
Regia – Paddy Breathnach (2007)
Non è bello, ma è un tipo. Questa la dicitura del Day 8, che lascia molto spazio all’inventiva e all’interpretazione personali: una buona percentuale dell’enorme massa di film facenti capo all’horror nelle sue infinte diramazioni potrebbe essere inserita nella categoria. Per compiere una scelta il più possibile oculata, sono andata a guardarmi i punteggi più bassi su Rotten Tomatoes e ho pescato un po’ a casaccio da lì. Il nostro Shrooms detiene un dignitoso 22% dalla critica e un 27% da parte del pubblico. Insomma, ci si può lavorare.
È un film irlandese (co-prodotto con la Danimarca) con un cast di illustri sconosciuti americani e con Jack Huston, che allora non aveva ancora combinato quasi niente, come unica faccia più o meno nota. Si potrebbe ascrivere al ricco filone reazionario de “la droga fa male, signora mia”, che implica l’andarsela a cercare e il meritarsi ogni singola cosa orribile che può capitare. In pieno spirito del 2007, è orrendamente punitivo nei confronti dei suoi protagonisti, che passano la prima metà del film a fare la gara a chi è più stronzo e la seconda a correre nei boschi e a morire. Fuori campo. Ma ci torniamo.
Un gruppo di studenti americani parte per un viaggio in Irlanda. Scopo della gita: andare a funghi allucinogeni. Non è molto chiara la ragione per cui debbano sobbarcarsi ore e ore di aereo per fare un qualcosa che si potrebbe tranquillamente fare nel loro paese, ma non importa: la probabile final girl del mucchio è innamorata di un ragazzo irlandese e questa scusa vi deve bastare e avanzare come motivazione.
Se ne vanno a campeggiare in un bosco situato nei pressi di una vecchia casa di correzione minorile, chiusa dopo dei confusissimi fatti di sangue che ci vengono raccontati dall’irlandese davanti al classico falò; nel frattempo sempre la nostra final girl designata, che per l’occasione è anche particolarmente sveglia, ha avuto la geniale di idea di sgranocchiare un fungo velenoso e letale, ma che se sopravvivi, ti dà doti di chiaroveggenza. Ella inizia ad avere visioni della prematura morte dei suoi amici, e infatti quelli crepano davvero. A un certo punto, un tizio parla con una mucca. Più o meno è tutto qui. Ma anche no.
Credo che, quando Shrooms è stato scritto, i suoi autori non avessero un’idea proprio chiara di quale direzione dare al loro film, se farne uno slasher, un horror pischedelico o psicologico, un classico backwoods horror coi bifolchi, una ghost story, o un racconto fiabesco su bambini abusati che tornano dal passato per vendicarsi. Nel dubbio, lo hanno mandato in tutte queste direzioni contemporaneamente.
L’effetto è straniante perché ogni volta che, per sbaglio, credi di aver capito dove il film sta andando a parare, quello fa uno scarto a destra e ti sbatte in un altro genere. Potrebbe pure essere pure una bizzarra piacevolezza, ma si nota che non è programmata, che è fatta un po’ a casaccio e che al film manca una solida struttura portante, atta a sostenere tutti questi continui stravolgimenti.
Io Shrooms l’ho visto in sala, perché hanno avuto anche il coraggio di farlo uscire in Italia con il sottotitolo aggiunto di “Trip senza ritorno”, e devo ammettere di essermi divertita un mondo, all’epoca. Pensavo fosse perché ero giovane, sbarazzina e spensierata, e invece mi sono divertita anche a rivederlo la bellezza di diciassette anni dopo. Se si riesce a disconnettersi da quella parte di noi che pretende coerenza e ordine, Shrooms è una giostra imprevedibile che sembra quasi una lista della spesa dell’horror anni 2000: redneck ignoranti come le zappe che sbavano e non si lavano da due anni, presenti; luogo abbandonato, lurido e con un passato di violenza atroce, presente; compagine variegata di adolescenti o ventenni tutti volutamente detestabili, che non si capisce per quale motivo siano amici, dato che si farebbero la pelle l’uno con l’altro, presente; sesso promiscuo e uso di droghe, presenti, e il secondo e la premessa del film; filtro monocromatico, in questo caso blu, presente anche quello.
Manca soltanto una cosa: la violenza.
Già, perché Shrooms è Restricted soltanto perché parla di droga (signora mia 2), perché c’è uno dei protagonisti che andrebbe a letto con tutto ciò che si muove (sì, trova la morte proprio per questa cagione) e ogni tanto ci scappa una tetta in campo. Per il resto, persino quando si traveste da backwoods slasher, è privo di qualsiasi elemento tipico del torture porn tanto in voga all’epoca dei fatti. Ogni omicidio è messo in scena nella stessa maniera, ovvero con un primo piano della vittima urlante e uno stacco di montaggio sugli alberi o su un altro personaggio intento a fuggire. C’è un momento in cui i ragazzi trovano il cadavere sfigurato di uno di loro, ma è il massimo a cui assisterete e, nel 2007, questa è davvero un’anomalia da ascrivere negli annali del genere, soprattutto considerando che i nostri sono perseguitati da un monaco pazzo, un bambino cannibale e un energumeno con un sacco in testa. Sì, sono boschi molto affollati.
C’è una ragione narrativa per cui gli omicidi non possono essere mostrati, e risiede nel colpo di scena finale che tuttavia qui non intendo rivelare. Vi basti sapere che riporta il film nell’alveo dell’horror psicologico puro, e in teoria, giustifica anche tutti i salti e le incongruenze visti fino a quel momento. Allora capisci che Shroom non ti stava prendendo per i fondelli, ma aveva addirittura delle ambizioni, e non sai se ridere o scioglierti di tenerezza per questo film tutto strambo, un po’ zoppo, con più difetti che pregi, ma che, nonostante tutto, il suo mestiere di intrattenimento riesce a svolgerlo e si fa anche volere bene.
Si trova su Prime, ma soltanto doppiato, e sul solito Tubi in lingua originale con sottotitoli in inglese. Potreste addirittura trovarlo sorprendente. Dopotutto, non è bello, ma è un tipo.












Buongiorno Lucia,per la challenge di oggi “Non e’ bello ma e’ un tipo..”,ho ripescato un film recensito malissimo ovunque,ma che io ho sempre trovato piacevole e divertente,all’epoca della sua uscita un’anomalia per la casa di produzione “Platinum Dunes” che produceva solo remake,sto parlando del film diretto e sceneggiato da David S. Goyer “THE UNBORN”(2009),a mio umile parere fin troppo maltrattato!🤔👋
E hai perfettamente ragione, non meritava quell’accanimento
Viste le campagne antidroga e antialcol di questo “governo” temo che, se solo da quelle putride e fetide parti fossero al corrente della sua esistenza, Shrooms diventerebbe in un baleno il loro film manifesto (finale compreso), con quel suo tocco di sottofondo reazionario che (ai suddetti) non guasta mai…
Questo film se lo vede Valditara va in brodo di giuggiole
Lo vidi “allora”, anche per la locandina “a teschio” coi funghi, che mi sembrava molto figa. Non ricordo nulla, lo ammetto. Sarà stato l’effetto di qualche sostanza…
Per il day 8 mi sono venute in mente un sacco di opzioni, la più folle delle quali, probabilmente, è “Porno Holocaust”. Non direi che è “bello”, ma è decisamente “un tipo”.
Un film che invece ho rivisto, che ha valutazioni basse in generale e che invece mi piace davvero molto è “E venne il giorno”. Magari è troppo scarno, o magari è brutto sul serio e io non me ne accorgo… ma il suo essere quasi totalmente “teatrale” (la minaccia è talmente invisibile da obbligare da dover essere “mostrata” in modi davvero fighi, essenziali e inquietanti) forse rende anche lui “un tipo” adatto alla challenge.
Besos!
The Happening è perfetto per la giornata di oggi. Potrebbe essere il simbolo del day 8