Regia – John Carpenter
“Did I ever tell you my favorite color was blue?”
Con Carpenter non si scherza. Ho parlato di un suo film solo una volta, ma la sua ombra si allunga su questo blog e lo domina in lungo e in largo. Carpenter è la ragione per cui Ilgiornodeglizombi esiste, ché senza di lui non avrei mai sviluppato nessuna passione per il cinema horror. Proprio per questo scriverne è complicatissimo. Ci sono troppe suggestioni legate al Maestro, troppo amore, oserei dire. E Il Seme della Follia è forse la sua opera più compiuta e importante, così ricca, così piena di cose che ci si ritrova sconfitti in partenza, non si possono elencare tutte, si perde sempre qualche sfumatura. Quando ci si ritrova di fronte a un colosso del genere, tocca accettare il rischio di sparare stronzate e chiedere scusa in anticipo.
Ultimo capitolo della trilogia dell’apocalisse, che comprende La Cosa e Il Signore del Male, Il Seme della Follia segna il momento in cui Carpenter smette di rivolgersi a Lovecraft in maniera indiretta e rivela, per chi non se ne fosse ancora accorto, quando sia stata profonda su di lui l’influenza dello scrittore di Providence. Andarlo a vedere al cinema, all’epoca, fu un’esperienza quasi mistica, per me che giravo con il volumetto del ciclo di Cthulhu fisso in tasca (ah, i bei tempi dei libri a 2000 lire). Era la prima volta che qualcuno aveva il coraggio e la potenza visiva e concettuale di portare sullo schermo tutto l’orrore cosmico lovecraftiano. Da ragazzina, mi colpì il fatto del non voler comunque rappresentare l’irrappresentabile, se non in brevissimi squarci e visioni, verso la fine del film, in quella scena che non avrei più dimenticato, in cui Sam Neil corre nel tunnel inseguito da un esercito di forme brulicanti e tentacolose. Colsi qualche citazione, come quella a I Ratti nei Muri, e poi mi informai e scoprii che quasi tutte le linee di dialogo in cui si fa riferimento ai romanzi di Sutter Cane, erano prese di peso, o appena leggermente modificate, da qualche racconto di Lovecraft.
La concezione di Male di cui Carpenter ci ha sempre parlato, sin dagli esordi, è simile a quella di H.P., è un Male da cui non si scappa ed è talmente enorme che ti schiaccia e ti annienta. Ci fa la cortesia di rimanere nascosto fino a quando non lo portiamo in qualche modo alla luce noi, firmando la nostra condanna a morte.
Solo che ne Il Seme della Follia, Carpenter porta avanti un discorso molto più complesso, quasi astruso e ancora più estremo rispetto a quanto aveva fatto con i due film precedenti, perché coinvolge due piani di lettura diversi, quello lovecraftiano appunto, che sembra quasi fare dell’opera di Carpenter una propaggine filmica e apocrifa dei racconti di H.P., e quello teorico, basato su un’analisi dei meccanismi stessi della letteratura e del cinema dell’orrore. Il Seme della Follia è un film in cui la fiction crea la realtà e la distrugge. Il narratore horror Sutter Cane e la sua nuova Bibbia.
Nel 1994 l’horror non aveva ancora iniziato a riflettere su se stesso con tutti i giochini post e meta a cui siamo abituati. Carpenter, che già aveva capito tutto con anni di anticipo, attua una personalissima riflessione sulla natura dell’orrore e dei suoi meccanismi. E tuttavia, essendo un outsider vero, compie questa operazione da emarginato, solitario e inascoltato. Non smonta il giocattolo per farci vedere come funziona, così possiamo farci due risate sopra. Al contrario, ci mostra che non si tratta di un giocattolo. E che non c’è proprio nulla da ridere. Perché, pur mettendoci di fronte al metodo creativo tramite cui i mostri escono allo scoperto e ti inseguono nel buio e giocando quindi a carte scoperte, il Maestro non ammicca a nessuno e non ha intenzione di rassicurare nessuno.
L’orrore infatti esiste di per sé, è reale e anche se ne conosciamo trucchi e meccanismi, questo non gli impedisce di scardinare il nostro mondo, di invaderlo e di trasformarlo.
Un modo di affrontare il rapporto tra realtà e finzione diametralmente opposto a quello utilizzato dal cinema della paura contemporaneo, che infatti paura non fa, che sta sempre lì a metterci una mano sulla spalla e a dirci: “tranquilli, è solo un film”. O solo un libro.
Per Carpenter non è così. La narrativa, e di conseguenza il cinema, del fantastico hanno un potere enorme. Sono materiale esplosivo, pericoloso, ed è necessario maneggiarli con cura.
Altrimenti si rischia di ritrovarsi a ridere impazziti davanti a uno schermo che proietta la nostra vita.
Visionario. Un aggettivo che sembra quasi coniato apposta per descrivere Il Seme della Follia. Una visione che annienta l’umanità così come noi la intendiamo e in cui essere esenti dalle deformazioni del corpo e della mente con cui Cane (e il Male che lo guida) ha infettato gli altri, è una condanna ancora più atroce che lasciarsi coinvolgere nel balletto di sangue e morte scaturito dai libri dello scrittore.
Carpenter, come suo solito, non fornisce spiegazioni, fa parlare le immagini che hanno l’andamento di un incubo, che non fanno distinzioni tra realtà e fantasia, perché questa distinzione è inutile. Tutti gli sforzi di John Trent, cinico e scettico investigatore delle assicurazioni, di razionalizzare il caos che da Hobb’s End si diffonde in tutto il mondo, vanno a vuoto.
Ma se, per esempio, Fulci prendeva di Lovecraft gli aspetti più poetici e “sentimentali”, ecco che Carpenter invece predilige quelli più filosofici, meno immediati e più complessi. Il Seme della Follia (e il paragone con Fulci non è messo lì ad minchiam) ha una struttura geometrica, quasi lineare, procede con precisione chirurgica verso il finale apocalittico. Ma suggerisce la stessa idea di minaccia esterna e implacabile che Fulci aveva impresso con così grande forza nella sua trilogia della morte (e sempre di trilogie si finisce a parlare).
Entrambi registi lovecraftiani senza aver tratto mai neanche un film direttamente da Lovecraft. Entrambi capaci di squarciare il velo che separa la realtà dall’immaginazione. Entrambi in grado di condurre il genere verso le più alte vette espressive. Ed entrambi con una voce unica e isolata.
Quando diresse Il Seme della Follia, Carpenter non era più un regista da incasso sicuro. Relegato nel circuito della serie B (per budget, non per contenuti), lavorò al suo film con appena otto milioni di dollari. Il Seme della Follia coprì a stento i costi di realizzazione, divenendo un cult solo anni dopo. Una specie di percorso fisso nella carriera del Maestro, le cui opere sono sempre o troppo in anticipo sui tempi, o addirittura del tutto fuori dal tempo. E con un film così anomalo e diverso, non solo rispetto ad altri prodotti a lui contemporanei, ma anche alla sua stessa filmografia precedente, sarebbe stato assurdo ipotizzare un successo al botteghino.
Eppure Carpenter è sempre rimasto coerente e fedele a se stesso e ai suoi incubi, legato a un’idea di Male che non si cancella strizzando l’occhio alla macchina da presa, ma che si appropria di ogni metro di pellicola e, dalla pellicola, irrompe nella realtà e la condiziona.
Non posso che essere d’accordo su tutto, Carpenter è riuscito a creare dei film che vanno oltre il genere e quindi rientrano a pieno diritto nel settore di arte filmica. L’unico appunto su cui magari potremmo discutere è l’attuale Carpenter, ovvero se come sceneggiatore ha creato e sta creando opere (in tutti i settori non solo cinematografico) di un certo rilievo, come regista nelle sue ultime produzioni (diciamo dai primi anni del 2000) mi è sembrato parecchio sottotono e gli ultimi film sembrano richieste d’aiuto piuttosto che opere inspirate.
*ispirate (refuso del pre-caffè).
Io non sono completamente d’accordo. E’ vero che il linguaggio cinematografico cambia e che Carpenter non si adegua ed è sicuramente superato, oggi.
Però Cigarette Burn, per esempio, è un piccolo capolavoro e anche The Ward, nonostante sia un film su commissione, funziona alla grande (visto tre volte, di cui due al cinema).
E’ ovvio ed evidente che gli standard di un tempo non ci siano più, ma richiesta d’aiuto mi sembra un po’eccessivo.
Amo questo film, credo sia il mio horror preferito e il motivo per cui ho cominciato a riferirmi a Carpenter con l’appellativo di maestro.
E’ il miglior film del Maestro, insieme alla Cosa, credo. Un capolavoro e basta
Mah, sul fatto che sia il migliore non sono d’accordo. Di certo un grande grandissimo film ma del maestro preferisco le sue opere più sentite. Quelle, cioè, che oltre ad aver diretto ha anche scritto: Fog, La Cosa (anche se sceneggiato da Lancaster, è esattamente come il Maestro lo voleva), 1997: Fuga da New York, Il Signore del Male e Essi Vivono. Il Seme della Follia è sì un capolavoro, ma era un progetto passato in diverse mani prima di finire in quelle di Carpenter. E la sceneggiature di De Luca era praticamente già pronta. Insomma, quasi un film su commissione, anche se il grande John c’ha messo sicuramente del suo per renderlo così bello, inquietante e affascinante.
un film epocale …e ho detto tutto!
Sì, epocale e immenso.
All’epoca fu un fallimento commerciale in molti paesi, in particolare non venne apprezzata la natura geometrica del film e nemmeno il finale.
Purtroppo molti non capirono la lettura dissacrante e lovecraftiana di Carpenter di questo film, e questo facilitò la discesa nella serie B.
Fortunatamente come molte altre opere del “maestro” è stata rivalutata in un secondo tempo.
@ P.s
Sono d’accordo con 70millimetri che gli ultimi film del regista dal 2000 in poi siano abbastanza sottotono
Sembra una maledizione legata alla carriera di Carpenter, quella di vedere le proprie opere rivalutate solo in seguito.
Sulla carriera post 2000, ho già risposto a 70mm e non riesco a essere del tutto d’accordo. Penso sempre a Cigarette Burns che spezza le ossa a tutta la truppa di Masters of Horror.
Non sono per niente d’accordo!! Fantasmi da Marte è un gioiello che, tanto per cambiare, non è stato compreso. Un film che è la summa dei topoi carpenteriani… Un divertissement brutale, cattivo e allo stesso tempo divertentissimo!! Già da sola la scena in cui la protagonista si salva dall’invasione del suo corpo grazie alla droga, la dice lunga sulla genialità di questo autore!! Per non parlare di Cigarette Burns, capolavoro assoluto!……………..
Anche io visto al cinema,la paura non mi ha abbandonato perlomeno per un anno.Si,sembra un’esagerazione e invece non lo è.Nel senso che è entrato talmente nel profondo ,talmente ha infettato la mia fantasia,che è diventato quasi come la gigantesca pietra che le scimmie adorano all’inizio di 2001 odissea nello spazio, gigantesca pietra perchè non rammento il suo fottuto nome.
D’altronde io Carpenter lo metto con i grandissimi del cinema eh,tipo:Kurosawa,Tarchovsky,Bergman,Carpenter!
Ma è un film che ti rimane attaccato addosso.
E fa paura sempre, ogni volta che lo rivedi. Il tragitto sulla strada statale, col ciclista è da brividi ininterrotti.
si,assolutamente.Anche se a me è la sequenza brevissima sul bus dove tutto è azzurro che madonna mi fa star male,chissà perchè
a proposito di star male
http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.it/2013/03/piranha-3dd-per-bonta-nei-suoi.html
non mi son mai sentito così disgustato,preso in giro e umiliato come spettatore ed essere umano come la visione di questo orribile filmetto:piranha 3dd,maddo..John perchè tu devi lavorare ai margini e su commissione,mentre questi malvagi assassini fanno sta roba e guadagnano un sacco di soldi?Dovremmo costituire un gruppo di seviziatori di distruttori del cinema eh ! Concordi?scusa se ho sporcato questo post con sta mmmerda della mmmerda
Mi “inserisco” confermando la questione del tragitto sulla strada statale.
Abito un po’ imbriccata, in una strada senza lampioni e nelle sere d’inverno (tipo intorno alle 18) mi è capitato di beccare gente stoica che andava in bici al freddo, al gelo e al buio… Ogni volta vengo colta da un terrore cieco, ripenso alla scena che ha citato Lucia e tutte le volte prego di non ribeccare lo stesso ciclista dopo pochi metri XD
si ..vecchi in bicicletta la cosa più spaventosa del mondo,dopo il taglio di capelli di Antonio Conte eh!
Capolavoro! Film e post 😀
Dengh iu!!
😀
Otto milioni di dollari più che bastanti a Carpenter per fare un film gigantesco, con la triade Neill/Carmen/Prochnow perfetta nei rispettivi ruoli principali…solidissimo cinema lovecraftiano che riesce a essere anche metacinema senza bisogno di cambiar registro (l’orrore trattato e la riflessione sui meccanismi che lo creano sono fusi in una narrazione unica e coerente). Ottimamente dosati i riferimenti visivi agli orrori cosmici del solitario di Providence: oltre alla potente sequenza dell’inseguimento di Trent nel tunnel, penso anche alla scena con la Styles dietro la porta o a un certo quadro capace di non far mai annoiare chi lo guarda 😀 …e l’elenco potrebbe continuare tranquillamente, senza mai trovare una citazione fuori posto.
P.S. In effetti, lo stavo aspettando da tempo questo bel post…sapendo che su zio John non avresti mai potuto sparare stronzate nemmeno per sbaglio 😉
Grazie Giuseppe 😉
Al cinema il quadro mi inquietò tantissimo, poi non so perché l’avevo quasi rimosso e rivederlo dopo anni mi ha spaventato ancora più di prima 😀
Un’analisi degna di te e del film, mi è partito un applauso spontaneo a fine lettura.
Perché tu sei mio figlio ❤
❤
che assurda e spaventosa coincidenza! ho visto il film giusto oggi!
Fa un po’ paura, in effetti 😀
Oh, hai scelto il mio horror preferito in assoluto! *O*
E ne hai parlato benissimo, sia per il filone lovecraftiano, sia – soprattutto, ho apprezzato particolarmente questa parte – sul filone di riflessione interna della narrativa/cinematografia horror e il rapporto fiction-realtà per nulla consolatorio.
Brava, 92 minuti di applausi! ^^
Ciao,
Gianluca
Sì, mi ricordavo che era il tuo horror preferito *O*
Grazie Gianluca, sono contenta di avergli reso merito
Questa recensione è la prova provata del perchè il tuo sia l’unico Blog che seguo (leggendone OGNI riga) 😀 Lo vidi al cinema, la scena della bicicletta è. senza dubbio, nella mia Top 5 tra quelle che mi mettono più paura.. 🙂
Dimenticavo, bella la nuova grafica degli avatar “esterni” 😀 (il mio topolino è favoloso!)
Ah, sì, ho messo questi avatar random con i pupazzetti perché mi ero stufata degli altri che erano brutti assai 😀
Il Seme della Follia è uno di quei film che ogni serio appassionato di horror dovrebbe non solo vedere, ma studiare
Bè, già solo per averti fatto appassionare al genere e per essere stato la causa della nascita di questo blog, Carpenter meriterebbe una medaglia. Sviolinate a parte, secondo me Il seme della follia è il suo film più maturo e “impegnato” (non mi piace usare queste parole, ma non ne trovo altre”): un film duro, crudo, pessimista, costantemente in bilico tra finzione e realtà, impregnato di un atmosfera magica e malsana allo stesso tempo. Un filmone, insomma.
Ma grazie per la sviolinata 😀
sempre ben accette e alzano l’autostima che da queste parti è sottoterra ❤
Ma io credo che impegnato invece ci stia molto bene, perché il seme della follia è un film che richiede impegno e per una volta tanto possiamo usare la brutta parola con cognizione di causa.
Inutile che mi spertichi. Amiamo Carpenter, c’inchiniamo davanti ai suoi lavori e di fronte a questo s’impone genuflessione. Ha talmente tanti livelli di lettura e interpretazione che si potrebbero scrivere post e post e post, trovandosi sempre qualcosa di nuovo e di profondo. Permetto solo un paragone: è l’unico horror sul potere trascendente e plasmante della letteratura assieme a quel piccolo/grande film che è Sola in quella casa ( I, madman) di Tibor Takàcs.
E hai tirato fuori un film che andrebbe riscoperto il prima possibile…
E mi hai anche dato un’idea per un post 😉
Non hai che da chiedere 😉
Esempio, mai visto Blood feast 2?
Splendido film, tuttavia mi meraviglia il fatto di non aver ancora letto nulla su un altro capolavoro come “ESSI VIVONO”