Exhuma

Regia – Jang Jae-hyun (2024)

Avete presente la versione cinematografica dei Warren e tutta la serie di film e spin-off vari a loro collegati? Ora, immaginate una cosa del genere fatta però con gli sciamani coreani e avrete una mezza idea di cosa sia Exhuma, grandissimo successo in patria e approdato da poco anche in Occidente grazie alla sempre benemerita Shudder.
Exhuma è un horror soprannaturale avrebbe potuto benissimo produrre Jason Blum, detto senza il minimo intento denigratorio, anzi. Se siete abituati a un cinema dell’Estremo Oriente sempre crudele e spietato, credo che davanti a questo film resterete perplessi. Se non fosse per un paio di sequenze con un bel po’ di gore,  e perché ha una struttura mediamente complicata, lo potrei far tranquillamente vedere a mio nipote. 
Exhuma è leggero, è divertente, presenta un gruppo di personaggi molto amabili e con un enorme potenziale per vederli protagonisti di una saga, anche se il regista dice di non avere in programma alcun sequel.

Hwarim (Kim Go-eun) è una sciamana, chiamata insieme al suo assistente Bong Gil (Lee Do-hyun) a investigare su una strana malattia che ha colpito il primogenito appena nato di una ricchissima famiglia coreana residente negli USA. La sciamana capisce che si tratta di una maledizione che arriva da lontano, da un antenato deceduto che sta chiamando i suoi discendenti dalla tomba. Per risolvere il problema, consulta il maestro di Feng Shui Kim Sang-deok (interpretato da quel gran pezzo d’attore di Choi Min-sik) e un impresario di onoranze funebri che lavora con lui. Si decide di riesumare il corpo del nonno del padre del bambino per poi seppellirlo altrove. Purtroppo, la riesumazione del titolo è soltanto l’inizio: il terreno in cui si trovano i resti ospita una minaccia molto più grande e legata non solo alla famiglia vittima della maledizione, ma al sanguinoso passato della Corea. Riusciranno i nostri eroi a fermarla prima che sia troppo tardi?

Per Exhuma vale un discorso molto simile a quello fatto sul bellissimo The Medium qualche anno fa: per comprenderlo a fondo è necessaria una conoscenza del folclore e della storia coreani che non si può acquisire in un’oretta di ricerche online. Gran parte della mitologia viene, ovviamente, data per scontata e qualche dettaglio finirà sempre per sfuggire. Però non è un grosso problema. Dopotutto, è una cosa che si fa anche dalle nostre parti col cosiddetto christian horror. Si presuppone che lo spettatore abbia tutto un bagaglio di nozioni acquisite e non ci si mette lì a fare spiegoni non richiesti sul modo di agire, per esempio, del diavolo in senso cristiano. Questo non credo abbia mai impedito il pubblico non occidentale di godersi lo stesso L’Esorcista.  Non ho nominato il film di Friedkin a caso: Jang Jae-hyun lo ha inserito tra le influenze principali di Exhuma. 

Exhuma è nettamente diviso in due parti: la prima è più classica e anche più fruibile per tutti i motivi di cui sopra. C’è un corpo da disseppellire, un esorcismo da effettuare, un bambino appena nato da liberare da una maledizione piovutagli in testa a causa della mancata pace del suo bisnonno. Tutte cose che, a livello puramente narrativo, abbiamo visto decine di volte. Poi, sì, le ritualità sono differenti, ma se tra i vostri film del cuore c’è The Wailing, sapete benissimo a cosa andate incontro.
In realtà, questa prima parte serve al regista a presentarci i personaggi e a farci entrare in confidenza con il loro modo di agire; abbiamo la giovane, molto talentuosa e sicura, sciamana, il suo assistente che farebbe qualunque cosa per lei ed esegue gli ordini senza il minimo dubbio. Entrambi, data l’età sono impulsivi e peccano di qualche eccesso di confidenza in loro stessi. Dall’altro lato ci sono due vecchie volpi, soprattutto il geomante Kim Sang-deok, che si accorge subito di come il suolo in cui è sepolto il malevolo antenato, al confine con la Corea del Nord,  sia pericoloso, infettato da un antico male che tuttavia non riesce a identificare con certezza.
Gran parte della prima ora di Exhuma si regge proprio sulla relazione conflittuale ma basata sul rispetto reciproco tra questi due individui estremamente carismatici e intelligenti, nonostante lavorino con metodi diversi. Se Choi lo conosciamo e sappiamo che ha alle spalle oltre trent’anni di carriera senza aver mai sbagliato un ruolo, Kim qui da noi è meno nota e, se non vi innamorerete di lei durante la scena in cui esegue il rituale per riesumare il corpo, è perché non possedete un’anima. Problema vostro.

Con la seconda parte del film, la faccenda si fa più complessa e oscura. L’atmosfera è molto più cupa e se i nostri quattro protagonisti, all’inizio, potevano sembrare quasi una simpatica scooby gang coreana, quando entrano in campo gli elementi storici mischiati al misticismo e al folclore, quando la minaccia si fa monumentale, allora tutto diventa più serio e spaventoso: Hwarim riceve una serie di colpi bassi che scalfiscono la sua sicurezza e le insegnano il dolore e la perdita; Kim Sang-deok è costretto a fare i conti con la sua fallibilità e col fatto che il suo status non gli garantisce la salvezza. Entrambi devono affrontare la paura, che l’anziano geomante aveva dimenticato e la giovane sciamana non aveva ancora mai davvero sperimentato. 
L’impressione è che il film cominci sul serio allo scoccare dei sessanta minuti. Non che quanto accaduto prima non sia interessante. Ma non c’era mai stata la sensazione che i nostri protagonisti corressero un pericolo reale. 

Ciò detto, Exhuma non supera mai il limite di una visione sopportabile per chiunque: è un horror commerciale nel senso più nobile e alto del termine. Campione di incassi in Corea, ha sbaragliato la concorrenza e io credo sarebbe criminale non dargli un seguito. Non con questi personaggi meravigliosi; era da parecchio tempo che non provato un attaccamento simile per un gruppo di protagonisti cinematografici. A fine film ho sentito la loro mancanza come se fossero degli amici, e credo che sia questo il maggiore punto di forza di Exhuma. 
Però è pure difficile trovargli dei punti deboli, anzi, è impossibile. Nonostante, lo abbiamo detto, abbia una struttura stratificata e ingarbugliata, nonostante la difficoltà di fruizione per un pubblico che certe cose non le conosce (ma se vi fa venire la curiosità, tanto meglio), nonostante la durata che supera le due ore, Exhuma ti passa in un lampo e, quando scorrono i titoli di coda, ti stupisci e ti addolori che sia già finito. Talmente ricco di dettagli, talmente pieno di cose, talmente preciso nel mettere in scena la sua concezione particolarissima di soprannaturale, che viene subito voglia di rivederlo da capo. Signor Jang, ci pensi bene: qui ci vogliono almeno altri sei film. Mi faccia questo regalo. 

5 commenti

  1. Io l’ho trovato abbastanza ostico, seppur molto piacevole, un po’ per la struttura e un po’ per tutto quell’armamentario fortemente imbevuto di una cultura distante dalla mia e che purtroppo si sente (It Lives Inside non mi è garbato molto, in alcuni momenti poi avevo come la sensazione di guardare un documentario sul folklore indiano, e di questo ero sì affascinato ma nello stesso tempo consapevole che alla fin fine questo significava troppa distanza, la quale ha pesato sul giudizio). Avvicinandomi all’horror asiatico devo dire che, se è vero, che la mitopoiesi è una perché ha radici che affondano nello stesso immaginario (tanto per dire, la Mae Nak thailandese non è molto diversa – per alcuni aspetti – al nostro Boogeyman) le sfaccettature che rendono ogni leggenda originale ci sono e, anche qui, se queste diversità le possiamo avvertire non significa purtroppo coglierle nella pienezza, e così qualcosa perdiamo (naturalmente non c’è bisogno di essere indonesiano per amare Impetigore, tanto per dire; per non parlare poi di un horror più classico alla Macabre). Su una cosa però prendo le distanze, per noi europei è molto più difficile inserirsi nella cultura orientale rispetto a quel che avviene agli orientali con noi: è tutto così tristemente occidentalizzato che dall’altra parte del mondo sanno di noi molto più di quanto noi di loro; che spesso è niente.

    1. Ed è per questo che film come Exhuma dovremmo vederli tutti. Diamo per scontato che i cineasti e gli appassionati di cinema orientali si sciroppino L’Esorcista e altro christian horror senza farsi troppe domande.

  2. Dove posso recuperarlo?

  3. Giuseppe · · Rispondi

    Io ne avevo sentito parlare come di un horror più “leggero” rispetto alla media del genere (per quanto riguarda gli standard coreani), in effetti, però da quanto hai scritto si nota come questa leggerezza non abbia compromesso il film, fortunatamente…

  4. The wailing resta tra i preferiti. Vedere i rituali è stato emozionante e quasi ritorno, tipo so cosa sta succedendo! )

    Mi resta sempre il dubbio che oltre la distanza di cultura, siano le traduzioni ad amplificare le incomprensioni: certi discorsi mi fan venire in mente cose come “quel pomeriggio di un giorno da cani”

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.