Double Feature: A Volte Ritornano

No, non parliamo né di zombie né di ghoul. C’è una strana forma di vampirismo, ma che non implica l’essere stati nel regno dei morti. A tornare sono due registi dati per dispersi o impantanati in tv (che è la stessa cosa) da parecchi anni. Uno è nientemeno che Brad Anderson, il cui ultimo lungometraggio risale al 2019, il non esaltante Fractured per Netflix, e che ora si presenta con un drammone familiare mascherato da storiaccia di succhiasangue (o il contrario, fate voi), dal banalissimo titolo Blood, ma dallo svolgimento non così banale; l’altro è il nostro amico Carter Smith, regista di Rovine, film mai abbastanza celebrato e osannato, ma che purtroppo non ha avuto la fortuna che meritava. Lui è dal 2014 che non si mette dietro la macchina da presa per qualcosa che non sia un corto o un episodio di una serie tv, e dopo un esordio ad alto budget nel 2008, lo ritroviamo oggi a dirigere un body horror queer ultra indipendente a base di insetti e pornografia. 

Cominciamo proprio con Brad Anderson che, coadiuvato da due attori di tutto rispetto come Michelle Monaghan e un altro redivivo, Skeet Urlich, racconta la storia di una donna divorziata da poco e in lotta per la custodia dei due figli. Jess, che per non farsi mancare niente ha anche un passato di tossicodipendenza, si trasferisce nella casa di campagna dove è cresciuta, dopo una separazione dal marito poco raccontata, ma sicuramente traumatica. Lì, il figlio piccolo viene contagiato, tramite il morso di un cane, da una strana malattia che, pare, si possa tenere a bada soltanto somministrando al bambino abbondanti dosi di sangue umano. 
Vi piazzo subito un bell’avvertimento perché nel film assisteremo alle morti di cani e conigli come se non ci fosse un domani, e anzi, tutto comincia con la morte dell’adorabile labrador di famiglia, quindi fate attenzione che io, per riprendermi, ci ho messo un paio di giorni. 
Detto ciò, Blood è un’interessante metafora di maternità, dipendenza e malattie croniche, cupo e dolente, dai colori smorti e lividi, e con questo senso di tragedia incombente e ineluttabile. Sappiamo già in anticipo, se conosciamo un minimo la mitologia del vampirismo, come la faccenda andrà a finire, sappiamo che la sete del bambino non si placherà mai e aumenterà addirittura, come del resto sappiamo che la sua personalità ne verrà modificata in maniera lenta ma implacabile. 
Anderson, che con queste storie di una tristezza che non ha confini e non concede tregua, è sempre stato molto bravo, qui torna un po’ ai fasti di roba come Session 9 e The Machinist. Ci racconta, insomma, di destini segnati e di una lotta inutile quanto eroica per sfuggirvi. Il tutto attraverso il punto di vista di una donna che subisce quotidianamente lo stigma di essere stata una cattiva madre. Di ciccia, in Blood, ce n’è tanta, pure troppa, e non tutto funziona a dovere. A parte la durata elefantiaca e il ritmo da letargo, rischia di risultare un po’ ripetitivo. Soprattutto, inserisce tanti temi pesanti in una storia tutto sommato esile, ma vale la pena di vederlo, anche perché Anderson ora ha ben tre film in lavorazione e magari questo per lui è soltanto un punto di partenza. 

Carter Smith invece, per questo suo atteso (almeno da me) ritorno, si porta da The Ruins la divina Jena Malone e riesuma dagli anni ’80 il grandissimo Mark Patton di Nightmare on Elm Street 2. La vicenda narrata in Swallowed è abbastanza intricata, quindi cercherò di farla molto breve: ci sono due migliori amici, Benjamin e Dom, e questa è la loro ultima notte insieme prima che Ben lasci per sempre il paesino minuscolo del Maine dove sono cresciuti e vada a fare il porno attore a Los Angeles. Ben è segretamente innamorato di Dom, e forse è pure ricambiato, anche se Dom sulla carta è etero. Sta di fatto che Dom farebbe qualunque cosa per l’amico e, per dargli qualche soldo da portare con sé nel viaggio, si presta a fare il corriere per la droga di uno spacciatore locale: la missione è trasportare la merce oltre il confine con il Canada. Pare un lavoro semplice, ma le cose non vanno affatto come previsto. Questo, in estrema sintesi, è l’antefatto del film. Il resto è un delirio molto ben calibrato tra gangster movie, storia d’amore queer e body horror con gli insetti che ti fanno il nido nella pancia e vanno estratti da un orifizio in particolare, ecco. 
La peculiarità di un film come Swallowed è di sicuro il contesto, questo sottobosco delinquenziale dominato da un anziano gay despota e cattivissimo, che Patton si diverte come un matto a interpretare. Il suo, e quello di Malone, sono i personaggi più interessanti, nel loro squallido votarsi al male, ma un male infimo, disgraziato, anche un po’ laido, se vogliamo. 
Gran parte dell’azione si svolge all’interno di una baita di montagna che presto sarà ricoperta di fluidi di varia natura. Se avete lo stomaco debole, non vi consiglio di guardarlo, e non perché sia particolarmente gore, ma perché è un’esposizione di sporcizia e disgusto, in cui il corpo splendido e statuario di Ben spicca come l’ultimo baluardo di innocenza. 
Non è affatto male, Swallowed, forse va un po’ in confusione nella parte centrale, ma dura poco, è molto ben recitato e ha dalla sua una certa imprevedibilità: è quasi impossibile capire in anticipo dove la storia andrà a parare. 

Edit: pubblico a un’ora improbabile perché ieri ho passato la giornata in ospedale. Sto bene, eh, soliti problemi miei che spero di risolvere il prima possibile. Alla prossima!

10 commenti

  1. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Mark Patton ritorna finalmente su grande schermo? Questo sì che è un evento!
    Riguardo a Blood sono piuttosto combattuto, che tutte quelle morti animali non mi dispongono granché alla visione: ci penserò su un bel po’, prima…
    P.S. Noi ci preoccupiamo del fatto che tu stia bene, non dell’ora a cui pubblichi 😉❤

    1. Avatar di Lucia

      Speriamo di riuscire a risolvere e a stare meglio. Un bacio grande grande

      1. Avatar di Giuseppe
        Giuseppe · ·

        😘😘👍

  2. Avatar di Fabio

    Bè,posso solo augurarti qualunque cosa tu abbia di ripigliarti,la salute prima di tutto,non preoccuparti delle tempistiche,quelle sono sempre difficili da quantificare! CIAO!. P.S.-Confesso Lucia perchè ho peccato,ammetto che “Vanishing on 7TH street” di Brad Anderson…..mi piace parecchio,eeeh lo so,lo so,cose che capitano,e non me ne vergogno affatto,l’ho detto che sono un peccatore!

    1. Avatar di Lucia

      Ma no, ma che peccatore! Sono passati tanti di quegli anni da quando l’ho visto che forse a rivederlo piace pure a me 😀

  3. Avatar di gipo

    Mannaggia! Noi aspettiamo il tuo ritorno in piena forma, intanto! In bocca al lupo!

    1. Avatar di Lucia

      Crepi! Finché c’è horror c’è speranza

  4. Avatar di Ezio

    Il tuo è il mio sito preferito di sempre.

    1. Avatar di Lucia

      E io non so come ringraziarti ❤️

  5. Avatar di Andrea Lipparini
    Andrea Lipparini · ·

    Grande Lucia!..un forte abbraccio e riprenditi presto 😘