Quello che ho visto (poco) tra luglio e agosto

Tema: Come hai passato le tue vacanze?
Svolgimento: le mie “vacanze” sono durate pochi giorni striminziti e le ho passate a Roma bestemmiando pure i Puffi.
In compenso sono riuscita a fare un paio di incursioni in sala; la prima per vedere il capolavoro del secolo, ovvero Barbie (non sto facendo ironia, tantomeno sarcasmo), la seconda per un film di cui parlerò più avanti in questo post.
Edizione estiva delle pillole, dunque, che fa ancora un caldo porco, ma stamattina sono in ufficio e di conseguenza per me l’estate è finita senza neanche cominciare. Mai. Mi rode alla velocità di un doppio motore fuoribordo, ma come sempre, l’unica oasi in mezzo a un deserto di merda è rappresentata dal cinema, e da quello dell’orrore in particolare, perché il resto è davvero tutto un disastro di portata apocalittica.
Per cui, vediamo un po’ cosa ci ha portato questa scoppiettante estate 2023, e magari in settimana ci scappa pure uno Zia Tibia d’appoggio.

Apriamo le danze con un minuscolo horror neozelandese dalle vaghe reminiscenze lovecraftiane, che somiglia, sulle prime, a un Dagon su piccola scala, ma poi si mostra per un semplicissimo e, in parte, efficace film di mostri brutti e cattivi. The Tank, diretto da Scott Walker, racconta di una famigliola composta da papà, mamma e figlioletta sui sei anni, che eredita una proprietà vicino al mare dalla recentemente defunta madre di lui. La cosa interessante è che la donna non aveva mai fatto cenno di questa casa a nessuno e anzi, sembrava addirittura l’avesse tenuta nascosta.
Giustamente, l’allegro trio va a vederla, sperando di venderla a breve, dato che c’è un certo disperato bisogno di soldi che aleggia nell’aere. Ma siamo in un film dell’orrore, e quella di andare a prendere possesso della proprietà materna si rivela una pessima idea. La cisterna del titolo è una profonda buca nel terreno scavata anni prima dall’altrettanto defunto padre del protagonista, fatta per procurarsi dell’acqua corrente per la casa. Ed è lì dentro che si nascondono i mostri brutti e cattivi di cui parlavamo poche righe fa. Che scava e scava e porti alla luce robaccia putrida e immonda, una specie di mutazione degli axoloti, ma molto meno adorabile. 
The Tank ha qualche serio problema di ritmo: un film che vede tre persone dentro a una catapecchia (più qualche irrilevante individuo di passaggio) per gran parte del tempo non può durare quasi 100 minuti, è un insulto alla pazienza e alla disposizione bonaria dello spettatore. Molte cose potevano essere tagliate, soprattutto nella parte iniziale che è lunghissima e ripetitiva. Sembra un film poco smussato agli angoli, come non finito di lavorare del tutto, cosa imputabile al basso budget.
Di contro, le creature, quando finalmente si vedono, hanno un aspetto sufficientemente orrido e sono realizzate con effetti pratici e quindi credibili; gli ultimi venti minuti fanno storia quasi a sé, perché The Tank si trasforma in un film d’assedio, accelera all’improvviso e non ti fa affatto rimpiangere il tempo speso. Ottime alcune riprese subacquee, non nell’oceano, ma nella cisterna allagata. Insomma, valutate voi la visione. Potrebbe piacervi. 
Ultima postilla: il film è ambientato nel 1978, ma non è che la cosa abbia una qualche rilevanza. 

Restiamo in ambito mostri acquatici ma moltiplichiamo il budget per almeno dieci volte, e andiamo a vedere cosa ha combinato Ben Wheatley (sì, quel Ben Wheatley) alle prese con il suo primo blockbuster. Ero molto curiosa di questa improbabile coppia formata dal megalodonte cinese e il regista britannico, soprattutto tenendo presente che Wheatley non è proprio un tipo da film per famiglie. Sono andata in sala a vedere The Meg 2: The Trench (mi rifiuto di chiamarlo col titolo italiano) insieme a mio nipote che proprio ieri ha compiuto sei anni e ci siamo divertiti come due scemi. Wheatley ha svolto il suo compito in maniera impeccabile, quello di mettere in scena un blockbuster sciocco e caciarone per la gioia di grandi e piccini, ma è comunque riuscito a dare al film un tono molto weird, poco convenzionale.
So che The Meg 2 lo hanno odiato più o meno tutti, eppure io non riesco a comprendere le motivazioni che si celano dietro a questo odio. È un film di gran lunga superiore al suo predecessore, può contare sulla presenza di ben tre megalodonti, più una piovra gigante, più altre creature feroci e scatenate in terra e mare; ha due o tre ambientazioni favolose, una lunghissima sezione centrale sul fondo della Fossa delle Marianne, che è la parte migliore, nonché quella più horror, del film.
Come bonus per i lettori di Alten, è anche rispettoso (sicuramente più del primo) della fonte di cui si fregia di essere l’adattamento. Ho trovato anche molto poco normativa la scelta dei protagonisti e la loro relazione, come poco convenzionale il fatto che alla fine i megalodonti non siano i veri cattivi della situazione, ma anzi, abbiano persino un ruolo positivo. Insomma, aspettarsi di più da un’operazione simile che ha, programmaticamente, abbandonato l’horror di cui fanno parte i romanzi per tramutarsi in un’avventura scatenata per ragazzi, era davvero impossibile. Mio nipote gli ha dato 4 stelle su 5. Condivido il suo giudizio critico. 

Torniamo adesso a casa, nel senso di Blumhouse, per dare un’occhiata all’ultimo (?) capitolo di una saga horror che procede spedita da più di 10 anni: Insidious: The Red Door, oltre a essere l’esordio alla regia di Patrick Wilson, è anche il più grosso incasso horror dell’anno del Signore 2023. Costato 16 milioni di dollari, ne ha raggranellati 181 in tutto il mondo, tanto per darvi un’idea del profitto che si è messo in tasca il signor Blum, uscito ancora una volta vincitore, in barba a tutte le critiche sul suo modo di fare cinema. Sono pure critiche legittime, per carità, ma anche quelle a Roger Corman lo erano. Eppure lui ha fatto 100 film a Hollywood senza perdere un dollaro. 
Ma torniamo al film, perché lo spazio è poco e ci sarebbe parecchio da dire: Wilson sceglie un approccio molto diverso rispetto all’andazzo che Wan e Whannel avevano impresso alla saga; pochissimi jump scare, un ritmo più riflessivo, a tratti lento, parecchia concentrazione sul dramma familiare, una gestione meno funambolica dell’Altrove. In parte credo che questo sia dovuto al fatto che Wilson è, per forza di cose, un regista con delle possibilità limitate se messo a paragone con Wan; in parte è sicuramente una decisione consapevole. Con The Red Door si torna infatti a raccontare la storia dei Lambert, la famiglia protagonista dei primi due film e si nota che, da parte di Wilson, c’è un profondo coinvolgimento nei confronti di questi personaggi. L’ovvia conseguenza è che si tratta di un film molto sentito, e molto (perdonatemi il termine) sentimentale, ma in senso buono. Alla fine, gli spaventi, i demoni, le proiezioni astrali sono le ultime cose di cui ci interessa in questo Insidious così anomalo. Ci si commuove parecchio, grazie anche a un’ottima interpretazione di Wilson, e si spera che tutti si vogliano bene e vivano felici. È un comfort horror, alla fine, ti dà una sensazione molto calda, tenera, inconsueta. Con una regia un pelo più dinamica sarebbe uno degli horror migliori dell’anno, ma anche così è davvero molto bello. 

Dopo tutta questa dolcezza, chiudiamo con il film più perfido di questa stagione, forse dell’anno. Cobweb, del regista francese Samuel Bodin, ha avuto uno strano e ingrato destino: ambientato ad Halloween, dalle atmosfere tipicamente autunnali, è stato fatto uscire da una Lionsgate in evidente stato confusionale in piena estate, con risultati prevedibili. Si tratta di un film che, senza questa strampalata scelta distributiva, avrebbe tutte le carte in regola per diventare un piccolo fenomeno, come l’anno scorso Smile, per esempio. Ha un cast di tutto rispetto, tanto per cominciare, formato da Lizzy Caplan e Anthony Starr, anche se la sorpresa del film è il giovanissimo Woody Norman, nato nel 2009 e che qui dà un’interpretazione impressionante. Ha poi una struttura narrativa che cambia genere in corsa, più o meno simile, come effetto, anche se meno dirompente, a Barbarian che l’anno scorso ha fatto parecchio rumore. 
Se non si parla di Cobweb è perché è stato inserito in una finestra di mercato che lo ha letteralmente stroncato sul nascere, ma vi assicuro che non se lo merita. 
Della trama non posso rivelare troppo, sempre in virtù della struttura di cui sopra: racconta di un bambino che vive con i genitori in una piccola città dove, anni prima, ad Halloween, è scomparsa una sua coetanea, mai più ritrovata. Una notte, prima di addormentarsi, il bambino sente dei colpi alla parete della sua camera e si convince che ci sia qualcosa che vive nelle intercapedini dei muri. Non aggiungo altro, non ho intenzione di rovinare niente a nessuno, ma sappiate che è un horror dai toni fiabeschi, terribilmente inquietante e dalla cattiveria corrosiva. L’ultimo atto è caos puro e semplice. È anche la cosa più craveniana che vedrete quest’anno. Forse la cosa più craveniana mai fatta non da Craven, ecco. Spero di aver attirato la vostra attenzione e attivato la vostra curiosità. 

14 commenti

  1. Buongiorno Lucia,e ben ritrovata!. “The Tank” l’ho visto con un occhio solo,perchè ho fatto molta fatica a tenerli aperti entrambi,uumm bò non lo so,di solito io sono pappa e ciccia con i monster movie,compresi i più basici ed elementari,eppure per me è stata davvero dura arrivare alla fine,credo sia la prima volta che mi capita con questa tipologia di film,effettivamente era un pò troppo dispersivo oltre che noioso,ma va bè.cose che possono capitare,fà lo stesso!.

    1. Sì, The Tank ha dei problemi, per carità. L’ultima mezz’ora però secondo me lo rivaluta parecchio. Il dramma lì è il ritmo

  2. Per quanto riguarda “MEG 2” invece,posso considerarmi quella parte di pubblico che si è divertita molto a vederlo,molto bella la parte sul fondale della fossa che mi ha ricordato una versione muscolare di “Underwater”(mio film del cuore!).Ovvio resta sempre una co-produzione cinese con tutti i limiti del caso,per qui ho fatto pace con le mie vecchie aspettative antecedenti al primo film,conscio che non avrei mai avuto un’avventura fanta-horror,ma un action mostresco caciarone e appunto muscolare,non è il capolavoro prodotto dalla Warner nel 1999,ma va bene lo stesso,io ci sono andato con mia mamma in una giornata piovosa e con la sala strapiena,tempo ben speso insomma,e fortuna che sta andando abbastanza bene,speriamo che la saga prosegua! “Viva Jason Statham”

  3. The Tank mi ha ricordato il piccolo capolavoro underrated The Monster (2018) solo che il gioiello di Bertino ci mostra come il cinema possa raccontare per immagini, fare un uso sapiente del montaggio, proporci una storia sentita mille volte in maniera sempre nuova e originale. C’è una scena in The Monster quando con un flashback si vede Lizzy raggiunge la madre, una donna alcolizzata e incapace di badare alla figlia, svenuta in bagno (e che si sia scelto il bagno non è casuale, luogo del privato per eccellenza, luogo in cui l’uomo si mostra nudo a se stesso); qui Lizzy abbraccia Zoe Kazan (Kathy) nel gesto dello spooning (il big spooning per la precisione in un ribaltamento così di ruoli che saranno ricomposti sono nel finale col sacrificio di Kathy): è una scena toccante, bellissima che in un solo fotogramma ci racconta di questo rapporto madre-figlia conflittuale, ambiguo che è il filo rosso di tutto il film. Anche in The tank c’è un rapporto in crisi (e unita di luogo) e dei flashback ma che non riescono a raccontare nulla e, ancora nel finale, quando si palesa il mostro (come in The Monster) sembra di vedere solo la brutta copia di Alien (dopotutto Picasso si vantava di rubare non di copiare). Cobweb è molto più riuscito. Su Barbie do un giudizio che è prossimo a quello che diedi sulla serie Sharp Object, cinematograficamente impeccabile ma la scrittura insomma…

  4. Giulia · ·

    T è piaciuta la bestemmia contro i Puffi, eh …? 👌🏻😂

    1. L’ho trovata geniale, amica

  5. Meg 2 lo recupero a breve
    The Tank mi incuriosisce emi sa che recupero anche quello

  6. Giuseppe · ·

    Sì, direi che con Cobweb hai decisamente attirato la mia attenzione e attivato la mia curiosità 😉
    E The Tank ce l’ho già lì, pronto, in attesa di essere visto: riguardo al problema del ritmo, probabile sia dipeso da un’iniziale impostazione in senso più lovecraftiano che il budget effettivo a disposizione ha poi costretto a risolvere diversamente, tentando di salvare il salvabile (e riuscendoci, pare) nell’ultima mezz’ora.
    MEG 2? La sensazione generale mi è parsa non tanto di odio vero e proprio quanto di rammarico per la mancata svolta horror che Wheatley avrebbe potuto portare in un prodotto evidentemente (nonché legittimamente) creduto ancora non del tutto destinato solo alle famiglie, ormai…

  7. Andrea Lipparini · ·

    Cobweb veramente tanta roba, piaciuto tantissimo.. purtroppo Insidious l’ho trovato lento e poco incisivo..The Tank pienamente d’accordo con te, avrebbe dovuto essere più conciso..Meg non l’ho ancora visto, ma sono convinto sia molto divertente.. Bentornata

  8. Bentornata! è un piacere leggerti di nuovo. E concordo con Barbie, mi sono divertito tantissimo, anche se ero l’unico maschio maschio maggiorenne in sala che non fosse lì per accompagnare le figlie adolescenti. Però solo vedere la sala piena in un giorno feriale in un cinema di provincia mi ha fatto star bene! Meg 2 invece ho fatto un po’ di fatica nella prima parte. Come diceva Benigni in Berlinguer ti voglio bene: “Troppa Trama!”; l’intreccio spionistico mi ha annoiato, mentre l’ultima mezz’ora mi ha divertito molto. Spero che le cose ti girino per il meglio e grazie all’intercessione di Gargamella tu torni a star bene, ad andare al cinema e a scriverne qui sopra

  9. Ho visto “the witch – parte uno qualcosa”, coreano. Trovato l’attrice principale braverrima. Film non speciale ma corroborante in questo caldo. Lei mi ha sorpreso davvero.
    Aggiornerò le visioni, grazie delle pillole )

  10. Blissard · ·

    Concordo praticamente su tutto quello che hai scritto,con l’unica eccezione del commento positivo su Barbie, che ho trovato francamente in affanno nel tenere un piede in troppe scarpe

  11. Insidious mi ha convinto meno dei precedenti. The Tank forse lo recupero forse no, mentre Meg 2 lo avevo volutamente cestinato perchè troppo distante da quello che mi attira di solito, anche se non sapevo fosse di Wheatley.
    Cobweb invece, nel genere blockbuster con jumpscare, alla fine mi è piaciuto. Due appunti: Il primo, trascurabile, riguarda il suo essere estremamente derivativo e per la maggior parte già visto. La parte più interessante è l’ambiguità del rapporto con i genitori. Il secondo, gli ultimi 20 secondi di film, un po’ scemi e poco credibili.

  12. anche io visto Barbie al cinema, anche io l’ho amato
    poi sono riuscito a vedere pure la riedizione di Profondo Rosso, tra l’altro

    ps: solo a me il poster di the tank ricorda the burning?^^