31 Days of Halloween: Day 24+25 – Il Pozzo e il Pendolo

Regia – Roger Corman (1961)

Ieri era la volta del Giallo all’italiana e io me la sono cavata rivedendo Torso di Sergio Martino, uno dei miei film preferiti del filone, nonché proto-slasher di un certo livello; oggi tocca a un altro nome buttato lì, quello di Vincent Price. Non si può e non si deve saltare la giornata dedicata a Vincent Price, anche se questa cosa di occupare metà delle giornate della challenge in questo modo sta cominciando a stufarmi.
Il problema era che le interpretazioni migliori di Price ce le siamo già giocate quasi tutte, tra podcast e blog. Alla fine, avevo ristretto la scelta a una rosa di tre film e l’ha spuntata Il Pozzo e il Pendolo perché sono ingarellatissima con Poe dopo la visione della Casa Usher di Flanagan (ne parleremo a challenge conclusa perché i superpoteri ancora non li ho sviluppati). Se vi ricordate, della versione di Corman della vicenda Usher ne abbiamo parlato qualche anno fa; passiamo quindi al secondo film del ciclo di Poe, quello ispirato a uno dei racconti più famosi e citati dello scrittore. 

Se con La Caduta della Casa degli Usher, Corman aveva a disposizione una narrativa di più ampio respiro, con Il Pozzo e il Pendolo la faccenda si complica: il racconto di Poe è molto breve, vede un solo personaggio, sempre rinchiuso dentro una cella e alle prese con strumenti di tortura ogni volta differenti, al buio e con una percezione molto limitata dell’ambiente circostante. Insomma, poco cinematografico, o al massimo buono per un cortometraggio sperimentale. Già I Vivi e i Morti era un adattamento a dir poco libero; qui Richard Matheson alla sceneggiatura deve fare i salti mortali, inventare una nuova storia di sana pianta e incorporare al suo interno la cosa che più di tutte resta impressa ai lettori del racconto: il famoso pendolo con lama incorporata che si abbassa oscillando.

Matheson e Corman imbastiscono tutta una vicenda originale che tuttavia è infarcita di tematiche care a Poe, e utilizzano il meccanismo di tortura solo nel finale: Il Pozzo e il Pendolo è la storia di un vedovo, Nicolas Medina (il nostro Vincent), che si vede arrivare nel castello spagnolo in cui vive con la sorella, il fratello della moglie appena deceduta (la divina Barbara Steele). Ossessionato dalla scomparsa di questa donna e traumatizzato da ricordi di infanzia poco piacevoli legati alla figura del padre, Sebastian Medina, inquisitore ferocissimo e spietato, il povero Nicolas si convince che lo spirito vendicativo della defunta Elizabeth vaghi ancora per i corridoi e le stanze del castello, e in particolare nei sotterranei, ove risiedono ancora tutti gli strumenti che Sebastian usava per tormentare le proprie vittime. Nicolas è certo che sua moglie non fosse morta e che per errore l’abbiano sepolta viva. 

Vincent Price interpreta un personaggio debole e indifeso, una rarità nella sua carriera. Lo fa con la sua solita, impagabile, gigioneria, con la sua gestualità teatrale, la sua mimica facciale esasperata e con un linguaggio del corpo che ci fa capire, sin dalla sua prima apparizione, che il suo Nicolas è una vittima designata. Cammina ingobbito, tremante, un po’ goffo, perennemente spaurito. E infatti, il poveraccio cade nella rete di un complotto ordito ai suoi danni dalla moglie, che non è morta neanche per sbaglio, e dal suo medico, amante e complice. Insieme, hanno deciso di ridurre Nicolas alla follia e di ereditare il castello e una discreta fortuna per vivere felici e contenti. Questo sviluppo narrativo permette a Corman di mettere in scena una delle sequenze più impressionanti (e più fedeli alle atmosfere dei racconti di Poe) dell’horror degli anni ’60. Ricordiamo che Corman è sempre stato un regista capace di superare i limiti del consentito, sia per quanto riguarda la violenza sia per le implicazioni di natura psico-sessuale delle storie narrate nei Poe-film. 

La “resurrezione” di Elizabeth dalla tomba, il momento che porta Nicolas alla follia totale e lo lascia catatonico e incapace di intendere e di volere, entra di diritto nella storia del cinema del terrore e dimostra come Corman fosse, prima che un uomo d’affari furbo e smaliziato e di un produttore capace di metterti in piedi un film in una settimana, un grande regista. Se le ambizioni estetiche di un film come La Maschera della Morte Rossa (punto più alto della carriera di Corman) sono ancora al di là da venire, qui si comincia a sperimentare con i colori, con i movimenti di macchina, in parte ispirandosi al gotico italiano che in quel periodo muoveva i suoi primi passi con Bava e Freda, in parte stendendo il tappeto per quello che il gotico, nel corso del decennio, sarebbe stato in grado di esprimere. È vero che in Inghilterra c’era già la Hammer attiva da qualche anno, ma la carnalità, l’efferata sensualità di queste produzioni cormaniane sono nuove, appartengono a lui, alla sua idea di cinema. 

Qui Vincent Price, dopo aver giocato all’ometto traumatizzato per circa un’ora, fa le prove generali de Il Grande Inquisitore, impazzito e convinto di essere il padre Sebastian. O posseduto dal padre Sebastian, una volta che la sua mente se ne è andata chissà dove. Perché, forse, uno spirito vendicativo si aggira davvero per il castello, forse c’è qualcosa che infesta quei sotterranei cupi dove tante persone hanno sofferto e sono morte. E, data l’inquadratura shock con cui Corman chiude il suo film, quelle mura saranno sempre infestate. 
The Pit and the Pendulm è un momento di passaggio fondamentale per la carriera di Corman e per l’horror gotico in generale. Credo segni il punto in cui tutto cambia e il cinema dell’orrore si rende conto di dove si può davvero arrivare. 
Gli occhi stralunati di Barbara Steele chiusa nella gabbia di ferro, ancora viva e lì murata per l’eternità, vi resteranno impressi a lungo, ve lo assicuro.

2 commenti

  1. Avatar di The Butcher

    Per me questo è il film migliore di Corman insieme a La maschera rossa del ciclo di Poe. Adoro le atmosfere e la fotografia e adoro anche la costruzione della tensione. Un film eccellente!

  2. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Già il fatto che sei riuscita a portare avanti la challenge con questo ritmo (regolare) per me ll dimostra eccome, i tuoi superpoteri 😉
    Io cosa potrei proporre in alternativa a questa tua ottima scelta capace di mettere inisieme Price, Corman e Poe? Be’, direi un altro titolo segnato dalla loro presenza in simultanea e dove, di nuovo, Poe è ridotto praticamente all’osso trattandosi qui in realtà del Solitario di Providence: La città dei mostri…
    P.S. Se ti interessa vedere un curioso omaggio a Lovecraft (e non solo) di origine cinese, allora ti consiglio il fantahorror Alien Invasion del 2020 (non facilissimo da trovare, in effetti, però il pensiero laterale a volte aiuta) 👍