Suitable Flesh

Regia – Joe Lynch (2023)

Nel darvi la lieta notizia che ho vinto un’isterectomia da eseguire intorno alla metà di gennaio, mi consola sapere che qualcuno si ricorda di Stuart Gordon e realizza film per omaggiarlo come ogni individuo sano di mente dovrebbe fare. Tanto, sempre di body horror si tratta.
Joe Lynch è una nostra vecchia conoscenza: esordisce con l’ottimo Wrong Turn 2 e poi continua a lavorare, instancabile e indomito, nel circuito dell’horror indipendente, collaborando spesso con l’amichetto Adam Green, facendo qualche occasionale sortita in produzioni un po’ meno miserabili e dirigendo videoclip per sbarcare il lunario. Di lui, credo sia uscito persino in Italia il gustoso Mayhem del 2016. È rimasto in silenzio per un po’, firmando sopratutto episodi di serie tv, fino a quando ha avuto la brillante (non ironicamente brillante, davvero brillante) idea di far tornare Barbara Crampton sul set di un film tratto da Lovecraft (il racconto è La Cosa sulla Soglia) e scritto dall’emerito Dennis Paoli, autore delle sceneggiature di quasi tutti i film di Stuart Gordon.
Lynch è riuscito anche ad accaparrarsi Heather Graham, che è sempre una gradita sorpresa rivedere sullo schermo, in particolare in un horror.

Di Gordon, su questo blog, abbiamo discusso fino al vostro sfinimento. Dopo Craven, credo sia il regista qui più menzionato. Il suo modo di portare Lovecraft sullo schermo è, ancora oggi, insuperato. Una delle cose che abbiamo detto più spesso è che Gordon è sempre riuscito a portare a galla il contenuto erotico latente e pure un po’ represso nella narrativa di Lovecraft e metterlo al centro del racconto cinematografico. Il suo From Beyond ne è un esempio lampante. Suitable Flesh si muove in quella direzione: prende una storia che parla di un’antica creatura in grado di prendere possesso dei corpi altrui e viverci dentro, e ne tira fuori un body horror ad altissimo contenuto erotico e con abbondanti dosi di gore, soprattutto nella seconda parte. Poi certo, Lynch non ha la sensibilità di Gordon, però ci possiamo accontentare, in particolare in un momento di bislacco neopuritanesimo che ha colpito il genere che, tra tutti, dovrebbe essere il meno puritano. Tutto il cinema americano è stato investito da questa ondata di raggelante infantilismo, ma è logico che l’horror ne soffra un po’ di più, dato che la provocazione è sempre stata una delle sue armi più potenti. Se sterilizzi il cinema dell’orrore e lo ripulisci, al massimo hai il Warren-verse. E anche lì, il Warren-verse devi saperlo fare.

Pensate, per esempio, all’ultimo Hellraiser, che non è male, ma fa l’effetto di una passata di candeggina sul putridume e la perversione dei cenobiti. A maggior ragione, il body horror deve essere sporco, e con tutti i suoi limiti, Joe Lynch questa cosa la sa e non si pone affatto il problema di presentarsi al pubblico di Shudder in tenuta antisettica, anzi.
Tutto comincia quando, nello studio della psicanalista Elizabeth Derby (Heather Graham), si presenta un ragazzo in evidente stato di ansia. Asa, questo il suo nome, dice alla dottoressa che qualcuno sta cercando di usare il suo corpo e lascia intuire che questo qualcuno sia il padre. Elizabeth capisce che c’è sotto una storiaccia di abusi, e decide di aiutare Asa, anche perché, dal momento in cui lo ha visto, non riesce a toglierselo dalla testa. Seguirà una vicenda a base di continui scambi di corpi, con protagonista un demone dall’appetito sessuale insaziabile e dall’identità sessuale molto fluida, il cui scopo è trovare della carne in cui abitare in seguito al deterioramento del suo abituale ospite.

Suitable Flesh, come gran parte dei film di Gordon ispirati a Lovecraft, ricalca la struttura tipica dei racconti dello scrittore e si sviluppa in una serie di flashback narrati in prima persona da Elizabeth, rinchiusa nel manicomio della Miskatonic University, che tenta alla disperata di dimostrare alla collega e amica Daniella Upton (la nostra Barbara) di non essere pazza e di non aver ucciso affatto il povero giovane Asa, ma di aver soltanto cercato di eliminare la cosa che ne aveva preso possesso, perché Asa da quel dì che non è più tra noi.
L’impostazione lovecraftiana è rispettata quasi filologicamente, tra antichi rituali e altrettanto antiche divinità che però non appaiono mai in tutto il loro splendore, ma se ne stanno lì a guardarci come gli insetti insignificanti che siamo; c’è il pessimismo cosmico che ci vuole sconfitti in partenza perché troppo piccoli per affrontare l’enormità dell’orrore che ci aspetta, c’è lo scricchiolio e infine il cedimento fragoroso della nostra sanità mentale. Ma è tutto filtrato attraverso una sorta di coming of age di una donna di mezza età che riscopre il sesso e, in un modo poco ortodosso eppure gustosissimo, le gioie che può darle il proprio corpo.

Questo almeno per tutta la prima parte. Poi il film prende una piega più tradizionale e anche più splatter e diventa una guerra dall’esito scontato contro il male. Non so sinceramente quali delle due sezioni del film preferisco: la prima è più inusuale, più provocatoria e ambigua. Possiede anche una forte carica di ironia e mi piace molto il modo in cui si prende gioco delle convenzioni e del comune senso del pudore. Insomma, vedere Heather Graham che fa sesso con Judah Lewis sul cadavere ancora fresco del padre di lui, è corroborante e inusuale, se si pensa all’età dei due attori e al fatto che, per una volta tanto, la sessualità di una donna che ha passato la cinquantina viene messa in scena in maniera così esplosiva.
La seconda parte di Suitable Flesh è molto più horror, ha una sequenza straordinaria che contiene l’unica idea visiva davvero efficace di un film tutto sommato povero da un punto di vista estetico, e qualche litro di sangue in più, però torna nell’alveo della tradizione e diventa quasi punitiva, non so se mi spiego.

Vedere Crampton e Graham che se le danno di santa ragione in una stanza dalle pareti imbottite è una gioia, come del resto vederle alternarsi a interpretare la versione posseduta dei propri personaggi con grande classe e divertimento. Loro due rappresentano il vero cuore pulsante del film, e forse con due attrici diverse, più giovani e meno consapevoli, il mio giudizio su Suitable Flesh non sarebbe così positivo. Ma è stato bravo Lynch a fare il casting, a dirigerle senza mai scadere nell’hagsploitation (dai 50 anni in su, una donna a Hollywood è pronta per la sua fase Baby Jane) e, in generale, a non adagiarsi sull’omaggio sterile a un regista defunto. Suitable Flesh appare come un qualcosa di nuovo nel panorama dell’horror contemporaneo, anche se la formula cui si attiene è vecchissima e il cinema cui fa riferimento un reperto archeologico. Un applauso a Lynch e alle due regine che impazzano nel suo nuovo film, e speriamo che da lassù Gordon ci guardi sorridendo.

4 commenti

  1. Avatar di Leonardo
    Leonardo · ·

    Personalmente non ho apprezzato la messa in scena poverissima da film per la tv anni 90, per quanto voluta. Lynch non è Raimi.
    Concordo sulla coppia Graham-Crampton, ma non basta a colmare i buchi di sceneggiatura ne a compensare la recitazione cheap del resto del cast.

    1. Avatar di Giuseppe
      Giuseppe · ·

      Che ci sia ancora qualcuno disposto a portare avanti l’eredità lovecraftiana di Stuart Gordon (un vero esperto nel “tradire” il Solitario di Providence mostrandogli allo stesso tempo un grande rispetto) non può non far piacere, così come vedere in azione Heather Graham e Barbara Crampton, perfette nei rispettivi ruoli. Scambi di personalità compresi, ovviamente… 😉

  2. Avatar di Rossella
    Rossella · ·

    Ti capisco ci sono passata anche io… Ma si sta moltoooo meglio dopo… Ti assicuro… Se hai bisogno di informazioni contattami pure in privato via mail… In bocca al lupo…

  3. Avatar di gipo

    Accidenti! Speriamo che sia l’ultimo scalino da fare prima di racciuffare una vita sana e piena di horror solo sullo schermo! Tantissimi in bocca al lupo! Daje!