Regia – Andrzej Zulawski
“Non aprire, non aprire, non aprire, non aprire, non aprire”
NONOSTANTE IL FILM ABBIA 34 ANNI, VI SEGNALO LO STESSO LA PRESENZA DI SPOILER
“Parla di una donna che si scopa un polipo”.
Così Zulawski provò a vendere il suo film alla Paramount, affinché fosse distribuito in America. Cosa che avvenne, ma con circa 81 minuti di tagli. Anche altrove, Possession non se la cavò benissimo: in Italia venne mutilato di tre quarti d’ora, in Inghilterra venne subito inserito nella lista dei video nasties e in Germania, sebbene sia stato girato a Berlino, non uscì proprio fino al 2009.
La storia del cinema horror è costellata da queste opere maledette, costate ai loro autori il bando dalle sale. Per molte di esse, il danno iniziale si è poi trasformato in uno status di cult con milioni di adepti adoranti. Ed è anche il caso di Possession, che all’inizio lasciò di stucco anche la critica più colta e raffinata. Forse Zulawski si era davvero spinto troppo oltre.
È strano trovarsi su un blog dedicato all’horror a parlare di un regista come Zulawski. Il suo Possession può essere davvero definito un film dell’orrore? O meglio, il suo Possession può essere definito in qualche modo?
Credo che la risposta sia negativa. Ma solo in parte perché, sebbene si tratti di un film che sfugge alle catalogazioni, l’etichetta di horror è sicuramente quella che gli sta meno stretta. Sempre che si abbia una concezione piuttosto elastica dell’horror.
Se l’horror è quel genere che tratta del Male in ogni sua forma e delle sue irruzioni nella nostra realtà, allora Possession è un film dell’orrore. E non perché ci sia una donna che si scopa un polipo (scusate, mi fa sempre ridere moltissimo questo aneddoto), o perché presenti molte scene violente, con anche un gran dispendio di sangue finto, o perché ci sia una creatura mostruosa (realizzata da Rambaldi). Ma perché è un film che mostra l’avvento del Male, fino alle sue più estreme (e apocalittiche) conseguenze. Essendo anche un Male proveniente dall’interno, potrebbe persino essere ascritto al filone del body horror e non si scandalizzerebbe nessuno, spero. Dopotutto, nel 1979, ci aveva pensato Cronenberg a concretizzare l’inconscio in alcune entità carnali, uscite da uteri mostruosi e partorite da una donna soffocata dalla repressione borghese.
Certo, il film di Zulawski è decisamente più complesso rispetto a The Brood, ma solo in virtù dell’uso di metafore meno esplicite rispetto a un Cronenberg ancora operante nel circuito della serie B, e ancora all’inizio del suo percorso teorico.
Nel 1981, Zulawski era già considerato un autore. E io resto sempre sbalordita dalla capacità dei critici di scaricare gli autori quando questi si sporcano le mani con sangue e fluidi organici. Specialmente se lo fanno a sorpresa, dopo una prima parte che pare una versione isterica di Scene da un Matrimonio, in cui viene raccontata, con insistenza e ripetitività ossessive, la disgregazione di una coppia, Anna e Mark (lei la meravigliosa Isabelle Adjani, lui un giovane Sam Neil), fatta progressivamente a brandelli dalla scoperta di un tradimento.
E davvero, per circa un’ora di soprannaturale non c’è nulla, a parte la bravura di Zulawski nel seguire i suoi protagonisti con una macchina a mano da studiare nei secoli dei secoli, per la fluidità dei movimenti e la maestria assoluta nel costruire piani sequenza così puliti da risultare quasi invisibili (sì, Inarritu, continuo a parlare sempre con te).
A quel punto, Zulawski ci fa vedere per la prima volta la Cosa nascosta nella stanza dell’appartamento che affaccia sul Muro. E suppongo che lì a molti critici sia letteralmente esploso il cervello. Eppure, basta guardare il film con una certa attenzione per accorgersi che il Male è annidato in quella coppia in crisi sin dalle primissime inquadrature ed è un Male molto sottile e molto ambiguo. Possession non è la classica possessione demoniaca, e non è neanche il semplice farsi carne di pulsioni inconfessabili. Certo, la componente del caos che esplode a causa di un’eccessiva compressione in un ambiente chiuso e asfittico come è quello del matrimonio è presente nel film e anzi, ne occupa una porzione estremamente vasta. Basta guardare la scena in cui la Adjani rientra in casa dopo giorni di assenza e si mette a riordinare, quasi a voler rientrare in un ruolo impostole dalla società e dal suo essere moglie e madre, un ruolo che rifiuta, ma da cui è allo stesso tempo risucchiata. Non riesce a farne a meno, eppure compie dei gesti consueti (come raccogliere la biancheria sporca da terra) in maniera del tutto sballata, capovolta. Così come, nella casa dove nasconde la creatura, l’ossessione per l’ordine e la pulizia si trasformerà nel riporre in frigo i cadaveri, perché la sua casa deve essere “splendente e ordinata”.
Ma, ancora, sarebbe semplicistico ridurre Possession a questo. Come del resto sarebbe pedante mettersi qui a fare un elenco di tematiche. E si rischierebbe anche di combinare qualche danno, perché esistono opere che è meglio non smontare pezzo per pezzo.
E tuttavia, non posso andarmene senza aver accennato alla presenza costante del doppio, sia per come sono costruite le inquadrature che per come procede la narrazione.
Esiste il doppio di Anna, nel personaggio della maestra d’asilo (interpretata sempre dalla Adjani), ed esiste il doppio di Mark, ovvero la forma ultima presa dalla creatura partorita da sua moglie. Un doppio che sarà agente del caos, e che nelle inquadrature finali, fa presagire scenari addirittura apocalittici.
La possessione, se filtrata attraverso queste presenze, non è quella classica, demoniaca (sebbene il riferimento a Rosemary’s Baby sia evidente), ma il voler possedere l’altro fino a trasformarlo nella copia delle nostre proiezioni.
Ed è forse da questa idea di possessione che nasce il Male, destinato a propagarsi sulla terra, a distruggere ogni cosa, presentandosi col volto paterno e rassicurante di un padre amorevole che bussa alla porta.
Inoltrandoci nei cupi anni ’90, è sempre più complicato trovare film da inserire nei sondaggioni. In questo caso, sono stata così brava da recuperarne ben tre: Il Pozzo e il Pendolo, ovvero Poe rivisto da Stuart Gordon; La Casa Nera, del nostro amato Wes; The Resurrected, Lovecraft secondo Dan O’Bannon.
Non ho letto (ancora) il tuo pezzo perchè purtroppo questo film devo ancora vederlo ma conto di farlo il prima possibile 🙂 Ho votato La Casa Nera, culto totale della mia adolescenza 😉 Cheers!
E di cultissimo si tratta! Wes qui è molto amato.
Bellissima analisi, complimenti!
Immagino che ti sia venuta voglia di rivederlo dopo avere visto Spring, film che inevitabilmente lo ricorda.
Blissard
Ps: ero in dubbo se votare The resurrected o Il pozzo e il pendolo perchè non ho visto nessuno dei due, e alla fine mi sono orientato verso il primo; La casa nera è un cult della mia infanzia.
Sì, è vero, ci sono cose in comune tra i due film. Però devo ammettere che per questa rubrica ho uno schema pronto, redatto quasi un anno fa 😀
E Possession fa parte dello schema dal principio
Possession è uno dei miei film preferiti di sempre, uno dei pochi per cui non ho paura di spendere la tanto abusata parola di “capolavoro”. E si, nel genere horror ci può entrare alla grande (del resto io nell’horror arrivo persono a ficcarci, che so, Repulsion di Polanski) ma racchiude tante di quelle cose ed è talmente denso che è difficile, se non impossibile – e dici bene tu – smontarlo pezzo per pezzo. Ma vogliamo parlare anche della Berlino pre-caduta del muro che fa da cornice al film? Bel pezzo
Ah sì, Repulsion è un film dell’orrore, non ci sono dubbi. E infatti lo trovi qui, da qualche parte!
Lo scenario di Possession è veramente da incubo. L’ambientazione in quella Berlino è horror di per sé, basterebbe quella a farne un grande horror.
un film immenso, non per tutti ma quasi…Zulawski è un genio, devo ancora recuperare parecchi suoi film, questo, insieme a l’importante è amare consigliato da un amico è il secondo che vedo, mentre l’importante è amare è stato il primo 😉
Io anche devo recuperare molte cose di Zulawski. Questo è un picco creativo mica male, però.
Analisi più che azzeccata e da me condivisa, per un film “malato” così complesso e stratificato come Possession (horror contemporaneamente psicologico/metafisico/fisico, se proprio volessi tentare di darne una definizione di massima)… considero Isabelle Adjani una vera e propria eroina, per come è riuscita ad affrontare il suo ruolo!
P.S. Era da un bel po’ che stavo aspettando al varco La Casa Nera, quindi non sto a pensarci un secondo e lo voto (non che quel bastardone di Sarandon/Curwen non mi attirasse, ma Craven è Craven. E basta) 😉
E la stessa Adjani ha dichiarato di averci messo anni a riprendersi da quel ruolo. Deve essere stato massacrante per lei, e difficilissimo. Davvero una prova che rischia di mandarti fuori di testa
Anche all’epoca, tra gli appassionati, Possession si era rivelato un titolo controverso. Complesso, profondo, simbolico… Quando fare cinema di genere era anche gioco intellettuale.
I grandi autori, quando si avvicinano al cinema di genere, lo sfruttano al meglio. Soprattutto l’horror e il noir, sono i generi che si prestano con più facilità a certi simbolismi e giochi intellettuali. Ed è ciò che li rende dei territori così affascinanti e vasti.
Concordo. Basta pensare ai lavori di Avati e Friedkin, tanto citarne due a caso!
Diciamo che non è esattamente un film da primo appuntamento… Devastante e traumatico, visto al cinema mentendo sull’età e (ovviamente) senza sapere che era tagliato.
Io ero lì per Isabelle Adjani, per la quale avevo una cotta terminale dai tempi di Nosferatu (visto di straforo in un cinema all’aperto), e per la quale avrei tollerato in seguito persino “Subway”.
Possession resta un pugno nello stomaco (Subway no, è un altro genere di trauma… 😀 ).
E quando mai te lo dicevano che saresti andato in sala a vedere un film incomprensibile, perché tagliato con l’accetta?
Che poi credo fosse traumatico anche con i tagli. Non lo so, perché ho visto solo la versione integrale, molto tardi, quando la comprai (mi sembra nel 2009) nel dvd della Raro Video.
Però, ecco, vederlo in sala deve essere stato tosto. Anche mutilato.
Tostissimo anche perché, dal trailer, non avevamo idea di cosa fosse e di cosa ci potesse aspettare, a parte che era un horror (o era fantascienza? Mah!) con la Adjani che andava a letto con una cosa coi tentacoli (c’era, nel trailer). Poi francamente non mi piacque, ma credo di essere giustificato, tutto considerato 😀
Per i ’90 ‘s ho scelto Ressurected semplicemente perché è l’unico che non ho ancora visto
The Resurrected è inedito in Italia, mi sembra di ricordare. Ma O’Bannon è una garanzia, sempre!
Incuriosito anche per quello…
Sapevo che Cannibal Holocaust era uno dei film più banditi,si vede che Possesion è pericoloso (fa pensare troppo),il film nasce dal reale divorzio nel regista.
Ho visto un bella copia recentemente di Rosemary Baby ,Il profumo della signora in nero(bellissime inquadrature e uso dei colori).
Grazie al tuo blog ho visto anche Maniac(Frodo e stato corrotto un pò troppo dall’anello).
Ho votato La casa nera(sconsiglio la versione ridoppiata in dvd)un’eccelente favola nera ,gli altri due film non li conosco anche se Gordon è una garanzia.
Un saluto Lucia.
Un saluto a te, Denis!
La lista dei video nasties britannici è molto lunga. E i film maledetti sono tantissimi. Molto spesso sono oscure pellicole di dubbio valore, in altri casi, come questo, si tratta di capolavori.
Tu pensa che io non sapevo avessero ridoppiato La Casa Nera! :O
Io ho votato per il classicissimo di Gordon.
Possession son sincero, mi stimola poco nella visione un pò per l’eccesso un pò per la trama.
Si nei Blu ray e dvd di film “vecch”i preferiscono ridoppiarli (costa meno)che comprare il doppiaggio d’annata,:E.t e C’era una volta in America sono degli esempi:(
Avevo votato per Possession , per la regia , fuoriserie , e per la protagonista , innanzitutto .
Poi la storia è comunque HPL quanto basta , c’è un tantino di Aria fredda e qualcosa dell’Orrore di Dunwich , sotto sotto … e HPL ci sta sempre bene .
Infine mi piacerebbe rivederlo , devo procurarmi da qualche parte la versione integrale , spero di trovarla …..post efficace , stringato e professionale , al solito .
Ho votato The resurrected , of course , per il viscerale amore per il solitario di Providence , e anche perché comunque non sfigura rispetto agli altri due .
HPL sta bene su tutto 😉
E in effetti O’Bannon è stato bravo a portarlo sullo schermo. Solo che The Resurrected è uno dei film lovecraftiani meno conosciuti. Di solito si tende a considerare Gordon il regista di HP per eccellenza, e invece, in questo caso, c’è un Gordon che traspone Poe e un O’Bannon che fa Lovecraft.
M hai messo voglia di rivederlo.
Devo dire che è un’esperienza sensoriale devastante, ma al tempo stesso ho trovato molte cose decisamente irritanti, tipo la recitazione da filodrammatica imposta dal regista, alcuni dialoghi letterareggianti da fare accapponare la pelle, un certo crogiolarsi nell’essere metaforici e sopra le righe. Per carità, sono elementi che affascinano, soprattutto oggi che non siamo abiutati a sfide “bigger than life” come all’epoca fu questo film, ma che frenano di molto il mio entusiasmo nei confronti della pellicola. Il finale apocalittico non lo ricordavo, tutto sommato non stona.
Sono quasi curioso di vedere la versione mutilata per scoprire cosa diavolo sarà rimasto; il director’s cut già di per sè non è intellegibilissimo, tagliando 45 minuti sarà stato un pastrocchio incomprensibile.
Guarda, hai ragione: sono elementi che hanno irritato anche me quando l’ho dovuto rivedere per scrivere la recensione. Certo che si tratta di un film che ha più di 30 anni sulle spalle ed era, a tutti gli effetti, un esperimento d’autore. E quindi credo che l’irritazione ci stia tutta e sia persino voluta.
Adesso come adesso sembra più datato questo film di altri molto più vecchi di lui.
Ma è un’esperienza, come dici tu. E quindi vuol dire che funziona ancora.
Voto ‘The Resurrected’ perché… Non l’ho mai visto e mi farebbe piacere leggerne. Confesso: La casa nera mi ha sempre lasciato indifferente ma non sono un grandissimo fan di Craven.
Io amo Craven con tutta me stessa. Però è un regista che, lo capisco benissimo, può non piacere.
Ma il mio amore è equamente distribuito anche per Gordon e O’Bannon 😉
Peraltro – per quanto anche un “non fan” come me gli debba riconoscere di aver dato vita ad alcune delle più grandi icone dell’horror moderno – il suo film che amo di più è ‘Il serpente e l’arcobaleno’, sottovalutatissimo.
Il Serpente e l’Arcobaleno è tra i miei preferiti di Craven. Non so se sia il suo migliore in senso strettamente tecnico (per quello, io sono convinta che Scream sia imbattibile), però è sicuramente il più sentito.
Solo che questa è una rubrica crudele e, se dovesse vincere La Casa Nera, di Craven non potrei più parlare, perché l’unica regola che mi sono data è stata quella di non fare mai due post sullo stesso regista.
Grande film, mi fa piacere vedere che qualcuno l’ha riscoperto e ne parla. L’unico problema sta nel montaggio italiano che lo devastò, la versione più’ breve è da evitare non tanto per i minuti mancanti (davvero pochi) ma perché è quella italiana che rischia di rovinarlo. Andrebbe visto nella sua edizione originale.
Se posso aggiungere una nota…
L’Italia fu una dei pochi paesi che mandò il film al cinema non censurato e fu tagliato solo successivamente nell’ edizione Home Video