The Endless

 Regia – Jusin Benson, Aaron Moorhead (2017)

Non è la prima volta che mi capita di pensare che i tentativi di tradurre in un linguaggio cinematografico l’immaginario lovecraftiano riescono meglio quando il budget è ridotto. Dopotutto, i migliori adattamenti dei racconti di H.P. sono ancora quelli di Stuart Gordon, che non è sia famoso per aver navigato nell’oro quando li ha realizzati. Sembra un ragionamento contraddittorio, il mio, ma Lovecraft non è solo mostruosità tentacolari che, per finire su grande schermo, avrebbero bisogno di uno sforzo economico non indifferente. Anzi, semmai è il contrario, perché forse ciò che siamo abituati a chiamare lovecraftiano ha, nel corso degli anni, subito una trasformazione nella nostra testa dovuta al fatto che lo scrittore sia diventato una sorta di meme da social network e, di conseguenza, ne viene recepita solo la parte più immediatamente vendibile.
In realtà, il concetto stesso di orrore cosmico sta proprio nell’indicibile e nell’indescrivibile, che al cinema, può con tutta tranquillità appartenere alla vasta area del fuori campo o a ciò che appare al bordo del fotogramma, corrispondente alla coda dell’occhio, per intenderci.
Ecco, per restituire questo tipo di orrore basta davvero pochissimo, a livello di budget, mentre ci vuole parecchia inventiva per renderlo efficace.

Benson e Moorhead, il duo di Resolution e Spring, hanno sempre lavorato con micro-budget, ma la cosa non ha mai costituito un problema per loro e, in un modo o nell’altro, si sono ogni volta cimentati con un tipo di immaginario di stampo lovecraftiano. Questo The Endless è il loro film più ambizioso, è un viaggio allucinato di quasi due ore che rivendica con forza il proprio essere d’autore e privo di qualsiasi compromesso. Può annoiare, dati i ritmi dilatatissimi, può disorientare e lasciare storditi, e tuttavia è così personale, così unico che difficilmente troverete qualcosa che gli somigli.

Parla di due fratelli, interpretati dai registi che si tengono addirittura i loro nomi, Justin e Aaron, che da ragazzi sono riusciti a sfuggire a una setta suicida e ora si ritrovano a vivere una vita adulta senza alcuna prospettiva: sono entrambi disoccupati, stanno per perdere la casa, non riescono ad avere relazioni sociali e tutto ciò che hanno è il loro legame. Justin è quello più grande, quello responsabile, l’artefice della fuga dalla setta, mentre Aaron è il più giovane e anche quello più problematico, che ricorda con affetto i bei tempi del culto e non capisce cosa spaventi tanto il fratello maggiore; un giorno, ad Aaron arriva per posta un video registrato da una donna che faceva parte della setta. Il video gli fa venir voglia di tornare, almeno per un giorno, nel luogo in cui è cresciuto e Justin prima oppone resistenza e poi acconsente, sperando che Aaron, confrontandosi da persona adulta con la realtà del culto, possa finalmente lasciarsi tutto alle spalle.
E qui parte il delirio.

The Endless è un film che dovrebbe piacere tantissimo a chiunque abbia vagato, disperato e affranto, per la rete, cercando “Resolution spiegazione”, perché non si può dire che sia un seguito diretto dell’esordio di Benson e Moorhead, ma di sicuro fornisce qualche risposta e qualche tassello mancante alla vicenda dei due amici e della disintossicazione di uno dei due.
I due film, Resolution e The Endless, non si limitano infatti a svolgersi nello stesso universo narrativo, ma avvengono proprio nello stesso luogo e, verrebbe da dire, nello stesso tempo, se non fosse un’imprecisione, in quanto la concezione di tempo, in The Endless (ma lo era anche in Resolution) è tutt’altro che lineare.
Ci si chiede, sin dall’inizio del film, chi dei due fratelli abbia ragione: Justin è paranoico e quella specie di comune hippie è soltanto formata da squinternati tutto sommato innocui, che campano producendo birra artigianale? Ma se così fosse, perché in dieci anni non sembrano invecchiati di un giorno? Chi pregano, esattamente? Con quale essere giocano al tiro alla fune più spaventoso mai apparso su uno schermo? E cosa c’è nel lago dove Justin e Aaron vanno a pescare?

Non è un film su una setta votata al suicidio come poteva esserlo, tanto per fare un esempio, recente, The Sacrament. L’idea del culto è solo uno spunto per parlare di orrori molto meno umani che ci guardano dall’alto e, quasi fossero delle divinità crudeli e fanciullesche, si divertono a vederci ripetere sempre gli stessi gesti.
The Endless è un luogo, prima di tutto, un luogo su cui questo essere (questi esseri?) hanno preso il sopravvento, un luogo posseduto nella più elementare accezione del termine, in quanto non ci appartiene più e qualcun altro ne ha preso possesso, un luogo dove noi siamo soltanto accessori, figure di un diorama alla mercé di un qualcosa di enorme e invisibile.
In questo senso, non c’è film contemporaneo più dedito a Lovecraft di The Endless, persino se non si vede un tentacolo neanche di sfuggita, soprattutto perché non si vede un tentacolo neanche di sfuggita.

Dicevamo che si tratta di un’opera ambiziosa, molto, forse anche un po’ troppo: se Resolution era un film più centrato, e Spring funzionava meglio sul piano emotivo, The Endless può apparire vagamente sfilacciato, privo di un nucleo narrativo vero e proprio. In realtà questo nucleo è da ricercarsi nel rapporto tra i due fratelli, vero motore dell’intera vicenda, nonché nel tentativo, non so neanche io quanto riuscito, di portare sullo schermo un senso di smarrimento cosmico facendo leva solo sulla suggestione. Certo, c’è una tenda che non dimenticherete facilmente, come del resto è impossibile che il tiro alla fune vi si tolga dalla testa, ma in entrambi i casi (come del resto nel tuffo di Justin nel lago) è ciò che non vediamo a inquietare.
E io credo che la cosa migliore del film sia proprio questa nostra incapacità di vedere raffrontata con chi vede ogni istante della nostra vita.

Analizzare ancora più a fondo The Endless senza fare spoiler è quasi impossibile, perché è un film con una rivelazione a ogni angolo. Quindi perdonatemi se non vi sembro esaustiva o se mi tengo sul vago.
Posso solo consigliarvelo e pregarvi di vederlo nella maniera più consapevole e attenta possibile, senza perdervi i dettagli.
E un grazie alla mia amica Kara Lafayette che mi ha inviato la bellissima locandina che vedete in testa al post.

5 commenti

  1. Resolution! Mamma mia me n’ero scordato, che filmone. Mi sa che questo lo guardo alla fine di una maratona dei tre titoli, che anche Spring mi era piaciuto moltissimo. Fa piacere che ci siano registi / sceneggiatori capaci di portare sullo schermo altri aspetti, sicuramente più impegnativi, delle storie di zio Howard. Per quanto tentacoli, mostruosità ctonie e ibridi del profondo siano sempre ben accettati (in ogni senso!), del sano, subdolo, indescrivibile, inconcepibile, innominabile orrore cosmico non può che farci bene.
    Poi magari la realtà ci sembrerà meno uno schi… no probabilmente non basta 😦

    1. Eh no, non basta neanche una bella dose di orrore cosmico, purtroppo…
      E poi, senza fare spoiler, questo è anche uno dei punti fondamentali di The Endless. Poi vedrai! 😀

  2. Giuseppe · ·

    O.K., ce l’ho già sull’hard-disk pronto a disorientarmi e stordirmi (ma NON credo proprio che mi annoierà, no) 😉

  3. Ho visto e ho… capito.

    [SPOILER, che non si sa mai]

    C’è addirittura un dialogo tra i fratelli sul tema tra quello che accade dentro e quello che accade fuori ed è forse uno dei momenti in cui ci si ferma di più a pensare a quanto a suo modo il film sia realistico. In fin dei conti credo che negli ospedali psichiatrici ci sia gente che se non prende le giuste medicine entra in loop molto simili a quello nella tenda.
    Le reminiscenze lovecraftiane si sono risvegliate tutte durante la visione, dall’essere invisibile (in stile Orrore di Dunwich) al tiro alla fune (il breve L’orrore di Martin’s Beach, che se non lo ricordi rileggilo, c’è il mare e c’è un tiro alla fune terrorizzante quanto questo).
    Il film non mi ha convinto del tutto, forse perché sfilacciato come dici tu forse perché a tratti mi pareva somigliare (lo so eh potrebbe essere ‘na bestemmia) a Donnie Darko. Non so neanche bene cosa me lo fa dire, forse i discorsi sull’ineluattabilità, i cicli, le cose traslucide, mah 😀

  4. dmitrij · ·

    io ho adorato questo film,purtroppo ho scoperto soltanto dopo la visione del collegamento con “resolution” (che non ho visto…) ed ho iniziato a cercarlo come un ossesso dappertutto con scarsi risultati……non è che qualcuno saprebbe aiutarmi a reperire il film almeno sub ita?
    colgo l’occasione per farti i complimenti per la recensione e per il blog che seguo sempre!!!!