
Regia – Emma Tammi (2023)
Dopo le mazzate di Casa Usher ci vuole qualcosa di leggero e poco impegnativo, un comfort horror (o futuro tale) che non ci faccia uscire del tutto dallo spirito di Halloween e ci aiuti a passare indenni attraverso novembre. Sono andata a vedere Five Nights at Freddy’s per due ragioni: la prima è vedere cosa ha combinato Emma Tammi, della quale mi era molto piaciuto l’esordio western horror The Wind; la seconda è la presenza di Matthew Lillard, che qualsiasi fan di Scream venera con il santino appeso in camera ed è anche un attore interessantissimo che non ha avuto la carriera sperata. Del videogioco so poco e nulla, perché non appartengo alla fascia d’età cui è rivolto e quindi non ho proprio idea se il film Blumhouse abbia reso giustizia alla fonte o se ci fosse da rendere giustizia a qualcosa. So che, caso unico nella storia del box office italiano, in testa alle classifiche dei film più visti della settimana, e quindi con i più alti incassi, abbiamo due film diretti da donne. Scusate se è poco. Five Nights at Freddy’s ha sfracellato i record negli Stati Uniti, e si sta difendendo molto bene anche qui da noi, dove si trova in seconda posizione dietro a C’è Ancora Domani.
A voler essere pignola, Five Nights at Freddy’s lo avevano già fatto: si chiamava WIlly’s Wonderland e, a interpretare il guardiano notturno alle prese con i malefici pupazzi, c’era Nicolas Cage. Era un horror indipendente molto splatter e anche molto divertente che, in maniera estremamente furba, sfruttava una situazione simile a quella del videogioco senza pagare un dollaro di diritti d’autore.
Questo è l’adattamento ufficiale, è un PG13 (in Italia, vietato ai minori di 14 anni per motivi a me ignoti, dato che potrebbe vederlo anche mio nipote) e quindi non bisogna aspettarsi grandi cose nel reparto trippe e frattaglie, anzi: è tutto fuori campo e suggerito, come si confà al filone cui Five Nights at Freddy’s appartiene: l’horror per ragazzi. Lamentarsi perché il film fa esattamente ciò per cui è stato realizzato mi pare quindi fuori luogo. La domanda lecita è se funziona per quello che è. Se per rispondere ci dobbiamo basare sui dati del botteghino, allora sì, è evidente che abbia funzionato; a un livello un po’ più analitico, credo si possa dire che qualcosina di più si poteva pure fare, ma tutto sommato, il film fila abbastanza bene.
Mike (Josh Hutcherson) ha appena perso il lavoro come guardia di sicurezza in un centro commerciale. Povero in canna e con la sorellina minore da mantenere (e una zia molestissima che gliela vuole portare via), accetta di fare il guardiano di notte in un vecchio ristorante per famiglie chiuso da parecchio tempo, il Freddy Fazbear’s Pizza. Gli orari sono pessimi, la paga fa schifo, ma è tutto quello che riesce a trovare, e così si appresta a passare le sue notti in questo spettrale ex ritrovo per ragazzini scalmanati, con tanto di animatroni ormai in disuso, un tempo atti, all’intrattenimento dei nanerottoli. Che ovviamente, altrimenti non saremmo qui, sono più vivi che mai e hanno poco urbane tendenze omicide. Riuscirà il nostro eroe a salvare la sua pelle e quella della piccola Abby, e a non farsi pignorare la casa?
Quello che mi aspettavo, quando sono entrata in sala per vedere il film, era all’incirca una novantina di minuti di mazzate da Hutcherson e i pupazzi, un monster movie in piena regola, con questo povero disgraziato costretto dal capitalismo a farsi affettare da animali di pezza formato king size per sopravvivere. Ma Five Nights at Freddy’s non ha alcuna intenzione di essere quel tipo di film. Al contrario, e lo so, sembra paradossale, è una stramba e anche molto sentimentale storia di fantasmi, con largo spazio dato ai personaggi, alle relazioni tra loro, al passato che li tormenta e via così. Dura quasi due ore e i pupazzi li vediamo in azione dopo quarantacinque minuti. Come dicevo prima, non ho idea se questo faccia parte del videogioco o se è un’invenzione di Tammi e degli sceneggiatori. Credo sia molto fedele, perché altrimenti ora il fandom sarebbe sotto casa di Jason Blum ed Emma Tammi con i forconi, e invece li stanno premiando. Mi sta anche bene approfondire le vicende personali dei protagonisti e credo che Hutcherson sia ottimo in questo ruolo paterno, con la sua faccia da bravo ragazzo. Anzi, invecchiando diventa pure più espressivo. Detto ciò, è un film troppo sbilanciato e troppo lungo.
Diverte davvero quando ci sono i pupazzi in azione o quando entra in scena a gamba tesa Lillard nell’ultima ventina di minuti (a proposito, fate attenzione a una chicca dedicata a Scream), ma quando si esce dal ristorante abbandonato, il film tende a piantarsi e a non andare da nessuna parte. Fosse durato un quarto d’ora di meno, sforbiciando soprattutto la parte dedicata al contenzioso di Mike con la zia per la custodia di Abby, ci avrebbe guadagnato; così sembra quasi che la produzione abbia tentato in tutti i modi di smorzare il fattore paura in favore del fattore dramma. Ribadisco che non si tratta della mancanza di violenza: quella pratica l’abbiamo archiviata qualche paragrafo fa; il problema è che anche un horror rivolto a un pubblico molto giovane dovrebbe poter fare il suo mestiere, a un livello differente rispetto all’horror per adulti, ma almeno provarci.
Ogni tanto ci prova e ci riesce, perché poi Tammi è brava, ha occhio, sa gestire bene lo spazio a sua disposizione, crea una bella atmosfera di abbandono all’interno della pizzeria chiusa e gioca con classe con le luci, i suoni, i colori. Per esempio nella sequenza d’apertura o in quella in cui tre personaggi fanno irruzione nel ristorante con conseguenze nefaste. I pupazzoni in quanto tale poi, è davvero un peccato vederli relativamente poco: hanno un aspetto che passa dall’essere tenero a poco rassicurante e, infine, spaventoso, nel giro di una frazione di secondo. Insomma, tutta la porzione di film ambientata da Freddy è interessante, intrattiene, fa venire voglia di vedere come andrà a finire. Quando si esce da lì, il film scricchiola e agonizza. È comunque un sano divertimento per tutta la famiglia, quindi se volete passare un paio d’ore spensierate, non sarò io a fermarvi. Con tutto quello che ha incassato, preparatevi a una bella parata di sequel. C’è puzza di franchise lontano un miglio.












Ecco, i miei figli vogliono vederlo ma io, visto il trailer, ero rimasto molto perplesso perché mi sembrava proprio identico identico a Willy’s Wonderland…
Willy’s Wonderland è più bello. Però è anche meno adatto a un pubblico giovane, ecco.
Il film con Nicolas Cage era zoppicante ma gustoso,molto ma molto B-Movie è fiero di esserlo,questo film non ho avuto la voglia di vederlo,ma non tanto per la dicitura “Horror per ragazzi” che in fondo ci sono da una vita,però se mi dici che punta molto sul dramma e poco sull’horror,allora non posso fare altro che pensare ad uno scenario in qui l’anima grezza e più guduriosa del genere pauroso,sia diventata non dico una vergogna,ma un pochino da nascondere sotto il tappeto,così da poter passare per persone serie. Insomma,va bene metterci il dramma se è funzionale ai fini della trama,però non dovrebbe esserci nulla di male nell’essere un film di pancia,servono anche quelli!.
Per curiosità il gioco lo avevo scaricato molti anni fa sul cellulare (io sono della generazione Atari), la grafica ricordava il b/n delle telecamere a circuito chiuso. Ricordo che il gioco era molto ansiogeno, l’atmosfera da accerchiamento e claustrofobica (e tutto questo sul telefonino)… insomma niente a che vedere col suo film (ma già dal trailer si era capito). Da The Wind (che insieme a The Witch e Gwen è la mia personale Trinità folk-horror) a Five Nights un bel carpiato.
Lo consigli quindi alla fine? o è meglio (ri)vedersi Willy’s Wonderland?
Stando così le cose, credo che fra “Willy’s Wonderland” e “Five Nights at Freddy” la mia prima scelta ricadrà ancora e sempre sul primo dei due…
Da come ne parli sembra comunque un prodotto più interessante del videogioco, che sostanzialmente ha tutta la dignità artistica del prodottaccio da diretta streaming commercialmente perfetto.
Vedere l’apprezzamento per Willy’s Wonderland nell’articolo e nei commenti scalda il cuore, comunque.
Willy’s Wonderland è una gioia e, come diceva qualcuno nei commenti, anche Banana Split: the Movie.
Da segnalare tra i precedenti: The Banana Splits (2019) di Danishka Esterhazy. Consigliato.
Sì, molto divertente e molto gore!
Mi è piaciuto. Al di là della mattanza mostrata o meno, questo tipo di horror mi colpisce proprio perché “sentimentale”, umano, senza tralasciare il lato comunque traumatico, definitivo, doloroso e ingiusto del mondo, della violenza, della morte. Non l’ho trovato “bellissimo” da vedere, ma coinvolgente sì. Sto invecchiando, lo so…
Willy’s Wonderland divertentissimo!
A Josh Hutcherson sono legato per due film che ho nel cuore: Detention (ovviamente) e un altro che mi ha colpitissimo e di cui sarebbe bello parlare: Un ponte per Terabithia.
Besos!