10 Anni di Zia Tibia: Reeker

Regia – Dave Payne (2005)

Il film è di 20 anni fa, ma vi avviso ugualmente che ci saranno degli spoiler

Sapete che, ogni anno, a un certo punto dell’estate, Zia Tibia va a rimestare nel torbido degli anni 2000 e se ne esce con un filmaccio improponibile. Due anni fa è toccato a See No Evil, l’anno scorso a Saw II e, anche nel 2025, troverete di che sfamare il vostro appetito per il cibo spazzatura,  sempre che abbiate lo stomaco di digerirlo e lo stoicismo di sopportarne il maleodorante olezzo. Mai espressione fu più azzeccata per Reeker, presentato vent’anni fa South by Southwest Film Festival e poi relegato senza troppe cerimonie al mercato DTV nell’ottobre del 2006.
No, non è il complehorror del mese, ma è un indizio per il più importante complehorror mai celebrato su queste pagine, in arrivo venerdì.
Con Zia Tibia abbiamo scelto di parlare di Reeker proprio per metterlo in contrapposizione con il film che ci apprestiamo a festeggiare, al fine di contestualizzare l’horror di vent’anni fa, prima che arrivasse un ragazzo inglese a scombinare tutto.
E l’horror nel 2005 era messo così, con Reeker.

In realtà, il 2005 è un anno che fa da spartiacque per un sacco di motivi: esce infatti un terzetto di film (più il caso isolato di cui abbiamo parlato pochi giorni fa) che ridisegna il paesaggio del genere, senza apparentemente rigettare i codici fondamentali dell’horror di inizio millennio. Si tratta di film cinici, violenti, cupissimi, adiacenti al torture porn senza tuttavia esserlo fino in fondo, e soprattutto maturi, fieri della propria diversità anche estetica e destinati a segnare nel profondo il futuro del cinema dell’orrore. Uno è Wolf Creek, l’altro è The Devil’s Rejects, e il terzo dovreste averlo intuito con largo anticipo. Se non lo avete fatto, vi tocca aspettare fino a dopodomani. 
E poi c’è tutto il resto, una palude indistinta di teen horror, di remake, di emuli di Saw, almeno negli Stati Uniti. 
È questo il contesto in cui va inserito un film come Reeker, che poverino, ci prova a distinguersi con una trovata narrativa vecchia come il mondo, ma che porta il film in una dimensione poco battuta all’epoca; se non fosse che, tolti i due minuti finali, tutto il resto ricalca la struttura tipica dello slasher anni ’00, e pure in maniera molto confusa. 

Reeker racconta di un gruppo di ventenni in viaggio nel deserto per andare a un rave, chiamato Area 52 (lo so, non è colpa mia). Si tratta di un pessimo assortimento di personaggi, perché non sono amici: hanno soltanto preso una macchina in condivisione. Questa è un’idea che, in tutta sincerità, non mi dispiace; l’horror del 2000 è pieno zeppo di adolescenti o studenti universitari messi insieme a forza, amici per pretesto di sceneggiatura, ma senza alcuna relazione che ne attesti i legami reciproci. Di solito si detestano e non perdono occasione per dichiararlo. Almeno, in Reeker, si tratta di sconosciuti capitati nello stesso abitacolo. Due di loro sono compagni di stanza, altri due (tra cui la final girl) si conoscono in maniera superficiale, ma funziona molto bene questo agglomerato di morituri on the road che non devono fingere di tenere gli uni agli altri. 
E infatti, il più spaccone e imbecille della compagnia, è salito in macchina con una busta piena di pasticche, rubate a uno spacciatore (Eric Mabius) e viene cacciato a pedate dagli altri che non hanno alcuna intenzione di finire al gabbio. 
E qui parte il delirio.

I nostri si fermano a una stazione di servizio, con annessa tavola calda, per permettere al povero coglione con le pasticche di fare una telefonata (i cellulari non prendono, ovviamente); una volta lì si accorgono che tutta la clientela è sparita, che il serbatoio della loro macchina è stato manomesso, che nei distributori non c’è un goccio di benzina, che tutte le strade sono chiuse per un incidente e, di conseguenza, sono bloccati in questo non luogo disperso in mezzo al nulla. Certi che tutto si sistemerà nel giro di poche ore, decidono di passare lì la notte, per essere massacrati uno a uno da una non meglio specificata entità che si manifesta con un odore penetrante e molto sgradevole. Esatto, l’assassino di questo film prima di ammazzarti ti stordisce col fetore. È il suo modo di annunciarsi alle vittime. Non è adorabile?
Il reeker (d’ora in poi “coso”) si vede molto poco, almeno per la prima metà del film: porta un impermeabile, ha la faccia scarnificata da cadavere, è realizzato in CGI per rendere visivamente la sua natura incorporea, e si muove tutto a scatti, teletrasportandosi da un punto all’altro della stazione di servizio. 

Come dicevo prima, è tutto molto confuso, con personaggi che arrivano sulla scena sbucando dal nulla, tra cui anche un Michael Ironside la cui comparsa provoca sempre gridolini di giubilo. Ma in generale, nulla di ciò che accade ha un senso o una logica, il che si spiega benissimo con il colpo di coda finale: rimette a posto tutto, giustifica le incongruenze e, anche se pare un po’ un Dead End per bambini che non sanno leggere bene, fa lo stesso la sua porca figura. O, se non altro, dà a tutto ciò che abbiamo sopportato in precedenza una prospettiva differente, più interessante, onirica. 
Non so se vi ricordate che i primi 2000 erano anche gli anni dei film in cui la gente muore e non se ne accorge. Tutta colpa di Shyamalan, che però possiede una classe inarrivabile per la maggior parte dei suoi epigoni, e ha almeno il buon gusto di affrontare il tema con una narrazione lineare e non caotica. 
Reeker è caotico dall’inizio alla fine, privo di qualsivoglia forma di rigore, un insieme casuale di sequenze incollate insieme con il solito montaggio schizoide fatto di flash e transizioni improbabili tipico dell’epoca. 
Eppure ha una certa qualità ipnotica, una tensione interna che ti spinge ad andare avanti, nonostante tutto. Non sono i personaggi e non è neanche il mistero del “coso”. È più una questione di stile e di atmosfera, di saper restituire lo smarrimento dato dall’essere finiti in una landa desolata al termine della nostra dimensione, di galleggiare in una notte indefinita e di condividere un destino infame con degli sconosciuti che, in fondo, nemmeno ti piacciono, ma sono le ultime persone che vedrai. 

Se si ha la forza di passare sopra la patina verde su ogni singola inquadratura, su personaggi che vanno dal risibile al detestabile, sugli stereotipi della bionda scema che si chiama Cookie (e finisce annegata in un cesso), del ragazzo cieco trattato come un animale da compagnia perché poverino, è cieco, ma è tanto tenero e carino (a un certo punto glielo dicono proprio: “You are so cute”), su una parata di dialoghi nati per forza di cose da un party a base di detergenti per lavastoviglie, Reeker è un film che trasmette un gran senso di sconfitta e desolazione. Quel cupo pessimismo così da inizio secolo, quella rabbia senza una direzione precisa contro cui scagliarla, il concetto di essere arrivati alla fine dell’umanità e che da lì in poi si può solo peggiorare e sperare di crepare senza soffrire troppo. 
Sono tutti elementi che torneranno con più forza e chiarezza nella triade perfetta di film usciti nel 2005, ma sono anche un punto ferma dell’intero spettro dell’horror di quel periodo. 
L’horror dei primi anni del nuovo millennio è questo: perdersi in un deserto verde e aspettare la morte dando il peggio di noi stessi. 

6 commenti

  1. Avatar di Fabio
    Fabio · ·

    Giorno Lucia,film mai visto,credo di aver incrociato il DVD una vita fa’,ma non l’ho mai guardato,in compenso ho ovviamente capito il compleanno di venerdi…..e che compleanno😈!.

  2. Avatar di Silberto Peroni
    Silberto Peroni · ·

    Ho riguardato i miei voti su IMDB e direi che mi è piaciuto di più il seguito: https://www.imdb.com/title/tt1090671/

    Non mi ricordo, ma forse era più un remake che un seguito, tipo Evil Dead 1 e 2.

    1. Avatar di Lucia

      Il secondo era una via di mezzo tra un prequel e un sequel, non me lo ricordo benissimo. Magari l’anno prossimo!

  3. Avatar di Blissard
    Blissard · ·

    Bella riflessione come sempre, Lucia.
    Ho letto la mia rece scritta all’epoca e, a parte che non è lontanamente paragonabile alla tua, non mi ha offerto un elemento che mi permettesse di ricordarmi anche un solo singolo fotogramma del film.
    Urge una revisione

  4. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Che mi hai ricordato! Il Reeker, una creatura mortifera e “pestilenziale” nel vero e proprio senso del termine 😉 Non ho mai saputo bene come definirlo, questo film: qualcosa tipo l’ incrocio fra un episodio di Twilight Zone e uno di Tales from the Crypt, forse, laddove i singoli episodi non sian scritti granché bene, per cui i difetti dell’uno finiscono per sommarsi a quelli dell’altro… Eppure manteneva lo stesso quel certo qual fascino in grado di farti arrivare fino alla fine, concordo.

  5. Avatar di Frank La Strega

    Bel post di contestualizzazione e film inaspettato, nel senso che per me è proprio nuovo.
    Nella mia testa quegli anni erano abbastanza nebbiosi e desertici… Per curiosità sono andato a vedermi un po’ il 2005 e, wow, ho trovato invece dei film (non sempre strettamente horror magari, ma sempre nei pressi) che mi sono piaciuti tantissimo!
    L’horror (e dintorni) uccide, ma non muore mai! 😉