Torna dopo quasi un anno la rubrica amata da grandi e piccini, quella in cui sparo consigli non richiesti e mi lancio in collegamenti improbabili.
Non so se vi capita mai di non riuscire a smettere di pensare a un film; ecco, Oddity mi ha fatto questo effetto e ora ha fatto del mio cervello la sua dimora fissa. Grondante atmosfera gotico-vittoriana, beffardo come un vecchio film della Amicus, dolente come soltanto le grandi storie di fantasmi sanno essere, Oddity sembra fabbricato apposta per la vostra affezionatissima. Se anche per voi è così e non vi esce dalla testa, eccovi 5 film da vedere per continuare a sguazzare nelle sue limacciose inquietudini.
Al solito, la lista è in rigoroso ordine cronologico e non di personale gradimento.
Se non avete ancora visto Oddity, fate attenzione che può darsi mi scappi qualche spoiler di minore entità.
1. Asylum – Regia di Roy Ward Baker (1972)
Appunto la Amicus: non poteva mancare in questa piccola rassegna, anche perché Oddity potrebbe benissimo essere un segmento di un antologico della principale rivale della Hammer nell’horror britannico a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70.
Prima collaborazione di Baker con la Amicus e ultimo horror cinematografico sceneggiato da Robert Bloch, Asylum si svolge all’interno di un manicomio, che è uno degli spazi gotici per eccellenza, ma la sua è anche un’ambientazione contemporanea (a differenza di quelle predilette dalla Hammer).
Ogni segmento racconta la storia di un paziente, con l’ultimo che va a chiudere a ricollegarsi alla cornice e, in tutti i segmenti, è possibile ritrovare un punto di contatto con Oddity, tanto che a me pare impossibile non sia voluto e studiato.
Per molti, questo è il picco artistico dell’Amicus; io continuo a preferirgli, anche se di poco, Tales from the Crypt, ma stiamo lì. Al netto di un budget non proprio adeguato alle sue ambizioni, è un film invecchiato benissimo. Perfetto per la Spooky Season.
2. The Changeling – Regia di Peter Medak (1980)
Se Asylum è imparentato con Oddity soprattutto per il suo lato sardonico, The Changeling si avvicina molto di più alla sua parte riflessiva e tragica. Anche qui parliamo di una morte orribile che va a colpire dritto al cuore il nostro senso di giustizia, e di una vendetta consumata dall’al di là. Le circostanze sono diverse, eppure l’idea di un tradimento proveniente da chi dovrebbe esserci più vicino è pressoché identica.
Trama a parte, Oddity mi ha ricordato The Changeling per tutta una serie di accorgimenti e trucchi di regia e messa in scena, per l’uso degli spazi della grande casa in cui va a vivere il protagonista, per i momenti di puro terrore innescati dalle presenze soprannaturali che la abitano. La sequenza, famosissima, della sedia a rotelle somiglia moltissimo a quella della fuga di Yana dalla villetta. Vedere per credere. Anche questo, con la spooky season, ci sta a pennello, ma rischia di rovinarvi la settimana.
3. Absentia – Regia di Mike Flanagan (2011)
Ho letto in giro una discreta quantità di paragoni tra Oculus e Oddity, per la presenza dell’oggetto maledetto, ma io credo che ci siano più punti di contatto con l’esordio dell’amore mio Flanagan, e non solo perché al centro della storia ci sono due sorelle con un rapporto complicato. Quello che, secondo me, è un terreno comune a entrambi i film, è il concetto espresso nel titolo dell’opera di Flanagan: l’assenza, e la sua elaborazione da parte di chi resta. Se Darcy fa confluire il dolore per la perdita della sorella nella ferra volontà di farla pagare a chi l’ha uccisa, le due protagoniste di Absentia vivono la faccenda attraverso il senso di colpa, ma tutti e tre i personaggi sono smarriti all’interno di una trama, soprannaturale e non, più grande di loro, dalla quale finiscono per essere soverchiate.
Per quanto Oddity sia spaventoso e anche mordace, non va dimenticato che si muove su un terreno di sofferenza e lutto; sono quelli a costituire la materia più densa e significativa del film.
4. The Autopsy of Jane Doe – Regia di André Øvredal (2016)
Più che all’oggetto inanimato portatore di guai di Oculus, pensavo al cadavere di donna ignota del primo film statunitense dell’amichetto nostro Øvredal, mentre guardavo Oddity: una presenza che si limita a stare lì, senza fare niente, e tuttavia riesce lo stesso a scatenare l’inferno sulla terra. The Autopsy of Jane Doe ha, così come Oddity, un’ambientazione molto contenuta e due personaggi in campo (tre, se si considera il corpo senza vita) per quasi la sua intera durata. Inoltre, ha un ritmo abbastanza simile: lento e meditato nella parte iniziale e poi sempre più accelerato. C’è anche un concetto di maledizione, a mio parere, affine, come è affine il veicolo: un corpo misterioso e immobile, arrivato lì per motivi che, all’inizio, appaiono poco chiari, e tramite di una rabbia che trascende la vita terrena.
Se la paura che vi ha fatto Oddity non vi è bastata, qui ne avrete a sufficienza.
5. The Vigil – Regia di Keith Thomas (2019)
Anche qui abbiamo un cadavere presente in scena per gran parte del film, solo che non si tratta di analizzarlo, ma di vegliarlo: il povero Yakov, protagonista di The Vigil, si trova a fare lo shomer a pagamento, ovvero una figura preposta a passare la nottata accanto al defunto, prima che arrivino quelli delle onoranze funebri a portarlo via. Peccato che ci si metta di mezzo il dybbuk, un demone con la sgradevole caratteristica di attaccarsi addosso a un vivente e non lasciarlo andare mai più. In mancanza d’altro, il dybbuk sceglie il nostro Yakov come prossima vittima e futuro ospite.
The Vigil è passato un po’ sotto silenzio, quando è uscito, alla fine del 2020, per motivi che non devo certo spiegarvi io. Vi consiglio tuttavia di recuperarlo, a maggior ragione se Oddity vi è piaciuto, se cercate una prospettiva inconsueta sul tema della possessione e se amate i piccoli film con pochi personaggi in spazi molto circoscritti.















Quattro titoli su cinque presenti all’appello! A dire il vero, ero convinto di aver già visto pure The Vigil ai tempi ma, complice il gramissimo periodo in cui è uscito, dev’essersi trattato di un falso ricordo…
E allora recuperarlo subito che lo adorerai.
Avevi ragione (minimale, ma davvero terrificante) 😉
Il paragone che fai con The Changeling (ma anche con Absentia) mi ha fatto riflettere che Oddity oltre che terrificante (più che disturbante, questo attributo glielo lascio a Longlegs) nonché condito di ottimi jump scare è tuttavia un film dolorosamente malinconico (ed era qualcosa che percepivo ma che sino ad ora non avevo colto appieno, e più ci penso e più Oddity me lo sento addosso); insomma un film tridimensionale e profondo che col tempo decanta e mostra la sua vera forza e sostanza.
Sì, hai perfettamente ragione: più ci penso e più sta diventando la cosa più tridimensionale vista nel 2024