Regia – Curtis Harrington
“I feel the sea water in my veins”
Le vostre scelte mi lasciano spiazzata, il più delle volte. È una cosa buona perché mi ritrovo a parlare di film davvero sconosciuti ai più. In questa occasione avete smerdato Terence Fisher e Roger Corman per dare spazio a una minuscola (e misteriosa) pellicola firmata da un regista che ha smesso di lavorare per il cinema alla fine degli anni ’70, venendo risucchiato dal circuito televisivo e rimanendo impantanato lì fino alla morte, avvenuta nel 2007.
Curtis Harrington era un tipo singolare: nasce come critico cinematografico e film maker indipendente. Tra gli anni ’40 e ’50 scrive un libro su Josef von Sternberg e dirige una serie di corti d’avanguardia, tra cui The Wormwood Star, ispirato alla produzione artistica di Marjorie Cameron (presente in un piccolo ma fondamentale ruolo, anche in Night Tide). Ha contatti con il mondo dell’esoterismo e si interessa di voodoo.
E poi conosce Roger Corman. C’entra sempre, Roger Corman.
Nel 1956, Harrington vende a Corman una sceneggiatura dal titolo The Girl from Beneath the Sea. Solo che non se ne fa niente e devono passare altri cinque anni prima che il regista possa mettere in scena quella storia, nel frattempo divenuta Night Tide. La AIP non produce, ma essendo titolare dei diritti sulla sceneggiatura originale, si occupa di distribuire il film in sala.
Harrington era una strana creatura, appassionata di macabro e di cinema del terrore, ma molto poco amante dello stile hollywoodiano. Adorava James Whale ed è grazie a lui che possiamo, oggi, vedere la copia restaurata di The Old Dark House. E aveva una passione assoluta per le vecchie produzioni della RKO, in particolare per Il Bacio della Pantera, di cui Night Tide può essere considerata una rivisitazione in salsa marinara.
E infatti, assistere a Night Tide riporta, in un certo senso, alle atmosfere stregate dei film di Val Lewton. Però, se volete vederlo (il film è disponibile, gratuitamente e legalmente sull’Internet Archive) dovete sapere a cosa andate incontro. La nozione di film “lento” non ha, per quanto mi riguarda, il valore di un giudizio qualitativo. Ogni film ha il suo ritmo, proporzionato alla storia che vuole raccontare. A volte capita che non sia il ritmo giusto, che si vada in over editing o che si scivoli nel suo contrario. Ma non credo affatto che l’aggettivo lento vada inteso, di per sé, in accezione negativa.
Night Tide ha un ritmo estremamente dilatato. Gli eventuali detrattori potrebbero affermare che, nonostante la breve durata, non accade nulla per un’ora e venticinque minuti. Ma sbaglierebbero, perché succedono tante cose, solo che è necessario coglierle, ed è necessario lasciarsi catturare, anzi ipnotizzare, dal ritmo che Harrington ha impresso al suo film.
Dennis Hopper, qui al suo primo ruolo da protagonista, è Johnny, un marinaio in licenza in una località costiera californiana (il film è stato girato tra Venice e Santa Monica). In un locale jazz incontra Mora. La ragazza lavora in uno spettacolo di fenomeni da baraccone, dove interpreta una sirena. I due si innamorano e iniziano a frequentarsi, ma Mora è perseguitata da una strana donna ed è preoccupata di poter fare del male a Johnny. È infatti convinta di essere una vera sirena, una delle ultime discendenti della leggendaria “gente del mare” e che la furia omicida si impossessi di lei nelle notti di luna piena.
Johnny non le crede, tuttavia la polizia sta indagando proprio su Mora, perché due uomini con cui aveva una relazione, sono stati assassinati.
Come si evince dalla trama, il film di Harrington ha molti punti in comune con Cat People: la protagonista proviene da un paese europeo (in questo caso la Grecia) e ha quindi un’aura esotica e misteriosa sin dalle prime battute pronunciate. Inoltre non viene messo in chiaro, fino alla fine, se la maledizione temuta da Mora sia reale o se sia solo frutto della sua fantasia.
Ma Harrington era un autore originale e, nonostante dissemini il suo film omaggi allo splendido film di Tourneur, realizza un’opera personalissima e molto avanti rispetto al cinema mainstream dell’epoca.
Da regista indipendente, che lavorava con budget bassi, e con l’ambizione di portare sullo schermo un horror dal valore prima artistico e poi commerciale, Harrington poteva permettersi di non mostrare molto interesse nei confronti dei gusti del pubblico.
E infatti Night Tide, pur raccontando sostanzialmente la stessa storia di Cat People, mette del tutto da parte il tema della repressione sessuale e si concentra sul lato fiabesco e poetico della leggenda.
Il film è una favola triste, racconta di persone tristi che fanno scelte dettate dalla paura della solitudine e, di nuovo, dal tentativo di sfuggire a un’esistenza piena di tristezza. Elemento accentuato dall’ambientazione in una località vacanziera che sembra una fiera continua, tra giostrine, freakshow e cartomanti. Ma l’atmosfera da luna park è solo una patina messa lì a nascondere lo squallore di un luogo che si poggia sull’illusione del divertimento perenne. Un luogo dove a dominare è l’isolamento di tutti.
Harrington fa così esplodere la forza del magico e del soprannaturale nel cuore di un tempio del capitalismo americano. E, lo sappiamo bene, non ha importanza se le leggende siano o meno reali. Ciò che conta è l’effetto che queste hanno sulla nostra vita, è il modo in cui modificano la nostra percezione delle cose.
E la percezione di Johnny, una volta entrato a contatto con il popolo del mare, non sarà più la stessa.
È ovvio che, in un film del genere, il mare abbia un ruolo fondamentale. Anche se Night Tide ha una sola sequenza ambientata sott’acqua, l’oceano è una presenza costante. Ne sentiamo il rumore per tutto il corso del film, lo vediamo in lunghe inquadrature mentre circonda, con la sua enormità, i personaggi sempre più piccoli, riusciamo quasi a comprendere il richiamo che esercita su Mora, la nostalgia e il desiderio di tornare da quello che lei crede essere il suo popolo, e la paura di perdere Johnny, che la tiene ancorata alla terra.
Johnny viene dal Colorado e si è arruolato in marina da poco. Non conosce l’oceano, non lo capisce. Mora ci parla, col mare. E attraverso lei, il mare entra nei sogni e negli incubi di Johnny, e rischia di portare anche lui via con sé.
Night Tide è un film molto ambiguo. Ognuno può vederci ciò che preferisce, o dare ai fatti narrati la spiegazione che ritiene più opportuna, sia essa razionale o magica. Potrebbe sembrare che questa ambiguità si sciolga nel finale e che ogni elemento torni al suo posto. Ma resta una scheggia impazzita che non vuole mettersi a posto. Resta una misteriosa figura, la Strega del Mare (Marjorie Cameron) a lasciare insoluto il mistero. Non sapremo mai, veramente, se Mora fosse una sirena o no.
Ma, lo abbiamo già detto, non è affatto importante.
Siamo già arrivati al 1971. Sì, il viaggio è ancora molto lungo (quasi infinito), ma per una volta sono stata abbastanza costante nel portarlo avanti e mi do qualche pacca sulle spalle da sola.
Il sondaggione della settimana consta di tre titoli. Abbiamo L’abominevole Dr. Phibes, di Robert Fuest, che non penso abbia bisogno di presentazioni, La Casa che Grondava Sangue, film a episodi con cast stellare, prodotto dalla gloriosa Amicus per la regia di Peter Duffel, e Willard e i Topi di Daniel Mann, un film a cui si vuol bene a prescindere.
Vi ricordo che, anche se non conoscete le pellicole in questione, nessuno vi impedisce di votare quella che vi incuriosisce di più. E che no, nessuno vi ruba l’anima se votate.
Ho letto anche la recensione su eXXagon(peccato che il curatore mi ha mandato un’email in cui non l’avrebbe più aggiornato,per impegni lavorativi),c’è su anche l’ultimo film di Harrington ,Cane infernale,i film in bianco e nero non sono per tutti ma da un cestone ho preso Metropolis che è pure muto,ma dali ultimi tre mi ricordo vagamenteil Dottor Phibes visto da piccolo,e Willard e i topi ho visto il remake(non male) con Crispin Glover(il papà di Marty Mcfly) e Lee Ermey(Full Metal Jacket).
Un saluto Lucia.
Sì, il remake non era affatto male, soprattutto per merito di Glover, che ha interpretato molto bene il ruolo di Willard.
Un saluto a te 😉
Certo che sembra un film scritto apposta per te!
Per il sondaggio sarò scontato ma il Dr. Phibes è stata forse la mia prima icona horror, il primo film che ero riuscito a vederew stando alzato fino a tardi ( età circa 11/12 anni) epoche remote dove film così li passava RAI2 per intenderci.
Phibes è uno degli horror più importanti della storia… E dici bene: è la prima icona moderna. Il capostipite di tanti pazzi che ci hanno allietato l’esistenza 😉
E poi era contemporaneamente così stiloso, british ma macabro… un cocktail quasi perfetto…
Non credere che sia stato facile per me mettere all’angolo Fisher e Corman, eh, 😉 ma mi sembrava giusto lasciar spazio a un tipo interessante come Harrington che, personalmente, conosco piuttosto bene da Queen of Blood in poi (tra i suoi titoli, ai tempi in cui ancora passavano regolarmente in tv, ricordo mi fece una discreta paura pure Ruby)… ragion per cui mi interessava molto Night Tide, in quanto appartenente a quella rosa di primissimi film a me quasi del tutto sconosciuti. E direi che dopo aver letto la tua recensione (questa storia narrata alla Cat People e dai tempi saggiamente dilatati mi incuriosisce assai), Internet Archive mi vedrà di nuovo approdare dalle sue parti a far man bassa!
P.S. D’istinto voterei il titano Price/Phibes (tenendo magari come seconda opzione quel piccolo gioiellino di Daniel Mann) , ma allo stesso tempo non posso ignorare un film dove mi trovo contemporaneamente davanti Cushing, Lee, la Pitt, Elliott, il papà di Sean Pertwee… quindi voterò per Duffel. Certo che le scelte, da molto difficili quali già erano, mi stanno diventando atrocemente difficili 😀
Deve essere sempre più difficile 😀 Per questo faccio scegliere a voi! Sono crudele e pigra e non voglio prendermi certe responsabilità. Mi sembra però sia una testa a testa tra Fuest e la Amicus. Vediamo chi la spunta 😉
Mi dispiace per gli altri concorrenti, ma L’abominevole Dr. Phibes è la mia scelta.
Fondamentale è la parola giusta. Un film che raccoglie in una sola pellicola un ottimo esempio di “Revenge” e di “Slasher”, con un notevole body count totale da offrire agli spettatori, ma altamente stiloso nel suo sviluppo.
Sono curioso di leggere il tuo articolo, Lucia…
Pace profonda nell’onda che corre
Mi pare un’ottima scelta, la tua 🙂
Vedremo che succede 😀
Un film che mi incuriosisce molto, vado di classiconissimo con il caro vecchio Dr. Phibes nel sondaggione ❤