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Perdonate l’assenza di questi giorni, ma il mio pc è esploso e per ripristinarlo ci è voluto più del previsto. Forse è esploso proprio a causa dei brutti film che lo obbligo a proiettare in continuazione, forse si è vendicato e la prossima volta, rifiuterà di tornare a funzionare se lo uso per vedere certe cose.
Alba Rossa. Sapete cosa ne penso del film di Milius, ma se non ricordate, potete rinfrescarvi la memoria qui. Il remake, targato 2012, è in realtà stato girato nel 2009 ed era pronto per uscire nel 2010. Solo che i guai finanziari della MGM ne hanno ritardato la distribuzione. Nel corso della post produzione, gli invasori, originariamente cinesi, vengono cambiati in nord coreani, così da rendere il prodotto più appetibile su scala internazionale. E a coprirlo di ridicolo a livelli mai visti nella storia del cinema tutto.
Alba Rossa del 1984 era un film d’azione, sì. Ma era anche un’opera epica e struggente, che narrava un passaggio all’età adulta forzato e non richiesto. Milius teneva i suoi ragazzini improvvisati soldati al centro della scena, concentrandosi quasi esclusivamente sul loro processo di crescita accelerato e sul loro sacrificio, che non era solo un abbandono delle comodità e delle piccole certezze della vita quotidiana in una cittadina americana. Era piuttosto la rinuncia a tutta una serie di valori umani ed etici dati per acquisiti. Da qui l’uccisione a sangue freddo dei nemici e la fucilazione, senza troppi rimpianti, di uno di loro accusato di tradimento.
Ma tutto questo era ritratto, com’è solito del cinema di Milius, senza troppi dialoghi o disquisizioni su ciò che è giusto e sbagliato. Alba Rossa era un film di silenzi e campi lunghi, era un film di paesaggi e rapide e fulminee azioni di guerriglia, risolte spesso in tragedia. Era un film doloroso e lento. Un film apocalittico, come afferma anche Hell in questo suo articolo.
Dan Bradley, il regista del remake, è uno stunt e un regista di seconda unità. Troviamo il suo nome in molte produzioni action recenti, da The Bourne Legacy a Spiderman 3. Non si può dire che non sia un professionista. E infatti il lavoretto che porta a casa con questo suo esordio è pulito, nemmeno così brutto da guardare. Un semplicissimo e caciarone film dove la gente si spara addosso, salta da un palazzo all’altro senza riportare danni, fa esplodere macchine e blindati e passa attraverso un’invasione del territorio nazionale, la morte dei genitori, l’uccisione degli amici e l’interruzione brutale della propria esistenza con un sorriso sfrontato sulle labbra e l’atteggiamento strafottente e un po’ arrogante dell’eroe con la messa in piega e la divisa griffata. E dopo la dura battaglia per la libertà e le democrazia, tutti nel capanno in montagna a festeggiare bevendo birra e parlando di ragazze.
È evidente che Bradley, da mestierante senza uno straccio di poetica, si concentri su sequenze d’azione adrenaliniche, con gran dispendio di mezzi corazzati che si schiantano e sangue in cgi che schizza dai fori di proiettile sui corpi delle comparse. Già, ho detto comparse, perché quasi nessuno dei protagonisti muore in campo. La cosa si nota a partire dalla fucilazione del padre dei due fratelli Eckert e prosegue fino alla fine del film. L’espediente utilizzato è sempre lo stesso. Qualcuno punta una pistola, o un fucile, si sente lo sparo, non si assiste alla morte e si stacca o sui primi piani degli astanti, o su un qualche elemento del paesaggio. È uno schema talmente ripetuto che è impossibile non accorgersene e non pensare che sia voluto.
Ma se queste piccole truffe in regia e montaggio sono elementi piuttosto tipici del nuovo cinema d’azione americano, che cinema non è, ma videoclip o, nei casi più riusciti, videogioco, è guardando al reparto sceneggiatura che comincia la sofferenza vera, profonda. Che si tramuta in sconcerto. Poi in furia devastatrice e, sul finale con discorsetto apologetico e retorico del giovane Eckert diventato uomo, in un senso di vuoto e inutilità che ti spinge a chiederti perché questa gente esiste, fa film e viene addirittura pagata.
I nomi sono importanti. Le carriere legate a certi nomi ancora di più. Quindi guardiamo un istante quello dello sceneggiatore, Carl Ellsworth e guardiamo cosa ha combinato con una tastiera davanti nel corso della sua vita. Visto? Bene.
I film bisogna saperli scrivere. Potrebbe essere un’affermazione scontata, la mia, eppure quando ci si siede davanti a uno schermo e si guarda Alba Rossa versione 2012, ci si rende conto che non è scontata neanche un po’. Perché i film non li scrive più nessuno. O meglio, non si ritiene più necessario che un prodotto commerciale abbia una sceneggiatura che si discosti dall’infilare uno dietro l’altro una serie di luoghi comuni e stereotipi da carcere a vita. Sempre perché il pubblico vuole faccette carine che si muovono attraverso il nulla narrativo.
E quindi in Alba Rossa 2012 abbiamo, nell’ordine:
conflitto generazionale tra i due fratelli, perché la mamma è morta e il più grande si è arruolato nei marines lasciando il più piccolo da solo che ce l’ha tanto con lui. Ma tranquilli che si risolve tutto con un: “sono fiero di te, stecchiamoci* ‘sta birra”
storiella d’amore che porta il fratello più piccino a mollare i suoi per salvare la fidanzatina, causando la morte di uno dei Wolverines. Ma anche qui, tranquilli perché viene perdonato in quattro secondi netti. Ai tempi, Patrick Swayze (che ci manca tanto) gli avrebbe spianato il culo a calci e poi lo avrebbe impiccato a un albero.
Thor che tuba con una fanciulla neanche fossero al campeggio delle giovani marmotte. Perché nel 2012 il sesso disperato tra un soldato di una certa età e una ragazzina guerriera è cosa disdicevole e poi i bambini si impressionano.
La grande potenza nord coreana che invade gli Stati Uniti in una mezza mattinata causando lutti e distruzione e si sconfigge rubando una valigetta che né i personaggi, né tanto meno i poveri spettatori sanno a che cazzo serva.
Il traditore non è un traditore. I perfidi russi che aiutano i perfidi coreani lo accoltellano a una gamba, ma sono anche furbissimi, oltre che perfidissimi, poiché tramite la coltellata gli inseriscono (non si sa come) un aggeggio che traccia la sua posizione. Segue scena strappalacrime ad altissimo impatto emotivo che ho ancora i brividi addosso.
Nel mettere insieme il gruppetto di giovani che sceglie di combattere, il lungimirante sceneggiatore li suddivide così: il bello (Thor), il ribelle (il fratello di Thor), il nerd (Josh Htucherson), i negri (muoiono entrambi), le femmine, la carne da macello (in questo caso ispanica).
Ecco.
Che poi, a ben guardare, che cosa vi mettete a rifare Alba Rossa nel 2012? Ma avete le pigne esplosive nel cervello? Come lo attualizzi Alba Rossa?
Semplice, non lo attualizzi: lo svuoti di tutti gli elementi di malinconia, lirismo e tenerezza propri dell’originale e poi lo riempi di merda.
La guerra per la difesa del proprio territorio e della propria casa diventa così un’allegra scampagnata in compagnia dei propri amichetti del cuore e del fratellone più grande che assume ruolo di padre putativo della nidiata di imbecilli che pare di stare all’asilo. Avanti così, verso il sol dell’avvenire.
Il povero Bradley, non essendo capace di sfruttare il paesaggio non dico come Milius che sarebbe chiedere troppo, ma come un Simon West qualunque, butta lì quattro o cinque inquadrature in un boschetto, tutte molto strette, tutte sulle faccine tanto simpatiche dei protagonisti. A volte si azzarda a mostrarci un paio di alberelli, ma quando si tratta di impostare i momenti più action, se ne va in città e ambienta tutte le battaglie in un perimetro di quattro muretti scrostati che fanno tanto scenario urbano di uno sparatutto in prima persona. E così manda a puttane tutto il discorso di Milius sullo sfruttamento dei luoghi conosciuti, sul far diventare un paesaggio ostile e aspro la propria casa e il proprio nascondiglio, dato che la propria casa, quella vera, è occupata e non ci si può tornare in nessun modo, se non per morire sulla panchina di un parco.
Ma figuriamoci se oggi si bada a certe sottigliezze. Anche la morte è un problema che si risolve in mezzo secondo. Si cacciano due urletti, si pianta un broncio tenerissimo e sexy e poi tutti a far la rivoluzione.
Ma andate a pulire i porcili.
Ho fatto il tifo per i nord coreani per tutto il film. Il povero capitano Cho è il mio eroe.
*dividiamoci.
Come temevo, l’orrore! L’orrore! T__T Sigh…
Da piangere 😀
cazzo mi tocca rivedere tutta la linea sul film precedente , l’unico dell’immenso Millius maestro dei maestri da studiare e venerare che non mi piace,mi tocca ricredermi e quindi scrivere pure una bella autocritica pubblica,visto lammerda di remake che han fatto.
Che dici?Rivedo originale,rivaluto e scrivo autocritica?
ps: il tuo computer per me si è suicidato perchè sapeva che ti avrei scritto una mail sulle elezioni ahahhhahaa ^_^
ciao e buona giornata
No, no, è inutile che lo rivedi, lo odieresti come e più di prima. Il remake è orripilante. Fatto a cazzo e senza alcun motivo di esistere. Una merda totale
appena ho visto la foto degli abbbelli capelli che dovrebbero essere i nuovi wolverine mi è scattato il vaffa.
vedi se il berlusca tra le cose che restituisce a te restituisca anche un computer in stato di grazie eh ^_^
viste tante amiche di sara a porto ercole?Bellissime murene
Le morti fuori campo sono probabilmente dovute alla necessità di ottenere un rating che permetta la visione ad un pubblico di ragazzini.
Troppe morti in scena, e gli under-16 te li scordi.
Sull’attualizzare Alba Rossa?
Semplice – un conflitto interno.
Se non possiamo usare i Cinesi, dobbiamo accettare che gli unici in grado di attaccare l’america, al momento, sono gli americani.
Ed esistono in effetti tendenze e gruppi che, se potessero, lo farebbero.
Si potrebbe giocare su quello.
ma sarebbe pericoloso.
E l’impressione è che di pericoloso, a Hollywood, oggi, ci siano un po’ poco.
Molto di tossico,ma poco di pericoloso.
Però i cattivi anonimi muoiono spesso in campo, con gran dispendio di sangue in CGI…quindi sì il rating PG13 è importante, ma secondo me c’è altro dietro.
Lo aveva fatto Joe Dante negli anni ’90 un discorso simile, con il suo La seconda guerra civile americana, che era un film meraviglioso, passato purtroppo inosservato e che invece andrebbe riscoperto e studiato.
E infatti era un film pericoloso.
Ma sono personaggi secondari.
L’investimento emotivo del pubblico in loro è zero – anzi, se son coreani o collaborazionisti è meglio, se muoiono.
L’elenco di quelli che non puoi uccidere in scena l’aveva fatto a suo tempo John Woo, che si lamentava del fatto che a Hollywood non gli lasciavano sparare su donne e bambini 😀
Sì, quello assolutamente, non c’è nessun investimento emotivo nei confronti delle comparse. Solo che poi anche il supercattivo muore fuori campo, quando teoricamente, è colui che vorresti veder morire male.
ci sarebbe da fare un’analisi seria su come è cambiata la rappresentazione della morte al cinema nel corso dei decenni.
Anche perché si potrebbe pensare che la censura si sia liberalizzata, mentre invece si è inasprita, senza però darlo a vedere.
Ti prego, dimmi che non l’hai detto per dire e che intendi farlo! 🙂
Ci si può provare! Non garantisco niente però 😀
Alba Rossa il primo mi era piaciuto un sacco. forse per l’età mi ero immedesimato. In questo caso ascolto te!
Mi ero immedesimata tanto anche io, anche se ero molto piccola quando l’ho visto la prima volta. 😦
L’originale è un film della madonna , che poneva l’America in una situazione inedita : quella degli invasi . Il remake a leggere la recensione è tutto quello che i detrattori hanno sempre accusato di essere il film di Milius ! Ed anche peggio ! (L’idea suggerita da Davide sarebbe stata una figata !!!!)
Il remake è un brutto videogioco, non gli si può neanche imputare il fine propagandistico perché è talmente scemo che non ci credi neanche quattro secondi.
E sì, l’idea suggerita da Davide tirerebbe fuori un filmone.
“Com’è cambiata la nostra vita…”
Io mi ricordo la scena del tradimento. Perché ci sta, il tradimento, in una guerra. CI sta,ed è la cosa che fa più male. Milius usa un grandangolo e riprende i personaggi dal basso. Svettano, ma al tempo stesso sono infimi, rispetto all’immensità del paesaggio: la loro è una piccola guerra sporca.
Ecco, E Milius riusciva a trasmettere tutto ciò solo usando le immagini, senza dialoghi cretini, come giustamente fai notare.
E questo film qui è poco più di un brutto cartone animato, con momenti imbarazzanti. Davvero, davvero imbarazzanti, che sublimano nella trovata “geniale” della valigetta, presa la quale si vince l guerra, non si sa come. Però in certi videogiochi anni ’80 bastava, arrivavi all’ultimo livello, prendevi il premio, e vincevi in un tripudio di musichette sintetizzate.
Da notare il russo cattivo. Che ancora ci provano a dire che i russi sono cattivi di natura e vogliono invaderli. ^^
La valigetta…santo Dio. Io ancora sto ridendo. C’è anche il boss di fine livello, quel poveraccio del capitano Cho. E ci sono i personaggi inutili (i due soldati) che non si capisce cosa ci stiano a fare. Ah sì, certo, stanno lì per dire ai nostri eroi che si vince la guerra rubando una valigetta.
Ma poi tu l’hai capito cosa c’era in quella valigetta?
Come no? Era il cuore del sistema di comunicazione del nemico. Talmente avanzato e potente da essere scardinato perdendo una sola valigetta. Fuck yeah!
Il sistema di comunicazione del nemico che riescono a trovare semplicemente seguendo i cavi.
Adesso muoio.
Il primo Alba Rossa mi era piaciuto. Questo si, puzzava di schifezza lontano un miglio. Hai ragione, i film non li scrive più nessuno, Infatti quando ne vedi uno scritto con i contro attributi (ultimo esempio Zero Dark Thirty) gridi quasi al miracolo.
E non a caso, il film della Bigelow è stato ignorato agli ultimi Oscar. E’ che scrivere un film è difficile. Invece oggi pare che siano buoni tutti. Tutti sceneggiatori.
Iinfatti poi partoriscono una perla come si dimostra essere Red Dawn (e la tua recensione conferma praticamente tutte le mie paure su cosa sarebbe potuto venir fuori rifacendo Alba Rossa oggi e senza Milius)…ma in quel di Hollywood ormai pare non riescano proprio a stare per più di dieci minuti al massimo senza sentire il bisogno di fare un remake, per cui dev’essere diventato un obbligo che tutti vadano promossi sceneggiatori (così viene garantita la quantità…tante teste senza idee sono meglio di una sola, no?) 😦
E’ che io credo che sia un problema economico di fondo. Il cinema è in crisi un po’ dappertutto, quindi si punta a progetti a scatola chiusa.
Il problema è che ci si sbaglia sempre più spesso, perché il pubblico ha smesso di seguirli.
sono curiosa di vedere i risultati al botteghino di Texas Chainsaw 3d
Già, mi sa tanto che saranno dolori…
A me non piace “Alba Rossa”, non per motivi particolari proprio non mi prende, figurati se mi guardo il remake! 😀 😀
Il remake non vale neanche la fatica di schiacciare play sul lettore 😀
La scena finale della panchina nell’originale è da brividi.
Meraviglia pura.
Brividi a tutto spiano.
Ma perché la fucilazione di Henry Dean Stanton?
E poi la gente mi chiede come mai odio tanto i remake!
Tentare di fare qualcosa di nuovo no?
Non rischiano sulle nuove idee perché non sono da incasso sicuro. Eppure il trend sta cambiando. Perché anche i remake incassano molto poco.
Cribbio,sono il solo che pensa che alba rossa sia uno dei tanti filmetti americani di propaganda.
No, non sei affatto il solo, lo pensano in molti.
Per me non lo è.
[…] ribelle” viene liquidata in un nanosecondo, e come dice giustamente Lucia nella sua splendida recensione del film “ai tempi Patrick Swayze gli avrebbe spianato il culo a calci e lo avrebbe […]