Regia – Mark Pavia
“Never believe what you publish, and never publish what you believe”
Ogni appassionato di horror, almeno una volta nella vita, si sarà sentito rivolgere una domanda: “qual è il miglior adattamento cinematografico di King?”
La questione è annosa. Ci saranno gli intellettuali che vi diranno Shining (magari sono quelli che un romanzo intero di King non lo hanno mai letto, senza nulla togliere al capolavoro di Kubrick), i nostalgici nomineranno Stand By Me, i romanticoni Le Ali della Libertà, mentre i feticisti e/o puristi, diranno che no, non esiste nessun adattamento degno del Re.
Io, con i miei gusti un po’ bislacchi e la tendenza ad andarmi a cercare opere minori e cadute nel dimenticatoio, rispondo con convinzione The Night Flier, tratto dal racconto omonimo contenuto in Incubi e Deliri e diretto dall’allora esordiente Mark Pavia. Che esordiente è rimasto, purtroppo. Non ha più girato nulla dopo The Night Flier. Anche se adesso ha appena terminato la stesura di una nuova sceneggiatura (sempre basata su King) e forse potrà tornare dietro la macchina da presa.
Costato un’inezia e portato a termine in soli trenta giorni di riprese, The Night Flier ci racconta la storia di Richard Dees, un reporter del settimanale spazzatura Inside View. Cinico, privo di qualsiasi forma di umana pietà, figlio di puttana fino al midollo, Dees segue le tracce di alcuni misteriosi omicidi avvenuti in alcuni piccoli aeroporti degli Stati Uniti. Il colpevole sembra essere uno strano tizio che si fa chiamare Renfield, indossa un mantello da pipistrello, e se ne va in giro su un Cessna nero.
Per Dees, anche lui con brevetto da pilota e piccolo aereo privato, è l’occasione per rilanciare una carriera un po’ traballante e poter tornare sulla prima pagina del suo settimanale.
Abbiamo quindi un vampiro pilota di un piccolo aereo, un mezzo di trasporto che di gotico ha poco o nulla, ma, ed ecco il dettaglio importante, il mostro non rinuncia al pittoresco tocco scenografico del mantello.
Un’idea che su carta ha un certo fascino. Ma non troppo semplice da mettere in immagini senza rischiare di ridicolizzarsi.
L’atmosfera del racconto di King è quella dei vecchi B movie. Come spesso gli succede quando molla i romanzi elefantiaci e si dedica alla narrativa breve, King riesce, con pochi dettagli e poche pagine, a calare il lettore in un mondo oscuro e violento, la sua solita provincia americana dimenticata da Dio, ma non dai mostri che si aggirano indisturbati a mietere vittime.
E The Night Flier, il film, rispetta in tutto e per tutto lo spirito del racconto. Pavia, a differenza di galoppini vari alla Garris, non ci tiene particolarmente alla fedeltà assoluta al testo: aggiunge personaggi, cambia il finale, elimina ogni cosa che sullo schermo sarebbe poco efficace (o irriproducibile per motivi di budget, come la collisione quasi sfiorata in volo da Dees a metà del racconto) e inserisce dettagli assenti nelle pagine scritte da King, ma che hanno l’effetto di rafforzare la coerenza del film e, se è possibile, di renderlo ancora più aderente all’universo narrativo kinghiano.
Districarsi tra la necessità di non tradire il testo da cui si prende spunto e il desiderio di imporre la propria personalità di regista alla sua opera prima, è davvero complicato. Il più delle volte si rischia o di venire schiacciati dalla personalità dell’autore (King, a metà anni ’90 era ancora intoccabile), o di farsi prendere la mano di virtuosismi vari, scordandosi che si sta raccontando una storia.
The Night Flier, in questo, ha del miracoloso. Ed è davvero triste che Pavia non abbia più diretto film. Perché dimostra, all’esordio (sì, lo sottolineo in continuazione, fa bene ribadirlo), di aver capito molto meglio di tanti suoi colleghi più esperti come si mette un racconto su pellicola.
Ha consapevolezza della profonda differenza che esiste tra il linguaggio cinematografico e quello letterario, e un istinto spiccato per distinguere ciò che può essere reso alla grande sullo schermo e ciò che invece va accantonato. Non ha paura di cambiare la storia quando è necessario e, per fare contenti anche i fan all’ultimo stadio del Re, traduce e restituisce, con mezzi però squisitamente cinematografici, l’idea kinghiana del mondo come luogo oscuro, dove si nascondono cose brutte e brutti posti, dove si muore per un nulla, in solitudine e male, e dove esistono forze che sarebbe meglio non portare mai a galla. Dove lo scetticismo è più un meccanismo di difesa per non impazzire, che una vera e sentita presa di posizione.
Prendiamo il protagonista, l'”eroe” del film. Bastardo fino in fondo, senza compromessi, redenzioni o cedimenti, è un vecchio giornalista che lavora per una rivista di stampo scandalistico. Ha anche il faccino non proprio da bravo ragazzo di Miguel Ferrer
Si arrabbia perché il direttore si rifiuta di piazzare in prima pagina la foto di un neonato cotto al forno dalla madre. Non ha scrupoli e, soprattutto, non finge di averli. Sa qual è il suo mestiere (solleticare i più bassi istinti dei lettori, dandogli sangue, cadaveri e lacrime facili). Non ha rispetto di chi legge i suoi articoli. E perché dovrebbe averlo? Lui scrive di UFO e squartamenti per vivere.
Eppure sa di trattare comunque materiale incandescente, roba che potrebbe farti finire dritto al manicomio, o suicida, come una sua collega che aveva cominciato a credere in ciò che pubblicava.
Ed è questo l’errore da non commettere mai. Nel momento in cui si crede in una storia da prima pagina di Inside View, si supera una linea di demarcazione il cui termine è l’inferno, o la follia. O entrambi.
Anche perché, quando cominci a crederci, non puoi più fermarti.
E no, non è un discorso sull’informazione, su come i giornali di stampo scandalistico siano spazzatura. Nessun pippone moralistico.
Il centro del film di Pavia (come pure del racconto di King) è l’attrazione morbosa verso il lato oscuro della vita umana. Che è poi il motivo principale per cui i film dell’orrore li guardiamo.
Lo scrittore (o il regista) dell’orrore deve sempre portare cattive notizie.
E The Night Flier di cattive notizie ne porta a pacchi.
Quando Dees confronta, finalmente con ill mostro, con il vampiro, il film di Pavia si trasforma in un incubo visionario (no, non visionario a cazzo, visionario per davvero) e delirante.
L’aspetto del vampiro, con tutto il mantello a rischio comicità involontaria, è così azzeccato, così riuscito, che a Pavia basta mostrarlo in tutto per un paio di minuti. E non ce ne si dimentica più.
Dees gli chiede di poterlo vedere in faccia: “Era inevitabile” risponde il vampiro. Inevitabile il voler guardare, il voler andare fino in fondo e l’essere quindi obbligati a credere.
Il finale, più che un trionfo di cinismo e perfidia, non è altro che l’attuazione estrema di quel meccanismo di difesa di cui parlavamo prima.
Come puoi difenderti in altro modo da un essere come Il Volatore Notturno?
Parliamo di un vampiro lontano anni luce sia dall’iconografia classica, sia da quella che lo vuole povera creatura tormentata e, sotto sotto, bisognosa d’affetto.
Il vampiro messo in scena da Pavia è mostruoso da tutti i punti di vista. Certo, ha un fascino magnetico, ma gli serve per conquistare la fiducia delle sue vittime (di solito anziani), insinuarsi nelle loro vite e poi nutrirsene. Non mostra nessuna pietà, nessun rimorso, nessun pentimento. Solo un vago rimpianto per una vita passata.
La sola idea che una bestia del genere possa vederci in maniera diversa da come noi guarderemmo un piatto di spaghetti, è inconcepibile.
Eppure, dal 1997 a oggi sembra davvero cambiato tutto.
I film dell’orrore non devono più spaventare, i mostri devono essere buoni, la violenza deve far ridere.
Poi uno prende il vecchio VHS registrato da italia 1, rivede The Night Flier e rischia di diventare nostalgico.
Bella recensione (tra l’altro molto sintetica per i tuoi standard) di un bellissimo film, più la mia visione cinematografica diventa ampia più mi rendo conto che le piccole produzioni hanno una caratura maggiore in termini di idee.
Oddio, è più lunga delle altre veramente 😀
Le piccole produzioni hanno una libertà maggiore rispetto alle grandi e quindi più possibilità di esprimere idee.
Credo che però questa caratteristica stia andando a morire anche nel cinema indipendente.
Be ma allora se è più lunga, doppi complimenti ti meriti, si legge che è una bellezza.
Concordo, e mi è capitato di parlarne più volte, The night Flier è un film da vedere, perchè fa paura , sfrutta al meglio alcune ottime idee del racconto (per esempio il “carico” dell’aereo del vampiro, l’effetto mesmerizzante di quest’ultimo sulle sue vittime, la feroce determinazione del giornalista, in questo non meno disumano del mostro) e non teme di osare, là dove altri preferiscono non calcare la mano. E merita una citazione per la dentatura del volatore notturno 🙂 .
La dentatura è spettacolare 😀
In effetti, The Night Flier osa parecchio. Ci va giù pesante senza neanche chiedere il permesso.
La scena dell’incidente stradale, per esempio, non credo sia possibile da replicare, oggi.
Vero. Anche la sequanza della signora anziana che si si acconcia per il volatore è a dir poco angosciante terribile.
Amo questo film, lo vidi per la prima volta quando andavo in seconda media e penso anche io che sia una delle migliori trasposizioni di King. Anche se la mia preferita resta The Mist.
Infatti per la prossima settimana, in cui tocca al 2007 sono indecisa proprio tra the mist e un altro film…
sempre sui vampiri.
E’ per caso 30 giorni di buio? Lucia, se riesci a convincermi a riconsiderare quella che per me è una delle peggio ciofeche vampiriche mai girate ti faccio un monumento!!
In teoria dovrebbe essere proprio quello…però sono tanto indecisa. C’è anche un terzo film in lizza che è un outsider completo e che forse alla fine vincerà.
Me li rivedo tutti e tre e poi scelgo 😀
Madre, 30 Giorni di Buio no. Ti prego, no…
Non aggiungo molto. Concorde sulla linea, The Myst e questo The Night Flyer sono i due lavori più coerenti con l’universo kinghiano. Shining è fuori testo perchè i film di Kubrick sono film di Kubrick indipendentemente dalla sceneggiatura.
Sì, Shining è proprio fuori scala. E secondo me è anche tratto da un romanzo non proprio riuscitissimo, ma ok.
Non trovi sia singolare che siano due film che hanno tradito i finali dei rispettivi racconti a essere i più coerenti con la narrativa di King?
Vero ma è quasi una prassi in molti altri film. Se Balde Runner avesse seguito per filo e per segno Do the androinds… avrebbe senz’altro perso almeno tre quarti del suo fascino.
Dunque io sarei una romanticona…? 😛 E va bene, sotto sotto lo ammetto!
Recensione bellissima come al solito, che mi fa venire una voglia matta di riguardare quest’incredibile perla troppo spesso dimenticata!
Grazie 😉
ma romanticona in parte lo sono anche io. Al netto dell’orrido titolaccio italiano, Le Ali della Libertà mi fa piangere tutte le mie lacrime ogni volta che lo rivedo 😀
Mi manca…da tempo tra i “devo vederlo”
è un film uberfigo, Max ❤
sto navigando tra i torrenti, a pesca. 😉
L’Inside View, ottimo per foderare la cassetta del gatto una volta che l’hai letto…assorbe la pipì che è un piacere! 😉 Vista la mano sicura che ha dimostrato di avere nel trasporre questo racconto di King su schermo (con una giusta dose di libertà creativa) spiace veramente anche a me che Pavia sia poi rimasto al palo…in questo film non viene dato allo spettatore il minimo appiglio per rassicurarlo o parteggiare per un personaggio positivo che qui -saggiamente- manca del tutto. Dees (un credibilissimo Miguel Ferrer) è e rimane un cinico e miserabile stronzo a tutto tondo, al quale solo un mostro autentico -e coerente oltre che onesto con sé stesso, diversamente da Dees- come Renfield potrà a modo suo impartire una sorta di crudele lezione morale, alla fine (vuole vedere? Che veda, per credere. Pagandone il prezzo). Ma sempre di un vampiro si tratta, niente del suo remoto passato umano riaffiora nemmeno qui…ha semplicemente regolato i conti con il giornalista e per noi nulla cambia, da quel nero e putrido Cessna (e dai denti del pilota 😉 ) faremo bene a starne sempre lontani.
la battuta sulla lettiera per gatti è ancora oggi fenomenale.
sul momento non ricordo se ci fosse anche nel racconto, dovrei rileggerlo per rinfrescare la memoria.
Sono contenta che questo film riscuota tanto successo.
Il buon Pavia sta per tornare a quasi un ventennio di distanza dietro la macchina da presa.
teniamo le dita incrociate
Sei andata a pescare questa settimana uno dei miei film preferiti Lucia nonchè uno dei pochi film di vampiri moderni che fa paura sul serio. Ottima recensione!
Sapevo che in quanto amante dei vampiri, avresti apprezzato.
Grandissimo film, una rivisitazione del vampiro davvero originale e, soprattutto, paurosa
Devo rivederlo, ed è un po’ che lo dico
Filmone.
Cattivo e lurido 😀
Si sussurra che Pavia SIA il volatore notturno.
Anche per me un (piccolo?) film straordinario, incredibilmente sottovalutato all’epoca e per nulla ricordato di questi tempi. Mistero Mark Pavia, avevo sentito che era al lavoro sul sequel ma ormai sono passati diversi anni dalla notizia.
su facebook dice che sta lavorando a un nuovo film. ha appena finito di scrivere la sceneggiatura e dovrebbero partire le riprese nel 2014…
speriamo bene
Non so se wordpress mi ha mangiato il commento, casomai mi ripeto: conservo anche la VHS con affetta, strausata e col nastro scricchiolante causa troppe visioni. Un film piccolissimo eppure di una potenza visiva e atmosferica oggi inarrivabile
La conservo anche io…
è rovinatissima, ma è anche l’unico supporto in cui in Italia è visibile questa piccola perla ❤
si trova cmq su internet, anche in italiano. E concordo con Simone. Può essere anche nostalgia, ma l’impatto del film è di quelli che oggi sono rari. Forse perchè Pavia non voleva stupire a tutti i costi. poi, azzeccato Ferrer, niente da dire. Così come la commistione tra tradizione e innovazione è decisamente una delle più riuscite.
si trova, ma è comunque la versione o registrata da italia uno, o comunque rippata dal vhs, perché il dvd italiano del film non esiste…
hai ragione, vedo ora. Be’, aumenta il fascino del film, direi.
il dvd italiano del film è uscito alcuni anni fa in edicola, però manca l’audio originale!
Ah, ecco…però è una roba introvabile. Forse usato, da qualche parte…
perché io l’altro giorno volevo comprarmelo su amazon e nisba.
Edizioni italiane inesistenti, porca puzzola
Tra l’altro la copertina italiana è, stranamente, molto più bella di quella originale! Una volta tanto!
Che nostalgia… lo noleggiai appena uscito all’epoca, il finale mi fece rimanere di sasso (fino a quel momento si manteneva su livelli di realismo accettabili). Ironia della sorte, me lo son rivisto proprio qualche settimana fa, l’ho beccato intero su Youtube e me lo son sparato in un pigro pomeriggio di malinconiche rimembranze… il volatore notturno ha ancora oggi carisma a pallettoni 🙂 Il racconto di King purtroppo non l’ho letto…
Cerca di guardartelo su un bel televisore…vedere film sul pc mette una tristezza, anzi è inguardabile 🙂
Un film mostruosamente incompreso! Per me una piccola perla. Non ho mai letto il racconto di King, ma posso affermare senza indugio che Shining è un milione di volte meglio il film. Infatti King dopo essere stato surclassato da Kubrick si è arrabbiato di brutto tanto da spingerlo a fare quella sua ciofeca televisiva fedele al libro…tanto per rimarcare ulteriormente l’inferiorità del libro.
Complimenti per l’ottima recensione, analizzi tutto perfettamente senza tralasciare nulla.
Colgo l’occasione per complimentarmi anche per la rece di “Alba Rossa” di Milius, idem come sopra. In entrambe le analisi mi hai letteralmente “tolto le parole di bocca”, davvero abbiamo lo stesso identico pensiero per entrambi i film.
Bravissima.
non vorrei dire una cavolata,ma e’ possibile che il mostro sia il giornalista stesso?
e’ un meccanismo non nuovo nelle opere di King
grazie!