’occhio, eastern eggs, minuscoli rimandi al suo predecessore, ma che non ha niente a che spartire con il suo predecessore, se non per una decina di minuti alla fine. Dieci minuti di cui non posso star qui a disquisire, perché si pongono sotto il marchio infamante dello spoiler. Eppure, se ci pensate bene, è lo stesso titolo del film a rappresentare uno spoiler gigante.
La storia di 10 Cloverfield Lane è talmente semplice e lineare che potrebbe essere scritta su un fazzolettino di carta, lasciando anche un sacco di spazio libero: Michelle (Mary Elizabeth Winstead, a cui finalmente danno un ruolo degno delle sue capacità, grazie a tutti) ha un incidente in auto e si risveglia in una cantina con una gamba rotta, e incatenata al muro. Si presenta tale Howard (John Goodman) che afferma di essere il proprietario del bunker, e dice a Michelle di averle salvato la vita, perché c’è stato un attacco, la cui natura non è del tutto specificata. Potrebbe essere stato nucleare, chimico, addirittura alieno. La conseguenza è che l’aria, fuori dal bunker, non è respirabile e forse loro tre sono gli unici esseri umani rimasti in vita. Nel bunker si aggira anche un terzo personaggio, Emmet anche lui raccattato da Goodman e interpretato da John Gallagher Jr., che conferma la versione dei fatti di Goodman.
Nessuno, né Michelle né tanto meno noi spettatori, crede che Howard stia dicendo la verità, ma ci viene fatto capire, in maniera inequivocabile e in una sequenza davvero efficace, che lì fuori ci sia qualcosa di molto sbagliato e che uscire potrebbe portare a conseguenze ben peggiori del rimanere imprigionati sotto terra. Tutto il film si gioca quindi su questa ambiguità tra un pericolo reale all’esterno e un pericolo ipotetico all’interno, che può essere semplice paranoia di Michelle (e nostra, condividiamo il suo punto di vista) o può voler dire essere rinchiusi in un bunker senza via d’uscita con un pazzo psicopatico e complottista.
Non parla di rapporti che si logorano e alla fine esplodono tra persone costrette a condividere uno spazio vitale ristretto, 10 Cloverfield Lane. I dialoghi sono tutti tesi a fornirci indicazioni, indizi e depistaggi e a solleticare la nostra curiosità su cosa sia successo al pianeta. La curiosità è la molla principale del film, non solo relativa all’evento che ha portato i nostri nel bunker, ma anche relativa al passato dei personaggi, ai segreti che nascondono a come reagiranno nel momento in cui la verità (se c’è) verrà a galla. E i rapporti tra loro sono molto ben narrati, sempre tenuti sul filo sottile tra sospetto e fiducia. I meccanismi sono quelli del thriller psicologico e non del film di fantascienza catastrofica. Questo va tenuto a mente, prima di avvicinarsi a 10 Cloverfield Lane aspettandosi una cosa ben precisa e trovandosi, al contrario, di fronte a tutt’altro.
Apprezzo il coraggio di frustrare in questo modo le aspettative dello spettatore, di attirarlo con un titolo che rimanda a un genere ben preciso, e di non dargli poi quello che voleva. 10 Cloverfield Lane è tutto così: ti illude, cambia registro, si trasforma in corso d’opera e, quando si arriva alla fine, anche se il titolo magari poteva farci presagire cosa fosse accaduto esattamente, riesce comunque a spiazzarti, in virtù di quanto costruito nei minuti precedenti.
La regia è abbastanza scolastica, ma il montaggio è molto dinamico, proprio per ovviare alla staticità della situazione. Il film si regge su una scrittura mai banale (c’è, tra gli sceneggiatori, Damien Chazelle) e su delle interpretazioni molto intense e credibili da parte di tutti, Goodman e Winstead in primis, mentre Gallagher Jr. resta un po’ in ombra, anche in virtù del suo ruolo da sparring partner. Una volta tanto, la frase di lancio del film non è fuori luogo, ma può persino essere considerata la chiave interpretativa dell’opera: i mostri si presentano in varie forme. Ed è un monster movie, per quanto atipico, 10 Cloverfield Lane, dove prima di affrontare i mostri veri e propri, è necessario affrontare quelli che ci tormentano nel nostro intimo, dove per vincere è necessario cambiare, interrompere quella coazione a ripetere che ci ha portato dove siamo, spezzare catene psicologiche sedimentate da anni e solo allora, essere pronti ad aprire la porta e guardare in faccia il nemico esterno.
Splendida, tra le migliori dell’anno, la colonna sonora firmata da Bear McCreary. Alle musiche si deve gran parte della tensione che si accumula nel corso del film. Tutti elementi che vanno a tappare i buchi di una messa in scena che è forse proprio l’anello debole del film.
Credo che questa sarà una delle poche recensioni positive che leggerete su 10 Cloverfield Lane. E capisco anche quelli a cui non è piaciuto.
Eppure, a me è parso uno dei tentativi più originali e coraggiosi di creare dal nulla un universo cinematografico condiviso. Speriamo si continui su questa strada.
Io l’avrei visto anche solo per gli attori. Ma in effetti finora ho letto solo critiche positive! Sono contento per la mia fidanzata ideale Mary che finalmente ha un buon film, dopo l’insuccesso del prequel della Cosa. Speriamo che il mio TheSpace locale lo programmi prima o poi.
Lo hanno smatellato dai cinema dopo circa una settimana di programmazione. Temo non sarà possibile vederlo in sala. Lo facevano al The Space di Parco dei Medici, ma lo hanno tenuto pochissimo
E infatti io nemmeno ho fatto in tempo a sapere della sua programmazione: con quei pochi giorni a disposizione nelle sale anche qua da me, è quasi come se non lo avessero distribuito del tutto. Mi interessava vederlo anche a prescindere da come, quanto e se poi fosse effettivamente collegato a Cloverfield, aspettandomi io -e a ragione, come mi confermi- grandi cose dal confronto fra John Goodman e la nostra Mary Elizabeth (che pare essersi spaventata davvero in alcuni momenti, per via della performance di John), ragion per cui se il cinema non mi viene incontro si passa al classico recupero con mezzi propri…
Sì, è vero: si è spaventata sul serio, perché gli attori erano quasi all’oscuro degli sviluppi della trama.
Per forza il recupero deve essere effettuato con mezzi propri. Non ci hanno dato proprio il tempo di vederlo in sala 😦
90% fresh su Rottentomatoes. Praticamente uno dei migliori film della stagione se non il migliore dal punto di vista della critica aggregata.
Io ne ho letto peste, corna e vituperio un po’ dappertutto, però devo anche dire che, per una volta tanto, mi sono limitata alla critica di casa nostra, che lo ha stroncato da più parti.
Purtroppo dalle mie parti non l’hanno neanche messo in sala e sto cercando di recuperarlo. L’idea di base del film mi piace molto ma soprattutto mi ha colpito il modo in cui è stato presentato il film: all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno.
Quella è una mossa furbissima, tipica della Bad Robot. Alla fine, Abrams, da questo punto di vista, è un genietto e riesce sempre a spiazzarti.
Tu pensa che a Roma è uscito in tre sale e io l’ho perso per cause di forza maggiore.
Secondo me è un film davvero ben fatto, ma non è il genere che prediligo, quindi gli darei un 9 oggettivo e un 5 soggettivo. Che ho detto?
Hai detto una cosa intelligente 😀
Perché comunque un film può piacere o non piacere, ma ci sono sempre dei parametri oggettivi di giudizio.
E questo è un film fatto molto bene
Allora, premetto che l’ho adorato. Non avevo apsettative, ero praticamente tra i pochi (forse l’unica?) a cui il termime Cloverfield non diceva assolutamente nulla. Per cui ero tra gli ignari spettatori che si sono sciroppati l’inizio con rapimento, pazzo psicopatico rapitore, dove siamo finiti? e via dicendo. Quindi per me il finale è stato davvero un colpo di scena pazzesco, mi aspettavo un tradizionale: esce fuori tutto è normale, quel pazzo mi ha raccontato un cumulo di castronerie. Insomma la tensione vero e non vero l’ho subita tutta e per tutto il film. Poi non è piaciuto solo a me. Ti racconto un aneddoto. E’ piaciuto pure a mia madre, che di solito considera me e mio fratello due psicopatici per i film che scegliamo. Detto questo, se è passato al vaglio di mia madre, la critica nostrana può andarsene serenamente a cogliere margherite. Poi cavolo è vero, il coprotagonista è davvero il cattivo di Hush, giuro di non essermene assolutamente accorta a parte il senso di dejavu. Ma quello, non assomiglia a…? In conclusione, una serata passata alla grande, con promesse di to be continued.
Deve essere bello vederlo senza sapere cosa significhi Cloverfield. In questo modo ti sorprendi sul serio, alla fine. Non ti aspetti affatto una cosa del genere. Eppure, anche se immaginavo, alla fine è riuscito a sorprendere parzialmente anche me.
Ho avuto la fortuna di riuscire a vederlo al Cinema (sala completamente deserta, eravamo solo io e mia moglie) concordo al 100% con la tua ottima recensione, pur con i difettucci che sottolinei anche tu è davvero un bellissimo film. tra l’altro vederlo al cinema amplifica ancora di più l’atmosfora claustrofobica della prima parte e in contrapposizione rende il finale ancora più straniante e coinvolgente.
Ecco, non sai quanto ti invidio…
Io ci ho provato, ma quella sera, ho avuto dei problemi logistici e poi me lo hanno smantellato dalle sale 😦
Ehi, mi è piaciuto un casino, amica!
Figata, vero?
Essì. In effetti sarebbe ancora meglio vedere prima questo e poi Cloverfield, che un pochino sospettavo il finale. Però nell’insieme è una bomba.
E poi regala un grande insegnamento: mai lasciare un bunker ben fatto in mano a un maniaco.
A me è piaciuto un sacco. Ho trovato il divario tra gli eventi che si svolgono nel bunker e quelli che si svolgono all’esterno geniale. Questo doppio binario non soltanto serve per tenere alto il ritmo della pellicola ma, secondo me, è fortemente simbolico, proprio come noti anche tu.
Poi va detto che Goodman è sempre una garanzia e mi piacerebbe vederlo sfruttato di più dal cinema contemporaneo.
Ah, io sono una di quelle che J.J. lo ama.
Come si fa a non amare J.J. dico io! 😀