Frogman

Regia – Anthony Cousins (2023)

Da che i found footage non mi piacevano, sono arrivata ad avventarmi su ogni singolo found footage in uscita e a dargli la precedenza su tutto il resto. Non è mai troppo tardi per cambiare idea, ecco. Premesso ciò, su dieci found footage che escono, almeno sette, a voler essere generosa, sono spazzatura; se questo discorso è valido per gran parte dei film, a prescindere dal genere, per il found footage lo è doppiamente, a causa di tutta una serie di ragioni qui più volte dibattute e riassumibili con l’adagio: “a fare un found footage so’ boni tutti”. Non è così, e di conseguenza tocca rimestare nel torbido o seguire i consigli di Mary Beth McAndrews che è l’unica autorità che io riconosca in materia. Se McAndrews parla bene di un found footage, va visto. Sto dietro a Frogman da agosto, ovvero da quando ho letto la recensione del film su Dread Central. Mi interessava perché avevo l’impressione che andasse un po’ in controtendenza rispetto al found footage degli ultimi due o tre anni, diviso tra lo screenlife e il liminal horror. Frogman è invece un classico found footage: tre amici che si avventurano nei boschi dell’Ohio alla ricerca di un criptide. 

Tutto comincia nel 1999, quando Dallas, 10 anni, durante una vacanza con la famiglia, cattura sulla sua telecamerina le immagini di una bizzarra creatura con le fattezze di una rana, ma in grado di camminare e andarsene in giro su due gambe. Passano 25 anni e Dallas è ora un regista fallito che vive ospite a casa della sorella; il suo filmato di quando era un bambino è stato considerato un falso, uno scherzo, una bufala e, nel frattempo, la creatura, il Frogman del titolo, è diventata un’attrazione della piccola città di Loveland, una specie di Bigfoot ma su piccola scala. Dallas è ossessionato dal ripristinare la verità e si imbarca, insieme a due suoi amici del college, il cameraman Scotty e l’attrice Amy, nell’impresa di trovare le prove inconfutabili dell’esistenza dell’uomo rana. Ma se per i due poveracci trascinati da Dallas nell’avventura, si tratta di un gioco, di un modo per divertirsi ricordando i bei tempi andati, per lui è al contrario una questione di vita o di morte. Ed è su questa discrepanza nella percezione che risiede la riuscita del film. 

Se Amy sta per partire per Los Angeles dopo aver firmato per un’agenzia e Scotty bene o male si barcamena tra il lavoro di cameriere e quello di realizzare filmini di matrimoni, Dallas ha fatto del presunto incontro con il Frogman il perno attorno al quale ruota la sua intera esistenza: se scoprisse, senza alcun dubbio, la verità sul criptide, tutto si aggiusterebbe, i suoi sogni infranti si ricomporrebbero, la sua carriera mai iniziata potrebbe avere una svolta, nessuno si prenderebbe più gioco di lui e via così. Dallas è disposto a rischiare tutto pur di raggiungere il suo obiettivo e i suoi compagni di viaggio non ne sono informati. La dinamica permette così al film di non presentarci il solito trio di poveri imbecilli che se ne vanno a zonzo in luoghi pericolosissimi ridendo e scherzando fino a che non finiscono macellati; Dallas non è un personaggio simpatico, ma capiamo benissimo per quale motivo per lui sia così importante continuare a girare a qualunque costo; Amy e Scotty gli vanno dietro perché gli vogliono bene e nessuno di loro ha l’esatta cognizione del guaio in cui si sono andati a cacciare fino a quando non è troppo tardi. 

Seguiamo la loro vicenda con un certo interesse perché è terribilmente umana e comprensibile. Nonostante la parte davvero horror del film copra soltanto gli ultimi venticinque minuti (su un film che ne dura 80), è difficile annoiarsi guardando Frogman. E questo anche al netto del fatto che si tratta di uno dei found footage stilisticamente più ostici degli ultimi anni: Dallas sceglie infatti di riprendere il suo viaggio alla scoperta della verità usando la stessa telecamera di quando era bambino. La qualità delle immagini è quindi bassa, sempre sgranata, un vero e proprio ritorno alle origini del filone, che ci rimanda ad altri boschi e a un altro trio di personaggi che hanno finito per smarrirsi. Ci sono alcune riprese fatte con gli smartphone, ma si tratta di una minuscola porzione del girato. Ci immergiamo in in un buio in cui i volti dei protagonisti si distinguono a stento e, quando scoppia l’orrore, sembra tutto molto reale. 

Anche la struttura narrativa del film è interessante, perché tocca tre o quattro sotto-generi dell’horror: parte come la ricerca di una creatura leggendaria locale, passa attraverso mutazioni e deformazioni varie, ma nell’anima è un folk horror in piena regola, con tutti i tasselli messi al posto giusto. Frogman non è soltanto una simpatica attrazione per gonzi, su cui i proprietari degli alberghi e dei negozi di souvenir possono lucrare a loro piacimento, ma questo credo lo sapessimo già quando abbiamo fatto partire il film. Solo che, al di là dell’esistenza del criptide, c’è qualcosa di molto più profondo, malsano e osceno a fare da collante alla vita sonnacchiosa della piccola comunità di Loveland. E la scelta stessa del nome, sapendo cosa succede nel sottosuolo del paesino, suona in maniera particolarmente sinistra e sardonica. 

Dal momento in cui sua maestà il Frogman fa il suo trionfale ingresso sulla scena, l’esordiente Cousins scatena il caos e noi ci divertiamo sul serio, sempre a seconda di quale sia il vostro concetto di divertimento. Ma se siete qui, e non ci siete capitati per caso, e se avete voglia di scendere nei sotterranei di Loveland, ne uscirete inzaccherati di fluidi e liquami vari, ma molto soddisfatti.
Frogman è un ottimo modo di dare inizio alla stagione horror 2024 per gli appassionati di found footage. Aspettando il terzo capitolo di Horror in the High Desert, la seconda fatica di Robbie Banfitch, Tinsman Road, e l’attesissimo Mind, Body, Spirit, questo è l’antipasto perfetto per la scorpacciata che ci attende. 
E ricordate sempre: Frogman Fucks!

4 commenti

  1. Avatar di Blissard
    Blissard · ·

    Me ne ero tenuto alla larga, ma dopo la tua recensione mi è venuta voglia di vederlo, anche perché mi manca un bel found footage. C’è anche HP Lovecraft the old ones sul quale sono dubbioso, tu l’hai visto?

    1. Avatar di Lucia

      Su quello sono un po’ dubbiosa persino io che sento Lovecraft e mi butto su qualsiasi cosa! 😀

  2. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Ero curioso di sapere se avrebbe avuto la tua approvazione 😉
    Tra l’altro, per alcuni versi sembra essere simile a quella perla nostrana de “Il mistero di Lovecraft – Road to L.”, il che sarebbe di certo un altro punto a suo favore… OK, me l’hai venduto! 👍

  3. Avatar di psichetechne

    Cara Lucia, sto anch’io recuperando tutti i found-footage del mondo in questo periodo. E anche in questo riscopro felicemente grande sintonia con te. La nostra comune amica Silvia Kara Lafayette mi ha segnalato la saga di Hell House e le sarò grato eternamente. Adesso mi sto divorando le tue recensioni su Cognetti. Un nuovo maestro. Passerò anche da “Frogman”, quindi. Un abbraccio, Angelo.