1944: La Casa sulla Scogliera

The-Uninvited-movie-posterRegia – Lewis Allen

“You get to recognize a peculiar cold that is the first warning. A cold which is no mere matter of degrees Farenheit, but a draining of warmth from the vital centers of the living.”

Il titolo in inglese era il più sinistro ed evocativo The Uninvited, ma non ci possiamo lamentare neanche del titolo italiano: La Casa sulla Scogliera è in effetti la protagonista più appariscente del film. Che è una pellicola molto importante, per la storia del genere; non solo perché Guillermo del Toro la mette tra le sue ghost story cinematografiche preferite e tra quelle che più lo hanno influenzato. Il motivo principale della sua importanza risiede infatti nell’essere stato tra i primissimi film hollywoodiani a mettere in scena un’infestazione come causata da un vero fantasma e non da qualche altro evento razionalmente spiegabile. Deve essere stato un discreto shock, per il pubblico dell’epoca, abituato a fantasmi come diversivi comici, o a storie in cui lo spettro era in realtà qualcuno che stava giocando un brutto tiro ai personaggi. A spaventare un giovane (e bellissimo) Ray Milland, sua sorella e la tormentata Stella (interpretata da una appena ventenne Gail Russel) era proprio un fantasma. Anzi, un paio di fantasmi, per non farsi mancare niente.
È strano il rapporto del cinema dell’orrore americano con il soprannaturale. Nel 1944, l’ondata Universal c’era già stata, e si era andata anche spegnendo. Vedere cadaveri resuscitati e vampiri era cosa normale. Ma i fantasmi, quelli no. La tradizione della old dark house insegnava che gli spettri dovevano essere un qualcosa di spaventoso, ma alla fine riducibile a un fattore logico. Da questo momento in poi, cambia tutto. E da qui si dipana tutto un filone basato su infestazioni, sedute spiritiche, apparizioni dall’ombra, lamenti e anime arrabbiate, vendicative o soltanto alla ricerca di pace e verità.

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I fratelli Fitzgerald, Rick e Pamela (Ruth Hussey) si innamorano di una villa abbandonata durante una vacanza in Cornovaglia. Invece di tornare a Londra, rintracciano il proprietario della casa e finiscono per acquistarla. Il prezzo è sorprendentemente basso, considerati il valore e la bellezza della villa, molto isolata, enorme, a picco su una scogliera. Se il proprietario mostra una certa fretta nel vendere l’immobile, altrettanto non si può dire di sua nipote, Stella. Lei non vorrebbe che Villa Ventosa venisse data via, è l’unico posto che le ricorda la madre, morta quando lei aveva appena tre anni, precipitando dalla scogliera in circostanze mai del tutto chiarite. Forse un incidente, forse un suicidio, forse addirittura un omicidio.
Su Stella, la villa esercita un’attrazione irresistibile. Il nonno fa di tutto perché stia lontana da lì, ma i Fitzgerald (e soprattutto Rick, che di Stella si innamora) stringono amicizia con la ragazza e la invitano nella loro nuova casa.
Che sì, ha un passato burrascoso e ha una stanza, al secondo piano, usata da Rick, che è un compositore, come suo studio, dove fa sempre freddo. E non un freddo normale, non un freddo soltanto fisico. Sembra che la tristezza e l’angoscia di impadroniscano di chiunque entri in quella stanza e vi resti per qualche minuto. Quasi ogni notte, poco prima dell’alba, tra le mura della villa si sente il pianto di una donna, mentre la domestica giura di aver visto una sagoma femminile aggirarsi per i corridoi. Dal nulla, si sente odore di mimosa, il profumo della madre di Stella e, una sera, la ragazza si precipita sull’orlo della scogliera, come se fosse in trance e, se non fosse intervenuto Rick ad afferrarla all’ultimo istante, si sarebbe gettata di sotto.

Va detto che La Casa sulla Scogliera è tratto dal romanzo omonimo di Dorothy Macardle, da cui la sceneggiatura riporta alla lettera intere linee di dialogo, cancellando però interi archi narrativi paralleli, tra cui quello che vedeva un prete eseguire un esorcismo. Allen, qui al suo esordio in un lungometraggio, si concentra sulla casa, sull’effetto che il soprannaturale esercita sui suoi abitanti e sulla macabra storia di tradimenti e gelosie che dovrà venire a galla, affinché i fantasmi possano trovare pace e Stella continuare la propria vita.
Vado a memoria, e non vorrei sbagliare, ma credo che questo sia il primo film in cui i protagonisti fanno una seduta spiritica in cui lo spettro viene evocato sul serio e, addirittura, poessiede uno dei personaggi, proprio Stella, che inizia a parlare in un altra lingua (lo spagnolo, in questo caso).
Ed è il personaggio di Stella la chiave di tutta la pellicola, lei e l’interpretazione che ne dà Gail Russel, di una bellezza accecante e di una fragilità che si presta ad avere un canale di comunicazione privilegiato con l’altrove. L’attrice, che all’epoca non aveva quasi esperienza di recitazione, conferisce a Stella un’aura di tragica follia. Mentre gli altri personaggi si rapportano agli eventi soprannaturali con una compostezza che, oggi, può apparirci datata, Stella dal soprannaturale si lascia travolgere. Lo abbraccia con un trasporto che è quasi carnale. Basta vedere le sue manifestazioni di gioia pura quando percepisce la presenza della madre in una stanza della casa, per sentire un brivido scorrere lungo la schiena. Davvero una prova d’attrice impressionante e molto moderna.

Stella è una figura femminile di una complessità al di sopra della media, piena di sfaccettature, con un carico di angoscia che stride con l’atteggiamento fanciullesco che spesso mostra a chi le sta intorno. È come se portasse addosso il peso del segreto che Villa Ventosa nasconde, quasi come se fosse lei il vero fantasma della casa.
Ma, lo abbiamo detto prima, i fantasmi ci sono davvero e Allen ce li mostra, figure fumose ed evanescenti, che galleggiano nel buio in cima alle scale, quando le candele si spengono e il sole cala. Fanno paura davvero, anche se il film è del 1944, forse perché si vedono così poco, forse perché ogni loro apparizione è preparata con cura, forse perché Allen costruisce un’atmosfera di triste desolazione, che è la culla ideale per una buona storia di fantasmi. Lo sappiamo: una ghost story deve essere triste. E cosa c’è di più triste di una ragazza di vent’anni il cui sguardo si illumina di gioia solo quando sente il pianto della madre scomparsa quando ne aveva tre?

O può darsi che la tristezza che questo film mi mette addosso ogni volta che lo vedo derivi da altri fattori, che hanno poco a che vedere con i fantasmi e tanto con la vicenda reale e tragica di Gail Russel, morta a soli 36 anni, dopo una carriera difficilissima, segnata dall’alcolismo. La Russel venne messa sotto contratto dalla Paramount quando era poco più di una ragazzina. Solo che aveva un grave problema, la timidezza. E un vero e proprio terrore ogni volta che si trovava su un set. Iniziò a bere, per evitare che le cedessero i nervi, proprio durante le riprese de La Casa sulla Scogliera. Il suo primo, grande ruolo e anche l’inizio della fine.
Gail Russel si innamorò di una canzone, scritta per il film dal compositore Victor Young, Stella by Starlight, che sarebbe diventata uno degli standard jazz più famosi di sempre.
Vi lascio con due versioni, quella originale, e quella eseguita da Charlie Rouse

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Per il 1954, metto in lizza due film soltanto perché sono una persona onesta e non posso scegliere io, ma voi cercate di prendere la decisione giusta, non mi fate incazzare.
Them, uscito in Italia con il titolo Assalto alla Terra, di Gordon Douglas e Il Mostro della Laguna Nera, di Jack Arnold. E, insomma, ribadisco, non mi fate incazzare.

 

 

10 commenti

  1. Quanto tempo!
    Questo è un altro di quei film che d’estate Rete4 passava al pomeriggio. Erano gli anni ’90.
    Ed è il genere di film che garantisce un brivido anche in un pomeriggio estivo.
    E non sapevo che Stella by Starlight arrivasse da qui – pensavo fosse precedente e ce l’avessero semplicemente infilata per fare buon peso.

    Nota che non c’entra nulla: Them! è stato il primo film che io abbia visto in lingua originale.
    Ma la Laguna Nera è un’altra cosa.

    1. Sì, infatti io me lo ricordo in un qualche pomeriggio estivo, in campagna, quando ero molto piccola. E mi ricordo che la corsa di Stella verso la scogliera, quando Milland la ferma all’ultimo istante, mi metteva addosso un’angoscia mortale.
      Massimo rispetto per Them! ma non si può rinunciare al Gill-Man

  2. Ovviamente ho vitato Them! 😀 del Mostro della Laguna Nera insomma se n’è sentito tanto parlare, manca una bella sezione entomologhorror 😉

    1. È che Them! poteva evitare di uscire lo stesso anno del Gill-Man 😀

  3. LAGUNA LAGUNA LAGUNA LAGUNA LAGUNA

    ❤ ❤ ❤ ❤ ❤ ❤ ❤ ❤

    1. Sono stata leggerissimamente intimidatoria!

  4. Giuseppe · ·

    Gioiello spettrale d’annata con fantasmi “autentici” (quelli che preferisco) e una Gail Russel che, con la sua sofferta interpretazione, riesce a farceli percepire ancor prima di vederli…
    Per quanto riguarda al decisione giusta, l’ho già presa da quando a suo tempo azzeccai il titolo che avevi intenzione di proporre in rassegna, quindi… forza, Jack, sei tutti noi! 😉

    1. Il grande Jack con il suo mostro anfibio ❤ che meraviglia

  5. dinogargano · ·

    Bel post , film bellissimo , molto datato ma gran classe … naturalmente ho votato Them ! … ti ho fatto incazzare ? vabbè , picchiami pure ….

    1. Non mi permetterei mai! 😀

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