Masters of Horror 1: Incident on and off a mountain road

Regia – Don Coscarelli (2005)

Qui ogni promessa è un debito, e quindi eccomi a cominciare insieme a voi questo viaggio nella serie che, vent’anni or sono, si è permessa di lanciare la sua sfida ai limiti imposti dal formato televisivo, e ha portato una nutrita e variopinta galleria di orrori in prima serata nelle case di milioni di americani, e poi pure da noi, anche se come sempre con un discreto ritardo.
Su cosa ha significato Masters of Horror, sulla portata che ha avuto e sulla sua smodata ambizione, ho sproloquiato un mesetto fa, per cui non mi devo dilungare con tediose introduzioni: sapete già tutto, anche se non lo avete vissuto in prima persona.
L’episodio inaugurale della prima stagione è firmato da Don Coscarelli, che adatta per la seconda volta una storia di Lansdale, uscita anche in Italia, nella raccolta Maneggiare con Cura, e intitolata Incidente su una Strada di Montagna (e Dintorni).
Il precedente è Bubba Ho-Tep, che è anche l’ultimo lungometraggio di Coscarelli prima di John Dies at End. Tra i due film passano la bellezza di dieci anni e questa regia televisiva sotto l’ala dell’amico Mick Garris.

Una giovane donna, Ellen (Bree Turner) sta guidando di notte lungo una strada isolata. Si distrae un istante per cambiare stazione radio e non si accorge che c’è una macchina ferma in mezzo alla carreggiata. Riesce a evitare il disastro frenando all’ultimo istante, ma ci va comunque a sbattere contro, senza tuttavia procurarsi danni. Quando scende a controllare, viene aggredita da un energumeno deforme e intenzionato a farle la pelle, Moonface (John DeSantis). Ellen sembra una preda facile: è sola, pesa 30 chili bagnata, e nei dintorni non c’è nessuno che la possa aiutare. Quello che Moonface non ha però previsto è che Ellen è preparata a un incontro del genere, e scopriremo come attraverso una serie di flashback, che coinvolgono un incredibilmente sinistro e del tutto inaspettato Ethan Embry nel ruolo del survivalista pazzo e marito violento. 
Il film è quindi un classico survival anni 2000, con l’importante differenza che la nostra final girl ha delle motivazioni molto solide per essere in grado di cavarsela, un vero e proprio addestramento alle spalle che le ha fornito risorse indispensabili alla propria salvezza, un po’ come sarebbe accaduto in You’re Next nel 2011.

Incident on and off a Mountain Road non è il miglior episodio di Masters of Horror, anche se è una partenza molto forte, ma è sicuramente quello più al passo coi tempi e meglio inserito nel linguaggio del cinema dell’orrore contemporaneo alla serie. 
Coscarelli infatti prende spunto da una situazione molto familiare, nel decennio dei remake del cinema anni ’70, del torture porn, del ritorno in auge dei redneck cannibali, e ci aggiunge un paio di novità interessanti, rivoluzionandone in parte la struttura e inserendo quel tocco grottesco e fuori registro che è tipico del suo approccio al cinema fantastico. 
Il basso budget si fa spesso sentire, soprattutto quando entrano in campo gli effetti speciali in digitale, ma bisogna sempre tenere presente che stiamo parlando di una serie tv di vent’anni fa, con tutte le zavorre intrinseche a un’operazione del genere. 
Masters of Horror, lo abbiamo detto, era ambiziosa: voleva raccogliere i nomi più importanti di un genere cinematografico, dare loro assoluta libertà creativa e imporli a un pubblico che o li aveva dimenticati o non li conosceva affatto. Il tutto con un budget di certo non faraonico. Se lo sfondo della luna alle spalle dell’assassino è posticcio, ce ne faremo una ragione. 

Coscarelli pare divertirsi un mondo a raccontare questa storia che non è completamente nelle sue corde, e fa di tutto per disancorarla il più possibile dal reale e trasformarla in un onirico botta e risposta tra presente e passato, con l’antro del mostro che diventa un luogo sospeso nel tempo e nello spazio, un inferno in miniatura, dove Angus Scrimm funge da stralunato Virgilio, dispensa consigli, chiede caramelle, istruisce la povera Ellen sulle regole da seguire perché Moonface non ti cavi via gli occhi.
I ricordi della protagonista, sempre illuminati in toni caldi, come se si svolgessero in un perenne crepuscolo, all’inizio sembrano un meccanismo di difesa di una mente che si sta perdendo nel terrore della fuga e poi della prigionia. Solo dopo un po’ acquisiscono un senso ben preciso, fino alla rivelazione degli ultimi minuti del film, quando ci viene dato di conoscere l’intero percorso di Ellen e capiamo quanto sia pericolosa, quanto non abbia niente da perdere, quanto sia disperata e feroce. 
È un personaggio bellissimo, il suo, raccontato con pochi dettagli, dialoghi sporadici e tanta azione. 

Ecco, Incident on and off a Mountain Road è pieno di azione: se i flashback tendono a essere, per forza di cose, più riflessivi, le scene che si svolgono nel presente sono quasi mute e segnate da un’urgenza e da una violenza punk che, all’epoca, era impressionante vedere in un prodotto di natura televisiva. 
Nicotero e Berger mettono in piedi uno spettacolo di atrocità di tutto rispetto, tra cadaveri mutilati, complessi meccanismi atti a trapanare i bulbi oculari, corpi che diventano osceni spaventapasseri esposti alla luce della luna. 
Ovvio che siano esistite, prima di Masters of Horror, altre serie che hanno scardinato il linguaggio ingessato del mezzo televisivo, ma nessuno aveva mai messo in scena queste cose, e che Incident on and off a Mountain Road sia l’episodio di apertura è una dichiarazione d’intenti decisamente sfrontata. 

Spero che questa rassegna sarà di vostro gradimento, perché sarà una cosa lunga. Vorrei riuscire a darle scadenza mensile, se il cofanetto mi assiste, che con questi vecchi DVD non si sa mai.
Incident on and off a Mountain Road va in onda il 28 ottobre del 2005, giusto in tempo per Halloween, e apre una stagione irripetibile per la storia della televisione americana.
Ogni volta che guardare un episodio di American Horror Story, ogni volta che vi stupite della facilità con cui i bambini vengono macellati in Welcome to Derry, mandate un pensiero a questi pionieri e ringraziateli di aver rotto gli argini del lecito.

4 commenti

  1. Avatar di Giuseppe

    Non iil miglior episodio della serie ma come inizio colpisce parecchio duro, sì… E lo ricordo con una punta di malinconia, perché quelli erano gli anni in cui credevo ancora che Don Coscarelli fosse ormai lanciato verso quel meritato futuro che poi NON ha avuto 😞

  2. Avatar di Blissard

    Dopo la prima visione, venti anni fa (è incredibile, sono passati quasi vent’anni…), ero estasiato; rivisto un paio di estati fa e l’ho ridimensionato, soprattutto per via di un’estetica non proprio inebriante. È figo e colpisce duro, impossibile volergli male.

    Grande attesa per la tua recensione della seconda puntata

  3. Avatar di tommaso

    Ottima rassegna. Seguirò con interesse.

    Mi sono rivisto tutta la serie un paio d’anni fa e mi è ancora più piaciuta che all’epoca. L’aria da serie B e relativi limiti visivi per me sono perfettamente congeniali a tutta l’operazione.

    Già questo primo episodio per me è un gioiellino, per i motivi ben esposti nel post. Aggiungo che è interessante notare come nel piccolo multiverso di Coscarelli tutto si ricollega, dato che in qualche modo il regista riprende il filo del discorso di “Survival Quest”.

    1. Avatar di Lucia

      Infatti anche io mi sono divertita moltissimo a rivedere questo primo episodio. Vediamo che impressione mi fanno gli altri!

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