I dimenticati: Mary Reilly, di Valerie Martin

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 Le recenti discussioni a proposito di lettori, scrittori ed editoria, mi hanno dato la spinta definitiva per mettere in pratica un’idea che mi ronzava in testa da un bel po’: cercare di riesumare tanti, troppi libri di genere fantastico (principalmente horror, ma non poniamo limiti di alcun tipo) di cui si è smarrito il ricordo a causa della mancata ristampa da parte delle nostre illuminate case editrici. Dei bei tempi in cui nella sezione horror delle librerie non c’era solo King ne abbiamo già parlato, quindi non mi ripeto. Come sempre, la nuova rubrica non ha alcuna pretesa di avere scadenze regolari. Dovrò rileggere un quintale di roba, perché molti di questi romanzi risalgono alla mia adolescenza e ne conservo un ricordo piuttosto confuso, non tale da permettermi di scriverci sopra degli articoli senza leggerli una seconda volta. Per ogni libro di cui mi occuperò cercherò anche di ricostruirne la storia editoriale qui da noi e vi darò tutte le informazioni che servono per reperirlo, in inglese o usato.

Cominciamo dunque subito con una bella anomalia. Valerie Martin non è propriamente un’autrice di narrativa fantastica. È famosa per i suoi romanzi storici, tra cui Property, che le è valso l’Orange Prize nel 2003. Di recente, è tornata a esplorare il soprannaturale con il suo ultimo romanzo, The Ghost of the Mary Celeste. Mary Reilly, pubblicato nel 1990,  era il suo quarto libro ed è ancora oggi il suo lavoro più noto al grande pubblico, grazie all’omonimo film di Stephen Frears del 1996.
In Italia, Mary Reilly è arrivato nel 1991, edito da Bompiani col singolare titolo de La Governante del Dr. Jekill (sì, con la i e non la y. Cosa assai stramba, dato che poi, durante tutto il romanzo il nome è scritto nel modo giusto). Non è più stato ristampato e forse, se siete fortunati, potete trovarlo su qualche bancarella di libri usati. Io non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte, purtroppo. In inglese, invece, si reperisce con una certa facilità su Amazon, ma non in edizione digitale.

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La cupa vicenda del Dottor Jekyll e del suo perfido alter ego Hyde è nota a tutti. Ma quello che la Martin fa nel suo romanzo è di raccontarla da una prospettiva assolutamente  inedita, quella di una cameriera a servizio in casa di Jekyll, la giovane Mary Reilly.
La Martin immagina di essere venuta in possesso di alcuni vecchi quaderni appartenuti alla donna, di averli sistemati, ripuliti dagli errori ortografici e di punteggiatura, e di averli poi pubblicati senza omettere o tagliare alcunché.
Mary Reilly è una donna dal passato piuttosto drammatico: vittima di abusi e violenze di ogni tipo da parte del padre, è riuscita a sfuggire a una vita di stenti grazie agli sforzi della madre, che l’ha mandata a scuola a imparare a leggere e scrivere. Dotata di una volontà ferrea, di un senso dell’ordine e del decoro incorruttibili e di un’intelligenza e curiosità superiori alla media, Mary viene notata dal padrone di casa, il Dottor Jekyll, mentre legge un libro lasciato aperto in biblioteca.
Jekyll vede che Mary ha delle brutte cicatrici alle mani e sul collo, dietro l’orecchio. Le chiede cosa le sia accaduto e, quando Mary si mostra piuttosto riluttante a parlarne, le propone di mettere il tutto per iscritto.
Al che Mary, un po’ per senso del dovere (inconcepibile disobbedire a un ordine del Padrone), un po’ per un pizzico di vanità (vuole fare bella figura, dimostrare al Padrone di saper scrivere bene, nonostante le sue origini), accetta e consegna al Dottor Jekyll una decina di pagine con la storia delle sue cicatrici. Che non vi racconto, perché vi rovinerei uno degli incipit più avvincenti che mi sia mai capitato di leggere, violento e forte come una serie di cazzotti sul vostro povero muso.

L’importante è che la consegna di quei fogli segna l’inizio di un rapporto tra Jekyll e Mary che si spinge al di là della semplice relazione che può intercorrere tra una cameriera e il suo datore di lavoro. Jekyll riconosce in Mary un tormento simile al suo e Mary, già abbastanza in venerazione nei confronti del suo padrone, si sente lusingata da tutte quelle attenzioni. Da un lato è come se avesse il sentore di non aver fatto nulla per meritarle, dall’altro è felice perché può parlare con qualcuno di diverso dalle sue colleghe. Il rapporto tra i due (mi perdonino le amanti del romance a tutti i costi) non sfocia mai in nulla di sentimentale, nonostante la Martin inserisca una sottile corrente erotica in molti atteggiamenti e situazioni. L’erotismo, sebbene presente e costantemente represso, non è però il fulcro centrale della storia. Questo va ricercato nel personaggio di Mary, sulle cui spalle regge l’intero romanzo. Gli altri, Jekyll compreso, sono figure di sfondo e filtrate attraverso il suo sguardo, la sua morale, la sua visione, molto peculiare, della vita.

Valerie Martin

Valerie Martin

Sono passati 25 anni dall’uscita di Mary Reilly e, rileggendo di questo personaggio femminile dopo tanto tempo, ho notato una serie di dettagli che mi sembrano parecchio interessanti. Mary è ritratta dalla Martin come una donna del suo tempo e già la cosa è destabilizzante, rispetto a molta narrativa fantastica odierna, dove vediamo delle eroine del tutto anacronistiche fatte con lo stampino, la cui caratteristica principale è quella di essere “ribelli”, senza tuttavia specificare da cosa derivi questa ribellione né a cosa esattamente si ribellino.
I lettori contemporanei rimarrebbero spiazzati di fronte a una Mary che accetta, e anche con entusiasmo, la rigida gerarchia sociale dell’età tardo vittoriana, è convinta che ognuno debba stare al proprio posto e non è neanche del tutto d’accordo con il desiderio del Dottor Jekyll di diffondere l’istruzione alle classi meno agiate. Mary è una donna rigida, molto pratica e concreta, che non vuole stare simpatica o ammiccare a nessun lettore. La Martin non fa alcuno sforzo di renderla vicina alla sensibilità contemporanea. E tuttavia costruisce ugualmente un personaggio femminile memorabile:
Ci sono momenti in cui non rinuncerei alla tristezza e all’oscurità perché mi sembra che siano parte integrante del modo in cui dobbiamo vedere la vita, se possiamo dire che l’abbiamo vista, e hanno molto a che fare col nostro essere soli e morire soli, come è destino di tutti noi. Mi sembra quindi che tante persone, soprattutto delle classi elevate, dedichino molti soldi e tutto il loro tempo al tentativo di scacciare la tristezza dalle loro vite, e secondo me non possono riuscirci, perché è lì, per quanto agiata sia la nostra condizione nel mondo, e bisogna comunque passarci. Io so di avere la pazienza di aspettare che passi, e la verità è che, per quanto cupa io possa sentirmi, non mi toglierei mai la vita, perché finito il buio, il più debole raggio di luce è una grande meraviglia

Mary

In Mary ci sono una lucidità di analisi, una capacità di osservazione, nonché una sottaciuta aspirazione a essere diversa, che ne fanno una perfetta entità giudicante della parabola distruttiva di Jekyll; anche se la cameriera a stento comprende ciò che sta succedendo, guarda e giudica ogni cosa, non si perde neanche un particolare. E, senza essere né “ribelle” né “sognatrice”, viene fuori alla grande dalle pagine della Martin. Un essere umano imperfetto e pieno di contraddizioni, sospeso a metà tra l’aderenza ai codici comportamentali ed etici della sua epoca, e la tensione a qualcosa di più elevato. Tutte caratteristiche che vanno a comporre il ritratto di una outsider riluttante e inconsapevole. Oltre a giustificare le attenzioni del padrone di casa nei suoi confronti, ovviamente.
La Martin è mostruosa nel rendere tutte queste sfaccettature tramite delle scelte stilistiche ben precise: Mary ha studiato, ma solo quel tanto che basta da permetterle di leggere e scrivere. Si vede che è riuscita ad acquisire delle ulteriori nozioni da autodidatta e la sua scrittura è quella di una persona che cerca di darsi un tono, con strumenti rudimentali. E quindi usa termini preziosi accanto a quelli di uso comune, si incastra i lunghissimi periodi da levare il fiato e, soprattutto, incasina i tempi verbali che è una bellezza. Devo dire che questo modo di scrivere così particolare è riportato molto bene nella traduzione italiana di Ettore Capriolo. E non era affatto semplice.

In un periodo in cui si parla tanto di personaggi femminili non stereotipati, credo che Mary Reilly andrebbe rispolverato. È una lettura piena di fascino ed è meno banale rispetto al film di Frears, molto buono, per carità, ma troppo teso a portare a galla l’aspetto erotico della vicenda, riducendo tutto il complesso affresco (anche sociale) della Martin alla storia abusata dell’innocenza soggiogata dal male. Elemento quasi del tutto assente nel romanzo.

29 commenti

  1. Bellissimo articolo. Ora tocca reperire, in qualche modo, il libro.

    1. Bancarelle, ebay, negozi di libri usati…
      è un bel casino, in realtà con questi libri tutti fuori stampa da tanti anni,
      Grazie!

      1. Giuseppe · ·

        Già… infatti ti penti regolarmente di averne rimandato l’acquisto all’epoca, quando ti metti a cercarli non ritrovandoli! E anche Mary Reilly, purtroppo, dopo bancarelle e usato vario mi tocca darlo ancora per disperso… tra l’altro proprio il film di Frears (che sì, lo hai nominato nel post, da qualche parte 😀 ), visto qualche anno dopo la sua effettiva uscita, aveva stuzzicato il mio interesse nei confronti del testo originale. In quanto poi a evitare stereotipi o ammiccamenti “modernisti” dei personaggi nei confronti del lettore, mi viene qui da fare un – personalissimo, eh – accostamento fra Valerie Martin a Valerio Evangelisti: entrambi, pure se con intenti e in contesti assai diversi, hanno costruito individui credibili perfettamente calati nel proprio tempo facendoli agire e pensare di conseguenza (il che per noi può risultare ostico e spiazzante, certo, ma è proprio lì il bello, perché è solo così che la tardo-vittoriana Mary e il terribile inquisitore Eymerich possono essere davvero autentici. E non filtrati da una sensibilità contemporanea che, ovviamente, non può in nessun modo appartenere a loro)…
        P.S. Io parlo, parlo e poi… poi, magari, va a finire che mi dimentico di dirti che con questa rubrica hai avuto un’altra idea brillante 😉

        1. Evangelisti ha scritto cose egregie… ho divorato non solo il suo Inquisitore, ma anche Tortuga che io adoro.
          Felicissima che la rubrica ti piaccia! Il mese prossimo, tocca a Laymon!

          1. Giuseppe · ·

            Il povero Laymon, scomparso presto e non solo dalle librerie 😦 Ricordo che la Fanucci aveva pubblicato alcuni suoi titoli, compreso il famoso “La Bara”…
            P.S. Eh, sì anche i pirati del buon Valerio si difendono bene! E oltre a Eymerich – e Pantera, aggiungo – mi aveva entusiasmato la Trilogia di Magus (anche qui un Nostradamus perfettamente uomo del suo tempo, con atteggiamenti non sempre gradevoli per noi contemporanei).

  2. Questa nuova rubrica mi piace moltissimo. Oltretutto potrebbe anche essere utile per sollecitare le case editrici a ripubblicare certi romanzi ‘perduti’. A volte funziona! Ad esempio non so se sai che la Neri Pozza sta facendo una collana dedicata alle scrittrici (http://www.neripozza.it/collane.php?id_coll=17) e chissà che non abbia in programma di ripubblicare anche questo…
    Da come lo descrivi mi sembra un romanzo ottimo. Cercherò di procurarmelo 😉

    1. Neri Pozza sta facendo un ottimo lavoro, ultimamente e non solo con le scrittrici, anche con moltissimi autori contemporanei. È una CE che mi piace molto.
      È un romanzo ottimo, invecchiato benissimo e con ancora una traduzione che regge perfettamente.
      La Martin è molto brava.

  3. Daniele Volpi · ·

    L’idea della nostra padrona di casa è incredibilmente efficace. Quindi, lucia, cerca di non farla scivolare in secondo piano. Se poi qualche responsabile delle più importanti CE del paese è avvezzo a frequentare queste parti, faccia tesoro di quanto legge.

    Ora metto da parte il titolo, chissà che la mia frequentazione di mercatini e simili non dia buoni frutti; intanto ho ritrovato, nascosto nella libreria della mia dolce metà, una copia di “Koko”, uno dei primi lavori di Peter Straub… Potrei farmelo prestare per le lunghe ore che passo sui treni…

    Pace profonda nell’onda che corre

    1. Promesso che non scivolerà in secondo piano. Se riesco, mi occuperò di un libro al mese. Non di più, perché devo rileggere e non voglio rubare il tempo alle nuove letture.
      Non penso che le CE italiane si filino questo microblog, ma non si sa mai 🙂

  4. Letto una vita fa, mi era piaciuto un sacco, ottimo consiglio e ottimo commento. Cheers!

    1. Grazie! Allora non sono l’unica che lo conosce e lo apprezza 😉

  5. Mi unisco a Valentina, la rubrica mi-ci piace assai, e questa chicca vedrò in qualche modo di recuperarmela (di sicuro quando l’immensa pila di libri dello stesso genere che sto leggendo sarà terminata). Grazie! 🙂 – Fran

    1. Non parlarmi di pile di libri da leggere che mi vengono i sudori freddi 😀
      Ne ho un’infinità. Ma ce la farò a leggere tutto, prima o poi

  6. tullipan · ·

    bella rubrica!
    credo che lo abbiano i miei a casa, ora dirò una scemata, è da questo libro che è stato tratto il film “Mary Reilly”?

    1. Eh sì, è lui… L’ho anche scritto, da qualche parte…

      1. Lucia, forse la prossima volta conviene scriverlo direttamente nel titolo, non credi?
        Così evitiamo sforzi inutili ai “lettori”…

        1. Così gli evitiamo di leggere, direttamente… 😀

  7. Splendida l’idea della rubrica e iniziare dalla “Governante” è da applauso 😉 Ho un ottimo ricordo del romanzo, letto in un periodo poco felice della mia vita: a dimostrazione di come un buon libro ti aiuti in ogni situazione 😉
    Lo trovai intorno al 2000 su una bancarella a… oddio, c’era l’euro? O 3.000 lire o 3 euro, non ricordo! Spinto dal richiamo a Jekyll mi ritrovai per le mani un romanzo splendido, dove ogni paragrafo, ogni frase ha un gusto intenso che ti rimane dentro. Conservo ancora gelosamente quella prima edizione Bompiani maggio 1991 😉

    1. Ed è la stessa che possiedo io. Un tempo, prima che diventasse una specie di santino pubblicitario di Argento, da Profondo Rosso trovavi tutte queste meravigliose chicche, usate o nuove. Mary Reilly lo presi usato. E la prima volta me lo sparai in tre giorni 😀

      1. Era il periodo in cui ero più lento a leggere, ma comunque anch’io ci misi poco a leggerlo, rapito dalla sua bellezza.

  8. P.S. Anni fa da Profondo Rosso On Line ho comprato il rarissimo “Le mani di Orlac” di Renard tradotto da Luigi Cozzi: prezzi alti ma roba buona ^_^

  9. Sono nuova qui ma appena ho letto questo titolo mi sono fiondata!
    Conosco il film e tempo fa avevo in mente di acquistare il libro, ma non so perché ho poi perso il treno!
    Del film ricordo che l’atmosfera mi aveva colpita moltissimo e che lo trovavo pregno di un profondo rispetto – nonostante il timore – da parte di Mary nei confronti di Jekyll-Hyde!

    Un saluto!

    1. Benvenuta da queste parti! Sì, il film non è affatto male. Semplifica un po’, come fa sempre il cinema nei confronti della letteratura, ma Frears è un ottimo regista ed è riuscito a rendere abbastanza bene il rapporto tra Mary e Jekyll. UN po’ meno, secondo me, quello tra Mary e Hyde.
      Buona lettura, se trovi il romanzo da qualche parte 😉

  10. aliceditor · ·

    Ottimo romanzo, bel consiglio! Bisogna assolutamente riesumare le chicche di questo genere! Suggerimento: so che i libri è bello possederli e sentirli nostri….ma da bibliotecaria vi comunico che volendo il libro lo si trova in prestito presso parecchie strutture 😀 (almeno qua in Veneto). Oltre a ebay e bancarelle dell’usato (sempre da passare al setaccio…ho scovato dei tesori da infarto!) è una possibilità di lettura in più.

    1. Giusto! Le biblioteche sono un’opzione fondamentale per recuperare libri fuori stampa!
      Anche qui a Roma si dovrebbe trovare con facilità.
      Grazie del commento 😉

      1. aliceditor · ·

        Ci mancherebbe, ho verificato nei cataloghi e mi pareva doveroso segnalarlo dato che ci sono parecchie persone interessate! Sempre a disposizione per le cosiddette “ricerche dell’impossibile” 🙂

        1. Dato che questa cosa dei libri dimenticati cercherò di farla ogni mese, ti chiederò di fare una verifica quando potrai!

          1. aliceditor · ·

            Perfetto, ci sono!

  11. Joe Kurtz · ·

    E’ proprio così scorretto, per un libro così difficilmente reperibile, suggerire di provare con emule???