Dieci Anni di Zia Tibia: Tales from the Darkside: The Movie

Regia – John Harrison (1990)

Non è davvero estate senza un bell’antologico sponsorizzato da Zia Tibia. Oggi, la cara megera vi accompagna alla (ri)scoperta di un classico delle nostre infanzie mal spese, un film che in italiano si chiama I Delitti del Gatto Nero, ed è la derivazione cinematografica di una serie tv nata sulla scia del successo di Creepshow, Tales from the Darkside, appunto, intitolata in italiano Un Salto nel Buio, tanto per confondere le idee agli sprovveduti spettatori, che sono perplessi.
Tales from the Darkside, la serie, va in onda negli Stati Uniti dal 1984 al 1987, per quattro gloriose stagioni. Viene concepita nel 1982, quando il produttore dei due Creepshow comprende il potenziale televisivo dei fumetti della EC Comics, ma non può fare un riferimento diretto a essi, perché i diritti sono di proprietà della Warner Bros. Si sceglie quindi di realizzare una serie antologica con un registro simile a Creepshow, ma priva di qualsiasi elemento riconoscibile.
Il creatore della serie è George Romero, che scrive anche la sceneggiatura di uno dei segmenti del film. In molti, tra cui Savini, considerano Tales from the Darkside il vero terzo capitolo di Creepshow, e credo che abbiano ragione.

A dirigere troviamo l’aiuto regista di Romero sin dal 1974: Harrison conosceva molto bene le atmosfere di Creepshow e di Tales from the Darkside (la serie). Aveva infatti lavorato a entrambi i progetti. Questo è il suo esordio dietro la macchina da presa e, anche se poi in questo ruolo non ha poi combinato granché, ha avuto e ha tutt’ora una fiorente carriera da produttore. Qui si destreggia molto bene nei toni da commedia nera dei primi due segmenti, un po’ meno quando deve passare al melodramma nell’ultimo, ma lo si perdona perché alla fine Tales from the Darkside è una gioia da vedere; novanta minuti e spicci di beffardi contrappassi e personaggi odiosi che ricevono il giusto castigo per le loro azioni turpi o anche solo per non aver mantenuto fede a una promessa; un film colorato e caldo, con fiumi di sangue e orride creature gentilmente offerte da un Greg Nicotero scatenato.
Anche il cast è di quelli da grandi occasioni: si parte infatti con la cornice, che vede Debbie Harry nei ruolo di una tranquilla signora borghese intenta a preparare una cena. Peccato che la portata principale sia Timmy, un bambino chiuso in gabbia stile Hansel e Gretel. Per distrarre la strega, Timmy le racconta delle storie dell’orrore. 

Il primo episodio del film è Lot 249, basato sull’omonimo racconto di Arthur Conan Doyle e adattato per lo schermo nientemeno da Micheal McDowell. È la storia di uno studente squattrinato che rianima una mummia egizia per vendicarsi dei suoi compagni ricchi che lo hanno incastrato e gli hanno tolto la possibilità di vincere una borsa di studio. A interpretare il protagonista Bellingham, troviamo un giovane Steve Buscemi, mentre i due perfidi fratelli miliardari e infingardi hanno i volti di Christian Slater e di Julianne Moore, che qui esordiva su grande schermo. 
È una storia da manuale della EC Comics: i cattivi si credono padroni del destino altrui in virtù della loro ricchezza, ma non hanno fatto i conti con il soprannaturale, che dei soldi non si cura punto e arriva a punire con ferocia inusitata e ferrea determinazione chiunque si trovi lungo la sua strada. 
La mummia è bellissima e il trio di attori in scena azzecca perfettamente lo spirito sardonico e un po’ farsesco di tutta l’operazione. 
Uno degli aspetti più interessanti di tutta la nutrita schiera di epigoni de I Racconti della Cripta e affini, è che sono sempre personaggi facoltosi a fare una pessima fine e, in ogni caso, a ricoprire il ruolo di cattivi. Per dire che lotta di classe e horror se ne vanno serenamente a braccetto dagli anni ’50. 

Il che ci porta dritti al segmento migliore del film, quello scritto da Romero e tratto da un racconto di King: The Cat from Hell.
Quando si vuole mettere in scena la perfetta incarnazione del male in terra, di solito la scelta cade su un miliardario, meglio se vecchio e incartapecorito. E infatti abbiamo il proprietario di un colosso dell’industria farmaceutica, il signor Drogan (William Hickey), che assolda un sicario per un compito un po’ bislacco: uccidere un gatto nero.
Secondo Drogan, la bestiola si è introdotta nella sua magione e ha fatto fuori tutti quelli che vi abitavano: sua sorella, la sua migliore amica e il maggiordomo. Rimasto solo, Drogan sa di essere il prossimo e decide di correre ai ripari. Il killer non lo prende troppo sul serio, ma imparerà a sue spese che il felino non è poi così facile da ammazzare, anzi.
Per quanto mi riguarda, The Cat from Hell è un piccolo capolavoro di artigianato cinematografico: ambientato tutto in un’unica location, la villa di Drogan, tiene in piedi una tensione quasi insopportabile con un solo personaggio e un gatto che ogni tanto passa di là, perché lo sappiamo tutti che far recitare un gatto è quasi impossibile. 

Harrison, che qui dimostra grande intelligenza, ricorre spesso alle soggettive dell’animale e recupera ogni inquadratura possibile atta a farlo sembrare minaccioso e animato da volontà omicida. 
Ovviamente, il gatto ha ragione: l’industria farmaceutica di Drogan ha fatto la propria fortuna sperimentando proprio sui gatti e uccidendone a migliaia. L’adorabile micetto nero è lì per portare a compimento la sua sacrosanta vendetta, e non c’è assassino a pagamento che tenga. 
L’episodio non è solo un piccolo capolavoro di gestione dello spazio e del ritmo, è anche il momento del film in cui Nicotero sfoggia tutta la sua classe: la scena, indimenticabile, del gatto che entra nella bocca del sicario, gli sfonda lo stomaco e poi esce come se niente fosse scrollandosi il sangue dal pelo, è uno dei motivi per cui l’horror è il genere più bello del mondo. 
Con la vittoria schiacciante del regno animale su quello umano, possiamo passare all’ultima storia, senza dimenticare la lezione appresa: ai gatti non dovete cagare il cazzo. 

Con Lover’s Vow torna McDowell a scrivere la sceneggiatura, ispirandosi, anche se abbastanza alla lontana, alla leggenda giapponese della Yuki-onna, nella versione presente nella raccolta Kwaidan.
C’è un disgraziatissimo artista senza un soldo, Preston (James Remar), che una sera, dopo una sbronza al bar sotto casa, assiste al manifestarsi di una creatura mostruosa, un gargoyle, a voler essere precisi. Il mostro decapita il barista e si avvicina minaccioso a Preston, intimandogli di non rivelare mai a nessuno della sua esistenza, se ci tiene a continuare a vivere.
Preston lo promette, la scampa e, pochi minuti dopo, incontra una donna in un vicolo, di cui si innamorerà e che finirà per sposare. La fortuna, che fino a qualche giorno prima lo aveva schifato, sorride a Preston: diventa un artista di successo, si arricchisce, ha due figli ed è l’uomo più felice del mondo. Ma si sa, la felicità è fragile e breve.
Credo che questo sia l’episodio più debole dei tre, ma è comunque di livello abbastanza alto. Forse è una vicenda un po’ troppo complessa, nonché spalmata su un arco di tempo troppo lungo per darci modo di apprezzarne tutte le sfumature in pochi minuti. 
Può lo stesso vantare una sequenza finale di grande impatto, con un altro pezzo di bravura da parte del buon Nicotero. 
Difficile non volere bene a questo film, che a mio parere è anche superiore ai due Creepshow (al secondo di sicuro, ho qualche dubbio sul primo). Visione di inizio estate imprescindibile. 

6 commenti

  1. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Zia Tibia ha piazzato un altro bel colpaccio col titolo di oggi, anche se non so quanti siano a ricordarselo davvero, e a ricordarsi di quando la serie Tales from the Darkside (a partire da un suggestivo pilot diretto da Bob Balaban) occupava i palinsesti di Odeon TV fra fine ’80 e inizi ’90, con quel “Un salto nel buio” che c’entrava tantissimo con la dicitura originale, appunto (pur avendo un certo qual fascino, lo ammetto). Da gattofilo convinto non posso che sottoscrivere la tua rece, ovviamente 😉, anche a riguardo del terzo segmento (Preston avrebbe fatto meglio a continuare a ignorare l’origine di quel totale cambio di rotta nella sua sfortunata esistenza)…

    1. Avatar di Lucia

      Ecco dove andava in onda! Non me lo ricordavo proprio!

      1. Avatar di Giuseppe
        Giuseppe · ·

        Quanto bene ha fatto a noi horrorofili quella santa emittente, ai tempi… 😉

  2. Avatar di cinelibricorner
    cinelibricorner · ·

    Ommamma cosa hai tirato fuori…visto al cinema all’aperto d’estate, con le sedie di alluminio e le zanzare grandi come elicotteri…che ricordi meravigliosi…

    1. Avatar di Lucia

      Zia Tibia estrae dal cilindro sempre cose molto gioiose.

  3. Avatar di Frank La Strega

    Che chicca!

    Era imperdibile quando ero ragazzino.