2002: Bubba Ho-tep

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Regia – Don Coscarelli

“Ask not what your rest home can do for you. Ask what you can do for your rest home.
“Hey, you’re copying my best lines!”

“Then let me paraphrase one of my own. Let’s take care of business.
“Just what are you getting at, Elvis?”
“I think you know what I’m gettin’ at Mr. President. We’re gonna kill us a mummy.”

Poter parlare di Don Coscarelli per me è sempre una gioia immensa. Si tratta di uno di quei registi a cui è impossibile non essere affezionati, soprattutto in virtù della sua personalità che rende ogni film da lui firmato un qualcosa di unico e originalissimo. È il classico esempio di come la creatività e un pizzico di follia possono supplire alla mancanza di soldi.
Bubba Ho-tep infatti, costa poco meno di un milione di dollari.
Una miseria, tanto oggi quanto 13 anni fa. Kurtzman fece gli effetti speciali gratis, come favore personale al suo amico Coscarelli. E non fu possibile utilizzare alcun brano di Elvis in colonna sonora: l’acquisizione dei diritti avrebbe prosciugato la metà del già esiguo budget a disposizione.
Eppure, a interpretare i due personaggi principali, c’è una coppia di attori di un certo peso, Bruce Campbell e Ossie Davis. Il primo invecchiato in maniera impressionante (aveva 44 anni all’epoca) per interpretare un Elivs Presley finito, dopo varie vicissitudini, in una casa di riposo in Texas; il secondo, che sarebbe morto poco tempo dopo, a prestare volto e corpo a un Kennedy dipinto di nero e con un sacco di sabbia nel cranio al posto del cervello.
Alla base, c’è un breve e divertentissimo racconto di Lansdale. Coscarelli sarebbe tornato ad adattare un’altra short story dello scrittore nel 2005, per la sua partecipazione alla serie Masters of Horror, Incident on and off a Mountain Road.
L’amore di Coscarelli per le storie a elevato tasso di bizzarria non è affatto una novità. Poche saghe cinematografiche sono più bizzarre e stranianti di quella di Phantasm. Ma con Bubba Ho-tep si va anche oltre. Un’idea così bislacca che renderla su grande schermo espone a rischi di ridicolo involontario. E anche una storia e dei personaggi in assoluta controtendenza rispetto al cinema horror di inizio secolo.

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L’horror come territorio esclusivo dei ragazzini, in quanto si crede ottusamente che sia rivolto solo a un pubblico di ragazzini. È già complicato trovare dei protagonisti adulti, figuriamoci due vecchi con non tutte le rotelle a posto.
Perché, tra tutti gli argomenti sgradevoli che l’horror può affrontare, la vecchiaia è quello più sgradevole di tutti. E, se spesso le persone anziane diventano un veicolo di orrore e inquietudine, è invece rarissimo che assurgano al ruolo di eroi, per quanto strampalati.
Coscarelli, giustamente, se ne frega e ci mostra la vita in una casa di riposo in ogni suo più triste e squallido aspetto. Non concentratevi sulla leggerezza, spesso esilarante, delle battute sparate a raffica da Bruce Campbell, sulla continua ironia della sua voce fuori campo o sull’assurdità palese della situazione, ovvero la presenza di una mummia egizia che se ne va in giro con un cappello da cowboy. Ovvio che siano elementi fondamentali del film, senza i quali Bubba Ho-tep non sarebbe il gioiellino che è. Ma sono anche, in fin dei conti, espedienti brillanti per indorare una pillola che altrimenti sarebbe davvero troppo amara.

Si tratta di fotografare la vecchiaia in maniera impietosa, di raccontarci di persone arrivate al capolinea della loro vita, considerate dal resto dell’umanità alla stregua di oggetti da scaricare da qualche parte in attesa che si levino dalle palle.
Ed è un destino che toccherà affrontare a tutti noi.
Per cui va bene  ricordare il film per l’atmosfera farsesca che si respira per tutta la sua durata, va bene esaltarne i dialoghi taglienti a base di volgarità assortite che sono un retaggio tipico di Lansdale. Però non va dimenticato che, sotto tutto questo divertimento, risiede un nucleo molto doloroso, presente anche nel racconto, ma che Coscarelli accentua e approfondisce, scegliendo di porre l’enfasi su alcuni elementi che nel libro vengono appena accennati.
Per esempio, la medaglia al valore e le foto del compagno di stanza di Elvis, che muore a inizio film. Lansdale si concentra sulla figlia e sul battibecco con Elvis; Coscarelli ti mostra il dettaglio della custodia della medaglia e delle vecchie foto in bianco e nero che la ragazza butta nel cestino della spazzatura e ti dà tutto il tempo di pensare che quelle quattro carabattole finite nella pattumiera sono tutto ciò che rimane della vita di una persona e, un giorno, quattro carabattole finite in una pattumiera saranno tutto ciò che resta della tua, di vita.
A metterla da questo punto di vista non c’è poi moltissimo da sghignazzare.

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Non preoccupatevi, però, perché arrivano anche le buone notizie. Ho sempre interpretato Bubba Ho-tep come un percorso dei due protagonisti teso a riappropriarsi della dignità che è stata loro tolta. La mummia succhia anime (da quale orifizio le succhi, è un qualcosa che lascio scoprire a voi) diventa così l’occasione per tornare a vivere, anche in quella sorta di anticamera del cimitero che è la casa di riposo. E tornare a vivere vuol dire cercare in noi stessi lo spirito avventuroso, il piacere della scoperta, il desiderio di ribellarsi e difendere ciò che sentiamo nostro. Non rassegnarsi alla morte imminente, ma lottare fino alla fine. E credo sia bellissimo che Jack ed Elvis decidano di affrontare la mummia sapendo di avere serie probabilità di lasciarci le penne e che in questo ritrovino la gioia di vivere.
Emblematica (nel film e nel racconto) è la scena in cui Elvis manda al diavolo un’infermiera. In quel momento, da mero oggetto che al massimo espleta una serie di funzioni corporali (il pensiero fisso a “mangiare, cagare e scopare”) si trasforma in un individuo che può prendere decisioni. È un momento liberatorio, anche al di là dei tempi comici perfetti con cui è costruita la scena, e grazie soprattutto alla recitazione di Campbell, che ci delizia con la sua proverbiale strafottenza da smargiasso.

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E vedete, non è per niente un male che un prodotto di serie B, costato un quindicesimo di qualsiasi acclamata e patinata pellicola mainstream, che in fondo parla solo di una mummia con un cappello da cowboy che scrive frasi sconce in geroglifici sulle pareti di un cesso e di due vecchi svitati impegnati a dargli la caccia, scateni riflessioni simili.
Riflessioni che sono troppo evidentemente inserite nel sotto testo del film per non essere volute e consapevoli.
Un film che intrattiene, una commedia nera con elementi horror sparsi qua e là che in alcune circostanze fa persino ridere di gusto. Un filmaccio con Bruce Campbell, che dei film di serie B è sempre stato l’eroe indiscusso e più amato e che in questo film ci regala la migliore interpretazione di tutta la sua carriera o, se non altro, il miglior Elvis mai apparso sullo schermo.
Bubba Ho-tep è un film audace e intelligente, costruito su tanti attimi indimenticabili e con un crescendo da manuale. Uno di quei film dove non sei mai sicuro se il ghigno che hai stampato in faccia sia una risata o una smorfia di sofferenza. E ha persino il coraggio di lasciarti con un nota di commozione e tenerezza.
L’unica cosa davvero triste è che, dopo questo film, abbiamo dovuto aspettare dieci anni per vedere un altro lungometraggio di Coscarelli. Speriamo solo di non doverne attendere altri dieci.

Per il 1923 sono obbligata a barare. Siate magnanimi, è un’annataccia. Gran parte degli horror prodotti nel ’23 sono infatti andati perduti e non è affatto semplice recuperare quelli superstiti. Quindi, sono costretta a inserire un film che è estremamente limitante definire dell’orrore, Il Gobbo di Notre Dame, di Wallace Worsley, col nostro amico Lon Chaney. L’altro film in lizza è Ombre Ammonitrici, gran pezzo di espressionismo tedesco, firmato da Arthur Robison.

7 commenti

  1. Una delle migliori prove di Bruce “The King” Campbell, la prima volta di Big Joe R. Lansdale al cinema, e Coscarelli che unisce alla grande queste due icone in un B-Movie che come dici tu, è meglio di tanta roba di serie A, avercene di film così 😉 Cheers!

    P.S. Ombre ammonitrici, perchè l’impressionismo Tedesco è fondamentale e poi è materiale da Horror natuale.

  2. Una pietra miliare. E poi quanto amo Campbell quando dice al bacherozzo: “Don’t fuck with the King!”

  3. Bella recensione.
    Il mio voto al Gobbo di Chaney, anche se so sarà una lotta impari con Ombre Ammonitrici

  4. Aradia · ·

    Madonna quanto amo questo film, riesce a commuovermi come pochi altri e la colonna sonora è meravigliosa. Credo di volerlo rivedere subito.

  5. giorgia · ·

    Storia tra le mie preferite, non ho mai visto il film a mio disdoro. Ma rimedierò quanto prima.

  6. Giuseppe · ·

    Ci si diverte, si ride, si riflette amaramente, ci si commuove nel percorso di riscatto di Elvis (un Bruce Campbell magnifico) e di John “Jack” Kennedy (un Ossie Davis capace di farci affezionare al suo squinternato personaggio passo dopo passo)… Brillante commedia horror da vedere e rivedere assolutamente, sperando che nel frattempo Coscarelli accorci di molto le pause fra un film e l’altro, sia che li diriga direttamente sia che si limiti a produrli e scriverli: ecco, a proposito, non sarebbe male vederlo finalmente distribuito, quel Phantasm: Ravager che stiamo aspettando da una vita!
    P.S. Voto anch’io Ombre Ammonitrici, nonostante Chaney mi tentasse parecchio…

  7. ggettivamente, un gran bel film. Io non sono un assoluto estimatore di Coscarelli, la stessa saga di Phantasm la considero a tratti un pò datata. Ho preferito nettamente quella follia totale di John dies at the end e, appunta, Booba Ho-Tep, film assurdo e anarchico ma sinceramente divertente. E poi c’è bruce Campbell, che te lo dico a fare!!!