Mi ero dimenticata di proseguire con le recensioni di tutta la saga degli squaloni di Steve Alten e poi, ieri mattina, mi sono svegliata più scazzata del solito e un lieto evento mi ha illuminato la giornata: è uscito il trailer di The Meg, il film di John Turteltaub con Jason Statham tratto dal primo dei romanzi dedicati al megalodon. Trailer meraviglioso e tutto da vedere e rivedere, per un film che uscirà anche da noi, ad agosto, con un titolo italiano da mettersi le mani nei capelli e strapparseli via con violenza, ovvero Shark – Il Primo Squalo, evidentemente dovuto al fatto che, per i nostri connazionali, un megalodonte è nozione troppo complicata.
A parte questa professione di ignoranza, la buona notizia è l’arrivo in sala e forse, non si sa mai, se il film dovesse avere successo o preparare la strada a un seguito, qualche anima pia si degnerà di ristampare in italiano Meg, almeno quello, ché l’intera saga sarebbe chiedere troppo.
Ma a noi piace sognare in grande e magari il film farà un botto tale da dover rendere necessarie delle ristampe. Sperarlo non ci costa niente.
Per questo, bisogna farsi trovare pronti, anche perché, pur essendo ufficialmente tratto dal primo romanzo, The Meg ha in sé (almeno, questo è ciò che traspare dal trailer) elementi dei primi tre e mai sia che noi si vada impreparati in sala.
Primal Waters comincia diciotto anni dopo gli eventi narrati in The Trench, con un Jonas Taylor invecchiato e stanco, oberato dai debiti e bersagliato da cause legali contro l’istituto Tanaka, colpevole di aver fatto scappare Angel, il “cucciolo” di megalodonte nato nel primo romanzo e diventato nel secondo. Jonas e sua moglie Terry hanno due figli, la più grande dei quali, Danielle, ce l’ha a morte con il padre e lo considera un fallito e un miserabile.
I tempi delle grandi avventure a caccia di squali preistorici sono finiti; l’istituto è chiuso, Angel dispersa nella Fossa delle Marianne; nessuno ricorda più chi sia Jonas Taylor o che cosa abbia fatto.
O quasi: il produttore di un reality chiamato Daredevils offre a Jonas una grossa cifra per fare l’ospite speciale nella prossima stagione della trasmissione, che si svolgerà tutta a bordo di un galeone restaurato a largo delle Filippine.
Daredevil consiste nel far eseguire a un gruppo di pazzi scatenati degli stunt sempre più difficili e pericolosi, roba per cui si rischia davvero la vita. Dato che questi stunt saranno eseguiti in mare, tutto ciò che Jonas dovrà fare sarà commentare, al sicuro, e dare consigli ai giovani avventurieri. Pur sentendosi poco più che un giullare, Jonas, con l’acqua alla gola, accetta.
E, ovviamente, il meg si farà vivo.
Cosa c’è di meglio di un megalondonte scatenato?
Tre megalodonti scatenati, ed è questa la mossa vincente di Alten che, al terzo libro, è costretto a spararla molto grossa per tenere desta l’attenzione del pubblico.
Non so se ricordate che, alla fine di The Trench, Angel era incinta dopo essersi accoppiata (e aver subito dopo divorato) con uno squalo bianco. Ecco, lei e i suoi due figli vengono fatti risalire in superficie e ognuno di essi è diretto in un posto differente: le Filippine, l’Isola di Vancouver e ciò che resta dell’istituto Tanaka in California.
Non seguiamo quindi solo le vicende di Jonas e Danielle a bordo del galeone, ma quelle di Terry che viene chiamata per stabilire la causa della morte di alcune balene sulla costa canadese, e del figlio minore di Jonas alle prese con l’unica e sola Angel, in California.
Ciò permette ad Alten di diversificare la narrazione, di dare più spazio ai singoli personaggi e di non concentrarsi solo su Jonas, quasi che Primal Waters fosse un romanzo di mezzo, per introdurre una nuova generazione destinata a continuare a combattere i meg anche quando Jonas sarà troppo vecchio per farlo.
Ma, per il momento, possiamo stare tranquilli: Jonas è ancora perfettamente in grado di cavarsela, con tutti i suoi 63 anni di età, e fa mangiare la polvere a gran parte dei Daredevils protagonisti del reality, soprattutto quando si tratta di avere a che fare con i megalodonti.
Ora, essendo io una completista della saga, ho divorato questo terzo romanzo, ma devo ammettere che, se si esclude la gioia di avere ben tre meg protagonisti, il resto è abbastanza una ripetizione stantia di quello che abbiamo letto nei libri precedenti e lascia anche da parte l’idea più interessante di The Trench: la presenza di altri animali preistorici oltre ai megalodonti.
Forse Primal Waters paga il dazio di non avere una direzione precisa e di seguire troppe linee narrative che neppure si intrecciano tra loro, come accadeva invece in The Trench. La storia di Terry, per esempio, è del tutto ininfluente e sembra messa lì solo per dare al personaggio qualcosa da fare mentre Jonas è via.
Anche perché, se la formula rimane sempre la medesima, ovvero fuga e caccia dei mostri, alla fine si rischia di annoiare. Deve essersene accolto anche Alten che, nel quarto libro, ha introdotto tutta una serie di elementi nuovi e nuovi spunti di interesse.
Non parliamo, in nessun caso, di capolavori, per carità. Parliamo di robusti romanzoni da leggere d’estate, totalmente disimpegnati, molto divertenti e scritti a posta per chi, come me e credo anche molti di voi, non resiste davanti a uno squalo lungo venti metri che ingoia bagnanti, balene e barche intere; una furia distruttrice e, di fatto, impossibile da fermare.
E tuttavia, questo romanzo possiede una caratteristica molto peculiare, del tutto assente nei romanzi precedenti e lasciata in disparte in quelli successivi: la fallibilità di Jonas Taylor che, almeno per i tre quarti del libro, è una specie di rottame umano preso a calci in culo dalla vita, un pallido riflesso dell’eroe delle storie precedenti, un sessantenne che si chiede dove siano finiti gli anni passati, se è ancora all’altezza della donna più giovane che ha sposato, se sarà in grado di veder crescere i suoi figli, se avrà la forza di star loro dietro e di sostenerli economicamente. Jonas sembra una persona che ha sbagliato tutto e che vive nel rimpianto di un passato dove persino vedersela con un mostro preistorico sembra una prospettiva migliore del presente, un qualcosa da rivisitare con nostalgia.
Devo dire che questo Jonas mi è piaciuto molto e credo sia lo spunto migliore di Primal Waters, per il resto piuttosto deboluccio.
Questo se davvero vogliamo analizzare seriamente un romanzo come Primal Waters, che ci chiede solo di sederci comodi e goderci la mattanza.
Da leggere in riva al mare, così poi col cavolo che ci mettete più piede.
ma quanto è figo quel trailer? :O standing ovation. va beh, ho capito: mi tocca iniziare a leggere anche questa serie 😀
Il trailer lo sto guardando in loop continuo da ieri mattina. Lo amo.
Ho la bava alla bocca da quando ho letto per la prima volta, mesi e mesi fa, di un film con Jason Statham contro un megalodonte… Non riesco a smettere di guardare il trailer da quando è uscito
Il trailer promette davvero MOLTO bene, direi 😉