Cinema degli Abissi: Into the Deep (e i film di squali di merda)

Regia – Christian Sesma (2025)

AVVERTENZA: Il post che state per leggere è dedicato esclusivamente ai cultori (nonché tossici all’ultimo stadio) dei film di squali di merda. Le persone normali possono soprassedere.

Inizia quel periodo dell’anno in cui l’intero settore del cinema povero DTV e VOD viene infestato da una specie molto specifica di parassita: il film di squali di merda (in inglese, shitty shark movie). Nell’arco di mesi che intercorre tra i primi di giugno e la fine di agosto, ne escono almeno una decina; se siamo fortunati, vengono accompagnati anche da film di fattura diversa, e quest’estate ne sto aspettando almeno due di livello superiore. L’anno scorso, per esempio, abbiamo avuto Under Paris a spezzare la catena del film di squali di merda, ma si tratta di una tendenza piuttosto recente. Per anni, dopo l’arrivo di Jaws nelle sale (a proposito, nel 2025, sono 50 anni: tanti auguri, Bruce) la sharksploitation ci ha regalato un imbarazzo dietro l’altro. La vostra affezionatissima, com’è ovvio, cerca di vederli tutti, pentendosene amaramente, ma non riesce a farne a meno.
Le caratteristiche principali del film di squali di merda sono una trama generica, di solito trascinata in agonia da un gruppo di sprovveduti a mollo nell’oceano attaccati per imperscrutabili motivi da un grande squalo bianco (gli squali toro e mako sono meno gettonati, ma presenti), degli effetti speciali pezzenti e approssimativi, dovuti a budget molto bassi, e un cast di attori di serie B, a volte con qualche comparsa di lusso di una ex star o impoverita o ricattabile. 
Al che, chi di voi normali sta leggendo nonostante l’avvertenza si chiederà cosa diavolo li guardiamo a fare e perché continuano a produrli. Ma perché c’è un pubblico per i film di squali di merda. E di solito si tratta di gente come me, appassionata della materia, innamorata di queste bestie straordinarie sin dalla tenera infanzia; gente fulminata da Spielberg, gente che continua a cercare quel brivido sapendo che mai più lo ritroverà. 

Ogni estate che Nostro Signore ha messo in terra, vago per la rete alla ricerca di film di squali merda e ne trovo in quantità industriale. Di rado ne parlo qui, perché ci troviamo in una zona del cinema di genere così infima e disgraziata che quasi mi vergogno delle ore perse davanti a uno schermo a guardare uno squalo animato malissimo e dalle dimensioni sbagliate, che insegue dei ragazzotti bellocci in quella che è chiaramente una piscina, li addenta in una nuvola di sangue appiccicato all’acqua (male) in post produzione, e poi viene ucciso in maniera indegna per il sovrano indiscusso del mare che dovrebbe essere.
Però poi, ogni tanto, arriva un film come Into the Deep, e mi viene una strana malinconia, perché Into the Deep ci prova, disperatamente, a non essere un film di squali di merda, ma è talmente affossato dai suoi tre milioni di dollari di budget da rientrare, anche lui, nella categoria, anche se di poco.
Innanzitutto, il film di Sesma (veterano dell’action direct to video) ha una trama provvista di un certo grado di ambizione e un cast non proprio da buttare: c’è Scout Taylor-Compton, un scream queen che meriterebbe ruoli e film migliori di questo, un irriconoscibile Stuart Townsend, che non se ve lo ricordate nei primi 2000, partito così bene e poi finito nella parte bassa del cinema di serie B. Soprattutto, c’è Richard Dreyfuss, sì, quel Dreyfuss, al suo primo film di squali dopo mezzo secolo. Va detto che lui gli squali non li vede neanche per sbaglio qui, ma ci torniamo. 

La nostra protagonista Cassidy (Taylor-Compton) è una biologa marina con trauma infantile che si imbarca insieme al fidanzato, da qualche parte in Thailandia, per andare a esplorare un relitto dove pare ci sia un tesoro. Durante l’immersione, i sub vengono aggrediti da un grande squalo bianco, che non dovrebbe trovarsi lì, ma ci si trova lo stesso. Questo è però soltanto l’inizio della loro sfiga cosmica, perché l’imbarcazione su cui viaggiano si trova abbordata da un gruppo di pirati che, proprio nel relitto di cui sopra, ha nascosto un partita di droga da recuperare. 
L’avvincente narrazione è intervallata da flashback in cui Cassidy impara ad amare il mare grazie agli insegnamenti del nonno, Richard Dreyfuss. 
Il trauma infantile di Cassidy, che ve lo dico a fare, riguarda la morte del padre pappato da uno squalo esattamente in quello stesso tratto di mare dove si trova adesso. 
Non chiedevi cosa ci faccia uno squalo bianco in Thailandia: se lo domandano anche i personaggi e non trovano risposte. 
Facili ironie a parte, Into the Deep tenta di mischiare il classico animal attack con il cinema d’azione, e devo dire che ci riesce anche piuttosto bene, mettendosi oltretutto in linea con le tendenze più recenti dei film di squali (di merda e non): quello che c’è in superficie, ovvero l’umanità, è molto più pericoloso di quello che c’è negli abissi. 

La produzione ci usa la cortesia di girare quasi tutto on location, e di mettere insieme anche un paio di sequenze subacquee interessanti, soprattutto all’inizio, nella prima immersione alla ricerca dell’oro nel relitto. Si capisce quando si passa dal mare alla piscina dove hanno evidentemente messo in scena gli attacchi degli squali, ma sono stati abbastanza bravi in post produzione e in color da non far notare poi tantissimo la differenza.
Taylor-Compton dimostra una profonda dedizione alla causa e si carica il film sulle spalle, recitando benissimo un personaggio con poche caratteristiche degne di nota. Spesso è lei stessa a scendere sott’acqua e regge da sola gran parte dei momenti di action pura del film. Insomma, è in gamba e ce la mette tutta.
Gli squali sono animati in maniera quasi decente, a seconda delle inquadrature e dei movimenti che devono compiere. A volte ci si crede, altre scappa una mezza risatina, ma tutto sommato funzionano. Da pugnalarsi gli occhi è invece l’impiego del sangue in CGI: quello è davvero imperdonabile e anche utilizzato senza parsimonia: una brodaglia separata dallo sfondo che galleggia sul vostro schermo mentre voi, increduli, calcolate i costi del colorante al caramello.

Gli attacchi degli animali sono gestiti al meglio in base alle possibilità (poche) fornite dai già menzionati tre milioni di dollari. Come spesso accade in questi casi, si stacca dalla persona che si agita in superficie al dettaglio del muso dello squalo che addenta qualcosa, un gamba, un braccio, fate voi, tanto non si capisce mai cosa stia effettivamente addentando. Sopraggiunge poi la spruzzata di sangue inserito in post, a coprire il tutto, per la famosa tattica del confondismo. Infine la vittima sparisce nell’oceano portando lo spettatore a chiedersi se il povero squalo non se la sia ingoiata intera e a preoccuparsi per la sua difficile digestione. Un decorso tipico del film di squali di merda. 
Ma Into the Deep ha il braccino corto per un motivo molto specifico: la sequenza finale. Ora, io magari sono particolarmente sensibile al tema e alla materia, può darsi, quindi prendete quello che sto per dirvi col beneficio dell’inventario: mi sono commossa. 
Sappiamo che la relazione tra uomini e squali, anche per colpa della sharksploitation, è complicata e controversa; sappiamo come il cinema ha rappresentato per decenni questi meravigliosi animali, dipingendoli come belve assetate di sangue umano, quando in verità non ci cagano proprio e anzi, sono loro a doverci temere. Vedere una conclusione così pacifica, profonda, mi azzardo a dire poetica, in un film di squali di merda, mi ha ridato speranza per l’umanità. Se hanno speso tutto il loro budget per quella singola scena, posso perdonare loro tutti gli 85 minuti precedenti in un lampo. 

Ma c’è di più, perché durante i titoli di coda, Nonno Dreyfuss ci parla di conservazione, tutela ambientale, uccisione indiscriminata di squali per la zuppa di pinne, overfishing, e in generale dell’importanza degli squali per la sopravvivenza dell’oceano e, di conseguenza, nostra. A parte che io ascolterei Dreyfuss anche se mi raccontasse cosa ha mangiato a colazione, credo sia importante che la percezione data dal cinema degli squali cambi una volta per tutte. Il cinema di squali, di merda e non, è destinato a non morire mai, per fortuna, ma si può provare a farlo in maniera un po’ diversa dal solito. Rendersi conto che lo fa persino un film di squali di merda costato tre milioni di dollari e destinato al cestone dello streaming, significa che c’è in atto un’acquisizione di consapevolezza di un certo peso. 
Into the Deep, nonostante tutto ti ho voluto bene.

13 commenti

  1. Avatar di Fabio
    Fabio · ·

    Contami pure tra i malati del genere,pur vedendoli ogni volta che ne ho l’occasione,le soddisfazioni vere sono purtroppo rare,ma essendo in fondo un romantico,spero sempre che il 50 anniversario di “JAWS” possa portare fortuna al genere quest’anno!.Nel mio caso sono attualmente 5 o 6 i titoli squalosi che sto tenendo d’occhio,inutile dire che i più interessanti sono di produzione australiana,però bisognerebbe che la nostra distribuzione si dia una svegliata,fino a 3 anni fà sembrava che questi film potessero nuovamente arrivare sul grande schermo,ma ultimamente no,mannaggia a loro!.

    1. Avatar di Lucia

      A parte The Meg 1 e 2 che sono un po’ una faccenda a parte, l’ultimo film di squali uscito da noi in sala è stato 47 Metri nel 2017

      1. Avatar di Fabio
        Fabio · ·

        Posso confermarti di essere stato in sala per “Great White”,era il 2021,ultima volta che vidi al cinema un film di squali di modesto budget,da allora a parte The Meg 2(a quando il terzo?sogno di vedere il Dunkleosteus in azione!),c’e’ stato il silenzio assoluto!.😢

        1. Avatar di Lucia

          Oddio, neanche sapevo fosse uscito in sala da noi!

  2. Avatar di Marco
    Marco · ·

    Anch’io sono un appassionato cultore di questo sottogenere (mio personale “guilty pleasure” è al momento Deep Blue Sea 3). Posso chiedere quali sono i due film di livello superiore che stai aspettando?

    1. Avatar di Lucia

      Deep Blue Sea 3 è un capolavoro e un giorno la storia gli renderà merito.
      Per quanto riguarda i film che aspetto sono due e sono australiani: il primo si chiama Fear Below, ne stanno parlando benissimo e ha una strana ambientazione negli anni ’40; il secondo è Dangerous Animals, in sala negli USA proprio in questi giorni e prodotto da Shudder

  3. Avatar di alessio

    Oggi film con messaggio ambientalista (più o meno palese) e ridefinizione della biosfera come casa comune e interdipendente di e tra tutte le specie (compresa la nostra) è più consuetudinario; chissà se tutto iniziò con L’Orca assassina dove, credo, per la prima volta ci venne mostrato un punto di vista nuovo.

  4. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Praticamente, una squalata che perlomeno ci prova a non fare proprio schifo come altri titoli del sopracitato filone escrementizio, e con il bonus dell”inaspettato e saggio colpo di pinna nel finale… Ma, poi, chi sono io per aver da che dire qualcosa sui film di squali di merda? Proprio io, che mi son visto perfino “Tintorera” di René Cardona Jr.? 😉

  5. Avatar di Frank La Strega

    “Lo Squalo” superfilmone. Mi ricordo della prima volta che l’ho visto da ragazzino e… wow!

    Io ho il problema che l’acqua profonda (il mare, ad esempio) mi spaventa terribilmente e tutti i film “in acqua” con squali e altre creaturine sono molto ansiogeni. Faccio fatica.

    Credo però di avere lo stesso tipo di malsana (ma anche sana) passione non per gli squali ma per gli slasher…

  6. Avatar di @bluebabbler
    @bluebabbler · ·

    Sono molto tonto e capisco solo adesso che il Bruce del tuo romanzo è riferito a _quel_ Bruce… [facepalm]

    1. Avatar di Lucia

      Ahahahahahahah! Ma figurati! È una citazione buttata lì

  7. Avatar di Andrea Bini
    Andrea Bini · ·

    Ciao Lucia, per me esiste solo quello di Spielberg, di cui ho da poco pubblicato un saggio monografico. Se ti interessa the ne mando volentieri una copia.

  8. Avatar di 08annaz
    08annaz · ·

    Ciao Lucia,

    perchè non fai una lista con i titoli, a tuo gusto migliori, per la categoria “Squali di merda”? potrebbe essere molto utile.

    Deep Blue Sea 3, suppongo tradotto in Blu Profondo 3 verrà trasmesso domani su Italia2.